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Autore: Gens    16/07/2014    3 recensioni
"Si sentiva in apnea. Un’apnea di bugie."
Niente è semplice: la vita non è semplice, la morte non è semplice, l'amore non è semplice.
Dal primo capitolo:
"Harry continuò a fissarlo e la prima cosa che lo colpì furono i suoi occhi: fu come se ci fosse cascato l'oceano seguito dal cielo dentro. Gli occhi brillavano di un azzurro cristallino, erano puri, quasi quanto il cuore del ragazzo. Risplendevano di una luce propria, come le gemme preziose e Harry pensò che fosse sbagliato metterli in mostra in quel modo. Ma poi mosse la testa, come se fosse assurdo pensare a quelle cose."
|| LARRY ||
Genere: Azione, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Different.




L'uomo era steso a terra, la gola tagliata fin quasi alla decapitazione. Il taglio intaccava le vertebre del collo e il sangue continuava a sgorgare nonostante l'uomo avesse perso anche l'ultimo brandello di anima che lo legava alla vita terrena. Il ragazzo si voltò, gli occhi neri colmi di rabbia, il coltello insanguinato in mano, una pistola nell'altra.
"Ti prego" mormorò il compagno dell'uomo che aveva appena ucciso.
Era steso per terra, intento a baciargli i piedi, nell'ultimo tentativo di salvarsi la vita. "Ho una famiglia, non vorrai privarla del loro padre".
Il ragazzo fece una smorfia, posò la pistola sulla tempia e, sotto un'ultima richiesta di pietà da parte dell'uomo, sparò.




“Ehi Lou, tutto bene?” la piccola Lottie aveva visto suo fratello Louis concentrato e immobile sul libro di biologia, ma piuttosto che studiare sembrava stesse facendo altro.
“Mh?” chiese Louis, sollevando appena gli occhi dal libro e guardando la sorella con aria interrogativa.
“Ti ho chiesto se va tutto bene – ripeté lei – è da tre secoli che stai fermo su quella pagina”.
Louis annuì appena, tornando subito ai suoi pensieri, fissando di nuovo lo sguardo sul libro.
Lottie si avvicinò al divano su cui suo fratello, a gambe incrociate, passava i pomeriggi quando doveva studiare. Si sedette accanto a lui e lo osservò, con le gambe che le penzolavano per la troppa altezza del divano.
“Sei sicuro?” continuò mentre osservava gli stivali che aveva ai piedi che oscillavano avanti e indietro.
Louis sollevò tutto il volto in direzione della piccola e le sorrise. “Sì Lottie, va tutto benissimo. Sto solo pensando ad un po’ di cose che mi distraggono dallo studio” spiegò Louis, accompagnando le parole con dei gesti delle mani.
“Sai che se c’è qualcosa puoi dirmelo, vero? È sempre stato così da quando siamo solo noi due” spiegò Lottie.
Il fratello maggiore restò sorpreso da quello che Lottie gli aveva detto, perché dicendolo, sembrava più grande di quel che era veramente. Osservò i suoi capelli biondissimi ricadere sulle spalle e gli occhi azzurri come i suoi che, attenti, aspettavano una risposta.
“Certo che lo so, Lottie” le sorrise, accarezzandole una guancia.
Louis chiuse i libri e lasciò tutto sul tavolino li vicino. Infilò le scarpe poste vicino al divano, prese il cappotto dall’appendiabiti e uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle.
 
 

 
A Zayn, Harry mancava.
Sentiva la sua assenza la mattina mentre aspettavano il suono della campanella.
Sentiva la sua assenza quando a pranzo non prendeva più il posto per lui.
Sentiva la sua assenza quando non riceveva più montagne di messaggi e chiamate.
Sentiva la sua assenza quando faceva una battuta e non c’era nessuno con cui battere il cinque.
Sentiva la sua assenza e basta.
Prese il telefono e mandò l’ennesimo messaggio.
 
Harry, scrivimi appena puoi.
 
Guardò lo schermo del suo cellulare, mentre il tempo scorreva e i rintocchi dei minuti che passavano erano scanditi dall’orologio vicino.
Niente, neanche questa volta.
Per quanto ancora sarebbe durata?
 
 

 
Era dicembre ormai e nei ragazzi di tutta la scuola era diffusa l’eccitazione dovuta alle vacanze così vicine. Potevano quasi sentire il profumo della libertà dalla finestra semiaperta, dai pomeriggi liberi che finalmente riuscivano a passare.
Potevano sentire la libertà in qualunque posto, in qualunque gesto.
Come sempre Zayn si diresse a scuola con Liam, attraversando le stesse strade di sempre.
Erano coperte di neve: un fitto composto di ghiaccio che ricopriva le strade, rendendo il paesaggio bianco a tal punto che gli edifici del medesimo colore, non si potessero distinguere a lunghe distanze.
Era l’ultima settimana di scuola, e dopo sarebbe stato un susseguirsi di feste e divertimenti per le tre settimane di vacanza. E Zayn davvero non vedeva l’ora, così come Liam e tutti i ragazzi della scuola.
Erano lì, come sempre, e presto tutto sarebbe finito; bisognava superare solo un altro paio di giorni e dopo l'unica parola che avrebbe riempito la mente dei ragazzi sarebbe stata: libertà.
 
 


Harry varcò il cancello come se non avesse mai smesso di farlo in quei mesi.
Un’aura nera lo circondava tutto. Sembrava che con il suo arrivo anche il sole avesse smesso di brillare come prima.
Continuò dritto per la sua strada, con gli occhi fissi su un punto lontano, per nessuno in particolare.
Era Gennaio, le vacanze natalizie erano finite, tutti erano tornati a scuola. Anche Harry.
Zayn ricevette una gomitata da Liam e quando si voltò per vedere a cosa il ragazzo si riferiva, quasi urlò.
Si diresse subito verso suo cugino. Stentava a crederci che fosse lì, di nuovo, dopo tanto tempo.
“Harry!” lo chiamò, parandosi di fronte a lui.
Lo abbracciò, stringendolo appena. Ma Harry non ricambiò.
Zayn sentì qualcosa di diverso in lui. Harry aveva sviluppato i muscoli ed era cresciuto tanto. I suoi capelli non erano più ricci e lunghi: erano stati tagliati e portati verso l’alto.
Un paio di lenti scure coprivano i suoi occhi e Zayn ci avrebbe giurato: se mai Harry avesse tolto quegli occhiali, anche i suoi occhi verdi smeraldo sarebbero stati diversi.
Zayn si staccò, imbarazzato soprattutto dal fatto che Harry non avesse ricambiato.
Tossì rumorosamente e gli chiese: “Dove sei stato?”.
Harry, che non aveva staccato il suo sguardo dal punto fisso, spostò il volto in direzione di Zayn, continuando a guardarlo attraverso le lenti scurissime.
Ma Harry non si soffermò tanto e scansando Zayn, continuò il suo cammino verso la scuola. Il moro rimase allibito, immobile. Non riusciva a capire che diavolo stesse succedendo.
Aveva forse sbagliato persona?
“Che diavolo è successo ad Harry?” chiese Liam, che l’aveva raggiunto non appena suo cugino l’aveva lasciato solo senza nessuna risposta.
Anche lui aveva cercato di salutarlo, ma Harry non l'aveva degnato di uno sguardo.
“Non lo so, Liam, però dobbiamo scoprirlo”.
Liam si voltò e guardò Zayn negli occhi, che non erano altro che uno specchio di emozioni:  incredulità, imbarazzo, confusione, ansia e… paura. Zayn aveva paura.
Cosa era successo ad Harry?
 


 
La scuola era ricominciata da poco e Louis non ne poteva già più.
Il martedì mattina arrivò in ritardo, un ritardo che lo portò a ritardare tutto in quella giornata.
Si diresse in fretta e furia nell’aula di biologia e appena mise piede nell’aula, quasi gli venne un colpo.
Harry Styles era seduto nel posto che lui stesso aveva occupato la prima volta che erano stati compagni di banco.
Harry Styles, il ragazzo che Louis non vedeva da mesi, era seduto lì.
“Signor Tomlinson, pensa di restare lì a lungo ad aspettare il Creatore?” chiese il professor Minus, che guardava l’alunno fermo sulla porta.
A Louis sembrò di ritornare indietro nel tempo a quel giorno di tanti mesi fa.

“Signor Tomlinson, pensa di restare lì a lungo? Si sieda, per favore, così cominciamo la lezione” disse il professore, guardandolo e con la mano destra indicando il posto vuoto vicino ad Harry.
Louis si mosse mentre alcune persone ridacchiavano del suo comportamento così buffo. Posò i libri sul tavolo e si sedette.

“Hai tentato di evitarmi, ma non ci sei riuscito”.

Una sola frase bastò a catturare l’attenzione di Harry, che sollevò lo sguardo dai suoi fogli e, con ancora gli occhiali da sole, fissò Louis.
Harry tolse gli occhiali e Louis si aspettava di rivedere gli occhi verdi luminosi di sempre, ma tutto quello che vide furono degli occhi verdi scuro, annebbiati, ombrosi, e in qualche modo violenti.
Harry distolse lo sguardo.
Louis annuì e si andò a sedere, con il pensiero rivolto ancora a quegli occhi così diversi, occhi che non poteva aspettarsi.
Attese che Harry gli dicesse qualcosa, qualsiasi cosa. Insomma, non si erano parlati per mesi e nonostante non fossero amici, erano per lo meno conoscenti e due parole scambiate non avrebbero ucciso nessuno.
Ma Harry non sembrava interessato a Louis, non più da quando Louis aveva varcato la soglia dell’aula.
Così Louis prese l’iniziativa. “Chi non è ancora morto, si rivede”











Non ci sono parole per chiedere scusa, e non mi aspetto che mi scusiate.
Mi sento orribile, sono quattro mesi, se non erro, che non aggiorno. Non mi aspetto che qualcuno stia ancora seguendo la storia, eppure ci spero tanto.
Non so com'è questo capitolo, secondo me fa schifo, ma ho bisogno di tempo per rientrare in questa realtà che tanto mi piace e di cui vi parlerò di nuovo, ve lo prometto.
Come potete vedere non è domenica, ma non importa. Spero sul serio che leggerete il capitolo, che vi piacerà anche un minimo, che mi lascerete un parere.
Io, nel frattempo, vi dico che ho anche cominciato una nuova fanfiction che si chiama 04:46, che non è una storia Larry, ma se volete leggerla e magari dirmi che fa schifo (potrebbe anche far schifo, chissà), vi ringrazierei comunque.
Mi scuso ancora, ancora e ancora.
Ci rivediamo presto, spero. :)

 
  
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