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Autore: ElyJez    28/07/2014    1 recensioni
«Posso farti una domanda?»
Sbuffai scocciata , per poi dire:
«Dipende da quello che mi deve chiedere»
«Perché fai tutto questo ? Intendo essere una cacciatrice , combattere costantemente , perché?»
Feci spallucce rispondendo controvoglia:
«Qualcuno deve schierarsi contro il male , perché non dovrei essere io?»
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 Febbraio 2011, Martedì
Il bosco era buio ed io correvo inseguita da lui, il vampiro, cercando di controllare il mio respiro, di non cadere sul terreno umido. Sentivo i suoi passi dietro i miei, sempre più veloci, troppo per me. Mi girai, era certo: non mi avrebbe mollato tanto facilmente, così cercai di muovermi più rapidamente, ma era così difficile con tutti quegli arbusti e quei rami che mi graffiavano. Mi girai ancora una volta. Inciampai a una radice. Caddi, ruzzolando per terra.
Con un sorriso sadico, si gettò su di me mirandomi alla gola e … puff, scomparve in una nuvola di polvere, mentre io stringevo il paletto di legno tra le mani .
Ridacchiai tra me e me. Davvero, una fanciulla che corre nei boschi spaventata? Quanto poteva essere stupida quella creatura per cascarci?
Infondo,a me non importava realmente: mi piacevano le cose teatrali, e tendere queste imboscate ai vampiri, quando non era ora di punta, mi appagava non poco. Il problema era che con il passare degli anni iniziavo ad annoiarmi: mai una volta che qualcuno mi presentasse una vera sfida, c’erano sempre dei dilettanti appena trasformati che si credevano invulnerabili a tutto, specialmente a me, la cacciatrice.
Comunque, mettendo da parte questo pensiero, in quel momento lanciai uno sguardo verso il cielo: la luna era ancora alta e ciò significava che il mio turno era finito.
Di solito mi sarei dovuta trattenere più a lungo, ma quella notte no, Victor aveva insistito talmente tanto, che me ne sarei tornata a casa prima. Così, iniziai a incamminarmi .
Tutta colpa del nipote. In quel momento sarebbe già dovuto essere alla villa, nel suo letto, a sognare unicorni e arcobaleni mentre io mi occupavo di zanne appuntite e occhi rossi, ma a sentire il capo, se lo meritava.
Stando a quello che diceva, il nipotino, aveva affrontato un lungo viaggio dal mondo umano, fino all’isola di Hope grazie a un bel tuffo in un pozzo dove vi era riflessa la luna piena. Successivamente, era giunto sulla nostra terra e aveva percorso ore di faticoso cammino fino ad arrivare a casa.
Ora, neanche viaggiando alla stessa velocità di una lumaca in sovrappeso avrebbe impiegato così tanto tempo. Insomma, questa cosa mi puzzava di bruciato.
Ad ogni modo, non potevo dire niente a riguardo: lui era il beniamino del dottore, e quindi, non voleva sentire niente che lo screditasse, però … non m’importava, lo avrei tenuto d’occhio tutto il tempo necessario.
Diamine, ecco che cominciavo con le paranoie! Infondo, non lo conoscevo e magari mi stavo anche sbagliando sul suo conto ma, non mi fidavo. In realtà non era una cosa personale, avevo la stessa reazione per tutte quelle persone che non conoscevo e all’improvviso piombavano nella mia vita, anche se, devo ammettere, erano davvero poche.
Lanciai uno sguardo dall’altra parte della boscaglia, già s’intravedeva la facciata di pietra della vecchia villa appartenente alla famiglia Shaw da più di quattro generazioni .
Era particolare, circondata dalle basse mura di pietra, che ubicavano al centro un cancello lavorato in ferro battuto con ornamenti intrecciati. Di lì in poi, vi era un enorme giardino decorato da arbusti, querce e cespugli, rampicanti e non, spogli a causa dell’inverno. Infine, vi era la casa, alla quale si poteva accedere passando per il portone principale in legno, costeggiato da due colonne bianche a forma di gufo.
Quando entrai, sentii dei rumori provenire dal salotto.
Ora, le possibilità erano due: o i ladri, o un mostro. Per entrambi i casi, afferrai il vaso con i girasoli e mi diressi verso il salotto. Avvicinandomi alla porta, notai una figura che si muoveva in modo ambiguo, la quale scartò la teoria del mostro per il semplice motivo che non gli somigliava nemmeno un po’. Era sicuramente un ladro . Piano, piano, continuavo a ripetermi mentre andavo alle spalle dell’uomo, per poi sferrargli un colpo in testa con il vaso di ceramica che lasciò frammenti dappertutto .
Accesi la luce, così da poterlo vedere chiaramente. Sul tappeto, in quel momento sonnecchiava un uomo dai capelli castani a mezzo collo, alto circa un metro e ottanta, forse di più, con indosso una camicia bianca e un paio di pantaloni fatti di una stoffa strana, credo che voi li chiamiate jeans.
L’avevo steso, ma era più sicuro legarlo nel caso si fosse svegliato .
Così andai verso lo sgabuzzino, aprendolo e tirando fuori una corda lunga e spessa, l’ideale per quello che avevo in mente .
Tornai dall’uomo e provai a sollevarlo. Doveva pesare quasi novanta chili, per fortuna che facevo la cacciatrice di vampiri, altrimenti avrei dovuto usare la gru .
Lo posai sulla poltrona e iniziai a legarlo con più giri di corda, immobilizzandolo al meglio, per poi afferrare la balestra e tirargli i capelli.
<< Ahi ! >> urlò lui aprendo di scatto gli occhi. Erano di un colore striato, tra il dorato e il verde proprio come quelli di una tigre, ma non era la loro tinta ad attrarmi principalmente, ma quello che c’era dentro: una vena di sarcasmo selvaggio e seducente. Sbattei le palpebre: ci mancava soltanto che cominciassi a trovare attraenti i topi d’appartamento.
<< Temevo che non ti saresti più svegliato … chi sei ? >> dissi puntandogli la balestra alla testa .
Si guardò intorno, prima me, poi provò a muoversi, ma si rese conto di essere legato come un salame e osservò le corde .
<< Sai, ho sempre pensato che una donna alla fine mi avrebbe legato, ma speravo in un letto >> sghignazzò lui, senza rendersi conto probabilmente di che cosa aveva davanti alla fronte.
<< Non fare il cascamorto: con me non attacca. Cosa ci fai qui ?>>.
<< Sai, mi viene difficile dirlo con una balestra puntata in fronte, forse se la spostassi … >>.
<< Neanche morta e ora rispondimi >> dissi tirandogli i capelli facendogli posare la testa all’indietro.
<< Ahi, ma sei pazza, mi fai male ! >>
<< Dimmi chi sei ! >>
<< Sono Andrè Lanoix il nipote di Victor ! >> affermò lui con aria superba.
<< Dov’è la tua carta d’identità ? >>
Ridacchiò tra se e se con aria sarcastica per poi dire:
<< Nel portafoglio, tasca sinistra >>
Infilai la mano dentro i suoi jeans per poi tirare fuori un portafoglio nero. Lo aprii, trovando al suo interno un po’ di soldi e la carta d’identità. Presi quest'ultima e iniziai a leggere i dati e a guardare la foto .
Quel damerino da strapazzo aveva stramaledettamente ragione . Lo fissai un attimo per poi rimettergli il portafoglio in tasca .
Con un sorrisetto di vittoria affermò:
<< Credo che tu mi debba delle scuse ! >>
Risi a mia volta iniziando ad allontanarmi da lui .
<< Io non ti devo un bel niente >>
Uscii dal salone dirigendomi verso le scale inseguita dalla sua voce .
<< Ehi , slegami ! >>
<< Si , lo farò … forse domani ! >>
Ridacchiai salendo al piano di sopra per poi mettermi a dormire nel mio letto .

Angolo dell’autrice:
Ecco la fine del mio primo capitolo, spero vi sia piaciuto e che lasciate qualche recensione per migliorare i prossimi =P
A presto.
  
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