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Autore: M4RT1    28/07/2014    6 recensioni
Neal è finito all'ospedale e dovrà restarci per ventuno giorni. Che succederà? Chi gli terrà compagnia? Ma soprattutto: riuscirà Neal a sopravvivere a ventun giorni con amici che tentano di tirarlo... su di morale?
**
La storia si comporrà di ventidue capitoli: il primo parla di come Neal è finito in ospedale, poi ce ne sarà uno per giorno. :))
Spero vi piaccia!
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Burke, Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Peter Burke, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Neal si svegliò, quel giorno, aveva la sensazione di essere osservato.

Si alzò di scatto, ignorando i giramenti di testa e il tubicino della flebo che gli tirava il braccio verso il basso, e si sporse oltre il letto: fuori alla porta c’erano due uomini alti e ben piazzati che lo fissavano.

Il suo stomaco ebbe un fremito, facendogli perdere quel po’ di colorito che stava faticosamente riacquistando. Sussultò e, come per un riflesso incondizionato, afferrò il cellulare con la mano sana e compose il numero di Peter. L’uomo rispose al terzo squillo, placidamente:

-Buongiorno, Neal! Già sveglio?

-Ci sono due uomini fuori camera mia, Peter!- bisbigliò il ragazzo, angosciato, lanciando occhiate per controllare che fossero ancora lì: c’erano.

-Neal, io…- cominciò Peter, ma il ragazzo lo interruppe:

-Alti, muscolosi, due brutti energumeni- descrisse, lanciato.

All’altro capo del telefono, Peter provò di nuovo a dire qualcosa, ma Neal lo fermò:

-Credo che siano loro, forse sono venuti per…

-Loro sono due agenti, Neal- riuscì finalmente a dire Peter, ridacchiando: -Dopo l’episodio dell’altro giorno, credevi che ti avremmo lasciato così, senza protezione?

Neal si sentì ferito nell’orgoglio:

-Due… due agenti?- ripetè, attonito.

-Sì, signor mi-stanno-per-uccidere, due agenti dell’FBI!

-Capisco- commentò l’altro, gelido: -La prossima volta sei pregato di avvisarmi, però: mi stavi facendo venire un colpo!- si lamentò alla fine, piagnucolando come un bambino.

Fu proprio allora che entrò Sara.
 

 
La donna avanzò lenta nella stanza, fissando con sguardo sbieco il ragazzo che, seduto nel letto e con l’aria ancora assonnata, si lamentava per telefono.

-Neal, tutto bene?- sussurrò, poggiandogli una mano sulla spalla.

Il ragazzo sobbalzò, balbettò qualcosa al cellulare e riagganciò, stiracchiandosi:

-Ciao, Sara- mormorò, la voce impastata: -Scusa, è che Peter ha messo due agenti per controllarmi senza dirmelo, e stamattina li ho visti e…- concluse, facendo un vago gesto con la mano.

Lei sorrise e lo interruppe con voce allegra:

-Però ho una sorpresa per te- lo informò, allungandogli una busta di plastica beige.

Neal sorrise debolmente:

-Che… che cos’è?

-Aprilo!- lo incitò lei, e il ragazzo obbedì.

La busta conteneva un pacco regalo: tastandolo, Neal capì che si trattava di una scatola. Squarciò con delicatezza la carta giallina e aprì la scatola grigia: dentro c’era un cappello nero, semplice, con un nastro blu scuro. Sorrise:

-Grazie, Sara!

Senza un minimo di esitazione, se lo calcò sulla testa, compiaciuto:

-Come mi sta?- chiese, e la donna rise:

-Se ti dicessi che ti sta male, cosa faresti?

Neal rise a sua volta, sprezzante:

-Non può starmi male, è impossibile!- esclamò, l’aria sicura. Sara gli resse il gioco per un po’, annuendo compiaciuta, poi gli sfilò il cappello dalla testa e lo ripose nella scatola:

-Questo lo metti la sera in cui uscirai da qui, d’accordo?- gli disse, aiutandolo a sedersi meglio.

Neal aspettò di essersi sistemato ben bene, la schiena poggiata a due cuscini rialzati e la mano ferita sul lenzuolo, poi sussurrò:

-Perché? Che dobbiamo fare la prima sera?

Sara gli sorrise di nuovo, questa volta in maniera diversa:

-Sorpresa- mormorò, accarezzandogli i capelli arruffati. Neal chiuse gli occhi, sereno, e sospirò.

Restarono così per alcuni secondi, poi Neal riaprì gli occhi e le disse:

-Devo farti vedere una cosa.

Sara lo fissò, incuriosita, mentre si chinava cercando di non aggrovigliare il filo della flebo. Alla fine si arrese e la donna si offrì di prendere la cosa al suo posto.

-E’ nella valigia, sotto il letto- la guidò Neal: -E’… è un foglio, ma non aprirlo- continuò, palesemente eccitato.

Sara obbedì, chinandosi. Riemerse con il foglio, un po’ spiegazzato, e lo porse al ragazzo:

-Tieni… dai, che c’è dentro?

Neal cercò di tenere bene il foglio, ma le bende gli tiravano da tutti i lati, così si arrese e lo riconsegnò alla destinataria, sbuffando.

-Paziente, Neal- lo ammonì lei, prendendogli la mano: -La muovi benissimo per farlo solo da un paio di giorni.

Neal roteò gli occhi, sbuffando ancora:

-Certo, come no…- mormorò, stanco.

Sara lo osservò lottare per tenere gli occhi aperti, mentre soffocava uno sbadiglio:

-Sei stanco, Neal?- gli chiese, ma lui scosse la testa:

-Sono… sono quelle medicine, sai… quelle della flebo- provò a giustificarsi.

-Non c’è problema, Neal, se vuoi dormire…

-Non voglio dormire…

-Ma se vuoi…

-Non voglio!- esplose alla fine, urlando.

Sara sobbalzò e sgranò gli occhi, colpita:

-Scusa, Neal… io… io non volevo farti arrabbiare- commentò, fissandolo.

Neal scosse la testa:

-No, scusa tu… è che non ce la faccio più, chiuso qui dentro, con i medici, la flebo, la mano che trema e…- concluse, la voce un po’ stridula. Sara sorrise,
paziente:

-Non pensarci, mancano pochi giorni- lo incoraggiò, poi si concentrò sul foglio: -Posso?- chiese, cauta.

Neal annuì, così lei aprì il foglio: la scritta “Neal Sara” troneggiava al centro, scritta in lettere sbilenche, contornata da varie macchie di inchiostro.

-L’hai… l’hai scritta tu?

Neal sorrise compiaciuto:

-Mi ha… aiutato Peter, ma l’ho fatto io- le rispose, annuendo.

-Vedi che la mano la usi!

Il sorriso del ragazzo si affievolì un pochino, ma subito tornò vivo quando lui aggiunse:

-Magari prima di uscire riesco a falsificare qualcosa!

Sara gli lanciò un’occhiataccia:

-Neal! Gli agenti…- mormorò, accennando alla porta.
 
  
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