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Autore: batcamem    24/07/2014    1 recensioni
“Camilla consegnati a me e nessuno si farà male!” gridò con la voce roca il mostro.
“Mai!” risposi afferrando un sanpietrino da terra e tirandoglielo contro. La colpii sulla fronte e guadagnai qualche secondo di tempo.
- - -
La guardai e sotto lo sguardo di tutti annunciai: “La ragazza è ancora viva.”
.
Camilla ha 16 anni, vive a Roma con la sua famiglia ed è più che felice. Un giorno, trovandosi in giro con il suo ragazzo Rob, viene inseguita da uno strano mostro: una Furia.
Spaventata scappa e viene salvata da due ragazzi molto speciali...
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuso in anticipo per gli eventuali errori di battitura. Buona lettura!
 
Arrivo e imprevisto a New York.
 
Fare un viaggio da Roma a New York in sella a un cavallo alato non era in cima alla lista delle mie cose preferite da fare, ovviamente. La paura dell’altezza si era presa pieno possesso di me e quando Ciack, così si chiamava il pegaso, dondolava più del solito, io mi irrigidivo.
Sotto di noi l’oceano Atlantico si estendeva maestoso in una tavola piatta e azzurra. Raramente delle grandi navi da crociera bianche solcavano il mare creando piccole onde con schiuma bianca.
Il vento profumava. Odorava di pioggia e di sale.
“Rimarrei qui per tutto il giorno, se non fosse per l’altezza.” Dissi chiudendo gli occhi e rilassandomi sul collo muscoloso del pegaso.
“Io se fossi in te non parlerei poi tanto in fretta!” disse Percy avvicinandosi a me e ad Annabeth.
Fino a poco prima era rimasto staccato per andare in perlustrazione in groppa a Blackjack, il cavallo alato nero unico al mondo.
“Ho visto degli uccelli di Stinfalo volare bassi, ma se ci fiutano non impiegheranno molto a raggiungerci.” Spiegò infilandosi in tasca una penna a sfera. “Dobbiamo tenerci pronti per un probabile attacco.”
Mi tirai su e aggrottai la fronte cercando di pensare cosa potessero fare quegli uccelli. Forse beccarci un po’ in testa e fare i propri bisogni sui vestiti. Ma stranamente dal tono serio del ragazzo e l’espressione preoccupata di Annabeth capii che non erano affatto tanto innocui.
“Cavolo... questo non ci voleva. Ricordi alla corsa delle bighe? Già è stato difficile lì, pensa ora che siamo in tre e nel bel messo del nulla!” disse Annabeth imprecando dopo in... greco? Beh, può essere.
“Scusatemi se mi intrometto.” Dissi io. “Ma cosa sono di preciso questi uccelli di Stinfalo?” domandai.
“Oh, già, non sai cosa sono...” Percy si grattò la nuca preoccupato. “Immagina dei corvi, solo che più grandi e con le ali e il becco di bronzo, gli occhi rossi e pensa che mangiano carne umana.”
“L’unica cosa che li può distrarre è un suono acuto, difficile da riprodurre qui, sull’oceano.” Continuò Annabeth guardandomi con fare preoccupato. “Per ora potremmo solo sperare che non si accorgano di noi.”
Annuii e guardai l’ora del mio orologio da polso azzurro.
“Non ti preoccupare, non manca ancora molto. Al massimo tre ore di volo, il peggio è passato. Per le 18 di New York dovremmo essere arrivati.” Disse il ragazzo.
Da quel momento in poi il volo fu molto più tranquillo, il vento si era calmato e il sole era ancora alto. Sembrava non si stesse muovendo minimamente, come se ci volesse osservare fino a che non fossimo arrivati a destinazione.
Poco dopo, rilassata completamente, chiusi gli occhi e mi addormentai con le braccia a ciondoloni intorno al collo del mio pegaso.
 
Sognai in quel momento. Le immagini che si proiettavano sotto le mie palpebre non mi sembravano per niente vere... vidi uno stormo di uccelli volare dietro di noi, rincorrerci mentre emettevano dal loro becco un suono lungo e acuto.
Manhattan si vedeva a circa 20 minuti di distanza e il sole pian piano calava proiettando le ombre dei palazzi alti sulle coste del mare mosso.
Annabeth e Percy stavano combattendo con le loro armi di bronzo, mentre io...
“CAMILLA!” mi sentii chiamare da una voce maschile.
Aprii gli occhi di scatto e mi accorsi di star cadendo senza peso verso il mare. Allungai le braccia come per cercare un appiglio invisibile, ma non accadde nulla.
Il pegaso Ciack era rinchiuso in una nube di uccelli bronzei e lottava per la sopravvivenza nitrendo e scalciando con i suoi zoccoli. Vidi che Annabeth era in difficoltà e che Percy si stava lanciando in picchiata seguito da un altro stormo per salvarmi.
L’acqua si stava avvicinando più velocemente di quando pensassi. Mancavano pochi metri e mi sarei schiantata. Sarebbe stata la stessa cosa di cadere sull’asfalto dopo essersi lanciati da un palazzo di sei piani.
Il ragazzo dagli occhi verdi sferrava colpi di spada ai lati e intanto con la sua mano libera si protendeva verso di me.
Se ne avessi avuto la possibilità, avrei gridato con tutto il fiato che mi era rimasto in corpo, ma la gola era chiusa e da essa ne uscirono solo dei versi strozzati.
Chiusi gli occhi sentendoli lacrimare per il vento e la paura. Pensai ai miei parenti e alle mie amiche. Immagini della mia vita passarono veloci di fronte a me. Sapevo che sarei morta da un momento all’altro, pochi secondi e il mio cuore avrebbe cessato di battere definitivamente.
Così... toccai il mare, l’acqua fredda che mi circondava. Una fitta di dolore mi colpì sulla schiena, facendomi irrigidire dal dolore e poi niente, tutto nero.
 
(Percy.)
Camilla, la ragazza, era caduta in mare. Morta, molto probabilmente. Mi bloccai con la bocca spalancata e ancora proteso verso il mare. I versi striduli degli uccelli sembravano così lontani da me che non mi accorsi nemmeno di essere stato ferito sulle braccia.
“Percy!” mi sentii chiamare da Annabeth che era in pericolo e a stento riusciva a difendersi con quel coltello a lama corta. Le avevo detto più volte che sarebbe stato meglio usare una spada, ma lei non mi aveva mai voluto ascoltare.
Ripresi il volo evocando dell’acqua intorno a me per proteggermi dai mostri e mi feci largo per andare a salvare la mia ragazza in pericolo.
Falla salire in groppa su di me, capo! La porto al Campo e tu potrai cercare la ragazza nitrì Blackjack scalciando e avvicinandosi sempre di più ad Annabeth.
“No amico, non posso!” dissi io scuotendo la testa.
Ho capito, non ti fidi di me! Disse ancora e mi fece sbuffare.
Iniziai a mandare fendenti su tutti gli uccelli, mettendone molti K.O., mi sbrigai e spiegai alla mia ragazza quello che avrei fatto.
“Tu sei pazzo!” disse lei continuando a difendersi con le lacrime agli occhi. “Io non ti lascio qui, da solo!” gridò sovrastando in caos di ali e versi.
“Tornerò al campo sano e salvo, vedrai! Da qui alla baia sono circa 3 miglia nautiche, con l’aiuto delle correnti arriverò in un batter d’occhio!” le spiegai e, riluttante, accettò. “Bene Blackjack, proposta accettata!”
Feci uno slancio e mi buttai in acqua, sentendo il potere del mare impossessarsi di me. Era freddo, certo, ma non avevo neanche tanti problemi io: non mi bagnavo minimamente!
Riposi vortice in tasca e iniziai a nuotare verso il fondale, dove la luce del sole non arrivava, ma mi abituai presto al fatto di trovarmi lì sotto e iniziai a vedere nitidamente anche senza luce.
Piccoli pesci dalle squame verdi nuotavano insieme in grandi gruppi e scattavano andando a destra e a sinistra, senza sosta. Poco più lontano un grosso squalo bianco riposava sui fondali tra degli scogli ricoperti di alte alghe verdi.
Ma lì sotto non vidi nessun corpo umano.
Per un momento pensai che lo squalo si fosse mangiato la ragazza, ma esclusi quasi immediatamente l’ipotesi non vedendo resti di vestiti o macchie di sangue.
Dunque... dov’era finita?
Nuotai per quelle che mi parvero ore, mentre le temperature si stavano abbassando e la poca luce veniva a mancare sempre più velocemente. Stavo per perdere completamente le speranze, quando vidi una figura con una maglia bianca e rosa fluttuare silenziosamente tra un grosso cespuglio di alghe.
Sgranai gli occhi e riconobbi Camilla che stava tranquillamente adagiata sul cespuglio. Aveva gli occhi chiusi e la bocca semiaperta.
Mi avvicinai nuotando e l’afferrai per un braccio avvicinandola a me. Anche se priva di vita, l’avrei portata al Campo per una degna cerimonia.
La presi in braccio e aiutato dalla spinta delle correnti nuotai verso la baia di Long Island, quando mi parve di vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi... lì per lì pensai che fosse stata un’illusione ottica, ma mi ricredetti sentendo dal suo polso i battiti lenti del suo cuore.
Era viva.
“Che mi venga un colpo!” esclamai lasciandola andare per un secondo.
Troppi pensieri iniziarono ad affollare la mia mente. Come poteva essere possibile? Sapevo che Poseidone aveva trasgredito alle regole come anche Zeus, ma non poteva essere possibile!
Gli unici figli avuti di recente da lui eravamo Tyson e io!
Scacciai quei pensieri dalla testa e continuai ad andare avanti con lei tra le braccia.
 
Per fortuna nel breve tragitto non incontrammo ostacoli pericolosi. Forse solo un paio di squali, ma li convinsi a non sbranarci minacciandoli con una scusa stupida: se ci mangiate, mio padre Poseidone vi metterà a dieta! Per tutta la vita solo sabbia e alghe! Mi cedettero spaventati.
Misi la testa fuori dall’acqua dopo circa due ore di ricerche, sulla spiaggia del Campo Mezzosangue tutti i semidei si erano radunati intorno a me, mentre adagiavo con cautela la ragazza sulla sabbia bianca.
Annabeth venne vicino a me e mi strinse in un abbraccio caloroso.
Nonostante l’avessimo conosciuta da solo un giorno, ci eravamo affezionati. Era una ragazza solare e simpatica, sempre con il sorriso stampato sul volto. Da tempo non avevo visto un semidio con felice di vivere.
Nico, per esempio, in tempo era così ingenuo e sempre allegro, con le sue carte di Mitomagia sempre tra le mani e le tasche dei pantaloni di velluto piene delle statuine degli dei. Ma dalla morte della sorella Bianca qualcosa in lui era morta: la gioia di vivere.
Mi chinai di fianco a lei e le presi il polso di nuovo per sentire se c’era ancora battito. E, con mia sorpresa, lei era ancora viva.
Esclamai e la mia ragazza, preoccupata, mi domandò che succedeva.
La guardai e sotto lo sguardo di tutti annunciai: “La ragazza è ancora viva.”



Nota dell'autrice: sì, sono consapevole del fatto che ho cancellato il precedente secondo capitolo e riscritto, ma credo che questo sia migliore. Voi che ne pensate?
Vi avverto che molto probabilmente questa non sarà la prima e l'ultima volta che riscriverò per intero un capitolo. Non mi piace deludere la gente scrivendo cose obbrobriose.
Beh, mi pare ovvio che è figlia di Poseidone, no?
Comunque spero di aggiornare presto. Aspetterò vostri pareri.
Alla prossima!
  
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