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Autore: looking_for_Alaska    13/07/2014    2 recensioni
Achille è un ragazzo come gli altri, finché un giorno viene rivelato a lui e al suo migliore amico Enea cosa sono davvero: figli di dei greci. La loro vita cambia totalmente quando incontrano lei, Pandora. Automa di Efesto, è fuggita dalle Fucine del dio cercando la libertà. Tutto procede tra avventure e missioni, quando però un giorno scoprono che Elena di Troia è viva e cerca vendetta. E scoppierà la Seconda Guerra di Troia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Achille guardò Enea e sorrise. << Non verrò a quella dannata festa, puoi scordatelo >> disse. Enea sbuffò. << Eddai, Aky, ci sono tantissime ragazze che vengono solo perché ci sei tu! >>. Achille fece un sorrisetto saccente. << È proprio qui che ti sbagli. Io non ci sarò >>. Erano fuori da scuola, con la schiena appoggiata ad un albero. I capelli castano scuro di Achille facevano a botte con i suoi occhi azzurri. Non era molto alto, ma aveva spalle e braccia forti e un bel fisico. Il sogno di ogni ragazza. E poi c'era Enea, che era alto uno e novanta, capelli folti e biondi e grandi occhi rosa. Era grande, in tutti i sensi. Aveva grandi spalle e grandi braccia e grandi mani. Ma
non era grasso. Era... Ben messo. Era molto carino pure lui.  << E se facessimo un giro senza andare a quella dannata festa? E poi, nella remota ipotesi che io venga, devo per forza portare una di quelle tipe? >> disse Achille, indicando delle ragazze che urlacchiavano e ridevano e si passavano le mani tra i capelli mentre lo fissavano spudoratamente. Achille sbuffò e si voltò a fissare l'amico, in attesa di una risposta. Enea roteò gli occhi. << Ne abbiamo già parlato. Devi portare una ragazza che sia almeno carina, e quelle sono le uniche femmine che abbiano meno di quarant'anni in questo dannato paesino! >>. Achille rise, e si alzò. << Prima voglio vedere se trovo qualcun'altra, poi vedrò >>. Enea annuì e fece uno dei suoi sorrisoni. << Quindi verrai? >>. Achille sorrise. << Non ho detto questo >>. Enea sbuffò di nuovo e lo prese per un braccio.  << Andiamo a fare un giro >>. Si inoltrarono nel
bosco di fianco alla scuola. Achille era sempre stato agile, quindi per lui non fu un problema attraversarlo. Arrivarono in una radura dove non c'erano alberi. Si sdraiarono lì per terra. Restarono in silenzio per un po', poi Enea chiese << Perché siamo venuti qui? >>. Achille lo guardò confuso. << Io... Non ne ho idea. Ho come sentito una voce, che mi diceva che dovevo venire qui. Era una specie di richiamo >>. Enea lo fissava. << Sai da solo che non ha senso o devo dirtelo io? >>. Achille, suo malgrado, sorrise. Stava per rispondergli che lo sapeva anche da solo, quando una luce accecante lo obbligò a serrare gli occhi. Davanti a lui c'erano due donne. Entrambe erano bellissime, anche se una leggermente più dell'altra. Achille si alzò e tirò su Enea, e insieme si avvicinarono lentamente. Una era altissima, indossava un lungo vestito fatto... D'acqua. Era come un mare in tempesta. Mentre si avvicinava, Achille ricevette qualche goccia. Era acqua vera. Aveva due freddi occhi color ghiaccio identici ai suoi e capelli neri che si agitavano al vento... Solo che non c'era vento. Sembrava una dea, una temibile dea del ghiaccio. L'altra invece era di una bellezza quasi superiore, ma più dolce. Indossava un lungo vestito rosso, che ondeggiava mostrando le sue curve. Aveva lunghi capelli biondi arricciati in boccoli dolci che le scendevano oltre le spalle. Aveva grandi occhi rosa e una bocca rossa a forma di cuore. E assomigliava terribilmente ad Enea. Quella che sembrava una tempesta si avvicinò ad Achille e gli sfiorò il viso. Un'espressione dolce le si dipinse per un secondo sul viso, ma se ne andò così velocemente che Achille pensò di essersela immaginata. << Figlio mio... >> sussurrò a fior di labbra. Poi si scostò. E tornò ad essere la gelida regina del mare. << Io sono Teti >> gli disse, << dea minore dell'oceano e delle acque. E sono tua madre >>. Sembrava così fredda e pratica. Non una, be', una madre. L'altra si scostò i capelli in modo teatrale e abbracciò Enea stringendolo forte. << Ciao, tesoro >> gli disse all'orecchio. Poi si scostò e gli sorrise. << Buongiorno ragazzi, io sono Afrodite, dea dell'amore e della bellezza. E anchd tua madre, dolcezza >> esclamò rivolta ad Enea. Achille vide il suo migliore amico socchiudere la bocca digerire la notizia. Ciò che li aveva avvicinati dieci anni prima, quando avevano sei anni, era la mancanza di una madre. E ora, ciò che li univa, erano due madri dee. Achille prese Enea per mano per un attimo poi si avvicinò a sua madre. Non riusciva a provare affetto per lei. L'aveva abbandonato quando era piccolo con suo padre. Non poteva amarla, non ce la faceva. << Ehy, ciao mamma. Ti sei ricordata del figlio che hai mollato sedici anni fa in balia di sé stesso? >> esclamò pungente. Vide il suo sguardo indurirsi e per un attimo un po' di rabbia balenò in lei, ma la fece scomparire in fretta, seguita da un sorrisetto. Achille rabbrividì. Quelle labbra non erano fatte per sorridere. << Achille, ho fatto ciò che era giusto >>. Achille strinse le mani a pugno. << Ora sì che è tutto a posto! >> fece un gesto plateale con la mano. << Sedici anni di solitudine cancellati. Grazie di aver deciso di farti vedere >> e si girò per andarsene. Ma qualcosa lo bloccò e lo fece cadere. Il vento era salito improvvisamente. Si sentì strattonare per i piedi e portarlo a quelli della madre. Lei si chinò e con il viso a un palmo dal suo, sibilò << tu te ne vai quando lo dico io >>. Achille si alzò e guardò Enea che lo fissava a sua volta terrorizzato. Afrodite gli sorrise. << Siamo qui per dimostrarvi che vi abbiamo sempre tenuti d'occhio. Vi vogliamo bene. Siamo qui per assicurarci che siate al sicuro e che stiate bene >>. Seguì una pausa. << Una guerra incombe. Voi siete semidei e avete il dovere di partecipare. Siamo qui per mettervi in guardia. Presto verrà il caro Ermes e vi porterà da Zeus. Dovrebbe venire domani, ma ha talmente tanti impegni... Ora andate a casa. Mettetevi comodi. E aspettate che lui arrivi. Non dite niente a nessuno. Bene, ho finito il discorso. Addio >> e schioccò un sonoro bacio sulla guancia di Enea e si volatilizzarono. Ci guardammo e dicemmo in coro << Merda >>.
   
 
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