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Autore: Nimueh    14/07/2014    6 recensioni
Lettrici e lettori purificatevi da ogni ricordo passato, e penetrate in questa storia con la mente sgombra.
Raf e Sulfus rappresentano nient'altro che i loro mondi, sempre e costantemente in guerra, ma un grave pericolo li unirà contro i loro sentimenti, costringendoli all'odio più profondo, ma in seguito dall'amore più sublime.
-Rivisitazione e correzione in corso-
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Raf, Sulfus | Coppie: Raf/Sulfus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10:
Hai sue notizie?
…3 mesi dopo
 
Punto di vista di Raf
 
-Hai più avuto notizie di Sulfus?
-Chi Sulfus scusa? Intendi forse quello che dovrebbe essere il mio fidanzato?- risposi acidamente a Dolce, povera vittima del mio malumore. Sebbene cercassi di dimenticare, ricordai tutti i “no comment” i vari “no comment” di Cabiria, di Robin, mi ero persino umiliata a chiedere a Kabalè, anche se la discussione non si poteva definire tale. Appena mi ero avvicinata e lei per chiederle di Sulfus, mi aveva subito voltato le spalle.
-Mh… Non so, forse. Non sono aggiornata sugli ultimi sviluppi della vostra storia… d’amore, credo. Anzi penso proprio che nemmeno voi lo sappiate- asserì titubante leggendo nei miei pensieri. Per fortuna non sembrava esser offesa dal tono pungente della mia voce. Era l’unica persona che potevo definire amica in quel periodo difficile, gli altri in un modo o nell’altro li sentivo lontani. Era una sensazione che non riuscivo a definire.
-Scusami: sono estremamente tesa. E arrabbiata. E preoccupata. E… tante altre cose. Non ho la benché minima idea di come stia e come non stia… Sono mesi che chiedo a quei odiosi diavoli di darmi qualche notizia, ma niente. Silenzio assoluto- risposi esasperata, sfogando dopo tanto tutta la bile accumulata da quando Sulfus si era ripreso dal coma. Assurdo: dovevo godermi la sua convalescenza, e invece lui era sparito dalla Terra senza lasciare la benché minima informazione sulla sua salute.
Nella mia testa era ancora presente il momento del suo risveglio. Credevo che da quel momento in poi avremmo potuto stare insieme, e invece è stato l’ennesimo rifiuto.
Dal momento in cui pronunciai la formula, non passò molto tempo che subito i suoi occhi pian piano cominciarono a spalancarsi. Fu un momento denso di sentimenti: credo che i miei occhi l’abbiano guardato con tutto l’amore che il mio essere era capace di provare, ma i suoi era un ghiaccio rovente, che brucia la pelle con il suo freddo, con il suo vuoto.
Le mie carni mortali potevano toccarlo, e avrei tanto voluto farlo, ma quello sguardo era un ammonimento a non muovermi, a non parlagli. Aspettavo che fosse lui a fare la prima mossa, ma sembrava aver perso quel fuoco che lo contraddistingueva. Non capivo il senso di tutto ciò: ce l’aveva come? Cosa mai dovevo avergli fatto per farmi odiare così tanto?
Quando finalmente gli infermieri accorsero alla camera del miracolato, si decise a pronunciar le sue ultime parole.
-Ti prego, va via- mormorò roco.
Sembrava che la vicinanza di persone estranee gli desse la forza di reagire alla mia presenza. Dopotutto era il solito orgoglioso diavolo di sempre: mai e poi mai avrebbe permesso di mostrarsi debole davanti alla gente. Intanto le occhiate eloquenti dei medici mi costrinse a lasciare definitivamente la stanza, senza sapere che lì lasciavo un pezzo del mio cuore, forse per poco, o forse per sempre.
Non capivo il motivo di quell’atteggiamento. Era assurdo: ci eravamo lasciati in procinto di baciarci, ci eravamo pure dichiarati l’un l’altro amore reciproco! Cosa diamine era accaduto in quella testa, a parte il coma?
-Rafffffffffff! Ci sei? Sei ancora qui sulla Terra o sei già a casa?- mi domandò Dolce vedendomi persa nei miei pensieri.
-Sto pensando a tu sai cosa… Ho bisogno veramente di parlare con quel mascalzone!
-Allora perché non lo vai a scovare? Come dicono i mortali “se Maometto non va alla montagna, è la montagna che va a Maometto”- disse con quel tono saccente che solo un tipo come Dolce poteva avere. Da una come lei non ti aspetti queste perle di saggezza, e anche lei ne è cosciente.
-Per quanto sia stupita della tua conoscenza dei detti mondani, non so dove mettere le mani. Come vado a Zolfanello City? Come mi intrufolo nel castello? Sicuramente avrà detto esplicitamente a tutta la sua famiglia, se non a tutto il reame, che non mi vuole vedere.
-So che non lo faresti mai, ma potresti sedurre un Devil… Imbrogliarlo… Oppure potresti pagarlo: sono molto gentili se gli parli di soldi- mormorò soddisfatta. Si stava dimostrando un vulcano di idee questa giornata.
-Non so cosa tu abbia mangiato oggi, ma è un’ottimissima idea! Pagare un Devil: geniale! Fornigli non solo la scusa per trasgredire una regola, ma permettergli anche di guadagnarci. Dolce sei un genio!- affermai abbracciandola, e stampandole un sonoro bacio sulla guancia.
-Calma con tutto questo entusiasmo: devi ancora cercare un diavolo che ti aiuti- rispose continuando a stringermi tra le braccia.
Dolce non solo era tale di nome, ma anche di fatto. Avevo veramente bisogno di un conforto, dell’affetto di quealcuno. Erano mesi che non vedevo la mia famiglia, che non tornavo a casa, e la storia di Sulfus mi aveva veramente distrutta.
-Non ti preoccupare so a chi chiedere.
 
 
Brancolavo nei meandri della scuola alla ricerca della mia preda. Sembrava essersi dissolto nel nulla, proprio quando avevo bisogno di lui. Ironia della sorte: lo avevo  avuto sotto il naso ogni qual volta che la sua presenza non era per niente desiderata, e ora che lo volevo lui non c’era.
Preferivo non chiedere a nessuno: meglio non farsi vedere con qualche diavolo che non appartenga alla corte. Non dovevo destare alcun sospetto, anche perché se Sulfus ce l’aveva con me, sarebbe stato meglio non fare niente che possa anche lontanamente solleticare la sua suscettibilità.
Dopo aver cercato a vuoto per molto tempo, decisi di rischiare, e avviai verso l’incubatorio. Forse accostandomi nelle vicinanze avrei potuto scovarlo. Mi sedetti a qualche passo dall’entrata, ma decisi di farlo in forma terrena, per precauzione. Forse avrebbero pensato che ero lì per qualche protetto.
Proprio come avevo previsto tutta la schiera degli amici di Sulfus mi sorpassò. Cercarono di non guardarmi, ma i miei occhi ne trovarono molte paia a fissarmi. Che ipocriti!
Proprio mentre mi davo per vinta, avvenne il miracolo.
-Guarda chi si vede.
-Già… Ho bisogno del tuo aiuto- gli risposi seria dritta al sodo, cercando di non dar a vedere ai mortali che parlavo col nulla. I suoi occhi scrutarono intanto con una certa intensità i miei, cercarono di scavare nella mia anima, di carpire i miei segreti. Forse era un qualcosa che riusciva molto bene ai diavoli, più degli angeli. Sicuramente: io per esempio non riuscì assolutamente a capire quel che passò nella sua testa mentre ponderava la sua risposta, ma in generale non capivo il suo comportamento nei miei confronti, non soltanto in quel momento, ma anche in alcuni passati.
-Se e solo se dirai la parolina magica- rispose sorridendo, immaginando quanto potesse costarmi supplicare un demone. Ma non importava: ero disposta a tutto. Inoltre non sembrava volermi chiedere nemmeno un centesimo.
-Per favore?
 
Mentre gli spiegavo le mie più che ottime intenzione, egli pianificava il mio accesso furtivo nella fortezza di Zolfanello. Immaginavo, già prima di chiederglielo, che era difficile anche per un Devil introdurre nel Palazzo Reale un angelo. Noi sempiterni ci sentiamo a naso: nel senso che non è difficile capire chi è che cosa. Anche se io avevo faticato il giorno del gran ballo a riconoscere Sulfus. A mia discolpa posso solo dire che ero già completamente affascinata, e la mia ragione aveva abbandonato la sua solita abitazione.
-Non sarà propriamente un gioco da ragazzi riuscire a entrare a Zolfanello ridotta come sei. Dovrai provvedere a cambiare look. E trovare un qualche profumo degno di un Devil, una qualche fragranza pungente, per niente delicata. Più il profumo sarà intenso più sarai camuffata. Come puoi ben immaginare a noi piacciono le cose forti, amiamo esagerare- affermò, facendo l’occhiolino, mentre continuava a squadrarmi.  
-Dovrai indossare qualcosa che un Angel non metterebbe mai, più avrai accessori strani più eviteranno di pensare che tu sia un angelo.
-Sì, ma come faccio a camuffare l’aureola e le ali?- gli chiesi timorosa.
Avevo veramente paura di essere scoperta. Per una come me non era mica normale infrangere delle regole. Tutto quel trasgredire mi stava dando alla testa, mi sentivo instabile sui miei piedi: non era un terreno che mi piaceva praticare, anche se ci stavo prendendo l’abitudine.
-Potresti applicare delle borchie sull’aureola, sarebbe strano ma accettabile. E sopra mettere un cappuccio. Mentre  le ali potresti tirarle dentro.
-Cosa? Si possono tirare dentro le ali? Io non l’ho mai fatto! Come si fa?- risposi sconvolta. Erano anni che utilizzavo le ali, a dire il vero dalla nascita, e nessuno mi aveva detto che era possibile ritirarle?
-E’ un’abitudine andata persa. Ora non si insegna più perché è ritenuto inutile, ma si può fare. Posso insegnarti: se sei capace di volare, sarai capace anche di ritirale. E’ semplicissimo.
-Mhhh… Ok, ma sei sicuro che il cappuccio e la mancanza di ali non destino alcun sospetto? Ad Angie-Town tutto questo puzzerebbe molto di diavolo- gli domandai ancora spiazzata.
-Non paragonarci a voi! Comunque i Devil lo fanno spesso, non preoccuparti. Pensa solo a vestirti decentemente: ossia voglio vedere un paio di tette e gambe sode, un rossetto e unghie rosso fuoco, calze a rete e tacchi alti, altissimi; un qualcosa che ipnotizzi completamente chiunque uomo che ti guardi: mi raccomando- concluse, mentre già “pregustavo” la vergogna che avrei provato.
 
-Coop non sono sicura di volermi far vedere così da tutti… Sono quasi sicura che da sotto il tessuto del vestito si intravedano i capezzoli…- mormorai impaurita al suo fianco, mentre ci avvicinavamo alla frontiera. Sentivo già tutti gli occhi su di me, e non mi piaceva per niente.
-Fa vedere?- pronunciò girandomi. Scrutò il balconcino di pizzo appositamente comprato per questo “evento”, e disse, con una faccia da bugiardo incallito: -non si vede niente, Raf. Non farti venire paranoie.
E io invece le paranoie me le facevo, e tanto anche. Sapevo che cercava di aiutarmi, ma non potei impedire i miei occhi di guardarlo male.
-Insomma, hai detto che eri pronta a tutto pur di arrivare a Sulfie, quindi muoviti, tocca a noi. Inoltre ti ricordo che è meglio che non ti fai toccare, non vorremmo infrangere il V.E.T.O. Dovrai stare attenta, credo che tenterai molti uomini… Cercherò di proteggerti da qualsiasi palpatina, ma non ti assicuro niente.
Le sue parole non mi aiutavano, né i miei piedi sembravano intenzionati a farlo, tremando su quei tacchi vertiginosi; fin quando realizzai che non era propriamente un comportamento da Devil. Feci quindi un grande respiro e incominciai a impersonare Lola, il demone meno demone di tutto l’universo, ossia Io. Dovevo ispirare paura, o qualcuno avrebbe davvero osato mettere le mani nella “marmellata”.
Incominciai quindi a camminare spavalda, e nessuno alla frontiera osò ostacolare il mio cammino. Anche per le strade, sebbene gli occhi erano costantemente puntati su di me, sentivo che la gente nutriva una sorta di rispetto. Difficile da capire per una che nella sua vita aveva evitato in tutti i modi di scoprire più del dovuto.
Arrivare al castello fu un gioco da ragazzi. Fu introdursi dentro che sembrava impossibile. Anche se sembravo una Devil, e Coop lo era veramente, non eravamo comunque invitati a entrare.
Ci appostammo così nei pressi del Palazzo, cercando di trovare un modo per addentrarci. Aspettammo veramente tanto tempo, finchè non lo vidi. Il signorino Sulfus, quel principe dei miei stivali nonché amore della mia vita, passò davanti a una grande finestra che affacciava direttamente nel piccolo boschetto, in cui io e Coop ci eravamo nascosti. Sembrava veramente in forma: camminava disinvolto indossando la sua bella giacca di pelle, che metteva sempre per andare in moto. Se i miei sospetti erano giusti sapevo benissimo dove si stava dirigendo e come arrivarci.
 
Punto di vista di Sulfus
 
Zolfanello City diveniva veramente una noia mortale nel periodo scolastico. Tutti i diavoli erano sulla Terra a divertirsi, mentre qui rimanevano solo i vecchi e quelli come me che si nascondevano.
Sì, ho scritto bene, mi stavo nascondendo, e sapete bene anche da chi. Volevo ritardare il più possibile il chiarimento con Raf. Dovevo far svanire il mio amore: bell’impresa.
Non potevo presentarmi da lei con il cuore infranto, e per giunta con la gratitudine che sentivo per avermi salvato la vita. Non dopo quel bacio. Quello che sarebbe dovuto esser mio, ma che non lo è stato. Sentivo ancora la gelosia bruciarmi nelle vene come un veleno.
Se l’avessi vista in questo stato, non so cosa sarebbe potuto accadere. Dopotutto non volevo ferirla, sarebbe stato come ferire me. Dovevo temprare i miei sentimenti, e non ci ero ancora riuscito.
Sapevo che aveva chiesto un po’ a tutti come stavo. Che si era data da fare per scoprire come me la passavo; ma ero stato intransigente. Nessuno avrebbe dovuto parlare, per nessun motivo al mondo. Il diavolo che era in me voleva punirla per questa reclusione forzata a cui mi costringeva indirettamente.
Così per passare il tempo decisi di farmi un bel giro sulla moto. Senza piangere. La gente ancora mi guardava male ogni volta che parlavo, o mi vedevano su una moto, ma cosa potevo farci? Era l’unica cosa che possedevo in grado di farmi stare bene. Il più delle volte.
Proprio come la mia piccolina, anche io sono stato rimesso in sesto. Forse non dalla stessa persona, ma erano dettagli. Non vedevo l’ora di sentire il vento opporsi al mio passaggio. Ero pronto a salire in sella quando una persona si parò davanti a me, facendomi trasalire, come mai in vita mia era successo.
-Che ci fai qui?!- domandai indignato, guardando le sue forme generose messe in mostra così gratuitamente. Non ero abituato a vederla in quel modo, e poi la sua mancanza aveva prodotto in me un certo effetto. Mi sentivo un drogato che dopo tanto tempo aveva di nuovo la possibilità di sballarsi.
-Cosa ci fai vestita in quel modo? Ti si vedono i capezzoli!-  continuai sconvolto, mentre lei non batteva ciglio. Solo un leggero rossore macchiava il suo incarnato chiaro, mentre io mi godevo la sua presenza come se fosse ossigeno.
-Se tutta Zolfanello ha visto i miei capezzoli è solo colpa tua! Codardo che non sei altro! Perché non sei a scuola?!- strillò infuriata, mentre continuavo a fissare ipnotizzato tutto quel ben di dio, che purtroppo dovevo aver condiviso con altri.
-Io? Che centro io se tu ti vesti come una poco di buono?
-E’ l’unica cosa da Devil che ho trovato nella fretta di venire qui, quindi sta zitto e spiegami perché non vuoi parlarmi- disse prendendo il mio mento con due dita, per far incontrare i nostri occhi. Penso che abbia notato anche lei quanto i miei erano bassi… così bassi…
Ma la cosa incredibile fu che nessuno dei due aveva ricevuto la tipica scossa del V.E.T.O. Straordinario!
-Vuoi che stia zitto o che parli?- le risposi mentre lei guardava le sue dita su di me. Probabilmente aveva pensato quel che avevo pensato anche io. Forse tutto sommato c’era ancora una speranza per noi due.
-Non è successo niente…- mormorò stupefatta appoggiando l’altro palmo sulla una mia guancia, accarezzandola lentamente, mentre le altre dita imitavano l’altra mano. Il suo tocco era piacevole su di me. Quante volte l’avevo anelato? E per la prima volta non sentii il bisogno di fingere, lasciai i miei sentimenti liberi di agire, sentendo quell’amore sistemarsi dentro di me inesorabilmente. Mentre le sue mani mi toccavano dolcemente il viso, io avvolsi le mie braccia attorno a lei, cercando quasi di inglobarla in me. Ne avevo bisogno.
Non so per quanto restammo in quella posizione, ma io avevo bisogno che lei rispondesse a una domanda cruciale.
-Raf… tu mi ami?
Lei non rispose, ma le sue labbra presero possesso delle mie. E le mute parole che scaturirono da quel bacio, valsero più di tutte le risposte che poteva darmi. Valse tutto il tormento di quel periodo, e il perdono che non volevo darle.
Non fu un bacio normale, fu uno scambio di anime, un dolce declino verso il piacere dei sensi e dello spirito, un qualcosa che mai avevo provato in vita mia.
-Ti amo, e non permetterò più a niente di separarci.
 
 
 
 
Salve a tutti! Chi non muore si rivede!
Eccomi qui dopo 3 anni, 7 mesi e 14 giorni. L’ultimo capito pubblicato risale al primo gennaio del 2011! Assurdo!
Quanto tempo: non oso immaginare come tutti quelli che seguivano questa fic siano cambiati, io di sicuro lo sono e tanto. Per esempio sono diplomata: ho iniziato questa fic che non ero nemmeno in terzo superiore, e ora sono una diplomata al liceo scientifico, uscita con 99. Vi prego non infierite sul 100-1 perché il mio ego è ancora risentito!
Rieccoci con questa storia: sinceramente non ricordo se questo capitolo originariamente doveva essere così, ma quando ho visto la recensione di chiaroveda6, scritta mentre ero in pieno fermento per gli esami  ho pensato che dovesse andare così. Ci sono state molte persone che hanno cercato di persuadermi a continuare in questi anni, tutte persone che ho voluto bene anche senza conoscerle, perché cercavano di spingermi a fare quel che più mi piace, ossia inventare. Ma il momento non era propizio: come ci insegna la Woolf in “Una stanza tutta per sé” una donna può scrivere se e solo se non è impegnata.
Spero che dopo tutto questo tempo (che avrà sicuramente cambiato i gusti di tutti coloro che leggevano questa fic) possa ancora piacervi.
Ringrazio con tutto il cuore: chiaroveda6, britinlove4ever9, MrsPayneIsHereBitches, gatta12, HermioneGrangerinMalfoy, dreamerlove, sabry1Dfan_official_, Elizabeth_Smile, HowtimeFlies, The BlackAngel, Zonami84, rafXsulfusXsempre, Ragazza in Fiamme, Scath_Cailin, AngelBleu, Cfrancy, Angel_e_Devil, maria95, Alessionix, kikka97, Moonless Mistress e, ma non ultima, lillixsana.
Inoltre so che avevo detto ad Alessionix che avrei ripreso a pubblicare senza farlo, mancando quindi le sue aspettative. Mi scuso profondamente: all’epoca ci ho provato seriamente, infatti avevo intrapreso un’opera di correzione, anche se non mi è riuscita bene. Comunque ora, dopo molto, ho pubblicato e spero che lo apprezzi, nonostante tutto. Scusa ancora.
Spero che ci sia una prossima, perché io non lo so.
P.S.: non ho più alcun beta quindi sarà pieno di errori, vi prego di segnalarmeli se potete e di essere clementi.

Con affetto Nimueh
 
 
   
 
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