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Autore: Misukichan    13/07/2014    1 recensioni
Jennifer, ragazzina di quasi sedici anni, vuole staccare dalla sua vita in California. Non sopporta i burrascosi rapporti con i coetanei, ha solo bisogno di un estate diversa. I suoi le permettono un viaggio a Miami, per dimostrare la sua autonomia e maturità. Presto, però, si accorge che qualcuno di non desiderato si trova proprio a Miami, e comincia a stravolgerle i piani.
«Non sai nemmeno dove siamo, non è buffo?» parla con la bocca piena.
«No, non è buffo per niente. Ti hanno mai insegnato a non parlare con la bocca piena?»
«Sì, mamma.»
«Ok, va bene, hai vinto, cosa devo fare per sapere...?»
«Ti porto a casa io» vengo interrotta bruscamente.
«Sei proprio u-un...»
Ride e mangia il panino. «Ne vuoi un po'?» Ho fame, ma non accetterei un panino da lui neanche sotto tortura. (capitolo 5).
«stai scherzando, vero?» dice lei seria.
«no, quando mi sono alzata mi sono ritrovata nel letto di casa sua. Era piuttosto seccato di aver scoperto che quella che ha recuperato ero io» dico con nonchalance, «magari si aspettava qualche affascinante donzella» sorrido tra me.
«ma, non è niente di grave, giusto?»
«no, solo qualche botta» (capitolo 9).
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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5. Ferita nell'orgoglio



La realtà è che ho paura, ho paura di fare una figuraccia ai suoi occhi. Non lo so perché mi importi tanto ma ho sempre pensato di deludere la gente che mi sta intorno. Sta volta però è diverso, non si tratta di deludere nessuno di importante, e poi, anche se dovesse succedere non è che sia poi quel grande problema. Eppure mi importa tanto del suo giudizio.

Inspiro tutta l'aria che riesco, mi immergo nelle profondità di quel limpido e fresco lago. So che Jack è di fianco a me perciò mantengo la calma, non c'è niente che possa succedermi, Jack mi ha salvato una volta non vedo perché, in casi estremi, non debba salvarmi un altra volta.

Mi sembra di viaggiare nel tempo, infatti quando riemergo dall'altra parte non ho la minima idea di dove sia capitata e non ho la minima idea di dove sia Jack.

La grotta è sempre la stessa, almeno credo, sono semplicemente in un altro punto.

Jack però non c'è.

Guardo sott'acqua. Niente. Nessuna traccia di quel ragazzo.

«dove diavolo si è cacciato?» mi sa che è un esperto in ambito "sparire senza lasciare traccia".

La grotta dove mi trovo è simile a quella di prima, solo che l'unica via di uscita è ritornare dalla parte opposta. E' semibuio, la poca luce è quella riflessa dall'acqua limpida sulle pareti rocciose, sembra di essere in un paradiso naturale.

C'è una parte di grotta dove la roccia sporge e crea una specie di rialzo sulla quale mi siedo in attesa di Jack.

Passano diversi minuti ma ancora di lui non c'è traccia.

Deve essere tornato di là, avrà avuto paura, penso con un sorrisetto sotto i baffi.

Prendo un gran respiro e ritorno da dove sono venuta, riemergendo qualche centimetro più indietro della cascata. La sorpasso e nuoto verso la riva.

I ragazzi sono lì, tutti in cerchio, stanno riunendo alcuni bastoncini per il falò del pranzo.

Io sono li imbambolata, quasi stralunata. Loro mi guardano in altrettanto modo, soprattutto Kandy.

«avete visto Jack?»

«era con te due minuti fa!»

«lo so, è sparito nella grotta»

«cosa?»

Mi giro e ritorno indietro verso la grotta, entro e lo vedo li disteso sulla roccia.

La luce che proviene dal fondo del lago lo illumina, è beatamente sdraiato e non sembra preoccuparsi di nulla.

«Jack, ma dove diavolo ti eri cacciato?»

«Io? sono sempre stato qui»

«due minuti fa non c'eri, sei almeno venuto dall'altra parte?»

«si, certo, sono tornato indietro e ti stavo aspettando, allora, com'è?»

Rimango lì incerta su cosa dire, sono sicura di non averlo visto seguirmi dall'altra parte. Jack mi nasconde qualcosa.

«Non lo so, dimmelo tu?» stavolta andrò a fondo.

So di aver fatto centro con la mia supposizione, perché non risponde.

«Allora ammetti di non essere venuto?»

«no» si gira dalla parte opposta «non ammetto proprio niente».7


 

Il resto della giornata passa veloce, tra il falò, il cibo, le nuotate e quel poco di sole che riesce a penetrare fra i folti rami verdi che sembra tocchino il cielo.

Non so più cosa pensare a proposito di Jack, così mi limito a non pensare nulla.

Mi abbronzo leggermente il viso; sono sdraiata pancia in giù e il sole che mi scalda la pelle è davvero piacevole.

Sento vicino a me un rumore di passi, volto la testa e vedo che è Sam, il ragazzo dagli occhi color lapislazzulo.

Mi sorride, «posso?» mi domanda. «Certo»

Non ci posso credere, si sta davvero sdraiando di fianco a me? Devo metterla tra la lista di cose da dire alla mia migliore amica su questa vacanza.

«Senti, so cosa è successo con Jack, Luke me l'ha raccontato dal momento che ti ho vista turbata per gran parte del tragitto, spero che non ti dia fastidio.»

E così adesso tutti mi vedono come la poppante della situazione, bene, benissimo.

«Ascolta, se sei venuto a farmi la ramanzina, risparmiatela» dico senza nemmeno preoccuparmi di nascondere la mia disapprovazione per quel commento inopportuno.

Mi guarda evidentemente confuso.

«Eh? no... ehm, io ero solo venuto a dirti che se ti fai mettere i piedi in testa da un imbecille allora lo sei più di lui. Jennifer tu sei una bella ragazza e... »

Non ci credo, mi sta davvero guardando in quel modo? Ma sta succedendo davvero o è Jack che mi sta tendendo una trappola?!

No aspetta... l'ho davvero pensato? Sono così ossessionata da quel ragazzo che sto andando in paranoia? Oddio. C'è davvero qualcosa che non va in me...

«.......Jennifer! Stai bene?» Sam mi scruta con aria preoccupata.

«Io? Si!! Si si sto benone» gli sorrido con il sorriso più ebete che potessi fare.

Mi sorride. Il suo sorriso è un incanto, così come i suoi occhi color..

«lapislazzulo!»

«Jenny! Non stai bene!» ora Sam mi scuote.

«Eh?»

«Stai blaterando parole a vanvera!»

«No, ho detto lapislazzulo.»

«Appunto»

«... è il colore dei tuoi occhi»

Mi sorride.
Quel sorriso è la cosa più bella delle mie ultime 24 ore.

                                                                                                                 ***

 

OK, sembra facile dimenticarsi di uno sguardo, la verità è che è tutto fuorché facile.

E' la prima esperienza, la prima volta che ho provato qualcosa di così magico. Non so nemmeno cosa è stato. Probabilmente una scossa. Con lo sguardo, di Sam. I suoi occhi non li dimenticherò mai, lo sento.


 

Mi sveglio con un aroma di Waffle intorno.

Sono nella mia stanza.

Mi alzo da quel morbido lenzuolo che mi chiede inconsciamente di rimanere per sempre al suo fianco, guardo l'orologio: le 10.

Nonostante i due giorni passati sento ancora il dolore alle caviglie, il percorso di ritorno dalla gita mi ha sfiancata parecchio. Subito ricordo di aver ordinato la colazione in camera la sera precedente, quattro Waffle deliziosi sono appoggiati sul vassoio sopra il mio comodino.

Ne prendo uno e lo assaggio, che delizia!

Siccome non ho programmi per la giornata accendo la televisione, che è più grande di me, poi vado in bagno.

Non sono ancora del tutto abituata alla grandiosità di questo posto, di questa città; il solo bagno è grande più o meno come la cucina di casa mia.

Mi guardo allo specchio e tiro un sospiro. E' stato divertente ieri, decisamente. Ma mi aspettavo qualcosa di diverso prima di venire qua.

Innanzitutto non ho ancora visitato nulla, solo la spiaggia e il lago delle cascate.

Poi non ho ancora trovato il tempo di dedicarmi un po' alla mia abbronzatura, anche se credo proprio che stare in hotel non sia una cattiva idea, vista la fragilità del mio corpo dopo il colpo di sole. Perciò decido di scendere in piscina, piena di crema.

Decisa e contenta del mio nuovo programma per la giornata mi metto in costume e ciabatte, prendo la borsa e finendo i miei Waffles mi dirigo verso l'ascensore.

Appena esco mi accorgo che nonostante siano solo le 10 fa già davvero caldo, ammiro le piscine, sono una cosa strabiliante; sorrido e contemporaneamente un bambinetto su tuffa dal trampolino.

Sono sdraiata sotto una palma, gli occhiali da sole.

Mi sento in paradiso, finalmente.

Per la prima volta da quando sono qui desidero non tornare più a casa, il rumore degli schizzi e dei bambini, il sole che mi accarezza la pelle e mi riscalda, il profumo di cornetti appena sfornati al bar; cosa c'è di meglio?

A casa queste cose si vedono solo nei film.

Casa... che brutti ricordi in questa parola. Casa mi ricorda Sunnyvale, Sunnyvale mi ricorda la gente che ci abita, la gente che ci abita mi ricorda... Selena. E Jack.

A proposito di Jack, chissà che fine a fatto. Quel lunatico che non ha nient'altro di meglio da fare che tormentare la gente come me, che non ha nessuno di più grande o di più forte che la difenda. Probabilmente la spavalderia di queste persone in realtà è solo paura. Il buffone prima o poi verrà lasciato solo, l'unico problema è che Jack oltre ad essere spavaldo è anche carino. O almeno, non è uno di quei ragazzi che si può definire cesso, insomma ha il suo fascino.

Ma è solo l'aspetto, chiariamoci. E' l'aspetto che fa la sua parte, purtroppo le ragazze di oggi mirano solo a quella, la bellezza, il fisico. Oddio... che tristezza a pensarci.

Non posso dire di essere diversa, io, che non mi sono mai innamorata in vita mia, non ho avuto mai nemmeno una piccola cotta, se non del prof di matematica in terza elementare, perciò non posso sapere se m'innamorerò di un ragazzo per la sua bellezza esteriore o altro. So solo che non sarò mai una di quelle... tipe un po' particolari... come le ragazze del gruppo di Selena.

E a proposito di Jack, spero proprio che anneghi in piscina.


 

Prima un forte Splash e poi io tutta bagnata sulla mia asciugamano.

«Ma che diav..?!» Mi asciugo alla meglio la faccia e metto al sicuro i miei occhiali da sole.

Guardo contro luce per vedere il volto di quello che ha appena compiuto l'atto fatale e che ora è uscito dalla piscina ed è chinato, sta ridendo guardandomi.

Che mi venga un colpo! Chi potrà mai essere...

Il tale soggetto è in piedi accanto a me e si fa improvvisamente serio.

«Idiota che non sei altro!»

«Ehm.. ascoltami ora, lasciamo da parte le ramanzine per dopo, c'è Luke che mi ha chiesto, visto che sapeva che oggi non avevi visto Kandy ed eri qui tutta sola, se avevi tempo per venire a bere qualcosa alle sei da Burneys, quel localino che ha appena aperto di fronte al centro commerciale, però se non vuoi venire non farti problemi, anzi, non che io non voglia che vieni, perchè credimi, la cosa mi è alquanto indifferente, quindi se mi dai una risposta così...»

«Venire o andare?» lo interrompo spazientita.

«Che?»

«Venire o andare? Muoviti a rispondere, e levati dal sole che mi devo asciugare!»

«In che senso venire o...»

«Andare significa insieme a loro, venire significa insieme a VOI, vuol dire che ci sei anche tu!»

«Ah... suppongo venire»

«Ho di meglio da fare»

«Bene, allora... » fa il gesto di andarsene.

«Esattamente, hai capito al volo» rispondo secca.

«Cos'è, hai dormito male?» mi guarda con aria di sbeffa.

«Non sono affari tuoi, poi sei tu con il tuo carattere a rendermi antipatica, ora sparisci.»

Sbuffa, si gira e se ne va.

Strazio. Uno non riesce nemmeno a prendere il sole in pace, era proprio necessario quel tuffo? Ovviamente no. Pff.

Mi sarebbe piaciuto andare a bere qualcosa al bar con i miei nuovi amici.

Nel frattempo, dopo quello spiacevole incidente mi è passata la voglia di stare sul bordo piscina, prendo l'asciugamano e me ne torno in stanza.

Mi guardo in giro, sono imbarazzata, spero che nessuno mi abbia vista fare quella figuraccia.

Sono all'ingresso dell'hotel, pigio il bottone per andare di sopra e sono lì lì per aspettare l'ascensore quando sento arrivare qualcuno da dietro.

Mi giro e vedo che è ancora Jack, malgrado io l'avessi intimato di levare le tende.

Mi sta guardando con un misto di indifferenza e di determinazione, il suo sguardo pungente mi fa paura.

Decido di evitarlo, nonostante non sia il tipo di persona che si nasconde dalle cose che le incutono un certo timore.

Lo guardo, sta camminando verso di me. Nonostante non conosco molto di lui, lo conosco abbastanza da essere in grado di decifrare quello sguardo così determinato.

Entro in ascensore e le porte si chiudono appena in tempo per evitarmi una spiacevole discussione, lasciandomi li ammutolita, davanti allo specchio con una canzoncina in sottofondo.

Appena arrivo in cima il tintinnio dell'ascensore indica che devo scendere, le porte si aprono e purtroppo accade quello che speravo non accadesse, Jack è in piedi davanti alla porta della mia camera.

Non capisco perché è lì, non so ancora cosa mi deve dire, ma già sento che non sarà una cosa piacevole. Ma quali sono le cose spiacevoli che un ragazzo come lui potrebbe dirmi? Probabilmente quelle che mi sentivo dire ogni giorno fino a neanche una settimana fa, quindi dovrei essere abituata. Ma sentirmi dire qualcosa di pesante da lui così vicino, davanti a me, durante la mia vacanza-sogno non aiuta per niente la mia autostima, rovina solo i miei piani.

«Jack, che cosa vuoi da me? Dimmelo ti prego, perché io non ce la faccio più»

«Che cosa vuoi che ti dica?»

«Il motivo per cui ti trovi qui, davanti alla porta di camera mia.»

«Ti devo parlare» mi sento rispondere da una voce seria, del tutto diversa da quella che ho sempre sentito, da quella di Jack.

«Probabilmente» continua «ti sembrerà assurdo che una persona come me ti possa dire queste cose, è solo che non mi sembra giusto...»

Vedendo che si è bloccato decido di intervenire «che cosa non ti sembra giusto? »

Lo guardo, mi blocco.

Per la prima volta in vita mia Jack sembra in difficoltà a parlare con me, sembra quasi... in imbarazzo. Ciò mi suscita una certa compassione.

«Jack, dimmi qual'è il problema, io ti sto ascoltando» lo guardo come non l'ho mai guardato sino ad ora, tra i miei sentimenti vari e confusi si nasconde anche un velo di dolcezza e delicatezza. Ma giusto un velo. Quasi invisibile.

«L'altro giorno ti ho mentito.»

«Che intendi dire?»

«Intendo dire che non sono sceso con te nella caverna sconosciuta.»

«Non mi stupisce affatto, ho visto che non mi hai seguito. Se era solo per questo perché tentenni? Perché mi hai seguito fino a qui, davanti a camera mia, solo per dirmi che mi hai mentito?»

«Ti ho mentito perché ho notato che mi stavo avvicinando a te, che stavo prendendo confidenza con te quel giorno al lago. E me ne sono accorto nel momento in cui ti ho salvata per la seconda volta, quando ti mancava il respiro nel tunnel sotto alla grotta.»

Ora mi ammutolisco.

Alcuni bambini escono dalla stanza di fronte alla mia e corrono ridendo verso l'ascensore, placando per un attimo la tensione che si era creata nel corridoio di ghiaccio.

«Perciò voglio dirti che non importa che tipo di rapporto c'è tra te e Kandy, o tra te e Luke, tu per me rimarrai sempre "il nessuno" e voglio che per te io rimanga nessuno.»

Non so cosa dire, Jack mi fa un cenno con la mano e si gira per andarsene, io non muovo un muscolo.

«E' ovvio che per me rimarrai sempre nessuno!» gli grido.

E' stato l'ennesimo colpo allo stomaco che sento tutte le volte. Con la differenza che sta volta mi trovo ad una distanza ravvicinata con il soggetto.

Jack ha imboccato ormai il corridoio che porta all'ascensore ed io non lo vedo più.

Sto ferma con tutta la mia amarezza stretta nello stomaco, che si comprime, si comprime, si comprime sempre di più. Finirà per scoppiare, il mio stomaco non sarà più in grado di contenerla tutta, e allora non so cosa potrà accadere.

Entro in camera mia in assoluto silenzio, l'unica cosa che sento è il freddo della lacrima che mi sta per scendere sulla guancia. Non posso fare a meno di piangere quando il sogno di una vita, la vacanza perfetta, comincia a cambiare strada, comincia a diventare una vacanza imperfetta.

Le parole di Jack sono lì, in una parte di cuore che ormai ha già tanti segni ed ammaccature.

Non è cambiato nulla da prima, solo un graffio in più, ma poi guarisce. A meno che l'emorragia è troppo forte e mi uccide.

 

 

  
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