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Autore: Vals Fanwriter    24/07/2014    2 recensioni
Nagisa/Rei | Raccolta di OS | Fluff, Sentimentale
Dal primo capitolo: "Nagisa è sempre stato una ventata di allegria e novità nella sua vita, fin dal momento in cui, ostinatamente, si è messo a seguirlo ovunque, pur di convincerlo ad entrare nel suo stesso club di nuoto. Da allora, ci ha fatto quasi l’abitudine ai suoi modi. Continuano a sorprenderlo, ma costituiscono una costante senza la quale non riesce ad essere sereno, durante le sue giornate."
[1. Gli occhiali di Rei. #1 | 2. Lo scivolone. | 3. Ricordi dal passato. | 4. Il pinguino e la farfalla. | 5. Gli occhiali di Rei. #2]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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È Luglio ed io sto per addormentarmi sul libro che sto studiando e… Qual è la soluzione migliore per svegliarsi un po’? Ma scrivere fanfiction, è ovvio! Questa raccolta ormai è priva di qualsiasi senso, o pretesa – persino i titoli sono messi a cavolo –, è solo un ammasso di fluff per sfuggire da questo mondo grigio. (Allegria, Vals!) Però, ecco, avevo questo pallino in testa e ora mi son tolta il pensiero. Spero vi piaccia! ♥
 


 


 
Il sole picchiettava forte sull’acciottolato del parco e si rifletteva sulle foglie degli alberi, appena un po’ bagnate di rugiada, a causa della pioggerella estiva che era caduta quella notte, ma non dava segni di voler sparire tanto presto. Rei sedeva su un muretto basso, osservando attraverso le lenti suo fratello maggiore, che sfidava la superficie umida dello scivolo per mero divertimento; intanto dava qualche leccata composta ed educata al suo gelato alla fragola, concentrandosi sul sapore dolciastro e riflettendo su quanto sarebbe potuto durare ancora, senza sciogliersi a causa del sole. Voleva che non finisse tanto presto e voleva gustarselo a fondo, perciò si limitava a raccogliere il gelato che colava sui bordi del cono con una precisione e un tempismo perfetto.

‹‹Tesoro, finirai per sporcarti, se non ti sbrighi a mangiarlo›› lo incalzò sua madre, poco distante da lui, rischiando di distrarlo da quell’operazione così complicata, ma il bambino non perse concentrazione e continuò a rubare manciate di crema poco alla volta.

‹‹Non mi sporco, mamma, tranquilla›› disse Rei, tra un boccone e l’altro.

Quando l’immagine di suo fratello che risaliva lo scivolo al contrario iniziò a diventare monotona, il suo sguardo si spostò sulla casetta rosa a forma di cupola che, stranamente, quella mattina, non era affollata come la trovava di solito. Solo una bambina vi si era accostata. Era seduta a terra con le gambe rannicchiate al petto e il viso nascosto dalle ginocchia. Rei ebbe l’impressione che stesse piangendo, da quella distanza.

Leccò un altro po’ di gelato e poi domandò a sua madre se potesse avvicinarsi alla casetta a forma di cupola. La donna annuì, ma lo raccomandò di stare attento alle pozzanghere, così Rei si alzò ed avanzò verso quella bambina triste. Quando si fu avvicinato abbastanza, notò che le sue spalle tremavano appena.

“Sta davvero piangendo. Chissà come mai?”

Ogni tanto squittiva ed emetteva qualche singhiozzo, ma, ora che Rei le si era avvicinato, non aveva proprio idea di cosa dirle.

‹‹Ehi›› tentò, ‹‹perché piangi?››

La bambina emise qualche altro singhiozzo sommesso e poi sollevò la testa per verificare a chi appartenesse quella voce. Aveva dei capelli biondissimi e corti, notò Rei, ma sulla testa le spuntavano tre codine legate con degli elastici e nastri di diversi colori, che avrebbero potuto farla sembrare un piccolo alieno, se non fosse stato per il vestitino rosso, frastagliato con pizzi e merletti, che aveva indosso.

‹‹Io- io-››

Niente, non riuscì a mettere insieme una frase di senso compiuto, dato che ricominciò a piangere e singhiozzare quasi subito. Rei diede una leccata al suo gelato, dato che gli stava colando sulle dita – la bambina lo aveva distratto – e poi si abbassò sulle ginocchia per riuscire ad osservarla meglio in viso.

‹‹Dai, non piangere, bambina!››

Ma se possibile, a quelle parole, la sua voce e i suoi gemiti divennero più alti e squillanti. Forse era caduta e si era fatta male, pensò Rei, ma sembrava che non avesse ginocchia sbucciate o graffi, quindi non doveva essere quello. Rei aggrottò la fronte mentre rimuginava su quel mistero e stava quasi per prendere un altro boccone di gelato, quando gli venne un’idea.

‹‹Ehi, ti piace il gelato alla fragola?››

Il pianto della bambina diminuì appena un po’, in seguito a quella domanda, nonostante fosse ancora scossa da qualche singhiozzo.

‹‹S- sì›› mormorò, mentre un’altra lacrima le scendeva lungo la guancia.

‹‹Allora, tieni, te lo regalo›› decretò Rei, allungandole il gelato mezzo sciolto. Sua mamma gli diceva sempre che bisognava essere generosi e gentili con le femmine, e quella bambina non riusciva a smettere di piangere, magari così si sarebbe sentita meglio.

I suoi occhi infatti si illuminarono all’improvviso ed un piccolo sorriso le piegò le labbra.

‹‹G- grazie, la fragola è il mio gusto preferito›› gli rivelò, assaggiandone un po’ e sporcandosi di rosa la punta del naso. Rei si sentì appena un po’ più soddisfatto, a seguito di quella scoperta.

‹‹Davvero? Anche il mio!›› esclamò, aprendosi in un sorriso solare.

La bambina non aveva la sua stessa eleganza e precisione nel mangiare il gelato – in due minuti ne aveva divorato metà – ma per lo meno adesso aveva smesso di piangere.

‹‹Ti sei sporcata il naso!››

Rei le aveva fatto dimenticare il motivo per cui era triste ed era riuscito persino a strapparle una risata, quella mattina.
 


 
*
 


 
‹‹Nagisa-kun, hai il naso sporco di gelato alla fragola.››

Nagisa sollevò lo sguardo dalla prelibatezza che stava letteralmente trangugiando ed osservò il compagno dal basso del suo metro e sessantacinque, con i suoi occhioni da cucciolo e le guance appena un po’ spruzzate di rosso.

‹‹Dove? Rei-chan, dove?››

Rei scosse la testa e sbuffò una risata sommessa, mentre estraeva un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni.

‹‹Sulla punta del naso, scemo. Possibile che tu finisca sempre con lo sporcarti come un bambino? Non è per nulla bello, Nagisa-kun.››

Gli strofinò il fazzoletto sulla punta del naso e Nagisa finì col chiudere gli occhi.

Bugia. Lui era adorabilmente bello anche in quelle condizioni.

‹‹Rei-chan, così mi farai diventare il naso rosso!››

Si ritrovò a sorridere e a guardarlo incantato, dinanzi alle sue lamentele, ma intanto una strana sensazione gli si stava attaccando addosso: un ricordo vago che riaffiorava dal passato.

‹‹Che c’è, Rei-chan? Ti sei incantato?›› domandò Nagisa – il naso gli si era arrossato per davvero, ma non sembrò curarsene più di tanto.

Rei cercò di sovrapporre le due immagini che aveva in mente, quella della bambina con le codine da alieno e quella di Nagisa che, al momento, lo scrutava curioso, e non c’era dubbio: combaciavano.

‹‹Non è nulla, sta’ tranquillo. Piuttosto, ti andrebbe di raccontarmi di nuovo degli scherzi che si divertivano a farti le tue sorelle, quando eri piccolo?››

Le guance improvvisamente gonfie e lo sguardo indispettito del ragazzino preannunciavano un racconto veramente lungo.
 




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Paginetta di Vals.
   
 
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