Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: GottaBeLou    17/07/2014    4 recensioni
"Mentre Kogoro sbraitava, il piccolo Conan non emetteva un suono, sembrava quasi non respirasse. Sentiva un enorme peso sul cuore guardando il viso della ragazza. I paramedici avevano chiesto più volte al bambino di rimanere sul posto ma lui non aveva ceduto. Era solo colpa sua se Ran si trovava in quella situazione, colpa sua e di nessun altro, la sua vita era appesa a un filo e se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato."
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
cap 11
And there's no such thing as a beautiful goodbye
As an ordinary day I prayed for you a thousand times
It's never enough
No matter how many times I tried to tell to tell you this is love

If tomorrow never comes I want you to know right now that I
I'm gonna love you until the day I die
If tomorrow falls asleep can you hold me first
I'm gonna love you like it's the last night on earth

- Delta Goodrem, Last night on Earth


Tutto procedette secondo i piani e nessuno toccò Ran prima del previsto. Haibara e il professor Agasa avevano tenuto d’occhio casa Mouri per tutta la settimana cercando di farsi notare il meno possibile. Nel corso degli ultimi mesi avevano stilato una lista di possibili membri dell'Organizzazione che sotto copertura si erano avvicinati alla famiglia del Detective Dormiente e ai loro amici, ma alla fine i sospetti si erano rivelati infondati.
Un unico nome era rimasto in forse, o almeno fino a quella chiamata. Scoprire che quella persona fosse in realtà sotto copertura per la CIA, l'FBI o chissà quale altra agenzia - d’altronde al telefono avevano parlato di ‘amici americani’ - aveva lasciato senza parole sia Conan che Ai. Quante altre spie si nascondevano tra gli Uomini in Nero? Quante persone potevano avere la forza di accettare un incarico così pericoloso? 
Se non altro il giovane detective aveva potuto tirare un sospiro di sollievo dopo giorni e giorni passati a preoccuparsi per Ran, che tra l'incidente e il resto non aveva avuto esattamente una settimana tranquilla. Ora però la ragazza era davvero in pericolo e avevano una sola possibilità di salvarla. 

***

Per le vie della città il ragazzo camminava con le mani in tasca, ripassando mentalmente il piano. Il suo compito era tanto semplice quanto necessario.
Appena avvistò il museo trasse un respiro profondo ed entrò in una cabina telefonica, compose il numero e aspettò che qualcuno rispondesse.
“Sì?”
“Sono qui, possiamo procedere”
“La vedi?”
“Sì, è davanti all’entrata”
“Perfetto. Sii cauto, d’accordo? Non dare nell’occhio come tuo solito”
“Faccio quel che posso” disse, sarcastico.
“Sono serio, per una volta evita le tue scenate” borbottò. In tutta risposta l’altro rise e riagganciò.
Uscì dalla cabina telefonica che aveva già ripreso a nevicare. Rabbrividì. Odiava il freddo più di ogni altra cosa.
Guardò davanti a sé, in direzione della ragazza che giocherellava con una ciocca di capelli tenendo lo sguardo fisso a terra. Non aveva un ombrello ma non sembrava importarle. Probabilmente neanche si era accorta della neve, persa com’era nei suoi pensieri.
Vide una figura avanzare verso di lei. Era ancora piuttosto lontano quindi era impossibile riconoscere i suoi lineamenti ma quando questo si avvicinò a Ran per salutarla ebbe la conferma.
Si va in scena.
Quando i due si voltarono per entrare nel museo li seguì, sarebbe andato tutto per il meglio. O per lo meno, era quello che sperava.

***

Entrata nel museo, Ran si guardò intorno meravigliata. Le piaceva visitare luoghi del genere nonostante non lo facesse spesso. In ogni caso, dopo la partenza di Conan si era chiusa in casa e non aveva voluto saperne di uscire. Nonostante le mille proposte della madre e di Sonoko lei aveva preferito rimanere in camera sua, sembrava quasi avesse perso tutta l'energia che aveva in corpo, il che era inspiegabile, non aveva reagito in quel modo nemmeno dopo che Shinichi le aveva chiesto di dimenticarlo.
Ma poi le era arrivato un messaggio di Kohei, le chiedeva di accompagnarlo al Beika Museum per la mostra dedicata a Hokusai e a quel punto non era riuscita a rifiutare, forse sarebbe riuscita a pensare ad altro per qualche ora.
Si voltò verso l’amico, intento a leggere un volantino informativo.
“Stai bene?” chiese lui, spostando l'attenzione su di lei.
“Yup” rispose in fretta “mai stata meglio”
“Grazie, Kohei” disse poi in un soffio, senza nemmeno guardarlo.
“E di che?” Lei si strinse nelle spalle e senza dire altro si diresse verso una delle opere d'arte.
Mi spiace, Ran.

***

Nella sala monitor le guardie giacevano a terra esanimi, mentre due individui controllavano la situazione all’interno del museo comodamente seduti sulle poltrone girevoli. Alchermes non si era mai fidato di Shochu che alla fine si era dimostrato per quello che era, un traditore. Non che cambiasse molto le cose, in realtà. Aveva avuto un suo piano fin dall’inizio e tutto stava procedendo come programmato. Mancava solo qualcuno all’appello, ma sarebbe arrivato sicuramente a momenti. Non avrebbe mai lasciato andare la sua bella senza lottare.
Aveva passato mesi a raccogliere informazioni sul giovane investigatore privato di cui tutti parlavano, Shinichi Kudo, ma non aveva scoperto molto che potesse essergli d’aiuto nell’impresa.
Dal fascicolo compilato su di lui che aveva trovato in uno degli archivi del quartier generale risultava morto, ma più volte il suo nome era comparso nei giornali posteriori alla data del presunto decesso. Diverse persone avevano testimoniato di averlo visto risolvere casi dopo essere apparso dal nulla sulla scena del delitto. Era solo un ragazzino stupido, arrogante e vigliacco. Un classico.
Sarebbe stato facile metterlo fuori gioco, estremamente facile, anche se la sua vera preda non era lui. Certo che no. L’avrebbe solo usato come pedina per arrivare al vero obiettivo e a quel punto avrebbe potuto ottenere la sua vendetta.
Alchermes osservava le immagini muoversi sugli schermi in compagnia dell’unica persona all’interno dell’Organizzazione di cui si fidasse.
“Quanto credi che ci vorrà?” si sentì chiedere.
“Massimo venti minuti e siamo fuori di qui” borbottò, dopo aver osservato a lungo l’orologio che portava al polso. L’ultimo ricordo di un padre che non aveva mai conosciuto.
Era morto in un incendio alcune settimane prima che nascesse. Per anni aveva chiesto alla madre una spiegazione, ma nemmeno lei sembrava sapere molto. Per questo alla fine aveva deciso di indagare per conto suo.
Un paio di anni prima, mentre rovistava negli archivi di una biblioteca newyorkese alla ricerca di qualche informazione valida, aveva trovato un articolo dove compariva proprio il nome di suo padre. Il giornalista, un certo Sam Lawrence, riportava un’intervista fatta ad un investigatore privato che diceva di conoscere l’uomo. Il detective spiegava inoltre che in base ad alcuni particolari era piuttosto certo che l’incendio fosse di origine dolosa, al contrario di quanto aveva affermato la polizia. Dopo aver riletto l’articolo diverse volte, si convinse che forse quell’investigatore di cui non veniva fatto il nome poteva aver ragione.
Con il tempo era riuscito a scoprire che suo padre aveva indagato per anni su una misteriosa Organizzazione della quale si sapeva ben poco. Secondo la teoria più accreditata era stato proprio uno dei membri della stessa a far fuori suo padre e la moglie. Da diverso tempo era consapevole di essere nato da una relazione extraconiugale, quindi venire a sapere che l'uomo vivesse con un'altra donna - sua coniuge, appunto - non era stata esattamente una sorpresa.
Ma poi era arrivato ad un punto morto e qui aveva deciso di entrare a far parte dell'Organizzazione stessa. Solo così avrebbe potuto scoprire di più. 
Una volta trovato il nascondiglio sarebbe stato facile diventare uno di loro. D’altronde sua madre aveva recitato a Broadway per anni, quindi avrebbe semplicemente continuato la tradizione di famiglia. Più o meno.
Non ci era voluto molto poi per scoprire il responsabile - o meglio, la responsabile - dell’incendio e da lì aveva seguito il suo piano per filo e per segno. Kudo non era altro che l'ultimo pezzo da abbattere prima di arrivare a lei. Il detective liceale più famoso del Giappone ridotto a banale esca, che umiliazione.
“Hey” la voce del compagno riscosse Alchermes dai suoi pensieri “sono scomparsi dalla visuale”
“Che? Ci sono zone non coperte?”
“Così pare..” ammise preoccupato l’uomo, ma prima che l’altro potesse replicare, Shochu e la ragazzina riapparsero nei monitor. Era stata questione di un attimo. Avevano avuto la stessa reazione quando un ragazzo si era avvicinato ai due, ma anche in quel caso la scena non era durata più di un paio di secondi, quindi non potevano aver parlato.
Tirò un sospiro di sollievo e guardò di nuovo l’orologio. Quindici minuti. Tutto procedeva come da programma e di lì a poco sarebbe iniziato lo spettacolo.
“Andiamo” disse Alchermes al collega, quando la coppia si diresse verso l'uscita di sicurezza. Lì li aspettava una macchina scura che li avrebbe condotti nel punto prestabilito. 

***

Ran si ritrovò nell’oscurità più completa senza quasi rendersene conto, in un paio di secondi aveva visto svanire l’esagerata illuminazione della sala del museo, mentre una mano premeva sulla sua bocca, impedendole di parlare. Aveva anche entrambe le braccia bloccate. Come diavolo era finita in quella situazione?
“Mmh.. mmh” mugugnò, cercando di divincolarsi dalla presa dell’altro. 
“Shhh” si sentì dire all’orecchio.
Non poteva stare zitta, voleva urlare, chiedere aiuto a chiunque fosse disposto ad ascoltarla. Avrebbe potuto usare il karate per liberarsi, ma. Primo, era davvero troppo buio attorno a lei, sarebbe stato rischioso; secondo, sentiva ancora dolori dovuti all'incidente della settimana prima lungo tutta la colonna vertebrale e lo sterno, non sarebbe riuscita a fare molto.
Sentì una voce familiare nella testa: “Rilassati. Andrà tutto bene”, ma ci mise un attimo per capire che non si trattava di un pensiero. Le parole arrivavano dalla persona che le teneva la mano sulla bocca. Spalancò gli occhi e si voltò appena, come se così facendo potesse vederlo. Ma non le serviva vedere chi c’era con lei in quello stanzino, sala o corridoio che fosse, non più.
“Prometti di non urlare” sussurrò di nuovo l’altro.
“Mmh” cercò di dire lei, annuendo. 
Lo sentì sbuffare, per poi togliere la mano dalla sua faccia.
“Sei un idiota, Shinichi” borbottò, incrociando le braccia al petto “La prima volta non ti era bastata?”
“Se sapessi perché l’ho fatto non diresti così” rispose lui allontanandosi appena “E poi avevi promesso di stare zitta”
“Idiota. Idiota. Idiota. Idiota”
A dispetto delle parole, nel suo tono non c’era alcuna traccia di durezza, era felice che lui fosse lì con lei e, nonostante le mille domande che avrebbe voluto fare - Perché ci troviamo qui? Dov’è Kohei? Cosa diavolo sta succedendo? - non disse altro quando sentì mani del ragazzo sfiorare le sue. Ma durò un secondo.
“Ran, dovrai fare tutto ciò che ti dico, d’accordo?”
“Ma..”
“Per favore”
“Okay”
Shinichi sospirò, sollevato. Deglutì e lasciò che la sua mano destra andasse a cercare quella della ragazza. Quando la trovò la strinse, chiedendo all’amica di non lasciarlo per nessuna ragione. Disse anche di prepararsi a correre.
Ran avrebbe voluto replicare, ma rimase in silenzio, ripetendosi mentalmente che tutto presto sarebbe finito e che finchè lui fosse rimasto al suo fianco non le sarebbe successo niente.
Shinichi aprì la porta e i due si ritrovarono in un corridoio appena illuminato dalla luce proveniente da una porta aperta che dava sulla sala principale del museo. Ricordò di averla attraversata con Kohei solo una decina di minuti prima, ignorava cosa fosse successo dopo.
Entrati nella sala dell’esposizione, si fecero largo tra i visitatori cercando di non farsi notare troppo fino ad arrivare all’uscita principale.
“Dietro l’angolo ti aspetta mia madre” disse il ragazzo indicando con la testa una via poco distante “Ti spiegherà tutto lei”
“E tu dove vai?” chiese, forse troppo decisa.
“Lo saprai tra un attimo, ora dovresti andare”
Ran non disse altro, non tanto perché non volesse quanto perché l’amico approfittò di quell’attimo di distrazione per attirarla a sé e baciarla. Le bastò un secondo per perdere quel poco di lucidità che le era rimasto.
“Com’è che sembra che tu mi stia salutando per l’ultima volta?” chiese lei, appena lui si fu scostato.
Shinichi non rispose, si limitò a sorridere e ad invitare di nuovo la ragazza a raggiungere sua madre. Nemmeno lui avrebbe saputo rispondere, per quanto ne sapeva poteva anche essere così. 

------------------

Buonaseeera 

A chi sono mancata? (Nessuno, immagino, ma d'altronde non posso farci niente ugh)
Spero non vi siate dimenticati della mia storia, avrei davvero voluto aggiornare prima ma davvero non ho avuto nemmeno il tempo di respirare in queste ultime settimane.
Comunque ora ci siamo, no? La scorsa volta ho promesso che in questo capitolo ci sarebbe stata più azione ma tutti diciamo bugie (I've never told a lie and that makes me a liar.. no okay non c'entra). In realtà l'idea era quella, la scena del mseo doveva durare poco ma poi ho iniziato a descrivere vita morte e miracoli di Alchermes e la cosa mi è sfuggita un po' di mano oops
In ogni caso vedrete l'azione nel prossimo capitolo (parola di scout), dove tra l'atro scopriremo chi si nasconde dietro lo pseudonimo di Alchermes. L'identità del povero Shochu è invece già stata svelata, quanti di voi avevano sospettato di Kohei? Io no, mai. 
E il baldo giovine che compare all'inizio chi sarà mai? Beh non che ci sia molta scelta uh 
E niente, non so che altro dire, sarà perchè sto dormendo in piedi (capitemi, ormai ho una certa età) quindi in caso mi venisse in mente altro ve lo dirò nel prossimo capitolo, che spero di finire a breve.
Grazie mille a tutti coloro che seguono la storia, davvero. Vi mando un cuore virtuale♥
A presto, 
Gaia

ps. ancora devo decidere se chiudere la storia con il prossimo capitolo ed eventualmente scrivere una sorta di sequel 
(tanto per sistemare alcuni dettagli che non ho spiegato bene) oppure andare avanti ancora un po', brancolo nel buio ahaha

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: GottaBeLou