Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    26/07/2014    5 recensioni
Semir e Ben sono amici e colleghi da cinque anni. Ma cosa accadrebbe se il destino li mettesse uno contro l’altro ? E se Semir fosse costretto ad arrestare il suo migliore amico ? Potremmo mettere la parola fine alla loro amicizia ?Una nuova avventura per i due ispettori dell’autostradale che li porterà a capire quanto sia importante fiducia e amicizia reciproca anche quando gli eventi potrebbero seriamente comprometterle per sempre.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Semir Gerkan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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PUNTO E A CAPO

Erano appena passate le una dopo mezzogiorno quando Semir e il commissario Kruger arrivarono davanti ad una piccola villetta appena fuori al centro abitato di Colonia.
Entrambi estrassero la pistola dalla fondina,  si avvicinarono all’entrata e dopo un cenno d’intesa Semir sfondò la porta e la scena che gli si presentò davanti fu agghiacciate: in mezzo alla stanza un uomo legato ad una sedia, morto, dopo essere stato barbaramente torturato.
“ Mapporca … capo” fece allarmato Semir avvicinandosi al cadavere “Io quest’uomo lo conosco, l’ho visto in carcere il giorno che sono andato a far visita a Ben. Era il suo avvocato, probabilmente si spacciava per tale …”
Vicino al cadavere, sopra al tavolo, un vassoio con una siringa e delle boccette vuote.
Il commissario Kruger  prese il cellulare e disse al suo sottoposto ”Gerkhan chiami subito la scientifica, io intanto chiedo a Susanne di trovare qualsiasi cosa che riguardi questo Berger e poi chiamerò anche la procuratrice Schrankmann … la cosa non mi piace … e comincio a preoccuparmi per Jager”.
Semir si ritrovò senza volerlo a sorridere.
Ben era benvoluto da tutti ed ora anche il commissario cominciava ad avere qualche dubbio sulla sua colpevolezza: Kim Kruger a modo suo era una donna eccezionale.

Un’oretta dopo Semir , la Kruger e gli altri colleghi si trovarono nell’ufficio del capo a fare un po’ il punto della situazione.
”Allora signori” esordì il commissario “ho chiamato i servizi segreti a Berlino e a quanto pare Berger ne faceva parte, ma non ci daranno nessuna informazione sui suoi spostamenti o altro, questo ufficialmente … “.
”E ufficiosamente ?” chiese Semir
”Beh parlando con quelli del controspionaggio nessuno sa come mai Berger sia arrivato qui a Colonia, anche se penso che Jager  lo avesse informato che Muller aveva ripreso i suoi contatti, ma il problema è un altro: hanno saputo che è morto e vogliono sapere come abbiamo trovato il suo cadavere … e non penso sia una buona idea dire che è stato Ben … cioè l’ispettore Jager”.
A nessuno sfuggì questo slancio d’affetto del capo nei confronti del suo giovane ispettore, e in cuor suo la Kruger non vedeva l’ora che la sedia vuota nell’ufficio dei suoi due ispettori, ritornasse ad essere occupata.
“Se Jager lavora sotto copertura e al dipartimento del controspionaggio ci sono talpe, il nostro ispettore potrebbe correre il rischio di essere scoperto, ammesso che lui sia dalla parte …” ma volutamente il commissario non finì la frase, il suo ruolo la obbligava ad essere sempre oggettiva e per ora Ben restava ancora un reo confesso.
Fatto sta che la Kruger aveva sempre ritenuto Ben un eccellente poliziotto, anche se quel suo a volte spavaldo e a volte impertinente modo di fare, le faceva venire su i nervi, ma lui era fatto così e in fondo, quello che contava di più per lei, era che alla fine, nel suo lavoro Ben , come il suo socio Semir, erano elementi validi ed eccezionali.
“E se Berger fosse stata una spia doppiogiochista anche lui? Magari il misterioso contatto di Muller a cui ha accennato Ben?” obiettò Dieter “Magari era diventato una palla al piede per i cinesi e così lo hanno eliminato”
Semir pensò che effettivamente poteva anche essere ”Capo che ne pensa?”
”Non lo so” disse sconsolata la Kruger “davvero non so più se ci stiamo arrampicando sugli specchi … tutti ci stiamo dannando l’anima per trovare Ben e tirarlo fuori dai guai, ma a scapito della verità? Signori dobbiamo essere obiettivi e prepararci al peggio: Jager potrebbe essere colpevole … “
Fu in quel momento che Semir si ricordò delle parole di Nadja ‘gli occhi sono lo specchio dell’anima’.
In quanto superiore, la Kruger, doveva dire certe cose , ma la prima a non crederci e sperare che non fosse vero era proprio lei.
“Comunque ripeto vogliono sapere come abbiamo trovato il cadavere … “ disse seria la Kruger.
”Semplice non glielo diciamo, se Ben ha detto la verità creeremmo fughe di notizie, quindi diciamo che anche noi abbiamo le nostre fonti segrete” 
L’intera squadra si girò verso il genio dai capelli rossi.
”Si Hartmut potrebbe andare, che ne dice capo?” disse Semir.
La Kruger fece spallucce
“Si potremmo rispondere così … bene ora potete andare, se ci saranno novità ci muoveremo. Ci sono domande …”
Nessuno ne fece.
 “Ah signori, un attimo” disse la Kruger “Tengo anche a precisare che questa azione non è appoggiata da nessuno, siamo, come dire soli e stiamo violando anche alcune regole disciplinari. Potrebbero esserci delle conseguenze, inoltre dovrete essere reperibili a qualsiasi ora del giorno e della notte …”
Ma per nessuno questo fu un problema, Ben quando qualcuno di loro era in difficoltà, violava regole di tutti i tipi e aveva passato notti insonni per i suoi colleghi, lo stesso avrebbero fatto loro e quando la Kruger ebbe finito di parlare tutto il personale in servizio si congedò da lei.
 
Poco dopo Semir era seduto nel suo ufficio, alzò lo sguardo e davanti a lui la scrivana di Ben … vuota.
Per quanto lo sarebbe stata ? Per poco, per molto o … per sempre.
Per un attimo gli sembrò di averlo lì davanti a strimpellare la sua chitarra, a ingozzarsi di pistacchi o a sbuffare per gli innumerevoli rapporti da compilare.
”Dove sei Ben?” chiese al nulla e il nulla gli rispose “Nel tuo cuore”
Il piccolo ispettore stava facendo congetture e ragionamenti vari quando Hartmut entrò nell’ufficio e lo salutò.
“Ciao Semir” disse con voce triste il tecnico.
“Mmmm” rispose l’ispettore.
Hartmut si stava sedendo nel posto di Ben quando vide lo sguardo contrariato di Semir.
Fermandosi a metà tra il sedersi e non, il giovane scienziato disse “Posso?”
“Certo” rispose, seppur a malincuore, Semir.
“Sai Semir un po’mi sento in colpa, se non avessi decifrato quei file, forse Ben sarebbe qui e …” disse un mesto Hartmut.
“Senti non devi sentirti in colpa” lo incalzò Semir “Tu hai solo fatto il tuo lavoro e chissà, forse Ben voleva che tu trovassi quelle prove, certo è che questa storia è un incubo, anzi è pazzesca. Ben potrebbe aver voluto farsi arrestare e magari sta recitando una parte … una pericolosissima parte. Lui si fida ciecamente di noi, ma noi ci fidiamo ciecamente di lui? Comunque” continuò  Semir  “Dimmi Einstein ci sono novità?  Ti prego dimmi di si … non so dove andare a cercarlo … il cellulare che ha con sé non riusciamo a  rintracciarlo … “
”Oggi nell’appartamento di Berger ho trovato un composto su delle impronte di scarpe … “ cominciò lezioso Hartmut.
”Hartmut ti prego arriva al sodo … non sono dell’umore giusto“  disse laconico Semir.
”Beh ecco è olio per motori … “ rispose soddisfatto il giovane.
”Grazie tante, sai quanto ci aiuta …. “ disse esasperato l’ispettore.
”Se mi lasci finire” disse il tecnico alzando gli occhi al cielo.
”Scusa, allora?”
”Dicevo” continuò Hartmut “che è combustibile per aerei mischiato con del terriccio con acidità ….” ma fu interrotto nuovamente da Semir.
“Quindi dovremmo trovare un aeroporto nei pressi di un posto dove c’è quel tipo di terra, giusto?”
“Esatto …” disse trionfante Hartmut
”E tu lo sai già vero? … “ lo incalzò Semir corrugando la fronte.
”Diciamo che ho un’idea, ma serve un mandato, è un aeroporto militare … ed è a  Veelenkamp  nei pressi del confine olandese”

Nessuno dei due presenti nell’ufficio si erano resi conto che la Kruger aveva ascoltato tutta la conversazione sulla soglia.
“Per il mandato ci vorrà un’infinità di tempo” disse il commissario “E poi chissà se c’è l’ho concedono,  stiamo parlando di una zona militare  in disuso, ma sempre zona militare … “
Dietro a lei erano comparsi anche Dieter e Jenny.
”Capo … “ disse quest’ultima ”Pensiamo davvero che Ben sia colpevole? Alla fine il problema è questo! Da quando aspettiamo un mandato se questa attesa rischia di condannare a morte Ben?”
“Già, commissario Jenny ha ragione” Semir era costernato e alzandosi dalla sua scrivania disse:
“Vado da solo, non mi importa, lo sapete tutti, sono stato il primo a picchiarlo quando ho saputo di questa storia, ma non sarò io il primo a lasciarlo solo al suo destino” e prese le chiavi dell’auto
”Aspetta Semir vengo con te” disse Dieter, ma dietro di lui, tutti i colleghi del distretto lo seguirono.
”Io intanto chiamo la procuratrice Schrankmann, magari ci potrà dare una mano e rinforzi …” disse sicura la Kruger avviandosi al suo ufficio.

Intanto Ben e Muller scesero dalla metropolitana e Andreas fece un cenno ad un uomo che Ben non aveva mai visto prima.
“Hey Muller” disse l’uomo dando la mano ad Andreas e squadrando Ben da cima a fondo “Questo è il tuo l’informatore ?”
”Si, lui è Ben Jager” rispose Andreas.
“Bene venite con me, il capo vuole conoscerlo”
Tutti salirono su un SUV nero e presero una strada che portava fuori Colonia.
“Faremo strade secondarie e ci metteremo un po’ ad arrivare a destinazione, ma saranno strade più sicure e meno sorvegliate, in fondo voi siete due ricercati” disse l’uomo che si era messo alla guida.
Durante il viaggio Ben si sentiva angosciato e seriamente preoccupato per la brutta piega che aveva preso, e adesso ne era più che convinto , quella pericolosissima operazione.
Mai in vita sua si era sentito così, eppure di azioni rischiose ne aveva fatte tante, ma al suo fianco da cinque anni a questa parte, aveva sempre il suo socio, che per lui era una sorta di angelo custode e che adesso gli mancava come l’aria.
”Semir dove sei ho bisogno di te, stavolta ho paura …” si ritrovò a pensare.
Il viaggio fu fatto nel più assoluto silenzio, Ben nei sedili posteriori guardava fuori dal finestrino e si stava furiosamente masticando un’unghia del dito della mano destra, mentre Muller era  davanti a fianco del guidatore tranquillo come se niente fosse.
La strada che stavano percorrendo Ben la conosceva bene, cinque anni nell’autostradale gli erano serviti a conoscere gran parte delle strade presenti in Germania e quella strada portava verso il confine olandese.
Arrivarono dopo molto tempo ad un aeroporto militare dismesso, l’aria era tiepida ed era quasi sera, ma Ben aveva freddo, aveva freddo dentro, nelle ossa. Ben avrebbe voluto tornare indietro, riabbracciare Semir, avrebbe voluto in quel momento tante cose, ma non poteva.
Ormai non poteva più tornare indietro.
Adesso era troppo tardi.
 
  
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