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Autore: Therainsmelody    17/07/2014    1 recensioni
Abby ha problemi con il padre che la tratta come una serva;
Cara vive una vita agiata ma è insoddisfatta di se;
Nicholas ha un terribile e oscuro passato;
Lucas non fa che preoccuparsi per gli altri;
Ethan cerca solo di salvare il fratello dalla loro disastrosa famiglia
e Alan di scoprire il segreto che suo padre gli tiene celato da anni.
Sarà una lettera a dare inizio a quella che verrà ricordata come
la più grande rivelazione di segreti a cui la piccola cittadina di Wahoo abbia mai assistito,
ma la verità arriva sempre con un prezzo.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 – Le regole del gioco

Devi imparare le regole del gioco.
E poi devi giocarci meglio di chiunque altro.

 
Pov Lucas
 
Abby e Nick ancora non si parlavano. Lui la evitava palesemente e lei non faceva nulla per impedirlo.
Aveva quello sguardo duro e affilato negli occhi rossi e gonfi di pianto; le labbra tirate e piene di segni di morsi; inoltre non faceva che spostare avanti e indietro il pendente della sua collana.
Conoscevo bene questi segni: Abby si sentiva in colpa ed evidentemente non era solo per il litigio con Nick, doveva esserci di più.
Ero riuscito a convincere Nicholas ad accompagnarmi a casa e avevo chiesto la stessa cosa ad Abby assicurando ad entrambi che Cara sarebbe tornata con l’altro.
Grazie al cielo Cara si era dimostrata meno sulle nuvole rispetto agli ultimi giorni e mi aveva dato manforte, senza di lei non sarei riuscito a combinare niente.
Abby era appena arrivata e non aveva intenzione di fermarsi più del necessario.
<< Forza! Che stiamo aspettando, Lucas? >>
Aspettiamo che tu e l’amore della tua vita vi chiariate una volta per tutte, che vi sposiate e che abbiate un manipolo di piccoli esserini pestiferi!
<< Che c’è Abby? E non dirmi che è solo per il litigio! Se fosse per quello avresti già chiarito, ti conosco. È senso di colpa quello che vedo? >>
Abby abbassò lo sguardo e smise di torturare il suo ciondolo. Rimase in silenzio per un po’.
Non vuole dirmi la verità!
Fu il mio primo pensiero, ma non era da Abby.
Noi due ci dicevamo tutto, da sempre e per sempre.
Non sa se le conviene dirmelo!
Sì, aveva decisamente più senso. Che accidenti aveva fatto allora? Non poteva essere così grave da non sapere se dirlo o meno al suo migliore amico.
<< Ecco io … >> Alzò lentamente gli occhi su di me, la vergogna che stilava in piccole lacrime sul suo volto arrossato. Restai pazientemente in attesa, sapevo che aveva bisogno del suo tempo.
<< Io ho baciato Alan. >> Lo buttò fuori tutto d’un fiato per paura che le parole potessero morirle di nuovo in bocca.
Rimasi zitto, per lo shock questa volta.
Non era da Abby.
Non lo era per niente.
<< Tu hai fatto cosa? >> Lei cominciò a singhiozzare, probabilmente non faceva altro da mercoledì pomeriggio.
<< Mi dispiace! Mi dispiace così tanto! Perdonami! >> Mi avvicinai di un altro passo e la strinsi tra le mie braccia.
Potrei tenerla stretta fino alla fine dei tempi se servisse a farla stare meglio.
<< Non è a me che devi chiedere perdono. >> Abby si ricompose. Prese un pacchetto di fazzoletti dalla borsa e ne usò uno per asciugarsi le lacrime e un altro per soffiarsi il naso.
<< Sì, lo so ma non riesco nemmeno a guardarlo in faccia. Sono una persona orribile! >> Ripensai al mio invito per Nicholas, come persona orribile non ero da meno.
<< A dire il vero sarei io a dovermi scusare con te: ho chiesto a Nick di fare il percorso di casa assieme e a Cara di mentire ad entrambi. >> La bocca di Abby si aprì un paio di volte senza che neanche una parola ne uscisse. Alla fine però mi spintonò con entrambe le mani per allontanarmi da lei.
<< Tu hai fatto cosa?! >> Non era arrabbiata, lo si capiva.
Era terrorizzata all’idea di dover camminare per più di quindici minuti con Nicholas.
<< Senti se vuoi lo chiamo e … >> Lasciai la frase a metà. Nicholas stava già  camminando verso di noi con Cara subito dietro ad impedirgli di tornare da dov’era arrivato.
Un’espressione sofferente gli si dipinse sul viso quando vide che con me c’era anche Abby.
I due ci raggiunsero.
Nessuno disse una parola e, sempre in silenzio, cominciammo a camminare verso casa.
Nella mia testa avevo provato almeno mille frasi diverse per rompere il giacchio ma dopo il discorso con Abby non mi sembrava più il caso.
Cara mi osservava perplessa, si aspettava che facessi qualcosa, che attuassi il mio malefico piano.
La verità era che non c’era più nessun piano.
Feci un lieve cenno di dissenso nella sua direzione, lei strinse un po’ gli occhi in uno sguardo indagatore ma non proferì parola.
Eravamo quasi giunti al punto in cui di solito ci separavamo e mi ero convinto definitivamente a lasciar perdere quando quattro uomini corpulenti ci bloccarono la strada. Erano apparsi letteralmente dal nulla, cogliendoci di sorpresa. Osservai quello sulla destra, il più vicino a me: aveva i capelli neri tagliati a spazzola; un enorme serpente nero che si avvolgeva a spirale tatuato sul braccio sinistro, lasciato scoperto dalla manica della maglietta arrotolata fin sul gomito e uno sguardo assassino negli occhi.
Fece scrocchiare le dita.
Mi voltai per cercare una via di fuga ma ormai ci avevano circondato.
Vidi lo sguardo spaventato di Abby e quello più deciso e calcolatore di Cara.
Nicholas a confronto sembrava tranquillo ma sapevo che non lo era per niente, nessuno di noi aveva mai fatto a botte sul serio se non si contavano quelle che Cara aveva propinato ad Ethan e un paio di risse alla stadio a cui aveva partecipato anche Nick.
Io ero uno a cui piacevano i libri di Jane Austen e i film d’amore drammatici, non ero fatto per il combattimento!
I quattro si avvicinarono un altro po’ e vidi un piccolo ghigno soddisfatto spuntare sul volto dell’uomo-serpente.
Dobbiamo tirarci fuori di qui e alla svelta!
<< Vi manda mio padre, vero? Cosa volete? >> Chiese Abby coraggiosamente.
Anche se aveva cercato di nasconderlo avevo sentito lo stesso la sua voce tremare.
<< Cosa vogliamo? Niente. >> Rispose ridendo l’uomo-serpente.
<< La vera domanda è cosa vuole suo padre signorina Sullivan, se l’è mai chiesto? >> Il volto di Abby sbiancò, evidentemente sapeva qualcosa che non ci aveva rivelato.
Qualcosa che le aveva detto suo padre.
L’uomo, probabilmente il capo del gruppo, rise di nuovo.
Un suono rozzo e sgradevole, sembrava di sentire un animale agonizzante mentre lanciava un ultimo grido disperato prima di morire.
<< Allora riferite a mio padre che non intendo cambiare le miei compagnie e che conoscere la storia di famiglia è un mio diritto. Ora lasciateci in pace! >>
Cambiare compagnie?
Capivo la parte sulla storia di famiglia, si riferiva a Chris, ma da quando a John noi non andavamo più bene?
Gli uomini si avvicinarono ancora e noi finimmo tutti spalla contro spalla, ora non riuscivo più a vedere nessuno dei miei amici.
<< Poverina! Pensi che siamo qui in veste di messaggeri? Tuo padre sa bene qual è la tua opinione ed è arrivato alla conclusione che tu non gli darai mai ascolto spontaneamente. Siamo qui per farti cambiare idea. >>
L’uomo fece un passo avanti pronto a colpire Abby con uno schiaffo o un pugno, non riuscivo a vederlo ma avevo capito le sue intenzioni.
Sentii Nicholas e Cara scattare nella direzione di Abby e mi voltai per aiutarli.
Nessuno di noi arrivò in tempo.
Ethan McKaine era saltato da un muro di recinzione precipitando proprio addosso all’uomo-serpente che, preso alla sprovvista, aveva perso l’equilibrio ed era caduto a terra. Ethan si sfilò lo zaino di scuola dalla schiena e lo usò per colpire l’uomo in testa facendolo svenire.
Gli altri tre non la presero molto bene.
Si avventarono su di noi: Ethan ne affrontò uno grande il doppio di lui, l’uomo cercava di colpirlo ma nessuno dei suoi pugni sembrava andare a segno mentre quelli del nostro tanto odiato compagno di scuola non mancavano mai il bersaglio.
Un altro se la prese con Cara.
Grande errore!
La mia migliore amica indossava il nuovo paio di stivaletti, che erano andati a sostituire quelli rotti, con un tacco di quasi diciotto centimetri così sottile che avrebbe potuto perforare il petto di quel tizio e ucciderlo.
Fortuna per lui che Cara non fosse così brutale, si limitò a colpirlo con un calcio ben assestato nelle parti basse che lo costrinsero ad inginocchiarsi dal dolore.
E mentre lui era lì a piagnucolare Cara gli assestò un altro calcio in testa e l’omone finì a fare compagnia al suo compare svenuto.
<< Questa è la Cara Williams che mi piace! >> Le urlò Ethan mentre continuava a combattere con l’uomo di prima. A quest’ultimo non sembrava andare molto bene, prevedevo che nel giro di qualche minuto sarebbe finito pure lui con gli altri.
Cara lo ignorò.
Ne restava solo uno.
Si mosse in direzione di  Abby ma io fui più veloce: l’afferrai per il polso trascinandola via e Nicholas si parò fra noi due e l’ultimo scagnozzo di John.
Strinsi Abby più forte tra le mie braccia, non volevo che facesse qualche sciocchezza delle sue mettendosi più in pericolo di quanto già non fosse.
L’avversario di Ethan cadde al suolo, sconfitto.
L’ultimo rimasto si fermò a fissarci, sembrava quasi spaventato da noi.
Ethan e Cara si erano spostati al fianco di Nicholas.
McKaine lo guardava con calma assoluta, come se stesse calcolando dove le ferite potessero farlo soffrire di più, mentre con la mano si asciugava una goccia di sangue dal labbro spaccato.
Allora almeno una volta sono riusciti ad assestargli un cazzotto!
Cara aveva un espressione truce, da vera guerriera, che avrebbe fatto scappare anche il più valoroso dei combattenti e Nick aveva già i pugni serrati pronti a scattare.
L’uomo face un paio di passi indietro incespicando prima di darsela a gambe il più velocemente possibile.
<< Non erano granché. Mi aspettavo di più da John. >> Cara era molto fiera di sé, lo si vedeva lontano un miglio!
<< È solo che non si aspettavano me e nemmeno che qualcuno di voi reagisse. Di sicuro non si aspettavano i tuoi tacchi vertiginosi! >> Ethan le rispose a tono con un leggero sorriso a fior di labbra.
Che diavolo sta succedendo tra quei due? Pensavo si odiassero!
<< Grazie Ethan, siamo in debito con te. >> Abby era stata gentilissima, come sempre del resto, ma notai una certa stanchezza nella sua voce.
<< Passavo di qui, mi sembravate abbastanza nei casini e si dà il caso che io di casini me ne intenda. Ora è meglio che vada, Jess mi aspetta, e fareste meglio a tornarvene a casa anche voi prima che quel tizio ritorni con i rinforzi. >> Ethan si voltò, prese la seconda traversa sulla destra e scomparve dalla nostra vista.
<< Penso che abbia ragione, torniamocene tutti a casa. >> Abby si rabbuiò improvvisamente.
<< Io non posso tornare a casa. Non dopo questo. >>
Che idiota! Certo che non può tornare a casa, c’è John lì!
<< Vieni a stare da me. Mia madre chiede sempre quando hai intenzione di venire a pranzo da noi e mia sorella Lisa è appena arrivata a casa, saranno contente di rivederti. >> Il sorriso rispuntò immediatamente sul suo volto illuminandolo come una piccola luna.
<< Lisa è a casa?! Allora mi sembra ovvio che vengo! >>
Mi girai, per illustrare la mia idea agli altri:
<< Domani dobbiamo incontrarci e decidere cosa fare, questa situazione non può andare avanti! >>
Sia Cara che Nicholas annuirono in silenzio e Abby mi strinse un po’ più forte.
<< Ci vediamo domani. >> Cara strinse Abby in un abbraccio prima di andarsene. Nick fece solo un lieve gesto con la mano, sempre meglio che niente.
Io e Abby ci incamminammo verso casa mia nel silenzio più totale. Non sapevo cosa dire per spezzare quella situazione ma non dovetti crucciarmi a lungo.
Abby parlò per prima.
<< Allora come vanno le cose a casa tua? Sai con tutta questa storia sulla mia famiglia, la zia di Nicholas, Chris e Alan non so più cosa sta succedendo a te o a Cara. >>
Sento il sorriso nascere da dentro, è una strana sensazione ma mi è sempre piaciuta.
Lo sento crescere nella mia pancia ed espandersi sempre di più fino a raggiungere la bocca così che tutti lo possano vedere.
<< Stiamo bene, niente amori segreti e strane minacce. >>
Abby mi strinse la mano mentre avanzavamo sulla strada principale.
<< E Batuffolo come sta? >> Chiese ridendo.
<< Sta molto bene anche lui. Pensa che l’altro giorno gli abbiamo comprato una ruota nuova, vedessi come corre ora! >>
Scoppiammo entrambi a ridere, il mio criceto non era mai stato un animale particolarmente sportivo.
Ero contento che io e Abby fossimo assieme a ridere come due idioti in mezzo alla strada, era come tornare indietro di un paio di mesi.
Purtroppo però il tempo non scorre mai indietro e sapevo che quel momento felice era solo una piccola luce in una grotta oscura. Eravamo appena stati attaccati da degli uomini che, per fortuna, non erano armati e non erano per niente pronti ad una risposta da parte nostra altrimenti ce la saremmo vista molto brutta.
Lo sapevamo entrambi ed eravamo terrorizzati solo all’idea di pensarci.
Arrivati sulla porta di casa mi misi a cercare le chiavi, a volte il mio zaino era peggio della borsa di una ragazza. Pieno di oggetti inutili che ti finivano in mano continuamente impedendoti di trovare quello che stavi realmente cercando.
Ci vollero dieci minuti ma alla fine riuscimmo ad entrare in casa.
<< Lucas, aspetta un attimo! Penso sia giusto chiamare Alan, dobbiamo avvertirlo, questa storia riguarda anche lui e suo padre. >>
Annuii con un cenno del capo e la vidi scendere in giardino, il telefono già in mano, mentre digitava il numero di Alan.

 
Pov Alan
 
Cercavo in tutti i modi di togliermela dalla testa ma l’immagine era sempre lì.
Avevo baciato Abby ed era stato fantastico, per un momento, poi lei era scappata via praticamente in lacrime.
Avrei dovuto immaginarlo che non avrebbe mai scelto me, non se poteva avere Nicholas.
Per tutto il giorno non mi era venuta a cercare e io avevo fatto altrettanto con lei.
Aveva bisogno di tempo prima di potermi rivolgere nuovamente la parola e aveva tutte le ragioni del mondo per non farlo mai più. Ero stato davvero imperdonabile.
Iniziava a fare veramente freddo, ficcai le mani in tasca e presi una strada diversa per arrivare a casa; non volevo passare davanti al cimitero, non m’importava se così avrei allungato il percorso.
Di punto in bianco il mio cellulare squillò facendomi sobbalzare.
Chi può essere? Non mi chiama mai nessuno!
<< Pronto? >>
<< Ciao Alan, sono Abby. >> Abby? Forse lei era già pronta a parlare di quello che era successo ma io no. Non avevo trovato neanche una frase di scuse adatta!
<< Ciao, senti se vuoi parlare di ieri io veramente non … >> Non riuscii nemmeno a finire la frase. Ci fu un lungo silenzio imbarazzante.
<< Non ho chiamato per quello, non parlerei mai di una cosa del genere al telefono. >>
<< Oh. >>
Ottima frase Alan! Di sicuro sembrerai più intelligente e comprensivo ora!
<< Ascolta, è importante! Mio padre ha mandato quattro uomini per minacciarci, non sembravano avere buone intenzioni ma non erano pronti ad una risposta. Ethan e Cara ne hanno stesi tre, il quarto è scappato. Tu e tuo padre state bene? John sa di quello che mi ha raccontato, sono preoccupata per voi. >>
Sentii il mio respiro farsi più veloce e il cuore martellare sempre più forte nel petto mentre iniziavo a correre.
<< Non sono ancora tornato a casa. Corro più veloce che posso. Ti richiamo io, grazie Abby e … scusa. >> Riattaccai.
Arrivato a casa varcai la soglia come una furia.
<< Papà! Ci sei? Stai bene? >> Urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
Ti prego rispondi! Ti prego rispondi!
<< Ma che cazzo Alan?! Perché stai urlando come un demente? >> Mio padre fece capolino dalla cucina con in mano una ciambella mezza mangiucchiata e un’espressione vagamente irritata sul volto.
<< Ha chiamato Abby. Dice che suo padre sa tutto e a mandato degli uomini per picchiare lei e i suoi amici ma se la sono cavata. Aveva paura che avesse mandato qualcuno anche qui. >>
L’irritazione scomparve dalla faccia di Chris, come se non fosse mai esistita, sostituita dalla determinazione e da una leggera nota di preoccupazione ad incupirgli l’azzurro degli occhi.
<< Se John sa tutto non abbiamo tempo da perdere, pagheremo per averlo sfidato, se non oggi domani. È un uomo metodico e paziente, se vuole vendetta l’avrà. >>
Il mio primo pensiero fu quello di correre da Abby, prenderla in braccio e fuggire il più lontano possibile da quella situazione.
Poi però pensai a mio padre e a tutte le persone a cui Abby teneva quasi più che a se stessa.
Non avremmo mai potuto andarcene senza di loro.
<< Cosa facciamo? >> Chris distolse lo sguardo, pensieroso, e dopo un attimo tornò a fissare gli occhi su di me.
<< Prima di tutto chiamali, tutti quelli coinvolti, e digli di venire qui domani mattina invece di andare a scuola. Digli anche di assicurarsi di non essere seguiti. >>
Non riuscivo a capire.
Avremmo dovuto fuggire, disperdere le nostre tracce, invece Chris voleva radunarci tutti in un unico posto!
Avendo passato una vita intera con mio padre pensavo di essere arrivato a conoscerlo meglio di chiunque altro e sapevo che non faceva mai nulla senza una ragione più che valida.
Sapevo anche che, se aspettavo pazientemente, me l’avrebbe rivelata.
<< C’è una parte della storia che ancora non vi ho raccontato. Credo si giunto il momento che voi scopriate tutta la verità. >>


Spazio Autrice

Ta-dah! Eccolo qui! Il capitolo 9 è arrivato!
Devo confessarvi che fin'ora è il capitolo meno riuscito (dal mio punto di vista, ora a voi i commenti!)

John è davvero un padre snaturato, come diavolo si fa a trattare una figlia così?!!

La frase all'inizio è di Albert Einstein (anche il buon vecchio Albert è finito tra le pagine di questa storia!).

Non ho molto altro da dire se non: commentate e fatemi sapere!
A presto (mi sembra di prendervi in giro a scriverlo ogni volta)!

P.S. Se vi va passate a leggere la mia nuova storia (è un prologo tanto corto e tanto carino) ----> Qui

 
   
 
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