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Autore: Asia_Mofos    23/07/2014    2 recensioni
Mary-Elizabeth è una ragazza che è cresciuta in orfanotrofio, non sa niente della sua famiglia o di come sia arrivata lì. Il giorno del suo compleanno decide di scappare da quel posto orrendo e di vivere la proprio vita a Los Angeles, essendo la prima volta che esce dall'orfanotrofio si scontrerà con milioni di problemi. Incontrerà un ragazzo che le farà battere il cuore per il prima volta. Come andrà a finire? Se vi ho incuriosite almeno un pochino passate a leggere questa fanfiction.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Primo capitolo

Stava per succedere di nuovo. Era la terza volta, in una settimana, che venivo frustata. Era la punizione che si usava piu spesso nell'orfanotrofio. È normale? No. La Mummia (cosi la chiamano tutti) si passava con noncuranza la frusta fra le mani, si vedeva lontano chilometri che fremeva dalla voglia. La vecchia direttrice si stava incamminando verso di me, io tenevo ancora il piatto in mano e mi guardavo intorno spaventata. Avevo osato chiedere il bis in mensa, non l'avevo fatto apposta in realtà, non ero cosi scema da farmi frustare a caso. Era il nostro gioco, il gioco di noi orfani: pescavamo, da dentro un sacco, un filo di stoffa ciascuno. Chi prendeva il filo piu corto doveva far indispettire la Mummia. Ovviamente, con la sfortuna che mi perseguita, toccò a me tre giorni su cinque. Avevo la schiena coperta da fasciature da settimane oramai, ma fra due giorni è il mio compleanno quindi ho deciso che me ne andrò da lì. Non ho mai visto Los Angeles ma alcuni compagni mi raccontano come sia vivere la fuori, e io non sogno altro. SCIAK. Sento la Mummia che frusta il pavimento, lo faceva apposta per mettermi paura. Ancora non riesco a capire perché nessuno la denuncia, questo è maltrattamento di minori! Ma, adesso che ci penso, nessuno la denuncia perché non c'e nessuno che può farlo, nessuno di noi ragazzini ha dei genitori, siamo tutti orfani.
<< Signorina Knowls, appoggi il piatto sul tavolo alla sua destra per favore >>
Eccolo, stava per succedere, lo capivo dal suo modo di parlare. Usava quel tono irritante, lento e pesante solo quando stava per scoccare la frusta. Arrivarono delle bidelle e mi tolsero i vestiti, ero li davanti a tutti ed ero seminuda. Ma non era quello che mi dava fastidio, non era la mia intimità ad essere stata violata, ma il mio orgoglio. Le vecchiette mi guardarono e nei loro occhi vedevo.. Rammarico? Tristezza? Non lo so, non mi concentrai piu di tanto su questo,perché la prima frustata mi arrivò sulla schiena. Dallo spavento mi aggrappai al bancone ricoperto di cibo che avevo avanti, i miei compagno mi guardavano, ma nei loro occhi non leggevo alcuna emozione. Avevano semplicemente pietà, ognuno di noi, almeno una volta, ha assaggiato l'ira della Mummia. Un'altra frustata arrivò e, in quel momento, riuscì a concentrarmi solo alla sensazione di caldo che sentivo sulla schiena. Probabilmente era sangue. Mancavano solo due giorni e sarebbe finito tutto, avrei avuto una vita normale, con una casa normale e una famiglia normale. La terza e ultima frustata arrivò silenziosa e in quel momento fu tutto nero. Quando aprii gli occhi mi ritrovai nel mio letto, era caldo e accogliente. Accanto a me non c'era nessuno, ovviamente a nessuno importava di me, non avevo stretto amicizia con nessuno in questi 17 anni. Mi alzai dal letto e senti subito una scossa alla schiena, segno che le ferite erano ancora fresche. Andai nel bagno e, dopo essermi lavata, contemplai un pò la mia immagine allo specchio. Ero messa davvero male: due occhi verdi smeraldo mi fissavano scrupolosamente, i miei capelli corvini, essendo corti, puntavano verso l'alto, le lentiggini coprivano tutto il viso e le labbra tendevano sul violaceo. Sembravo quasi una ragazza, se non si notava che pesavo 4-5 chili in meno rispetto al peso forma, che avevo sbucciature e ferite ovunque e che le mie mani sembravano quelle di un lottatore di wrestling. Sospirai e, uscendo dal bagno, andai nella mensa per gustarmi quello schifo di colazione, mancava solo un giorno e sarei potuta uscire da li, mancava poco. Mentre scendevo le scale mi resi conto che non c'era un minimo rumore, non c'era nessuno nei paraggi e questa cosa mi inquietava alquanto. Agrottai la fronte sospettosa e, quando apri la porta della mensa, mi prese quasi un accidente. Erano tutti li. Bidelli, compagni, insegnanti e sopratutto La Mummia. Non capivo cosa stava succedendo, ma quando alzai gli occhi e lessi su uno striscione "Buon compleanno Mary-Elizabeth" mi resi conto che era il mio compleanno, avevo dormito per due giorni consecutivi. Non ci pensai due secondi e corsi subito nel dormitorio, avevo preparato la valigia da giorni e ora era il momento giusto per usarla. Non volevo essere scortese, quindi, dopo essermi messa qualcosa di decente addosso, andai a salutare tutte quelle persone in mensa. Rimasi scioccata quando notai che qualche professore stava piangendo, forse speravano che sarei rimasta con loro. I miei compagni non mi degnarono di uno sguardo, a loro non importava niente, però non salutai la Mummia, dopo tutto quello che mi aveva fatto sarei stata capace di sputarle in un occhio. Le passai accanto senza degnarla di uno sguardo e mi fermai davanti al portone, un altro passo e la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Solo che c'erano dei problemi che andavano risolti subito: Dove avrei dormito? Sospirai e iniziai a pensare a cosa avevo messo in valigia: qualche vestito bucato, mutande e calzini, spazzolino, dentifricio, libri e circa 1000 dollari. Non sapevo da dove fossero usciti, ma la Mummia mi disse che mi erano arrivati da qualcuno in regalo. Almeno avrei potuto affittare una casa. Mi guardai intorno per un'ultima volta e aprì il portone. Il sole mi accecò quasi subito, ma non m'importava. Respirai a pieni polmoni quell'aria sporca e rarefatta di Los Angeles, usci dal cancello e mi guardai intorno spaesata. Non sapevo da dove iniziare a cercare una casa e un lavoro, so perfettamente che non ci vogliono due secondi, ma non posso dormire per strada. Sospirai e iniziai a camminare a vuoto, magari prima o poi avrei trovato un Hotel oppure una casa in affitto. Los Angeles è davvero bella, i grattacieli sono altissimi, ci sono pub e ristoranti dappertutto e le persone non fanno caso a te quando gli passi accanto. Era perfetta nella sua imperfezione. Entrai nel primo Motel e mi diressi alla reseption, magari avevano una stanza libera.
<< Scusi! >> dissi alla reseptionist, questa mi guardò come se fossi un rospo schifoso e, masticando, mi disse
<< Che vuoi? >>
<< Avete una stanza per me? >> mi guardai intorno pensando che, se il costo per una notte era maggiore di 1000 dollari, sarei dovuta scappare prima che il mostro che avevo davanti mi mangiasse.
<< Mh mh, sono 150 dollari a notte. Quante notti? >> per la prima volta la guardai negli occhi e, sorridendole, le dissi
<< Una sola, senta.. Io avrei bisogno di un favore, sa se nei paraggi ci sono case in affitto? >>
<< Mh mh, cerco su internet. >> detto questo si mise a smanettare e neanche due minuti dopo mi passò un foglio con degli indirizzi.
<< Queste sono le case piu belle in affitto, buona fortuna. Ora sgancia 150 dollari >> sorrido, ma non perché quella tipa inquietante mi ha aiutata. Ma perché domani mattina, probabilmente, avrò una casa tutta mia. La stanza che mi è stata assegnata è a dir poco orrida. Il letto è una brandina, il bagno perde acqua e, qualche volta, escono fuori degli scarafaggi dal cesso. Stupendo, ora mi restano solo 850 dollari per poter affittare casa, molto probabilmente verrò cacciata il secondo mese. Sospiro e butto la valigia in un angolo della stanza, chiudo la porta del bagno e mi siedo sul letto. Controllo l'orologio e noto che é ancora presto: 11.50. Mi alzo di botto e prendo il foglio con gli indirizzi e i numeri di telefono dei vari proprietari delle case, mi guardo intorno e prendo il telefono che trovo sul comodino. Compongo il numero del primo venditore
<< Pronto? >>
<< Pronto! Salve! Mi chiamo Mary Elizabeth, mi chiedevo se la casa che aveva messo in affitto fosse stata già presa >> incrociai le dita e aspettai che il tipo dall'altro lato del telefono mi rispondesse
. << Non ancora, è interessata?>>
<< Si, ma vorrei farle due domande: Quant'è l'affitto? Com'è la casa? >> sospirai e iniziai a tamburellare le dita sul comodino, come un tick nervoso.
<< Allora.. Al mese sono 1200 dollari... >> non gli ho dato neanche il tempo di finire che attaccai subito la cornetta. Fu cosi con altri 3 o 4 venditori, uno aveva solo una stanza, un'altro aveva il problema dei ragni, un'altro il prezzo era troppo alto e altri avevano già affittato. Me ne mancavano solo 2: digitai il numero del penultimo e aspettai che rispondesse.
<< Pronto? >>
<< Pronto! Salve, sono Mary Elizabeth, volevo sapere se per caso lei aveva già affittato casa .. >> guardai l'orologio, erano le 13,20.
<< No, perché? >>
<< Sono interessata, volevo sapere il prezzo e com'era fatta >> ripensai a quello che avevo detto e optai per aggiungere
<< Per favore >>non volevo sembrare troppo sgarbata.
<< Certo, sono 300 dollari al mese. La villa ha un giardino, 3 camere da letto, una cucina, 2 bagni, un soggiorno e un balcone. >> Rimasi scioccata, aveva tutte quelle stanze e costava cosi poco.. Qualcosa mi puzzava..
<< Se è cosi spaziosa come mai sta a soli 300 dollari al mese? >> non volevo sembrare invadente,ma non volevo avere topi fra i piedi.
<< Diciamo che i vicini sono scorbutici, e la maggior parte sono vecchietti. Allora le interessa ?>> non ci pensai piu di tanto << si, possiamo darci appuntamento per vederla? >>
<< si, quando? >>
<< verso le.... >> guardai l'orologio << verso le 15? Le andrebbe bene? >> incrociai le dita speranzosa, volevo davvero avere una casa mia, poi se l'avessi presa subito mi sarei fatta ridare i 150 dollari e avrei dormito direttamente li.
<< Perfetto, l'indirizzo ce l'ha. Ci vediamo li. Arrivederci >> attaccò senza aspettare la mia risposta. Erano le 14.01, optai per uscire dal Motel e di pranzare fuori, poi avrei preso un taxi per andare e tornare. Sospirai e aprì la valigia, tirai fuori un paio di jeans scuri e una maglietta a maniche lunghe viola, non era uno dei miei colori preferiti, ma era l'unica maglietta decente che avevo. Per essere il 21 Ottobre faceva davvero freddo, dopo essermi vestita mi infilai il giubbotto verde militare che mi arrivava fino ai piedi e usci dalla mia stanza. Per il corridoio c'era un puzzo rivoltante, sapeva di fogna e di chiuso, allungai il passo è usci da quel posto. Lasciai la valigia sotto al letto e mi portai dietro solo il portafoglio e il biglietto con l'indirizzo della villa. Mi guardai intorno e allungai la mano per far fermare qualcuno. Si fermò davanti a me un ragazzo sulla ventina che portava un casco nero lucido, stava in equilibrio su una moto altrettanto nera e lucida, si tolse il casco e mi sorrise.
<< Serve una mano? >> era davvero un ragazzo carino. Portava i capelli castani all'indietro e i suoi occhietti verdi mi scrutavano divertiti.
<<< Si, sai dove si trova una pizzeria?>> abbozzai un sorriso, in effetti mi vergognavo un pò, ma cercai di far finta di niente.
<< Si, vedi questa strada? >> con il dito mi indica la fine della strada
<< alla fine della via c'e una pizzeria buonissima, ti accompagno ? >>> sorrise e mi porse il suo casco. Io, in risposta, mi passai una mano fra i capelli corti, portandomeli indietro. In effetti avevamo quasi lo stesso taglio di capelli.
<< Non so, mi hanno sempre detto che non devo salire in macchina con degli sconosciuti >> dissi alzando le spalle a mò di scusa.
<< Infatti questa è una moto! Insisto, è solo la fine della via, non l'altra parte di Los Angeles >> allungò ancora di più il braccio, immaginai che da un momento all'altro si sarebbe staccato.
<< ... Comunque piacere Elis >> presi il casco e gli strinsi la mano, lui ricambiò e mi sorrise. Aveva davvero un bel sorriso. << Josh.. Elis è il diminutivo di... >>> Misi il casco e notai che mi stava grande, questo Josh aveva la testa gigantesca, lo scrutai per bene. Non aveva la testa cosi grande, anzi... Aveva delle lentiggini accennate sul naso, davvero adorabile. Il gancio del casco fece click e montai sulla moto,dietro di lui.
<< Mary-Elizabeth >> appena misi il sedere sulla sella Josh partì, andò piano perché si rese conto che non mi reggevo da nessuna parte, non volevo aggrapparmi a lui. Però mi piaceva davvero la moto, avevo il vento nel capelli e tutto intorno a me andava veloce. Ma durò pochissimo, la pizzeria era troppo vicina. Scesi dalla moto e gli sorrisi. << Grazie per il passaggio >> stavo per andarmene ma..
<< Hey... Elis, hai ancora il casco! >> mi toccai la testa e la mano tastò qualcosa di duro, si avevo ancora il casco.
<< Oh giusto! Scusa.. Potresti.. >> darmi una mano! Non riesco a sfilarmi questo affare! << Certo >> si vedeva perfettamente che stava cercando di trattenersi per non ridermi in faccia. Mi avvicinai a lui con il viso per permettergli di togliermi il casco, e con un rapido gesto fece click. Mi sistemai velocemente i capelli per non averli spiattellati in testa e gli sorrisi.
<< Grazie eh, ci si vede >> Mi girai ed entrai nella pizzeria, guardai l'orologio ed erano le 14.45. Avevo solo 10 minuti per pranzare quindi ordinai una pizza margherita e me la ingurgitai in meno di 7 minuti, sospirai esasperata. Il tempo non voleva proprio passare! Mi alzai e, ringraziando, esco dalla pizzeria. Fermo con un gesto della mano il taxi che mi stava passando davanti, salgo in macchina e dico al conducente la via. Abbasso il finestrino e inizio a contemplare Los Angeles, la mia attenzione fu catturata da un parco giochi , allungai il collo per vedere meglio ma sentì un dolore forte alla schiena. Mi ero quasi dimenticata delle ferite, non avevo ancora cambiato le bende. Sospirai e bussai al finestrino che separava passeggiare e conduce te.
<< Scusi, quanto manca ? >>
<< Altri 10 minuti>> guardai l'orologio, erano le 15.05, ero in ritardo. Sospirai sperando che il venditore non se ne andasse prima del dovuto, desideravo davvero avere una casa per me. Oggi è il 21 Ottobre, è il mio compleanno e non l'ho ancora festeggiato, all'orfanotrofio non lo festeggiavamo mai, quindi non so bene cosa significa festeggiare un compleanno. Sbadigliai e appoggiai la testa sulla porta,la macchina si fermò bruscamente davanti a una villa enorme. Spalancai gli occhi sperando che quella casa fosse la mia.
<< Sono 50 dollari >>
<< Mhmh>> allungai una banconota da 50 e scesi velocemente dalla macchina. La villa aveva due piani e un enorme giardino, mi guardai intorno e quasi mi prese un colpo quando un uomo sulla quarantina mi si mise davanti al viso.
<< Lei è la signorina Knowls? >>
<< Si, lei è il venditore? >>
<< Si, iniziamo subito il giro turistico che ho da fare. >> apri il cancello di legno e mi fece cenno di seguirlo, il giardino era ben curato e c'erano fiori dappertutto. La casa era dipinta di bianco e di beige, le finestre erano tutte chiuse, da fuori sembrava un manicomio. Il tizio tirò fuori un mazzo di chiavi e apri la porta di casa, il salone era grande: c'erano due divani, una Tv, una libreria, un tavolo e delle scale a chiocciola. Per poco non mi prendeva un infarto, nella mente pensavo che quella casa era già mia.
<< Di qua c'e la cucina.. >> questa era piu piccola, ma a me bastava che ci fosse un frigorifero e un lavandino per lavare i piatti, ma non era cosi male, i mobili erano di legno antico. Passabile. Il tizio mi trascinò su per le scale, il corridoio era lungo e pieno di stanza chiuse. Quella al centro era il bagno, grande e bianco. C'era la vasca da bagno, buono. Le due stanze sulla destra erano vuote, non c'era molto da vedere, la parete era colorata di beige, non mi dispiaceva quel colore. Mi trasmetteva pace e serenità. L'altra stanza sulla sinistra era grande quasi quanto il salone, questa aveva già i mobili. Il letto era a due piazze e le coperte avevano uno strato di polvere alto quando me, accanto al letto c'era una finestra-porta che si apre su un balcone altrettanto grande. Nella stanza c'era una libreria e un comodino, per il resto era spoglia, ma va bene cosi. Le pareti sono bianche e sembrano state dipinte da poco.
<< Allora? >> il venditore mi guarda e alza le sopracciglia speranzoso.
<< La prendo, sono 300 il primo mese, giusto?>>
<< Si >> mi dice poco concentrato perché stava tirando fuori dalla borsa i documenti
<< firmi qui >> Presi la penna e firmai
<< Allora tenga, le do i primi due mesi >> gli passai 600 dollari e, cercando di non essere scortese, lo cacciai fuori di casa.
<< Ah! >> apri la porta e gli corsi incontro << le chiavi >> lui sorrise per la prima volta e me le diede.
<< Si é appena trasferita eh? >>
<< Già! >> abbozzai un sorriso e rientrai in casa, la mia nuova casa.







Angolo autrice:
Salve a tutti con questo nuovo capitolo, Josh è spuntato per due secondi. Ma prima o poi la nostra protagonista riuscirà a incontrarlo di nuovo. Nascerà l'amore fra loro oppure saranno solo amici? Chi lo sa? Io u.u
Ho faticato molto per trovare la foto che corrisponde alla descrizione della nostra protagonista, ma è proprio lei identica.


https://www.google.it/search?q=ragazza+capelli+corti+neri&newwindow=1&client=firefox-a&hs=aF5&rls=org.mozilla:it:official&channel=fflb&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=genOU_jnKOnS4QTuiYCoBw&ved=0CCEQsAQ#facrc=_&imgdii=_&imgrc=W5M2UJw5Y-OTGM%253A%3B8GWnXhlF-WS2GM%3Bhttp%253A%252F%252Fwondir.it%252Fwp-content%252Fuploads%252F2011%252F04%252Ftagli-capelli-corti2.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fforum.donnamoderna.com%252Fbellezza-capelli-f301%252Ftagli-per-capelli-corti-t1896101%252F%3B386%3B390

Comunque ringrazio la ragazza che mi ha recensito e spero che qualcun'altro mi recensisca prima o poi.
mi dispiace per gli errori vari ed eventuali, rimedierò subito, ho pubblicato la storia dal telefono, non è proprio il massimo Alla prossima settimana,
Asia_Mofos!
  
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