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Autore: MetalheadLikeYou    20/07/2014    2 recensioni
Chi mai avrebbe voluto una bambina di nome "Inferno"?
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Con il passare del tempo io, Ville e Alexi diventammo dei buonissimi amici, tanto che ci soprannominarono il Trio.
Allu era più chiacchierone, ti scaldava il cuore e ti trascinava con se in tutto e per tutto, mentre Ville era quello più riflessivo e solitario.
.
Per quanto mi sforzassi di mostrare ed ostentare una forza e un menefreghismo che non possedevo, dentro di me soffrivo.
Stranamente, era come se Ville mi avesse portato via una parte del mio cuore.
***
In questa storia ci saranno anche altri personaggi di altre band finlandesi.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12



Fissai il cielo dal finestrino vicino al mio sedile 13 c.
Mi sentivo tremendamente sola e il mettere di nuovo una notevole distanza tra me e il poeta della torre mi rendeva triste, quasi vulnerabile e ciò mi impediva di ragionare lucidamente.
Mi strinsi nella mia felpa, continuando a vagare con lo sguardo alle nuvole che assumevano forme sempre nuove e diverse.
Il blu dell'oceano sotto di noi mi infondeva uno strano senso di inquietudine e non riuscivo a non pensare al fatto che tra massimo due ore avrei rivosto il mio ragazzo.

"Che farò?" - mi continuavo a chiedere senza sosta, credendo di trovare una risposta.

Come ci saremmo comportati?
Come ci saremmo salutati?
Freddamente o con amore?
Con gioia scaturita dal nostro essere insieme di nuovo o con sofferenza?
Le parole di Ville che accompagnate da melodie dolci e allo stesso tempo dirette, mi rendevano un bersaglio troppo semplice da colpire.

"When Love is a gun 
separating me from you"


Rabbrividii.
Era difficile non pensare.
Era tremendamente complicato non aver paura di veder crollare tutto ciò che avevamo costruito insieme.
Il mio pessimismo mi diceva che prima o poi sarebbe accaduto, ma l'idea che questo momento fosse arrivato mi faceva morire lentamente.
Mi sembrava di non aver lottato affatto.
E quasi schifata da me stessa per il mio egoismo, mi ripetevo che comunque al mio ritrorno avrei ritrovato ancora una volta Ville e le sue braccia pronte a tirarmi in salvo.

Il mio volo atterrò e dopo qualche secondo di smarrimento, decisi di alzarmi e prendere il mio piccolo troley dal portabagagli sopra la mia testa, camminando poi in fila indiana con gli altri turisti verso il portellone, dove due hostes ringraziavano sorridendo.
Uscita fuori, il freddo del Canada mi ricordò per un breve istante quello finlandese.
Camminai con gli altri turisti per qualche metro, salendo poi sul classico bus che ci avrebbe portati dalla pista fino all'imponente edificio dell'aeroporto.
La porta scorrevole si aprì al mio passaggio, facendomi entrare in un luogo caldo ma che con dove il brusio delle persone era davvero insopportabile.
Sopra la mia testa vi era il pannello con le indicazione degli arrivi e le relative piste, mentre esattamente davanti a me vi erano delle poltroncine sul quale trovai seduto Janne.
Un velo di delusione si posò sul mio cuore già troppo ferito.

"Hell ciao, come stai?" - mi domandò infondendomi un po della sua continua allegria.
"Janne, credo di star bene".
"Allu è andato un attimo a prendersi un caffè, vieni andiamo" - mi disse prendendomi il troley, sorrisi appena in modo tirato e lo seguii.

Sospirai.

"Lo vedi che ci sta? Stupida".

"Come è andato il volo?" - chiese il tastierista trascinandomi inevitabilmente via dai miei insulti mentali, lo fissai appena e alzai le spalle, rispondendo con un misero "tutto ok" e chiedendogli come fosse andato il live della sera prima.
Janne iniziò il suo solito elenco di aggettivi positivi, dialogando da solo.
Non che non volessi ascoltarlo anzi, mi interessava parlare con lui e con i ragazzi, ma la mia mente vagava troppo nei meandri oscuri delle mie domande stupide e decisamente inutili.
Senza badare troppo al ragazzo che continuava a parlare, mi fermai di botto, fissando un punto o meglio, una persona che aveva fatto esattamente la stessa cosa.
Alexi.
Lui.
Vestito con i suoi soliti pantaloni militari larghi e una felpa nera, di una o due taglie più grande, di cui aveva tirato un po su le maniche.
Spinta da una qualche forza maggiore e con un coraggio che non sapevo da dove fosse uscito, iniziai a correre, sfrecciando senza paura tra le persone che si lamentarono per la mia velocità.
Avevo bisogno di abbracciarlo.
Avevo bisogno di sentirmi sua e di sentire la sua pelle, il suo profumo e la sua voce.
Volevo le sue labbra e il suo corpo.
Il suo cervello e il suo cuore.
Volevo lui e nessun altro.
Lo vidi allargare le braccia, attendendo l'impatto con il mio corpo ed il mio cuore.
Ci saremmo fatti male.
Non mi importava.
Se dovevo morire, tanto valeva farlo nel modo migliore.

Gli saltai in braccio, rischiando di farlo cadere di schiena, ma fortunatamente non accadde.
Mi strinse le braccia attorno al corpo, infilando la testa nell'incavo del mio collo, respirando il mio profumo e accarezzandomi i capelli con energia.
Lo guardai, levandogli poi quei fastidiosi e orribili occhiali, perdendomi nel azzurro dei suoi occhi e lasciando che le nostre labbra si unissero di nuovo in un bacio colmo di amore, tristezza e allo stesso tempo gioia.
Si.
Sentimmo gli occhi di alcune persone su di noi, ma non mi importava.
Stavamo dando spettacolo e non mi importava nemmeno questo.
La risata di Janne ci riportò alla realtà, facendoci staccare e costringendomi a mettere i piedi  per terra.
Allu mi sorrise, tirandosi su il cappuccio della felpa per non essere riconosciuto più del dovuto, prendendomi poi per mano e baciandomi di nuovo ma con dolcezza.

"Ciao" - disse staccandosi da me - "Mi sei mancata".
"Anche tu" - ammisi cercando di fermare il mio cuore che sembrava avesse corso per ore e ore.

La fortuna volle che fuori all'aeroporto ad attendermi vi fossero anche gli altri ragazzi, compreso Roope che fumava e continuava a ripetere che finalmente Allu si sarebbe calmato grazie alla mia presenza.
Saggi, avevano deciso di venire con due macchine, in modo da lasciare me e il mio ragazzo da soli per il viaggio che avremmo dovuto fare fino all'hotel.
Rimasti soli, salimmo insieme nel macchinone nero che il loro manager aveva affittato solamente per noi.

"Sei stanca?" - domandò lui, girandosi verso di me mentre metteva in moto e abbassando la radio.
"No, ora sto bene".
"Quando ho detto che mi eri mancata, ero sincero".
"Anche io Allu, anche io...mi sei mancato come l'aria" - confessai arrossendo e suscitando in lui delle risate allegre.
"Se arrossisci ancora, significa che è tornato tutto come prima" - disse esultando e facendo il buffone come al suo solito - "Sai, mi sono chiesto come sarebbe andata...intendo rivederci qui, dopo quello che è successo".
"Me lo sono chiesta anche io, sembravo pazza, mi chiedevo come ti avrei salutato..".
"Ti amo" - mi disse prendendomi una mano e stringendola.

L'idea di riavvicinarci, passare tre giorni insieme e di rivederlo suonare sul palco prima della nostro ritorno a casa, mi rendeva molto felice.
Il capitolo Kristen l'avevamo chiuso.
Lui l'aveva chiuso definitivamente ed aveva gettato ogni più piccolo ricordo.
Era andato avanti finlamente.

Entrai nella stanza, lanciandomi come una bambina sul letto e ridendo divertita dai miei gesti che non si adattavano proprio ad una 29enne.
Alexi chiuse la porta e con mia sorpresa fece lo stesso.
Scoppiammo a ridere entrambi, abbracciandoci come due ragazzini alla loro prima cotta e rimanendo così per un tempo infinito.
La sera avrebbero suonato e lui forse per la prima volta era calmo.
Sorrideva beato e allegro.

"Questo è per te" - disse allngando la mano verso il comodino, porgendomi poi il solito pass per il backstage - "ci sarà prima un meet&great con i fans e poi suoneremo".
"A che ora dovete stare li?".
"Per le 4, abbiamo il soundcheck...".
"Andrà bene vedrai" - risposi prendendo una ciocca dei suoi lunghi capelli e attorcigliandola attorno alle mie dita, giocandoci e sorridendo da sola.
"Ora che ci sei tu si, andrà bene".
"Quanto hai rotto a quei poveracci?" - domandai seria.

Aveva sicuramente scocciato con le sue domande quei poveretti di Henkka e Janne, che per amor del prossimo lo stavano ad ascoltare e lo tiravano su di morale.
Conoscendo Roope e Jaska potevo immaginare le loro facce esasperate.

"Un po".
"Un po quanto?".
"Roope voleva uccidermi" - rispose alzando le spalle.
"Sei sempre il solito".
"E' che credevo fosse finita" - ammise, abbassando lo sguardo e sistemandosi meglio, poggiando la schiena contro la spalliera del letto mentre io mi giravo verso di lui, ritrovandoci uno difronte l'altra.
"Lo credevo anche io, ci siamo allontanati e ho paura che questo...".
"Non voglio chiudere con te, non voglio lasciarti, non voglio che questi due anni si trasformino in niente".

La sua mano sinistra si poggiò sulla mia guancia destra, accarezzandomi con gentilezza e sorridendo dolcemente.

"Non posso pensare ad un domani senza di te" - confessò rivelandomi i suoi sentimenti e le sue paure, abbassando poi il viso di nuovo.
"Non voglio vivere un domani senza noi" - conclusi, avvicinandomi a lui e baciandolo, annullando quella stupida ed inutile distanza, sentendo le sue labbra accogliermi con felicità.



Lo stadio era gigante.
Nonostante mi fossi abituata a vedere quelle enormi costruzioni, ancora mi emozionavo all'idea di vederlo suonare li dentro.
Sorrisi e mi sedetti davanti al palco, munita della mia solita macchina fotografica e immortalando i ragazzi mentre provavano le loro canzoni, mentre ridevano e mentre gesticolavano l'uno contro l'altro.
Sorrisi.
Mi stesi sentendo il terreno vibrare al suono del basso di Torso.

"Terra chiama Inferno, ci sei?".
Alzai il braccio, sollevando il pollice e ridendo come una cretina per il tono di voce usato da Jaska.
"Guarda che abbiamo finito!" - disse ancora.

Storsi il naso, lagnandomi per il fatto che dovevo alzarmi da li.
Seguii i cinque nel backstage fino alla stanza dove si sarebbe svolto il meet&great.
Sul lungo tavolo erano poste delle bottiglie di birra, che attirarono subito l'attenzione dei ragazzi.
Si sistemarono tutti nella loro postazione e dopo qualche minuto gli uomini della sicurezza li avvertirono dell'imminente arrivo dei fans più fortunati.
Arrivarono in massa, ridendo ed esultando tra di loro per l'emozione di vedere i loro idoli e avere le foto e gli autografi da mettere sicuramente in bella mostra a casa e per vantarsene poi con gli amici.
Sorrisi osservando un ragazzo che teneva per mano un bambino, di 7 o 8 anni, che indossava una magliettina con il nome del gruppo.
Erano davvero dolci.
Notai lo sguardo di Alexi intenerirsi e girarsi poi verso di me, sorridendo sornione e alzandosi dalla sedia, proprio come tutti gli altri.

"Abbiamo un baby fan" - commentò allegro Janne abbassandosi sulle gambe per arrivare all'altezza del bambino, che rideva felice come se avesse visto Babbo Natale.
"Si, mamma non voleva che lo portassi, ma lui ha scocciato tantissimo che alla fine, pur di farlo star zitto l'abbiamo accontentato".
"Il ragazzino ha capito tutto, come ti chiami?" - gli domandò Roope ridendo.
"Mi chiamo Phil" - rispose con quella vocina stridula classica dei bambini.
"Phil chi preferisci tra di noi?" - domandò inevitabilmente Alexi, beccandosi le occhiatacce   degli altri quattro musicisti e scatenando una risata generale da parte di tutti i presenti.

Scossi la testa, sospirando.
Non sarebbe cambiato mai.
Janne iniziò a indicarsi senza farsi vedere dal cantante, seguito poi dal bassista.
Roope e Jaska si diedero nello stesso momento una manata sulla fronte, scandalizzati dall'infantilità dei tre loro compagni.
Il bimbo si girò verso il fratello che alzò le spalle, trattenendo una risata.
I tre musicisti si misero l'uno affianco all'altro, facendo delle facce piuttosto buffe, forse per attirare su di se le attenzioni del piccolo, che li fissava incuriosito, grattandosi la testa.

"Il mio preferito è Janne" - disse poi, indicando il tastierista che si mise ad esultare come un pazzo come se stesse vedendo una partita di calcio.
"Tu sei il mio fan numero uno".
"Non che il solo!" - commentò Allu stizzito, tutti risero.
"Non essere geloso, tu i fans ce l'hai, lasciamente uno anche a me".

Passata questa piccola parentesi di allegria, i ragazzi tornarono a firmare gli auografi, per poi alzarsi di nuovo e accontentare quei 20 fans che avevano preso il biglietto speciale.
Sui loro visi era dipinta l'espressione più felice del mondo.
Sorridevano tutti ed avevano gli occhi lucidi per l'emozione.
Terminato ciò, ce ne andammo verso il palco, sentendo il boato degli urli dei tanti ragazzi la fuori, che chiamavano a gran voce il gruppo.
Mi girai verso di loro, vedendoli imbracciare gli strumenti e darsi la loro solita pacca di incoraggiamento.
Il primo a salire fu Jaska.
Le urla si alzarono potenti, continuando così anche per Henkka, Janne e Roope.
Allu mi baciò, stringendomi a se con fare possessivo e rendendomi incapace di pensare.

"Andrà alla grande" - disse allontanandosi da me.
"Come sempre" - risposi, vedendolo scomparire e sentendo i fans strillare e cantare con forza tutte le loro canzoni.

Lo guardai pensando a cosa avevo rischiato di perdere e mi diedi della stupida.
 






************
Sono tornata!!!
Come state? Io molto bene, ho scritto molto e ne sono felice.
Mentre rileggevo questo capitolo ho ascoltato a ripetizione "The funeral of Hearts" e mi sono commossa da sola.
Come sempre ringrazio chi commenta e chi segue in silenzio questa mia ff.
Grazie davvero di cuore.
Un bacione e buona domenica a tutti/e.
  
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