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Autore: chialovegood    12/07/2014    1 recensioni
Sono passati alcuni mesi dalla guerra magica. Hogwarts è stata ricostruita e i tre protagonisti sono tornati a scuola. Le lezioni riprendono, ma si verranno a scoprire nuovi particolari su una delle studentesse della scuola. Fred non è morto. I serpeverde non sono cambiati di una virgola,sopratutto una ragazza...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: Movieverse | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Passai quella mattinata di lezione a chiedermi per quale motivo non andassi dalla McGranitt a rifiutare la proposta. Però avevo dato la mia parola. E soprattutto non volevo deludere le aspettative della signora Weasley sulla Prefetto Perfetto Granger. Anche Ginny confidava in me per alzare le medie scolastiche del fratello.(ma soprattutto per lasciarle la stanza vuota per tutto il pomeriggio visto che nessun professore sarebbe andato a controllare la nostra stanza).
 
Come ovvio ebbi metà delle lezioni insieme a Fred che continuava a cercare di attaccare un discorso ma la sottoscritta rimandava il tutto al fatidico pomeriggio delle ripetizioni. Non riuscivo e non volevo ammettere che ero impaurita all’idea di affrontare un discorso con lui. In cuor mio sapevo perfettamente che avrei detto qualcosa di sbagliato e che avremmo affrontato argomenti che avrebbero rovinato l’utopia di falsa serenità che mi ero creata attorno.
Stavo uscendo dalla lezione di Trasfigurazione quando qualcuno mi afferrò il braccio. Mi voltai per incenerirlo con gli occhi. Chiunque fosse aveva scelto la giornata sbagliata per afferrarmi da dietro le spalle senza il mio consenso.
Sentii odore di menta.
Mi voltai.
Era Fred. Quasi me lo aspettavo.
“Hermione ti prego ascoltami per due secondi almeno.”
 Si vedeva che mi pregava con gli occhi.
Notai che aveva dei bellissimi occhi. Li fissai per qualche secondo ma poi distolsi lo sguardo. Erano castani ma si vedevano delle sfumature di verde se li si guardava al sole. Chissà che colore avevano nei giorni di pioggia.
Non aveva ancora tolto la mano dal mio braccio. Sentii la stretta stringersi di più in cerca di una risposta. Quella stretta mi capovolse lo stomaco. Era quasi piacevole sentire un contatto con lui.
--No impossibile. deve essere uno sbaglio. Di sicuro.— pensai.
Strattonai il braccio per levare la sua mano. Lasciò la presa cercando di riprendere il discorso. Ovviamente non lo feci continuare a parlare.
“Hermione!” urlò per il corridoio.
Iniziai a camminare velocemente per il corridoio a testa bassa.
Sentivo che cercava di rincorrermi tra la fiumana di studenti.
A un certo punto mi afferrò la mano da dietro. Provai un tuffo al cuore, come se il tempo e il respiro di tutti si fosse fermati in quel preciso istante. Mi resi conto della situazione e non potevo permettere che l’emozione giocasse un brutto colpo alla mia razionalità. Cosa sarebbe successo se qualcuno ci avesse visti così.. intimi?
Mi voltai e gli mollai un ceffone dritto in faccia. Credo di avergli lasciato anche il segno delle cinque dita sulla guancia.
“Sc-scusami Fred! Io.. Io non volevo. Oddio scusami.”
Cercai di scusarmi in tutti i modi possibili. Non era da me reagire in quel modo. Gli avevo fatto veramente male ma non lo dava a vedere.
Sorrideva, e quelle fossette lo facevano risaltare in tutta la sua semplicità.
“Tranquilla. Ci vediamo dopo per ripetizioni. Devo portare astronomia giusto?” Si mise a ridere.
 Il solito Fred idiota.
“Si.. scusami tanto..” risposi non troppo convinta.
“Bhe almeno mi hai rivolto la parola Granger. A dopo.”
Mi sorrise e mi mandò un bacio con la mano.
Abbassai la testa. Ma presi quel bacio e lo infilai in tasca.
Come i bambini.
 Sapevo che non c’era nulla di buono in quello che stava succedendo.
 
Mi diressi verso la mia stanza ripensando a quello che era appena successo. Fred mi aveva solamente stretto il braccio e il mio corpo era entrato in fibrillazione. Per di più gli avevo tirato un ceffone bello e buono. Credo di aver usato tanta forza solo quando tirai un pugno a Malfoy al mio terzo anno.
Quando entrai in camera trovai Ginny e Harry nel letto, sotto le coperte che facevano la lotta, o almeno spero. Sapevo solo che la maglietta della mia compagna di stanza era per terra e ciò non era un buon segno.
“Ginny Weasley!” urlai. Una testa rossa si elevò dalle coperte.
“Hermione sei già tornata? No perché posso spiegarti! Non fraintendere la situazione! Noi non stavamo facendo quello che pensi tu! Lui ha iniziato a farmi il solletico e...” cercò di giustificarsi.
“Hei non scaricare tutta la colpa su di me!”
 Harry cercava di liberarsi dalla presa delle gambe della sua ragazza.
“Ok,Ok calmiamoci tutti. Non muovetevi, non vorrei vedere cose... bleah… solo al pensiero che il mio migliore amico e la mia migliore amica stavano... facendo la lotta. Certo, è questo che stavate facendo no? Prendo il mio libro e vado a ripetizioni”
Ero scioccata e inorridita a quei pensieri. Avevamo fatto quel discorso solo la sera prima e il giorno dopo me la ritrovavo nel letto con il suo ragazzo.
Audace la ragazza.
Presi il mio libro il più velocemente possibile e uscii coprendomi gli occhi.
Sentii Ginny che urlava “Buona fortuna Herm!”.
Eh già mi ci sarebbe voluta una buona dose di Fortuna Liquida. Non ero pronta per quell’incontro “ravvicinato” con Fred. Soprattutto dopo quelle sensazioni che mi aveva dato provare solo un contatto fisico con lui. Mi sentivo strana, come se dovessi dare l’esame della mia vita senza aver studiato niente.
Di cosa avremmo parlato?
Come sarebbe stata la sua reazione?
O forse no, non era né il luogo né il momento adatto per affrontare quel discorso.
O almeno così credevo.
 
Entrai nella “stanza-studio” che ci aveva assegnato la preside. Ero in anticipo di venti minuti, ma non restai sola per molto. Infatti Fred arrivò dopo dieci minuti dal mio arrivo. Ero sorpresa di vederlo arrivare in anticipo. Era pur sempre un Weasley, uno dei gemelli per giunta. Tanto meglio. Più tempo per studiare. O forse era un male perché sapevo che lui voleva parlare. Infatti non esitò a iniziare il discorso sedendosi di fronte a me.
E aveva ancora quel sorriso che mi fece venire la pelle d’oca.
“Allora Herm iniziamo?” disse con tutto l’entusiasmo che aveva in corpo.
 Io intanto mi ero imbambolata sui suoi occhi.
“Oh, si certo.. allora iniziamo dall’ultimo argomento di divinazione... le classificazioni.. pagina 489. Come mai tutta questa voglia di studiare?”
Ero abbastanza interdetta.
“Bhe con un’insegnante come te come si potrebbe essere annoiati?” mi guardò come se si aspettasse una strigliata sulla sua supponenza nei miei confronti.
Ma non lo accontentai.
Accettai la sfida in silenzio.
“Evitando la parte dei convenevoli. Dimmi come possiamo classificare la divinazione nel modo più semplice”
Si guardò spaesato.
“Fred non siamo venuti qui a tagliare le unghie ai nargilli. Siamo qui per studiare seriamente.”
Alzò gli occhi al cielo pregando in una maledizione e cercò di buttarmi lì una qualche risposta.
“Allora, per prima cosa possiamo dividerle in.. emh.. due gruppi.. la divinazione induttiva e quella intuitiva...?...”
Era una risposta un po’ incerta  ma almeno aveva risposto in modo esatto.
“Ti vedo preparato. Dimmi cosa si intende per Ailuromanzia e Alettriomanzia.”
Lo ammetto ero perfida quando qualcuno mi sfidava.
E se quel qualcuno era Fred Weasley raddoppiavo la mia crudeltà.
Gli stavo chiedendo cose improponibili.                                                                                              “Granger spero tu stia scherzando! Già non sono un genio in questa materia figurati se so cosa vuol dire Ailuro.. come diavolo era.”
Scoppiammo a ridere entrambi. Mi faceva stare bene quel ragazzo un po’pazzo dai capelli rossi. Così ridendo e scherzando era già passata mezz’ora.
Quando smettemmo di ridere calò un po’ di imbarazzo.
Fred cercò di dire qualcosa ma lo fermai.
“Non devi preoccuparti per me. Io sto bene.”
Gli sorrisi ma rimase serio lo stesso.
“Tu non stai bene Herm. Perché continui a mentire a te stessa e agli altri?”
“Fred lo sai meglio di me che non amo mentire. Ma non posso dire quello che ho fatto a Ginny, ad Harry, a George, a Ron..”
“Ma puoi dirlo a me”
 Mi prese la mano e iniziò a sfiorare le dita.
Mi guardava negli occhi e io guardavo la mia mano in quelle carezze angeliche.
“Fred io sono un casino.”
“Sai io sono il re dei casini. Li faccio ma poi so anche come risolverli. E io voglio mettere a posto questo splendido casino che ho davanti a me.”
Sapevo che quello che c’era nell’aria non avrebbe portato nulla di buono.
Ritrassi la mano.
“Hermione, voglio aiutarti.”
“Non potresti, anche volendo.”
“E invece posso”
Ribatté lui.
Come poteva capire, capirmi? Si mise di fianco a me.
“Hermione, ti racconterò una cosa che non ho mai detto a nessuno. Durante la battaglia contro Voldemort litigai con George. Tutti erano sotto pressione. Ognuno voleva che i propri cari stessero al sicuro. E io non volevo perdere la mia metà, la mia copia. Litigammo per due giorni. Gli dissi che non era pronto per combattere una battaglia così grande. Lui mi rispose che sapeva combattere meglio di me e che ero io quello che doveva stare al riparo. Gli diedi dell’idiota. Da quel momento non mi rivolse più la parola. Ero arrabbiato e distrutto dentro. Per due giorni non ci fu nessuno che completò le mie frasi, non c’era l’altro me. E mi sentii vuoto. Ma non sapevo che mi stavo autodistruggendo. Quella notte, quella della battaglia io e mio fratello ci ritrovammo a combattere sullo stesso fronte. Eravamo ancora arrabbiati l’uno con l’altro. Ma quando lui completò la mia frase, bhe,mi sentii rinascere. Trovai il coraggio per combattere e gli guardai le spalle mentre lui guardava le mie. Sembravamo in simbiosi. Avevamo una sincronia perfetta. Pensavamo con un cervello e con un cuore solo. Lui mi salvò la vita. Fermò il crollo del muro che mi avrebbe travolto. Lo guardai. Lo abbraccia forte. Sapevo di aver ritrovato la mia parte mancante. Da allora siamo ancora più legati. Nulla poté dividerci. Nemmeno la guerra. Per cui so come ci si sente soli, abbandonati e non completi.”
Quando finì di raccontare quella storia mi resi conto che non ero la sola ad aver provato dolore dopo la guerra o durante.
Ognuno aveva i suoi modi di affrontare il dolore e io avevo scelto la via più tortuosa, quella strada in cui ci ricadi perché ti porti dietro le cicatrici.
Fred aveva scelto la via più immediata. Si era ritorso contro questo dolore attraverso la rabbia nei confronti del fratello che marciva dentro il suo cuore.
“Io non lo sapevo.”
“Lo so, non ne ho mai parlato con nessuno. Quindi ora abbiamo qualcosa dell’altro che ci fa capire che non siamo soli”
“Grazie Fred.”
Non mi rispose.
Solo ora mi accorgevo che le nostre mani erano di nuovo intrecciate.
Mi guardò negli occhi poi il suo sguardo scese sulle mie labbra..
Una scossa vibrò lungo la mia schiena.
 I nostri respiri si fecero un po’ più pesanti.
Era come se noi fossimo gli unici al mondo, nessuno poteva interrompere quel momento.
Guardai le sue labbra.
Erano secche. Le avrei volute inumidire con un...bacio.
Non potevo. Al solo pensiero mi spaventai.
Presi il mio libro e uscii dalla porta.
“Hermione dove stai andando?” mi urlò da dentro la stanza.
Uscì correndo e mi fermò da dietro. Mi girai.
Eravamo vicini. Troppo vicini.
Alzai lo sguardo.
“Fred...noi. Tu, io non poss...”
In una frazione di secondo mi interruppe nel modo migliore, o peggiore, che potesse fare.
Ci stavamo baciando. Lui mi teneva il mento con una mano e con l’altra mi cingeva a sé.
Toccai il paradiso. Però dovetti tornare con i piedi per terra.
Non potevamo. Era stato un madornale errore. Un disastroso incidente.
Le sue labbra erano appiccicate alle mie. Il suo odore mi penetrò nelle narici.
Era così sbagliato ma non riuscivo a farne a meno.
Delle sue labbra, del suo odore, di lui.
Quando ci staccammo esitai. Quasi non mi reggevo in piedi, ma c’era lui a sorreggermi.
Sentii dei passi, ma al momento non ci feci caso.
In quel momento non mi interessava di dove ci trovavamo o di chi ci stava intorno.
Pensavo solo a me e a lui.
Uniti in quel bacio, dolce. Come le pesche d’estate.
Anche se era ormai era autunno inoltrato.
Appoggiai la mia testa sulla sua spalla. I miei occhi si riempirono di lacrime.
Che diavolo avevo fatto?
Lo allontanai con le braccia mentre cercava di stringermi nell’abbraccio più dolce possibile.
“Sei un idiota” gli dissi. Stavo singhiozzando.
“Hermione io..”
“Tu cosa? Non volevi? Ti dispiace? Cosa Fred?”
“Io ti..”
“Non finire quella frase. Non ti azzardare nemmeno a pensarla. Sono un essere spregevole”
Le mie gambe cedettero e mi ritrovai con le ginocchia a terra.
Fred si inginocchiò per afferrarmi ma gli feci segno di allontanarsi.
“Stammi lontano”
“Non lo sei. Ora calmati. È tutta colpa mia. Lo dirò io a Ron”
“No, non gli dirai nulla. Non deve sapere niente di quello che è appena successo. Promettimi che non gli dirai nulla, ti prego.”
“Va bene” mi aiutò a rialzarmi e prese il mio libro da terra.
“C-ci vediamo domani a lezione Fred”
“A domani..”
Non sentii neanche queste ultime parole. Non riuscivo a concepire quello che era appena successo. Il mio cervello era come morto. Mi diceva che ero una persona orribile e ciò che avevo fatto era un enorme sbaglio.
Il mio cuore diceva che dopotutto era quello che sentivo dentro. E un po’ lo volevo.
Entrai in camera. Ginny era sola, per fortuna. Era appisolata sul letto. Andai in bagno a lavarmi la faccia. Posai i libri per il giorno successivo nella mia borsa e mi buttai sul letto sbuffando.
“Che c’è Herm?” mi chiese Ginny curiosa come al solito.
“Secondo te è meglio seguire il cuore o il cervello?”
“Hei sei tu l’intelligentona qua dentro. A queste domande filosofiche dovresti rispondere tu.”
“Hai ragione. Gli antichi babbani credevano che il cuore fosse il cervello e che tutte le idee partivano da lì. Poi arriva  un certo Socrate che dice che l’uomo deve vivere secondo ragione e poi si scopre che cuore e cervello sono due cose diverse. Non troveremo mai una risposta al’ interrogativo:cuore o mente?”
“Giusto. Anche se in realtà non ci capisco molto di queste cose. Io ti dico solo una cosa: se non sei sicura segui l’istinto come gli animali, in fondo noi siamo questo. Segui ciò che ti senti nel profondo. Non del cuore, nel profondo del tuo animo e del tuo corpo. Come quando sei indecisa se prendere il gelato al cioccolato o quello alla fragola. Scegli seguendo lo stomaco. Credo che il ragionamento sia quello”
“Aristotele si starà rivoltando nella tomba dopo questa affermazione”
Ci mettemmo a ridere e per un momento dimenticai il bacio con Fred, quando Ginny mi disse:
“Hei Herm è ora di cena ormai, ci staranno aspettando in sala grande. Dai andiamo che così mi racconti la tua prima giornata da insegnante a quella capra di mio fratello!”
“Oh, Ginny non è che io abbia molta fame..”
“Piantala Herm! Andiamo su! È già la terza sera che non ti vedo mangiare, non mi vorrai far preoccupare?”
“No mavà tranquilla, andiamo rouge”
Ci ricomponemmo per bene e andammo in sala grande.
Al nostro tavolo c’erano Harry, George, Neville e Luna.
Notai che gli unici assenti all’appello erano Fred e Ron.
 
ANGOLO AUTICE:
Buongiorno lettori! Lo so che non ho pubblicato ma il mio pc è andato a farsi benedire! Quindi pubblico sia oggi che lunedì visto che chi riparava il mio computer ha deciso di riconsegnarmelo solo oggi. Anche questo capitolo è andato.. Fatemi sapere cosa ne pensate! Ringrazio i 500 lettori che hanno letto il primo capitolo e li invito ad andare avanti! Ringrazio di cuore chi ha recensito, aggiunto ai preferiti e quant’altro la mia storia!
A presto potterhead!
-lovegood
  
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