"Maybe one day i'll come back here,
maybe
one day i'll be able to love you like a should."
Tyler Ward - "Dashes"
Ci
ha pensato tutta la notte e forse, l’unica cosa che
potrebbe farla tornare sarebbe la gelosia. Perché lei lo
ama, ma non lo ha
chiamato e non lo farà neanche domani. Lei non ha scuse, ma
non pensa di aver
sbagliato.
E’ l’alba e uno spiraglio di sole gli illumina il
viso, ma avrebbe preferito la
pioggia. Il suo umore non è come quella bella giornata che
sta nascendo. Ha il
vuoto dentro e l’unica cosa che può riempirlo
è andata via ieri sera. Deve
tornare. Deve chiamare. Il suo telefono è silenzioso,
troppo, così tanto che
per un attimo gli è passata in mente l’idea che
fosse rotto, ma quando un
messaggio da parte di Jude lo ha destato dai suoi pensieri ha capito
che,
purtroppo, funzionava benissimo. Non gli avrebbe risposto. Non avrebbe
risposto
a nessuno, tranne a lei. Una promessa fatta durante la notte.
Indossa un paio di occhiali da sole, alza il cappuccio della felpa ed
esce da
quella casa troppo stretta per i suoi gusti.
Testa bassa e destinazione ignota.
Ascolta quello che lo circonda.
Risate di bambini che lui ama e che avrebbe voluto sentire ogni mattina
senza
alzarsi dal letto, donne che parlano di cose fatte e di sogni
incompiuti,
uccelli che spiccano il volo e il rumore del battito delle loro ali
sembra un
applauso a quella bellissima giornata di sole dopo la tempesta della
sera
prima. Sbuffa.
Il rumore di una penna fin troppo usata che scrive su un taccuino di
fortuna,
contente fogli di diversi tipi, alcuni anche usati. Odore di uova e
pancetta e
caffè appena fatto. Il motivo per cui così tanta
gente si presenta lì ogni
mattina. E’ odore di casa. Questo è quello che
pensa Alex ogni volta che un
cliente entra dalla porta con un sorriso sul viso. Prende
l’ordine, lo porta in
cucina, serve i piatti e il giro ricomincia. Abbastanza monotono si
potrebbe
dire, ma è pur sempre un lavoro, il lavoro da soldi e a lei
servono. E’ in
ritardo nel pagare Betty, la Baby-sitter di Cole e lei odia non
rispettare le
date e gli orari. Sarebbe anche un lavoro tranquillo il suo, se non
fosse per i
soliti uomini che ci provano spudoratamente con lei e che addobbano il
tutto
con commenti poco ortodossi. Quindi, ricapitolando, lavoro monotono,
clienti al
limite dell’eccitazione e un bambino da sfamare, ogni giorno.
Non proprio la
vita che volevi, vero? Tranquilla,
sei
giovane, hai una vita davanti, verrà il tempo anche per te.
Eppure quella mattina c’era qualcosa di diverso, qualcuno. Un
uomo seduto al
tavolo all’angolo da solo, ma ad Alex sembra che non abbia
idea neanche di cosa
ci faccia qui.
“Salve, desidera ordinare?”
Silenzio. Lui ha lo sguardo fisso. Ha il cappuccio e grandi occhiali da
sole,
ma qui a Los Angeles non è anomalo, anzi. Sembra pensieroso,
fin troppo. La
ragazza di schiarisce la gola e allora lui sembra notarla, la guarda e
si
toglie gli occhiali da sole scuotendo la
testa come ad intendere di non aver capito.
“Desidera qualcosa?”
“Oh. Giusto. Un caffè nero, lungo.”
Le rivolge un sorriso fin troppo forzato e lei lo nota. Ha lo sguardo
pensieroso, triste e in un momento si trova a pensare quanto sia
ingiusto
vederlo così, per poi rendersi conto di trovarsi di fronte
ad una persona che
non conosce.
Robert
neanche sapeva come fosse arrivato lì, voleva un
caffè ed eccolo, ad isolati da casa in un bar mai visto
prima. Dio, doveva
riprendersi, persino la cameriera si era accorta di quanto fosse
strano. Una
giovane cameriera, e bella. Troppo per lavorare in un posto del genere.
Solo
dopo alcuni secondo se la ritrova davanti gli occhi mentre gli porge il
caffè e
una tazza di latte.
“Grazie ma, avevo chiesto solamente il
caffè.”
“La vita è troppo bella per viverla solamente in
nero, non crede? Ogni tanto ci
vuole un po’ di bianco. Il latte lo offre la casa.”
Gli dice sfoggiando un bellissimo sorriso per capire in un secondo
momento che
quelle parole potevano riferirsi a sé stessa. Dai consigli
agli altri ma non a
te stessa? Sei seria, Alex?
Robert ricambia con un sorriso, questa volta sincero.
“Io sono Robert.”
Dice porgendole la mano.
“Alex.”
Gliela stringe e per un attimo pensa che abbia un sorriso perfetto, da
far
sciogliere.
“Lavori da tanto qui?”
“Da un mese, ma non so fino a quanto posso resistere, non
sono una persona che
sopporta ripetere sempre le stesse azioni ogni giorno della sua
vita.”
Dice alzando gli occhi al cielo e gli lascia scappare una piccola
risata.
“Hai bisogno anche tu di un po’ di
bianco?”
“Già.”
“Consola il fatto di non essere l’unico.”
Dice finendo l’ultimo sorso di latte macchiato, lascia il
soldi sul tavolo e se
ne va augurandole buona giornata.
Lunedì, vuol dire solamente una cosa agli occhi di Alex, il
suo lavoro
terminava dopo pranzo e poteva prendersi un po’ di tempo per
lei. Saluta tutti,
prende la sua borsa ed esce fuori, incomincia ad incamminarsi verso il
centro,
ma si blocca alla vista di qualcosa.
Robert sta tranquillamente fumando con la schiena contro il muro,
ancora il
cappuccio che gli copre la faccia e gli immancabili occhiali. Si volta
e la
vede. Potrebbe dirle che si trovava lì per caso, di nuovo, o
che stesse
solamente facendo un giro, ma la verità è che la
stava aspettando. Tornare a
casa e passare tutta la giornata da solo non è
un’offerta così allettante,
vero?
Per non parlare del fatto che Alex, quella mattina, era stata il suo
unico
spiraglio di luce nonostante fuori ci fosse il sole. Le sorride.
“Hey.”
“Ciao.”
Gli risponde confusa pensando, però, che non esista sorriso
più bello. Butta la
sigaretta e la raggiunge con le mani in tasca.
“Volevo ringraziarti per quel poco di bianco che mi hai dato
ma che ha
eliminato la maggior parte del nero, per un po’…
Posso offrirti un gelato?”
Un appuntamento. Quell’uomo dalla faccia così
familiare l’ha appena invitata a
prendere un gelato. Betty sarebbe rimasta con Cole ancora per sei ore,
quindi il problema
più grande non
persiste. Ma lei? Diamine, è così arrugginita con
gli uomini. Non è mai uscita
con nessuno dopo il padre di Cole, il che equivale a… due
anni fa. Non per
colpa del bambino, né per i troppi impegni, ma per paura.
Paura di ritrovarsi
con le spalle al muro e il mondo addosso ancora una volta e a dover
uscire
dalle macerie da sola senza una mano che la trascini fuori di
lì. Ci era riuscita
una volta, ma è convinta che se fosse successo di nuovo non
avrebbe ottenuto lo
stesso risultato, anzi.
Alex, ti ha chiesto di prendere un gelato, non vi sposate domani.
Ah. Giusto.
“Va bene.”
Una cosa Alex ha capito durante quella breve passeggiata per arrivare
al parco
più vicino, il fatto di essere circondati entrambi da un
buio perpetuo, di
essersi sentiti sulla cima del mondo per un tempo relativamente lungo e
di
essersi ritrovati, da un momento all’altro, nel baratro
più totale. Circondati
da persone che amavano e che si sono rivelate distruttive e senza
sentimenti.
Parlarono per ore delle loro relazioni andate in briciole.
“Posso
perdonargli tutto, davvero.
Potrei passare sopra alle offese, alle mani alzate, alle urla. Potrei
passare
sopra alle notti passate in bianco, agli occhi sempre lucidi. Ma non
gli perdonerò
mai la paura di amare che mi ha trasmesso. Ora quando qualcuno mi
guarda negli
occhi e prova a baciarmi non riesco a non pensare che prima o poi se ne
andrà
proprio come ha fatto lui. Perché ho imparato che nessuno
resta se non ne vale
la pena, e io non sono il genere di ragazza per cui ne vale la pena.”
“Sai,
noi due,
io e Susan, eravamo follemente innamorati. Io di lei. Lei di lui. E la
prima
cosa che ho pensato quando l’ho vista lì, con lui,
ieri sera, è stata: Mio Dio,
ed ora come glielo dico al mio cuore?.”
Le dice guardandola ed alzando entrambe le sopracciglia.
“Evidentemente non siamo fatti per essere felici.”
“Già ma, una persona non può smettere
di amare un’ altra nel giro di una
settimana. Io non penso che lei si sia dimenticata di me, che non provi
più
nulla con tutto quello che abbiamo passato.”
Si togli occhiali e cappuccio. Stava iniziando decisamente a fare
caldo, ma lei
resta immobile mentre lo guarda con la bocca aperta.
Robert, posso ricordarti che sei uno degli attori più famosi
in tutto il mondo,
che non le hai detto il tuo nome per intero e che gli occhiali e il
cappuccio
ti hanno coperto la faccia per tutto questo tempo?
“Oh, ecco cosa mi sono dimenticato di dirti.”
“Come puoi dimenticare di essere Robert Downey Jr?”
Si passa una mano tra i capelli e le sorride.
“Mi capita quando mi sento a mio agio con una persona, quindi
ritieniti
fortunata.”
Lei alza le mani ridendo.
“Quindi, da quel che ho capito, vuoi farla
ingelosire?”
“Già, ma nessuno sa di questa
‘separazione’ e in questi casi non ci si
può
fidare di nessuno, sai com’è?”
“E allora perché me ne hai parlato
subito?”
“Te l’ho detto, mi sento a mio agio con
t…”
Rimane per un attimo con lo sguardo fisso, a riflettere.
No. Non starai pensando veramente a quello che credo? Vero?
Sì, okay, ha
bisogno di soldi, ma così la metterai in una situazione
più grande di lei. Sai
come possono essere i paparazzi alcune volte. Ovviamente non mi stai
ascoltando.
“..,Ho avuto un’idea.”
“Spara…”
“Tu hai un figlio da mantenere ed hai bisogno di soldi. Io ho
i soldi. Io ho
bisogno di una finta ragazza che si mostri insieme a me di fronte alle
telecamere, che faccia ingelosire Susan e che sappia mantenere la
sceneggiata.
Tu sei una ragazza e non hai l’aria di una che corre in giro
urlando cosa fa
Robert Downey Jr. Sbaglio?”
Sorride mentre ascolta l’ultima frase, ma poi si rende conto
della proposta.
Avrebbe avuto una vita assurda, paparazzi ovunque e domande continue
sulla sua
vita privata, ma avrebbe avuto così tanti soldi da poter
avere una vita normale
sia per lei che per Cole.
“Io… devo pensarci.”
Lui annuisce, prende il telefono della ragazza, che aveva lasciato sul
tavolo
in caso di una chiamata da parte di Betty, preme qualche pulsante e
glielo
porge.
“Hai il mio numero ora. Quando avrai preso una decisione
chiamami, okay?”
Si alza in piedi, le da una bacio sulla guancia per poi allontanarsi.
In che guaio si stava cacciando?