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Autore: scrittrice in canna    12/07/2014    6 recensioni
“Dove mi trovo?”
“Al Washington General Hospital. Era caduto in coma dopo un’incidente d’auto.”
“Incidente d’auto? Non ricordo.”
“Agente DiNozzo, stia tranquillo, è perfettamente normale che…”
“Agente? Di chi sta parlando?”
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tiva everywhere.'
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Erano le cinque l’ultima volta che Ziva aveva controllato l’orologio per poi addormentarsi stremata. Erano le nove quando fu svegliata dal campanello, andò ad aprire ancora addormentata e Abby la salutò dal corridoio: “Ehi Ziver! Sono venuta a vedere come stava Tony.” A quelle parole Ziva andò nella camera da letto di Tony, pensando che lui fosse lì, che fosse tornato, che magari le avesse baciato la fronte e le avesse augurato la buonanotte, esattamente come aveva sognato, invece trovò un letto vuoto e ordinato.
“Non è tornato” disse piano sull’orlo delle lacrime.
“Ziva…” Abby la chiamò da dietro le sue spalle, lei si girò.
“Perché non è tornato, Abby?” chiese triste.
“McGee mi ha mandato un messaggio, è all’NCIS. È arrivato con un taxi mezz’ora fa” rispose allegra sperando che l’amica si calmasse, invece si allarmò ancora di più e corse a prendere il suo telefono, si diceva che non era possibile, che era tutto nella sua testa, che lui non poteva averlo fatto, non dopo quello che le aveva detto, non dopo Berlino. Mentre questi pensieri le passavano per la mente come un fulmine le lacrime spingevano per uscire e la vista si offuscava, cercava disperatamente il numero di Gibbs nella rubrica. Lo trovò.
“Ehi, Ziver”
“Ha ancora i vestiti di ieri?” chiese Ziva a bruciapelo.
Ci fu una pausa. Gibbs si sfregò gli occhi.
“Sì” disse piano.
Ziva staccò e si girò verso la sua collega cercando di trattenere le lacrime.
“L’ha fatto, Abby” disse tra i singhiozzi. La ragazza l’abbracciò, non sapeva perché la sua collega era così triste, non sapeva di cosa stesse parlando, ma una cosa la sapeva: aveva bisogno di lei.


L’NCIS era stranamente silenzioso e Tony se ne era accorto perché riusciva a sentire ogni singolo messaggio arrivare sul suo telefono che suonava dieci volte più forte del normale nella calma, lo infastidiva. Non aveva niente da fare, il caso del giorno prima era a buon punto e di sicuro non avevano bisogno di lui così decise di degnare uno sguardo al cellulare per leggere i messaggi: tre e tutti di Wendy che chiedeva dove fosse, se si fosse svegliato e se potevano vedersi quella sera. Tony non voleva rispondere in quell’esatto momento, non era sicuro di nulla, nemmeno di quello che aveva fatto la sera prima, sotto evidente effetto di alcolici. Si pentì nel momento esatto in cui si ricordò di aver chiesto a Ziva di rimanere da lui quella notte e invece di essere tornato o essersi fatto sentire in qualunque modo era riuscito a rendersi irreperibile e lasciarla da sola, non se lo sarebbe perdonato facilmente. Lei era lì quado lui si sentiva smarrito, era lì quando non sapeva chi fosse e sarebbe stata lì anche la sera prima, pronta a prendersi cura di lui. Perché aveva ceduto? Era veramente in quel modo il Tony che tutti conoscevano? Aveva bisogno di risposte, il più presto possibile. Alzò gli occhi e vide il suo capo seduto alla sua scrivania che fissava il cellulare, aveva ricevuto una chiamata.
“Chi era?” chiese Tony sospirando.
“Ziva.” Al ragazzo venne una fitta al cuore.
“Cos’ha detto?” indagò.
Gibbs si prese qualche secondo per rispondere, poi disse: “Sta arrivando.” Tony annuì e si mise a smanettare al PC, facendo finta di avere qualcosa da fare.
 
Ziva arrivò circa dieci minuti dopo, seguita da Abby che era sbiancata durante il viaggio in macchina, uscirono dall’ascensore come razzi non dando nemmeno tempo alle porte di aprirsi. La scienziata aveva uno sguardo poco amichevole, l’altra aveva gli occhi gonfi di lacrime e non si era nemmeno disturbata a togliere la felpa con cui aveva riposato. Quando le videro i colleghi puntarono gli occhi su Ziva pensando che stesse per dare uno scappellotto a Tony o che avrebbe urlato in mezzo all’open-space, invece si sedette semplicemente alla sua scrivania senza degnarlo di uno sguardo. Abby lo incenerì con gli occhi e si diresse verso il suo laboratorio, cosciente del fatto che non era il caso di infierire su un ragazzo che a malapena ricordava il suo nome. Cadde di nuovo il silenzio che era stato rotto pochi secondi fa dai passi delle due ragazze.  Nessuno parlò finchè McGee non disse: “Capo, credo di aver trovato qualcosa” e si buttò in una descrizione accurata di come e perché pensava di avere un sospettato, Gibbs era soddisfatto della teoria elaborata dal ragazzo così prese la sua pistola e il distintivo e ordinò: “McGee, con me. Andiamo a prenderlo.” Tim si alzò e andò verso l’ascensore salutando con un gesto i suoi colleghi.
Tony alzò un paio di volte lo sguardo verso la scrivania davanti a sé finchè non si decise a parlare per primo: “Sbaglio o quella è mia?” disse riferendosi alla felpa.
“Non avevo ricambi, ieri sarebbe dovuto restare Gibbs” rispose lei senza guardarlo per ricordargli il motivo per il quale era rimasta.
“Già…” sussurrò lui abbassando gli occhi.
“Ma vedo con piacere che sei in grado di cavartela da solo” aggiunse Ziva irritata alzandosi e piazzandosi di fronte alla scrivania del suo collega che si alzò e la aggirò per ritrovarsi la ragazza davanti.
“Ascolta… mi dispiace, ok? Non avrei dovuto farlo…” cominciò.
“Oh, no che non avresti dovuto!” lo interruppe lei, Tony alzò un dito per zittirla e la guardò con aria ammonitrice: doveva ascoltarlo.
“… ma capiscimi, non è facile capire quello che provo per qualcuno quando non ricordo nemmeno chi sia. Non avevo nessuna intenzione di ferirti” cercò di giustificarsi.
“Eppure ci sei riuscito bene” rispose Ziva facendo per andarsene, ma fu trattenuta dalla sua mano che le cingeva il fianco e la avvicinava. Le era mancato quel suo tocco leggero e rabbrividì sentendo la sua mano sulla felpa sperando che lui non se ne accorgesse. Si ritrovarono a guardarsi negli occhi e mentre il resto del mondo continuava a girare loro erano rimasti fermi in un altro universo, dimenticandosi per un attimo di tutti quello che era successo nell’ultimo mese: l’incidente, l’amnesia di Tony, la sua serata fuori. C’erano solo loro ed entrambi sperarono di rimanere in quel limbo per sempre, trattenendosi dal baciarsi, lasciando da parte la delusione, il risentimento e, soprattutto, l’orgoglio che, ancora una volta, gli proibiva di essere felici.
“Mi dispiace” sussurrò Tony con li occhi gonfi di lacrime.
“Non posso perdonarti. Mi hai lasciata sola come mio padre, come Ray… anche per te c’è sempre qualcosa di più importante” disse lei ricominciando a piangere e senza preoccuparsi del fatto che lui non ricordasse chi fosse Ray e non avesse idea di cosa le avesse fatto suo padre, o almeno così lei credeva perché Tony non chiese spiegazioni, si limito a stringerla un po’ di più per cercare di fermare le lacrime ed ad abbassare la testa per un solo, impercettibile, secondo.
“Lasciami” aggiunse Ziva appoggiando una mano su quella di Tony che le cingeva la vita allontanandola, stringendola nella sua per poi lasciarla e andarsene lasciandolo solo nell’open-space con i suoi ricordi che, piano piano, tornavano insieme.






 
scrittrice in canna's corner
SONO TORNATA DAL NULLA.
Scusate, veramente, ma ho fatto una settimana di vacanza nel mezzo del nulla e poi ho cominciato a editare un video Tiva che mi ha portato via l'anima D:
Mi rimproverate di non mettere abbastanza fluff nella storia, Frencia92 mi dice che devo rimediare all'uragano che ho combinato, su twitter mi dicono che ho fatto una vigliaccata... (CIAO SAM)
Ne sono consapevole *abbassa la testa in segno di resa* ma cerco di farmi perdonare come posso, come il nostro caro DiNozzo, d'altronde lol
Ma, proprio come Ziva, nemmeno voi mi potete perdonare subito o mi sbaglio? Mica vi bastano due moine, quindi cercherò di fare del mio meglio per risolvere questa scomoda situazione che ho creato. :3
Intanto ditemi se questo mini-capitolo (dopo quasi un mese tra vacanze e video in produzione) vi è piaciuto. 
Vostra,
scrittrice in canna.
   
 
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