Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: BlackSwan Whites    24/07/2014    7 recensioni
STORIA AD OC (ISCRIZIONI CHIUSE!)
Il mondo ha già conosciuto due grandi ere della pirateria; i sogni e le speranze di tanti uomini sono naufragati per sempre, mentre altri sono riusciti a realizzare le loro ambizioni.
Nella terza grande era della pirateria, spinta da una volontà d'acciaio, una ragazza decide di imbarcarsi per solcare i mari assieme ad altri che, come lei, hanno un sogno e degli ideali che difenderanno a costo della vita. E voi, siete pronti a seguirla?
Una ciurma, tante persone, ma una sola, grande avventura.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

UNA GRANDE AVVENTURA



Capitolo 1: Nuovi incontri (prima parte)

Erano passati un paio di giorni dalla partenza di Iris e Diana dallo sperduto isolotto su cui si erano incontrate.
Finalmente, dopo una navigazione non eccessivamente lunga ma nemmeno breve (contando le dimensioni della loro imbarcazione), erano riuscite ad avvistare nuovamente la terraferma.
Per la precisione, si trattava di Shike, un’isola abbastanza piccola, ma che grazie alla sua posizione al centro di una fitta rete di vie marine era molto frequentata, soprattutto da mercanti che vi si fermavano per rifocillarsi e rilassarsi prima di riprendere i loro viaggi d’affari.
L’isola Shike era rinomata per la sua atmosfera raccolta e pacifica. Non appena l’avevano scorta in lontananza, le due ragazze si erano sentite pervase da una sensazione di grandissima tranquillità, che era andata crescendo man mano che si avvicinavano alla costa.
Il profilo della terra era scandito da una serie di colline tondeggianti, che davano al paesaggio una dolcezza particolare e un aspetto quasi morbido; sui pendii si potevano scorgere greggi di pecore candide, intente a brucare pigramente l’erba verde che cresceva ovunque rigogliosa. Placidi torrenti cristallini scorrevano verso valle, andando infine a sfociare delicatamente nel mare, che lungo le spiagge aveva una tonalità stupenda di verde/azzurro; sotto la superficie si intravedevano banchi di pesci piluccare ciuffi di alghe multicolori. A parte il grande centro abitato dove si trovava il porto, il resto dei villaggi era costituito da poche case affiancate sulle colline.
Insomma, quell’isola era un luogo ameno, l’ideale per trovare un po’ di pace dalla dura vita di mare.
Ma Iris e Diana non erano lì per rilassarsi, o almeno, non solo per quello.
Una volta attraccato, avrebbero iniziato la ricerca di compagni per la loro ciurma.
Come si è detto, infatti, l’isola era un luogo di passaggio e, sebbene fosse perlopiù meta di commercianti, vi si poteva trovare gente di ogni sorta e impiego, compresi numerosi pirati e (di conseguenza) cacciatori di taglie.
Non avevano da preoccuparsi, però. Entrambe erano ben armate, come aveva fatto notare Diana, sogghignando e poggiando la mano sulla sua fida katana dal fodero finemente decorato a fiori di ibisco rossi; la teneva sempre con sé, legata in vita da una fascia bordeaux, pronta ad essere utilizzata.
Per quanto riguardava Iris, anche lei era ben fornita: la fascia grigio scuro che portava a tracolla e le passava dalla spalla sinistra al fianco destro, infatti, era in realtà una sorta di tasca che conteneva numerosi kunai, contenenti (tra i vari metalli con cui erano stati costruiti) anche agalmatolite; sul suo braccio destro, come sempre quando non era impegnato in qualche volo di ricognizione o di svago, appollaiato sulla polsiera c’era Kahir; pochi avrebbero avuto voglia di mettersi a discutere con una ragazza che girava con un falco pronto a cavarvi gli occhi a suon di becco (anche se in realtà era estremamente pacifico).
E se tutte queste armi non fossero bastate, entrambe le giovani avevano i poteri di un frutto del diavolo.
No, decisamente non sarebbero state avversari da sottovalutare in combattimento, anche se molti, vedendole come femmine (quindi considerandole più deboli per natura) e tenendo conto della loro giovane età (diciassette anni per Diana, diciotto per Iris), avrebbero sicuramente compiuto questo pericoloso errore.

 

Una volta giunte al porto dell’isola, le ragazze attraccarono e scesero a terra.
L’aria profumava delicatamente di salsedine, anche se si poteva percepire una nota di pesce dovuta alla vicinanza del mercato cittadino.
-Wow, quest’isola è semplicemente fantastica!- non poté trattenersi dall’esclamare Iris.
-Scommetto che troveremo molti disposti ad unirsi alla nostra ciurma, qua la gente sembra tutta così amichevole- aggiunse, guardandosi intorno con gli occhi verde acqua che brillavano dall’emozione.
Diana scosse impercettibilmente la testa, sorridendo.
Il suo capitano era una persona che andava in visibilio per decisamente poco.
Sperava solo che la gente non prendesse male le sue intenzioni; dopotutto, diventare pirati significava comunque accettare di essere fuorilegge, per quanto buone potessero essere le proprie intenzioni, quindi inimicarsi la Marina e guadagnarsi l’odio delle molte persone che ragionavano secondo lo schema pirata uguale brigante, ladro e assassino.
Difficile per quelli accettare che potessero esistere anche pirati buoni, come Iris appunto, o come quel ragazzo che pochi anni prima era diventato il nuovo Re dei Pirati, Monkey D. Rufy.
Quando la Marina lo aveva dichiarato nemico della società, da molte isole si erano levate accese proteste: a quanto pare, infatti, tutti quelli che avevano conosciuto lui e la sua ciurma li avevano descritti come persone stupende, che avevano offerto il loro aiuto per combattere le ingiustizie mentre loro e il Governo Mondiale stavano a  girarsi i pollici.
Fatto sta che Rufy e gli altri erano spariti nel nulla, facendo nascere varie dicerie sulla loro sorte: alcuni sostenevano che fossero stati catturati e imprigionati, altri che fossero morti facendo naufragio in mare, altri ancora che avessero deciso segretamente di consegnarsi al Governo.
Diana la pensava diversamente: secondo lei i pirati di Cappello di Paglia erano ancora vivi, semplicemente avevano scelto (dopo essere riusciti a coronare i loro sogni) di ritirarsi su qualche isola sperduta del Grande Blu e vivere in pace.
Quando si erano conosciute lei e Iris avevano discusso anche di questo argomento, e la mora le aveva rivelato che a lei non importava che fine avessero fatto, per lei contava solo il messaggio che Rufy aveva trasmesso: pirati non significa per forza delinquenti.
Era stato allora che le aveva rivelato la sua intenzione di formare una ciurma tutta sua.
Voglio essere come lui, Diana. Non nel senso che ho intenzione di diventare Re dei Pirati, questo no, ma non intendo andare per i mari a saccheggiare villaggi e a distruggere le vite altrui. Diventerò pirata perché ho un sogno, ma per riuscire a realizzarlo non posso e non voglio infrangere i sogni degli altri; solo imbarcandomi potrò girare aiutando chi ne ha bisogno e, viaggiando, un giorno ritroverò Aisha!
Queste le parole che aveva usato Iris e che ora le rimbombavano in testa.

Diana era felice di essersi messa al seguito di una persona che aveva degli ideali; sentiva che entrambe, un giorno, sarebbero riuscite nei loro obiettivi.
La voce del capitano la riscosse dai suoi pensieri.
-Direi di fare un giro al mercato, ho visto che ci sono molte persone lì intorno, magari possiamo trovare qualcuno disposto a entrare nella nostra ciurma. E poi c’è una bancarella che vende dolcetti al cocco! Devo assolutamente assaggiarli!-
La sua espressione pareva quella di un bambino in un parco divertimenti.
Già nel poco tempo in cui erano state assieme, Diana aveva avuto modo di constatare il folle amore che provava per il cocco.
-Buona idea, ma io pensavo di andare prima a mangiare. Sai, le ricerche potrebbero richiedere molto tempo, quindi credo sia meglio mettere prima qualcosa sotto i denti- propose l’occhialuta.
-Ma i dolcetti…- provò a protestare la mora, con espressione supplichevole.
Kahir, che fino a quel momento era stato immobile, emise uno stridio e, con un solo battito d’ali, si sollevò dal suo “trespolo” per andare a posarsi sul fodero della katana di Diana.
-Li prenderemo dopo- ribatté l’altra. -Anche Kahir è d’accordo con me- aggiunse, allungando la mano a carezzare la testa piumata del falco.
-Va bene, allora andiamo!- disse Iris, animata di colpo. -Ho giusto visto una taverna in fondo alla via, per te va bene?-. Diana non fece in tempo a rispondere che quella se n’era già andata.
-Ma è sempre così?- chiese rivolgendosi a Kahir. Era perplessa: fino a un attimo prima sembrava impuntata sulla sua decisione, e adesso aveva già cambiato idea?
Il falco la guardò di sottecchi, poi fece un’alzata di spalle. Iris era sempre stata un tipo strano.

 


L’atmosfera all’interno della taverna era calda e gioviale; ai tavoli di legno sedevano molti gruppi di persone intente a mangiare, bere, parlare e ridere assieme, ma non c’era un caos eccessivo.
Si sedettero e ordinarono; dopo poco tempo, un cameriere sorridente portò loro i piatti e cominciarono a mangiare, godendosi quella sorta di pace.
Persino nei luoghi normalmente più agitati in quell’isola si respirava un clima di calma e tranquillità.
Almeno, solitamente era così, ma per le due neo piratesse le cose stavano per complicarsi leggermente.
 

 

Mentre gustavano i loro cibi, infatti, notarono di colpo un’ombra oscurare il loro tavolo. Alzando lo sguardo, videro che si trattava di un uomo alto e rotondo, quasi calvo e con un ghigno che prometteva molto male.
-Bene bene, pare che oggi sia il mio giorno fortunato- disse l’uomo con un tono ancora meno rassicurante della sua espressione.
Diana continuò a mangiare imperterrita, mentre Iris (Kahir era rimasto fuori dal locale ed era andato a fare un volo in zona per sgranchirsi) fissò per un attimo il tizio e, con voce annoiata, biascicò un mezzo “posso esserle utile?”.
-Oh, certo, potresti essermi molto utile, Synder- disse l’uomo, lanciando uno sguardo malizioso e viscido alla giovane, che fece serrare i denti a Diana e i pugni a lei stessa.
-Ma ancora più utili di te mi potrebbero essere quei 44 milioni di Berry che ci sono sulla tua testa. Se poi ci attacchiamo anche i tuoi 30 milioni, Instar-  aggiunse, spostando gli occhi sull’altra, -potrei essere sistemato praticamente a vita. Dovete aver dato dei bei grattacapi alla Marina, avete delle taglie abbastanza alte per non essere neanche dei pirati- e scoppiò in una risata che aveva un che di più viscido persino dello sguardo che aveva rivolto alle ragazze fino a un secondo prima.
-In realtà, attualmente, siamo anche pirati- disse la mora, mantenendo quel tono distaccato e piegando la bocca in un’espressione di vago scherno.
Il cacciatore di taglie si fece improvvisamente serio. -Ah, bene- sbottò, -quindi adesso siete anche pirati. Molto bene- e il suo volto divenne rabbioso.
-Quindi avete intenzione di cominciare i vostri saccheggi da questo villaggio, dico bene? Volete distruggere la pace di quest’isola? Volete gettare il mondo nel caos?- la sua voce era andata progressivamente crescendo, tanto che adesso le sue urla sovrastavano il chiacchiericcio degli altri clienti, che si zittirono di colpo.
-Beh, rispondi, delinquente!- gridò in faccia a Iris.
La ragazza non rispose subito, si limitò a lanciare uno sguardo gelido all’uomo, tanto che quello rabbrividì. Ancora prima che cominciasse il suo discorso, Diana aveva già intuito quello che avrebbe detto. Quando parlò, le parole che uscirono dalla sua bocca parevano pezzi di ghiaccio.
-Siete tutti uguali- sputò, -non capirete mai che non tutti i pirati sono il male?-
-I pirati sono l’incarnazione del male, stupida ragazza! Gente senza scrupoli, che passa la vita a rovinare i sogni degli altri!-
- Ma talvolta gente con dei principi saldi, che si batte per i propri ideali fino alla morte!- stavolta fu proprio Iris a gridare. -Gente che parte in cerca di avventura, con un proprio sogno da realizzare, pronta a tutto pur di riuscirci!-
Quelle parole rimasero sospese per lunghi istanti nell’aria; pochi tavoli più in là qualcuno, udendole, sollevò la testa.
Era un ragazzo alto e dal fisico scolpito che si intravedeva dalla camicia smanicata a righe rosse e nere che portava aperta; la pettinatura dei suoi capelli corvini ricordava vagamente una fiamma. Qualcosa nel suo aspetto trasmetteva una certa crudeltà, forse il collo massiccio racchiuso da un collare a punte, oppure la lunga cicatrice orizzontale che gli deturpava il volto sopra il naso, o ancora, e forse era proprio questa la caratteristica che incuteva più timore, gli occhi nerissimi dalle caratteristiche striature rosse.
Occhi di solito freddi, ma che all’udire quelle parole si erano animati di una luce particolare. In quella frase, aveva percepito la decisione della ragazza che l’aveva pronunciata. Il cacciatore di taglie che la importunava ricominciò ad attaccarla.
Con una mano, il giovane andò a sfiorare il nero fodero che aveva appeso alla caviglia, in cui teneva il suo pugnale dalla particolare lama rossa. Aveva sempre odiato gli arroganti, gli ricordavano brutte esperienze del suo passato. Appoggiò le braccia sul tavolo, facendo tintinnare gli ornamenti che vi portava: al sinistro un bracciale a punte lungo fino al gomito, al destro un altro monile a catena e un log pose.
Voleva vedere come avrebbe reagito ora la ragazza.
 

 

-Ah, sì, i pirati sono brava gente!- disse il cacciatore di taglie, ridendo nervosamente -Davvero molto divertente! Perché sui manifesti delle taglie non hanno scritto che sei così spiritosa, Iris “Saetta Alata” Synder?-
La giovane fece un respiro profondo, poi lo guardò e disse con una calma innaturale (contando che fino ad un attimo prima era infuriata): -Senti, possiamo discutere dopo? Adesso starei pranzando-
Di fronte a lei, Diana quasi si strozzò con il boccone: possibile che quella ragazza potesse cambiare umore da un secondo all’altro? Cominciò a tossire, tentando di riprendersi.
L’uomo, che parve non sentire le parole di Iris, sogghignando appoggiò una mano sul tavolo, facendo tintinnare i bicchieri.
-A proposito, “Saetta Alata”, che fine ha fatto quell’uccello ammaestrato che dicono ti porti sempre appresso?-
La mora spalancò gli occhi di colpo, voltando lentamente la testa verso il cacciatore. L’orecchino che aveva al lobo sinistro scintillò debolmente. -Scusa, cosa hai detto?- disse, con tono serafico.
-Iris…- gemette Diana, che aveva di nuovo capito come stavano per andare a finire le cose.
-Ma sì, quella specie di pollo con le striature blu…- Scosse la testa. -Certo che hai dei gusti strani, Synder. Una ragazza che come passatempo va ad addomesticare ucc…-
L’uomo non terminò mai la frase, perché venne scaraventato contro la parete opposta del locale da un violentissimo pugno, travolgendo numerosi tavoli con la sua importante mole; il tutto tra le urla degli avventori, ovviamente.
-COME HAI OSATO INSULTARE KAHIR?- gridò Iris. Il suo volto era totalmente trasfigurato: aveva una vena pulsante sulla fronte e sembrava che delle fiamme le uscissero dagli occhi; teneva il pugno serrato, ancora fumante per il cazzottone appena assestato all’uomo.
Quando si toccavano certi tasti, era un attimo farla infuriare. Kahir non era un animale da compagnia, né uno strumento da utilizzare in battaglia. È vero, forse all’inizio lo era stato, Iris l’aveva addestrato personalmente all’età di dieci anni quando le era stato regalato, ma col tempo i due erano diventati più.
I pensieri di uno nella maggior parte dei casi erano anche i pensieri dell’altro, parevano capirsi senza bisogno di comunicare, e anche se Kahir si esprimeva solo attraverso gesti e stridii Iris intendeva le sue espressioni come se sapesse parlare la lingua umana.
Quando combattevano, poi, sembravano una cosa sola: il loro sincronismo era impeccabile, una coordinazione era perfetta.
Erano come fratello e sorella gemelli: due unità distinte, eppure in un certo senso legati in modo indissolubile.
Ma molti non potevano certo capirlo, e per questo rischiavano di fare la fine del cacciatore di taglie, che ora giaceva a terra tentando di riprendersi dal colpo ricevuto.
La giovane si alzò dal suo posto e lentamente si incamminò verso l’uomo, lo afferrò per la maglia, lo sollevò da terra senza il minimo sforzo e lo inchiodò al muro, scuotendolo per sottolineare ogni parola che pronunciava.
-Puoi insultare i pirati, puoi insultare me, ma NON TI PERMETTO DI INSULTARE KAHIR! E ADESSO FUORI DI QUI!- e dopo l’ultima frase lo scaraventò di lato. Quello, pallido come un cencio, si limitò ad annuire nervosamente pigolando un “Sì, sì” tremante e si lanciò verso l’uscita, inciampando un paio di volte.
Iris si sistemò leggermente i vestiti e si voltò nuovamente verso la sala, dove tutti la fissavano esterrefatti.
-Che c’è?- domandò, con espressione sbalordita. Evidentemente non si era accorta di aver sfasciato mezzo locale.
-M-mi scusi signorina, ma l-le s-sarei grato se adesso lasciasse la m-mia taverna- disse debolmente il proprietario, che fino a quel momento era rimasto nascosto dietro il bancone.
La giovane si voltò verso l’uomo, che spaventato si ritirò di nuovo, riemergendo lentamente dopo un attimo. Quando parlò, la sua voce era di nuovo tranquilla.
-Certo, aspetti solo un attimo- e tirò fuori alcune monete, che andò a posare davanti al proprietario. -Ecco, tenga, il cibo era veramente ottimo! Mi dispiace solo di non poterle pagare i danni…- aggiunse, sorridendo.
Poi si rivolse alla sua compagna: -Andiamo, Diana, dimentichi che dobbiamo andare a cercare dei compagni!-
Quella si sbatté una mano sulla fronte, abbassandosi un po’ gli occhiali sul naso.
No, ci avrebbe messo molto ad abituarsi ai repentini cambi d’umore del suo capitano.
 

 

Appena fuori dal locale, le due compagne fecero il punto della situazione: per poter navigare sicure avevano sicuramente bisogno di un cuoco di bordo, un medico e, naturalmente, un navigatore. Questi erano indispensabili, ma se avessero trovato più compagni sarebbe stato molto meglio (per la filosofia di Iris, “più si era meglio era”).
Alla fine risolsero che Diana, più spigliata nella conversazione e meno facile all’ira (anche se era una testa calda per natura, raramente faceva sfuriate come quella appena messa in atto dall’altra), si sarebbe recata al mercato per cercare un cuoco di bordo e un navigatore, mentre Iris sarebbe andata in centro per fare un giro e vedere di trovare un medico.
Poco prima che si separassero, però, la porta della taverna si aprì e una persona venne verso di loro. Era il ragazzo dagli occhi neri e rossi che aveva seguito la lite con il cacciatore di taglie.
-Ehi, aspettate!- disse, richiamando la loro attenzione.
Iris si fermò, permettendogli di raggiungerla. Ora che erano vicini, notò che la sovrastava di circa cinque centimetri, ma doveva avere la sua stessa età.
Lo fissò, per niente intimorita dal suo sguardo freddo. -Sì?-
-Ho sentito le tue parole, prima. Riguardo agli ideali. Sai, anche io ho preso il mare perché un sogno- Si fermò un attimo, cercando le parole, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni scuri, poi riprese. -Mi piace il tuo modo di pensarla, perché rispecchia il mio. Da quello che ho capito stai cercando dei compagni. Bene, allora ti chiedo di poter entrare a far parte della tua ciurma-
Detto questo, tacque. Non conversava spesso, in genere la gente tendeva ad evitarlo a causa del suo aspetto, che lo faceva sembrare un poco di buono; di conseguenza, non aveva legami con nessuno. Questa era la sua occasione di trovare degli amici, forse non una famiglia come quella che aveva perso da bambino, ma sicuramente poteva creare delle relazioni con persone che vedevano il mondo come lui.
Iris lo guardò negli occhi.
-Come ti chiami?- chiese infine.
-Sono Rey, Rey Black D.- rispose quello.
-Bene, Rey, il mio nome è Iris Synder, e questa- indicò Diana, che nel frattempo li aveva raggiunti- è Diana Instar. Benvenuto nella mia ciurma!- disse la ragazza, sorridendogli e tendendogli la mano.
Lui la prese e diede una energica scossa. -Sarà un onore per me seguirti, capitano!- Poi strinse anche la mano di Diana.
-Io sarei la vedetta di bordo- aggiunse l’occhialuta.
-Bene, tornando a dove eravamo rimasti prima di questa felice interruzione- fece la mora, senza smettere di sorridere, -Rey, direi che tu puoi andare con Diana al mercato per trovare altre reclute, mentre io andrò a cercare qualcuno che accetti di essere il nostro medico di bordo-
L’altra ragazza sbuffò leggermente, sistemandosi il solito ciuffo che puntualmente sfuggiva alla coda, coprendole la visuale.
Anche lei non era una che aveva mai creato molti legami, l’unica persona con cui aveva socializzato finora era proprio Iris, perciò era normale che avrebbe preferito partire per il suo incarico da sola.
Comunque non aveva voglia di fare fin da subito una brutta impressione al loro primo (e unico, per il momento) compagno di viaggio, per cui non ribatté.
-Beh, andiamo?- sbottò, rivolta a Rey. Quello la guardò con uno sguardo da far gelare il sangue nelle vene.
-Prima le signore- disse poi.
Così i due gruppi si separarono, alla ricerca di nuovi compagni di ciurma.

 

 

 

Per le vie del paese…

Non c’era quasi nessuno in giro; a quell’ora, il caldo teneva lontani molti abitanti dalle strade, nonostante ci fosse una brezza leggera a rinfrescare l’aria.

In realtà, le persone barricate in casa in cerca di frescura erano veramente poche: la maggior parte si trovava al mercato per fare compere o semplicemente per curiosare un po’, scambiando due chiacchiere coi commercianti.
Mentre camminava, approfittando del fatto di essere completamente sola, Iris portò il pollice e l’indice della mano destra alla bocca ed emise un lungo fischio.
Dopo pochi istanti, Kahir le passò sopra la testa stridendo, la sua ombra per terra che si ingrandiva man mano che scendeva;  ricominciò a camminare, mentre il falco la seguiva volando.
Era proprio vero, quell’isola metteva tranquillità.
Nonostante la sfuriata con quel cacciatore di taglie alla taverna, adesso si sentiva pervasa da una grande calma.
Stava rilassando la mente, quando uno sparo seguito da un acuto urlo di dolore la riportarono bruscamente alla realtà.

 

 

 

Al mercato cittadino…

Incredibile, a Shike persino il mercato non era un luogo caotico come ci si aspetterebbe.

Certo, c’era un diffuso vociare, ma persino gli schiamazzi dei venditori erano, in qualche modo, pacati.
C’erano numerose bancarelle che vendevano di tutto, dai vestiti alle pentole, ma la maggior parte esponeva varie qualità di frutta, verdura e, soprattutto, pesce.
Diana e Rey si aggiravano tra la folla, non sapendo bene cosa fare: non potevano mica mettersi a gridare ai quattro venti che erano pirati in cerca di compagni, no?
Dopo qualche giro a vuoto, decisero di dividersi ulteriormente, in modo da poter controllare un’area più ampia; avrebbero collaborato meglio così, siccome nessuno dei due pareva entusiasta della presenza dell’altro.
Così Diana si avviò verso il centro della via lungo cui si estendeva la fiera, dove era riunito il grosso della folla, mentre Rey si incamminò nella direzione opposta, dove le bancarelle terminavano e ci si avvicinava al porto.

 

 

 

Diana si avvicinò incuriosita alla bancarella di un’anziana signora che esponeva numerose qualità di pesci.
Fin da bambina aveva amato i piatti a base di pesce, di ogni sorta essi fossero, e questa era una fortuna, dato che vivendo in un mondo costituito prevalentemente da mari quello era sicuramente uno degli alimenti più reperibili.
-Prego, prego, fatevi avanti! È tutto fresco, pescato giusto stamattina!- stava gridando la vecchietta per attirare dei potenziali clienti. -Desideri qualcosa, cara? Se vuoi posso consigliarti- disse, rivolgendosi a Diana con un sorriso.
Persino lei, che di solito era abbastanza arcigna, non poté fare a meno di ricambiare quell’espressione. Avrebbe dovuto passare del tempo su quell’isola, pensò, magari così il suo carattere si sarebbe un po’ ammorbidito.
-No, grazie, sto solo guardando- rispose con gentilezza.
-Scusi, vorrei quel trancio di salmone dorato- disse una voce femminile, che fece voltare entrambe.
Di fronte al banco stava una ragazza poco più alta di Diana (doveva avere un paio d’anni in più), dalle curve ben proporzionate, con indosso un corpetto lilla, un gilet nero e bianco e degli shorts di jeans. Aveva dei capelli biondi come fili d’oro, le cui punte (che si trovavano poco sotto l’altezza delle ginocchia) erano però color arcobaleno. La caratteristica che più colpiva erano però i suoi occhi: azzurro cielo, che andando verso la pupilla presentavano però delle sfumature oro, argento e viola. Una bella ragazza, nel complesso; forse la sua figura era resa leggermente inquietante dalla lunghissima spada che portava legata alla schiena, ma tralasciando quello sembrava l’incarnazione stessa della calma dell’isola.
-Ah, vedo che te ne intendi di pesce- osservò l’anziana commerciante, sempre sorridendo. -Il salmone dorato è abbastanza raro, e ancor più difficile da preparare: devi essere davvero una brava cuoca se sai cucinarlo-
-Sì, l’ho già preparato altre volte- rispose la ragazza, felice per il complimento.
-Tu sei una cuoca?- chiese Diana, tentando di sembrare il più naturale possibile. In realtà, il pensiero di aver già trovato qualcuno la rendeva entusiasta (e ancor più il fatto di esserci riuscita prima del suo neo compagno Rey).
-Sì, più che altro nel tempo libero, ma me la cavo molto bene- disse la giovane, rivolgendosi stavolta alla castana.
-Perfetto!- esclamò quella -Sai, stiamo giusto cercando un cuoco per…- si bloccò un secondo; come già aveva pensato, non poteva dire subito che era una pirata, così decise di improvvisare. -… per lavorare su una nave da crociera- concluse.
L’altra la squadrò per qualche attimo. -Da quando sulle navi da crociera vi lasciano portare le armi?- chiese, indugiando un attimo con lo sguardo sulla katana.
Beccata.
Non tutto era perduto, però. Diana optò per giocare la sua ultima carta, sperando che funzionasse.

-Ah, mi hai scoperto. Copertura saltata- e, detto questo, si infilò una mano sotto il colletto della camicia, in modo da estrarre il ciondolo che portava al collo per mostrarlo. Era un piccolo pendente d’argento che raffigurava il gabbiano simbolo della Marina, che assieme al tridente sosteneva uno zaffiro di forma sferica.
La ragazza si irrigidì di colpo.
-Sei una della Marina?- chiese. La sua voce, che fino a un attimo prima era stata dolce, si era fatta gelida, mentre gli occhi erano ridotti a fessure.
“Fantastico” pensò Diana, che se avesse parlato ad alta voce avrebbe presumibilmente usato il suo tipico tono sarcastico; “vuoi vedere che, tra tutti quelli che ci sono in giro, sono riuscita a beccare proprio una che odia il Governo Mondiale? Questa è la prima e ultima volta che tento questo stratagemma”.
Decise che valeva la pena di dire subito come stavano le cose.
-No, li odio- esalò, quasi sussurrando. Il suo tono era cambiato subito, si era fatto duro.
-Questo ciondolo è solo un ricordo dei miei genitori. È colpa della Marina se adesso loro non sono qui con me; li hanno condannati a morte per tradimento, e invece i traditi erano proprio loro- aggiunse con amarezza, mantenendo un’espressione distaccata, mentre le immagini della loro uccisione tornavano a vivere nella sua mente.
Per qualche motivo, l’altra ragazza capì che la castana non mentiva. Era come se un velo fosse calato davanti ai suoi occhi verdi mentre parlava, offuscandoli col rimpianto e accendendo, in fondo ad essi, una scintilla di odio autentico; certe cose erano impossibili da fingere.
E tra l’altro, non stentava a credere alle sue parole. Anche lei conosceva bene la crudeltà del Governo Mondiale; bastava pensarci, e il simbolo della Marina, quel marchio che le era stato impresso a fuoco sulla schiena quando l’avevano catturata, tornava a bruciare come fosse carne viva.
-Anch’io li odio. Dovrebbero fare del bene, invece sanno solo portare sofferenza- sputò la bionda, con lo sguardo perso nel vuoto. Poi tornò a fissare Diana. -Chi sei veramente?-
La castana risollevò la testa. Emise un lungo sospiro, poi rispose.
-Mi chiamo Diana Instar, e sono un pirata. Io e il mio capitano stiamo cercando membri per la nostra ciurma, e ci servirebbe un cuoco di bordo-
Gli occhi multicolori si piantarono in quelli verdi della vedetta.
-Bene, Diana, io sono Keyra Hanako D. Hono, e accetto di essere la cuoca sulla vostra nave- disse, tendendole la mano.
-Fantastico!- esclamò l’altra, stringendola prontamente.
-Giusto per sapere,- domandò Keyra, -in quanti siamo, per ora, in questa ciurma?-
-Al momento… quattro- rispose Diana. -Tu, io, un ragazzo di nome Rey che si è unito a noi meno di mezz’ora fa e Iris, il nostro capitano. Anzi, a proposito, sarà meglio andare ad avvertirla- aggiunse.
Stavano per incamminarsi verso le vie più interne del paese, quando il grido di un uomo le fece voltare, assieme con molte altre persone.
-Ehi, venite subito a vedere! Correte!-

 

 

 

Vicino al porto…

Man mano che ci si allontanava dalle vie centrali del mercato il flusso di gente cominciava a diminuire, per lasciare spazio alla quiete più assoluta.
Rey passeggiava tranquillamente tra i barili vuoti e le reti da pesca abbandonate, mentre pian piano giungeva nella zona del porto cittadino.
Non c’erano molte imbarcazioni, perlopiù si trattava di pescherecci; due navi in particolare, però, colsero la sua attenzione.
La prima era una barchetta, poco più di un guscio di noce, che era però dotata di un albero centrale con una vela ammainata. Nulla di particolare, insomma, se non fosse stato per il simbolo che era impresso a bassorilievo e dipinto di blu sui due lati della prua della nave; per la precisione, il simbolo della  Marina militare.
“Ma bene” pensò il giovane, “quindi anche qui arriva qualche marine ogni tanto. Però, il Governo è messo male, guarda che razza di imbarcazioni che usa…”
A confronto, l’altra nave che lo aveva colpito sembrava enorme. Era un vascello di medie dimensioni, costruito con un legno particolarmente scuro, su cui spiccavano le bordature, le varie rifiniture degli alberi e la polena arricciata, che invece erano molto chiare. Aveva tre alberi su cui si potevano notare le vele ammainate, di un colore blu chiaro; sul maestro si scorgeva una piccola coffa, la postazione ideale per una vedetta.
Si avvicinò per poter leggere il nome della nave, ma notò che sui lati non c’era scritto nulla. “Strano, in genere un vascello di questo tipo ha sempre un nome”.
Un fruscio alle sue spalle lo fece voltare, ma non vide nessuno. Nonostante ciò, era da un po’ che percepiva una presenza dietro di lui.
-Fatti vedere, e magari non sarò costretto a ucciderti- disse, con un tono di voce raggelante, mentre i suoi occhi di pece scrutavano la via.
Lentamente, dal muro si staccò un’alta figura maschile.
-Chi sei?- domandò allo sconosciuto.
Quello sollevò leggermente la visiera del cappellino nero, girandola dietro la testa e rivelando un volto pallido e scarno, contornato da lisci capelli neri, su cui spiccavano due occhi di un cremisi intenso; sotto al sinistro era tatuato uno scorpione, la cui coda andava a contornare l’occhio stesso. La punta del naso andava leggermente verso l’alto. Il suo abbigliamento non era particolare: indossava una canotta bianca, sotto cui spiccavano i muscoli scolpiti dell’addome, e dei pantaloni neri che gli fasciavano le lunghe gambe. Ai piedi, un paio di vans, nere anche loro.
Quello mosse qualche passo nella sua direzione, mentre il ciondolo a spirale che portava al collo oscillava seguendo il ritmo della camminata, poi si fermò.
-Il mio nome è Naoaki Hanazonu- disse, scoprendo per un attimo i denti perfetti, prima celati dalle labbra sottili.
Rey si chiese come mai non l’avesse notato; ora lo vedeva bene, ma fino a un secondo prima avrebbe giurato che quella fosse una parte del muro.
“Quel tipo è un mago del mimetismo” pensò.

 

 

 
Angolo dell'autrice

Buongiorno a tutti!
Dopo tanto tempo (ma pensavo di metterci di più) eccovi il primo capitolo, dove cominciamo a incontrare alcuni (pochi) di quelli che saranno i membri della ciurma.
Non ho ancora parlato molto di loro, mi sono limitata a descriverli fisicamente e ho cercato magari di far trasparire qualcosa del loro carattere dagli atteggiamenti. Spero solo di averli mantenuti IC... ai creatori dei personaggi, se dovessi aver sbagliato qualcosa, non mancate di segnalarmelo e cercherò di rimediare in seguito!
A proposito, il secondo capitolo l'ho già quasi finito e penso che lo pubblicherò a breve, tra un paio di giorni al massimo, perché odio che le presentazioni dei personaggi avvengano a distanza di molto tempo... in sintesi, non dovrete aspettare un mese per vedere anche gli altri in azione (o almeno, vederli apparire; li vedremo combattere solo sulla prossima isola) :)
I ringraziamenti specifici li farò nel prossimo capitolo, per ora mi limito a ringraziare genericamente tutti quelli che hanno partecipato (i vostri OC sono tutti fantastici! Complimenti davvero) e quelli che hanno anche solo letto.
Un bacio a tutti,

Swan

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: BlackSwan Whites