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Autore: Kyl8    17/07/2014    1 recensioni
Come riuscire ad amare una donna? Questo e quello che vuole scoprire Piero facendosi aiutare dalla sua vicina di casa, Emma.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Emma e Piero rimasero svegli tutta la notte a parlare, lei che gli spiegava come doveva sentirsi e comportarsi un uomo innamorato e lui a sommergerla di domande e dubbi.
Quando Emma scese in libreria, Diego aveva già aperto da un pezzo e la guardò incuriosito sia per il ritardo inconsueto sia per le spaventose occhiaie che le contornavano il viso.
-Tesoro, che hai combinato questa notte? Devo dispiacermi o essere contento per te?-
-Ho solo tenuto compagnia ad un amico che aveva bisogno d’aiuto- rispose lei tra uno sbadiglio e un altro.
–Devo essere contento allora- disse Diego, guardandola con gli occhi avidi di particolari piccanti. Lei, sorridendo,  lo spostò da un lato per poter andare dietro il bancone –Giuro, abbiamo solo parlato. Ma puoi essere ugualmente contento per me perché sono stata davvero bene e sento di aver trovato un nuovo amico.- -No no no no no, questo non va affatto bene! Non devo essere contento, devo essere geloso!- disse, facendo ridere Emma di gusto.
 
Piero russava rumorosamente quando Emma bussò alla sua porta. Dovette bussare più e più volte, aumentando d’intensità, prima che lui si alzasse e andasse ad aprire. –Che faccia! Stavi dormendo? Alle 6 del pomeriggio? Sbrigati, lavati, vestiti e usciamo- -Come fai ad avere tutta questa energia? Questa notte non abbiamo dormito- -Sbrigati! Io ti preparo un caffè!- urlò la ragazza che si era già infilata in cucina e stava preparando la caffettiera.
Dopo una ventina di minuti erano a girovagare al centro, lei in jeans e maglietta e lui con un completo firmato e una camicia celeste con le sue iniziali incise sul taschino. Erano una coppia davvero strana. Emma si fermò al centro della piazza e cominciò a guardarsi intorno; i tavolini fuori dai bar e dai locali erano stracolmi di persone, ragazzini con gli zaini in spalla, cinesi con le macchine fotografiche e stormi di cinquantenni nordici guidati da stangone con una bandierina in aria affollavano l’area antistante la grande chiesa, uomini dell’est Europa e del nord Africa mostravano cappellini scoloriti e calamite made-in-china su banchetti scomposti.
Piero le si avvicinò cominciando anche lui a girare su se stesso ma con un’aria alquanto smarrita –Che stiamo facendo?- le chiese dopo poco –Osserva le ragazze che ci sono in piazza. Secondo te di quale potresti innamorarti?- Piero si guardò attorno attentamente, coprendosi gli occhi per ripararli dal sole che stava per abbassarsi sull’orizzonte, poi puntò il dito della mano ancora incerottata verso un gruppetto di ragazzine poco vestite e con dei tacchi vertiginosi sedute al tavolo di un locale molto chic e costoso. –Sicuramente mi porterei a letto una o due di loro- disse sorridendo. Emma gli diede una manata sul braccio alzato facendoglielo abbassare –Non ti ho chiesto chi vorresti portarti a letto. Siamo alle solite- Piero diede un altro sguardo veloce alla piazza e questa volta scelse una donna sulla trentina, seduta sulle scale della grande fontana, che stava riproducendo la facciata della chiesa con un carboncino su un blocchetto da disegno. –Bravo, questa mi piace. Sofisticata ma non troppo, con un’età vicina alla tua, probabilmente colta e pronta a dialoghi culturali. Prova ad attaccare bottone- disse Emma dandogli una leggera spinta sulla spalla. Piero si avvicinò circospetto, Emma lo vide sedersi accanto alla donna, parlarle, sorridere, poi sorrisero entrambi, vide la donna mostrargli i suoi disegni e sorridere ancora mentre poggiava una mano ben curata sul braccio di lui.
Una morsa strinse violentemente il cuore di Emma che si fece triste, ma ricacciò indietro le lacrime che stavano per inumidirle gli occhi. Si voltò per non avere più quella scena davanti e poco dopo sentì una mano cingerle la vita. Piero la avvicinò a se e la strinse, poi allontanandosi le disse sorridente –Si chiama Sara, mi ha dato il suo numero di telefono e domani sera usciamo…ehi, che hai? Ti senti male?- -No no, tutto bene. Sono davvero contenta per te- rispose Emma sforzandosi di sorridere ma non riuscendoci veramente.
 
L’indomani Emma era seduta sul suo divano, in pigiama, ancora con un pacco di patatine davanti, ancora con un film romantico in tv, ancora da sola. Accarezzò delicatamente la testa di Gipsy che le sonnecchiava accanto e guardò per la centesima volta il cellulare. Aveva detto a Piero di chiamarla quando la serata con Sara sarebbe finita ma lui ancora non si era fatto sentire. Dall’altra parte dello schermo Richard Gere e Julia Roberts si stavano facendo un bagno ma lei non li stava guardando, la sua mente era altrove immaginando i mille scenari possibili della serata tra Piero e Sara. Lui non se l’era portata a casa e non era nemmeno rientrato da solo perché non aveva sentito rumori provenire dall’appartamento accanto, ma era possibile che avessero deciso di concludere il tutto a casa di lei, o a casa di qualche amico di lei, o in un motel, o nei bagni di un locale, o in un vicoletto, o in macchina, o… Adesso basta! Si stava rovinando la sua bella serata patatine e film per colpa di un idiota in giacca e cravatta che si era accorto di lei per caso solo tre giorni prima e che la considerava al pari di un manualetto sull’amore da consultare e gettare via. Non ne valeva la pena perdere il sonno pensando ai suoi capelli arruffati che probabilmente in questo momento stavano ospitando le dita di un'altra donna, alla sua mano calda che solo due notti prima lei stava medicando, ai suoi occhi che… Ancora! Si alzò dal divano e cominciò a sistemare la cucina, sperando che questo l’avrebbe distratta ma di tanto in tanto si fermava stupendosi di essere così gelosa di un uomo così superficiale. Poi sorrise pensando al loro primo incontro, pensò che non era poi così superficiale e si ricordò perché quel giorno si era innamorata di lui.
Piero si era appena trasferito nell’appartamento accanto quando lo vide salire le scale con un batuffolo color caffè in mano. –Cos’è?- gli chiese incuriosita –Un cane, credo- rispose lui affidando la creaturina impaurita alle braccia della ragazza –Lo tenga lei, io non ho intenzione di avere animali puzzolenti a casa.- -Perché l’ha preso allora?- rispose Emma stizzita, pensando che il nuovo vicino avesse comprato un cucciolo per far colpo su qualche bella ragazza –Perché non potevo lasciare lo zingarello (o la zingarella che sia) tutto solo per strada, no? Ma visto che lei è tanto ospitale e sola- disse sottolineando la parola “sola”-non le dispiacerà avere la compagnia di un pulcioso amico- e sparì dietro la sua porta. Emma strinse Gipsy al petto per la prima volta e pensò che dentro quell’uomo all’apparenza arrogante e presuntuoso ci poteva essere qualcosa di buono.
   
 
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