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Autore: Debby_Gatta_The_Best    29/07/2014    3 recensioni
Vi siete mai chiesti com'è vivere con l'amore della vostra vita senza che questo possa vedervi in faccia?
Una storia che altera di gran lunga la trama originale di SPM e vede la tanto amata Lady Farfalà priva di... vista. Sì, la povera giovane donna è stata privata dalla sottoscritta del senso visivo, e quindi questo fa sì che non abbia mai potuto vedere Blumiere in faccia. NON GIUDICATE prima di leggere tutta la storia, perché solo in fondo capirete cos'è successo veramente!
Hum, ricordate che avevo accennato alla one-shot? Sì, in realtà avevo previsto di dividere l'originale moncapitolo in due parti, ma alla fine l'ispirazione mi ha trascinato ed ora sto allungando a tre capitoli. Perdonate la mia indecisione, e buona lettura :)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Consilia/Farfalà, Conte Cenere/Blumière, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Blumiere aveva più volte descritto all'adorata consorte com'erano splendide le stelle, ma Farfalà non poteva fare altro che immaginare la grandiosa bellezza che doveva essere il cielo di notte.

La camera matrimoniale si trovava nella mansarda, al terzo ed ultimo piano della villa di Lord e Lady. Il tetto di questo piano non era completamente murato: sopra alla stanza riservata all'intimità dei coniugi si apriva una vistosa cupola di vetro, che di notte lasciava una vista spettacolare del firmamento punteggiato di stelle. Ogni volta che Blumiere guardava il cielo che si apriva sopra di loro, veniva colto da un'improvvisa nostalgia ed allo stesso tempo da rimorso.

Nel luogo in cui era nato l'oscurità regnava quasi perennemente, rendendo la sua città d'origine un luogo tetro, freddo e oscuro. Ma talvolta, quando il cielo non era coperto da fitte nubi pece, le stelle sfavillavano come non mai, producendo un meraviglioso effetto di luce e ombra. Il Lord, naturalmente, non poteva lontanamente paragonare lo scintillare argenteo delle stelle sopra la sua città al tenere tra le “braccia” l'adorata moglie, ma la cosa che lasciava tristezza nel cuore dell'Oscuro era proprio legata a Farfalà. Blumiere si sentiva quasi egoista a riuscire a vedere quale bellezza aveva da mostrare la notte, mentre l'altra non ne aveva la possibilità. Dopo poco tempo dal matrimonio, aveva anche proposto all'amata di rimuovere la vetrata, da quanto la vista tutta per se lo facesse sentire un verme, e lei aveva ribattuto che a quel punto avrebbero fatto prima a vivere in una baracca.

«Che senso ha tutto questo? – aveva chiesto mesi prima – Dovresti approfittare di poter apprezzare quello che ti circonda, e non cercare di privartene solo perché io non posso vedere!»

Aveva protestato lei.

Alla fine il Conte era riuscito solo a convincere Farfalà a non acquistare la televisione; per il resto, era stato un totale fallimento.


Quella sera, i due amanti giacevano nel letto abbracciati, come al solito. Nella stanza regnava il silenzio assoluto; sembrava che ogni rumore avesse cessato di esistere. Farfalà dormiva con la testa appoggiata sul petto di lui, le braccia chiuse attorno al suo busto turchino intenso, mentre l'altro teneva una mano sul braccio di lei. Blumiere aveva lo sguardo puntato verso la cupola trasparente, e cercava con gli occhi la costellazione che in quel periodo dell'anno brillava intensamente sopra quel luogo: i Due Cuori. Stelle tanto brillanti da illuminare anche le notti più buie, così diceva la leggenda. In realtà non erano altro che pochi puntini luminosi disposti in maniera da sembrare un paio di cuoricini uniti per le punte, ma per Blumiere era la costellazione più bella di sempre.

Se solo anche lei potesse vedere...”

Farfalà si mosse leggermente, poi il Lord si sentì stringere con più forza nell'abbraccio di lei. Farfalà cercò con la mano fasciata quella del marito – la mano che non teneva sul suo braccio – e poi assunse un'espressione preoccupata.

«Va tutto bene?»

Bisbigliò piano lui, con una nota di preoccupazione nella voce. Fu lui ad incontrare per primo la mano scottata dell'altra.

«Blumiere... – c'era un che di disperato in quell'esile bisbiglio – di che colore... di che colore sono i miei capelli?»

Teneva la mascella contratta in modo preoccupato, e minuscole gocce di sudore le imperlavano la fronte.

Blumiere spostò la mano destra verso l'alto, passando per il collo e per poi fermarsi nei capelli di Farfalà.

«Sembrano di platino. – iniziò lui accarezzando gentilmente la folta chioma dell'altra – Di giorno, quando sono colpiti dal sole, brillano come se fossero fatti d'oro... la notte diventano d'argento...»

Caratteristica appartenuta agli Antichi tanti millenni prima era stata quella di possedere dei capelli tanto belli, e Farfalà vantava quel particolare. Assieme agli occhi color acqua marina.

«E... – continuò lei ancora in preda al panico – di che colore sono... erano i miei occhi?»

Non sempre Farfalà teneva gli occhi chiusi. Di tanto in tanto gli apriva – per controllare che le palpebre funzionassero ancora – e s'immaginava di riuscire a vedere come faceva nei sogni. Le iridi, che un tempo avevano brillato come gemme, erano opache, velate di bianco, e così le pupille. Ma nonostante tutto questo, Blumiere continuava a dirle che sembravano pietre preziose.

«I tuoi occhi sono bellissimi, e lo saranno sempre»

Il Conte poteva chiaramente percepire quanto il battito del cuore dell'amata era aumentato.

Per un estraneo, quelle domande potevano sembrare sciocche, ridicole, ma Blumiere conosceva bene quel gioco, e non c'era nulla di divertente in tutto ciò.


Era iniziato molto tempo prima, poco tempo dopo che i due – poco più che ragazzi – avevano scoperto di amarsi. Blumiere e Farfalà si erano dati appuntamento nella solita radura baciata dalla luce della luna, nascosta nella foresta vicino al villaggio di lei. Si trovavano sdraiati sul prato, una calda sera d'estate. Ad un certo punto, lei aveva stretto con forza la mano del neo-fidanzato.

«Blumiere... ti prego, non fare domande...»

Lui l'aveva guardata non capendo.

«C'è qualcosa che non va?»

«Io... per favore, rispondimi: di che colore sono i miei capelli?»

Blumiere era rimasto a guardarla a bocca aperta – nonostante Farfalà non si fosse accorta di niente – e poi aveva domandato cosa significasse, nonostante la richiesta di lei sul non chiedere nulla. Farfalà aveva sospirato, arrossendo vistosamente.

«Ho paura... di dimenticarmi come sono i colori. Di dimenticare come sono io...»

Blumiere si era sentito un idiota per averla messa in imbarazzo. Aveva cercato quindi di rimediare al più presto

«Non preoccuparti, non c'è nulla di cui vergognarsi, ti capisco...»

Dopo aver trovato le parole giuste per descrivere i riccioli che adornavano la testa della giovane Farfalà, questa aveva continuato a fare domande, e non solo su se stessa. Appena ebbe avuto la risposta alla domanda “e la mia pelle?”, aveva chiesto del cielo, della luna e delle stelle, dei fiori, delle farfalle, degli uccellini... sembrava che il solo nome del colore di qualcosa risvegliasse in lei i ricordi di tale tinta, e lo stesso pareva valere per le forme.

Alla fine, era giunta a domandare di Blumiere. Cosa che lui aveva temuto per parecchio tempo.

«E tu? E tu come sei fatto? Come sono fatti i membri della Tribù dell'Oscurità?»

Il cuore del giovane aveva perso un colpo, e lui aveva addirittura temuto che dopo essersi descritto Farfalà si sarebbe impaurita e sarebbe fuggita via da lui per sempre.

«Erm... noi... cioè, io... – aveva comunque iniziato – siamo diversi. Molto diversi. Non tutti sono presentano le stesse caratteristiche, di solito quelli di sangue più puro, come me, sono più grandi... e hanno la pelle più scura...»

«Scommetto che siete del colore della notte!»

Aveva azzardato lei sorridendo.

«Emm... sì. La mia pelle è... blu»

«Blumiere»

Il sorriso della ragazza si era allargato nel gustare a pieno il suono di quel nome.

«Sì, esattamente... “luce blu”...»

«Penso sia un nome perfetto per te. È molto romantico...»

Dopo aver fatto questo commento, aveva lasciato che lui continuasse a descriversi.

«Poi... non ho... il naso... – in qualche modo quella frase uscita a stento lo aveva fatto sentire stupido – e... neanche le orecchie visibili»

L'espressione di Farfalà era mutata, assumendo un'aria pensierosa.

«Cielo! Come fai a respirare?»

Aveva esclamato dopo pochi attimi.

«Dalla bocca. Ma posso stare diverso tempo senza ossigeno, non ho bisogno di tenerla aperta perennemente»

«Quindi respiri ogni cinque minuti?»

«Ogni mezz'ora a dire il vero...»

«Che cosa affascinante!»

Era stata una fortuna per il giovane incontrare un'amante delle cose inusuali come lei.

«E i tuoi occhi? Come sono? Perché... hai gli occhi, vero?»

Aveva spostato una le sue affusolate dita sulla superficie del viso di lui, rabbrividendo quasi impercettibilmente quando aveva constatato che in effetti l'Oscuro non presentava la minima traccia di un organo respiratorio simile al suo, per poi proseguire nel tracciare una linea attorno alla leggera infossatura che ospitava l'occhio destro di Blumiere.

«Hai degli occhi molto...»

«...grandi»

Aveva concluso l'oscuro, sospirando debolmente.

«Per vedere al buio?»

«Ed anche per compensare la mancanza del naso!»

Aveva scherzato lasciandosi sfuggire una risatina. Anche lei aveva sorriso.

«E di che colore sono?»

«Rossi»

Si era limitato Blumiere, afflitto. Sapeva che avrebbe dovuto specificare più cose, tipo:

Non hanno né iridi né pupille vere e proprie, sono completamente cremisi eccetto per una piccola parte che varia dall'arancio all'oro; non sono leggermente sporgenti come quelli degli Umani, al contrario si sviluppano verso l'interno, nonostante siano protetti da una cornea simile alla vostra, seppur piatta... oh, già, quasi dimenticavo: brillano come rubini infuocati nell'oscurità. Comodi per leggere al buio, insomma.”

Certo, una spiegazione scientifica sarebbe stata ottimale per una studiosa come Farfalà, ma proprio non se l'era sentita di fare tutte quelle descrizioni.

«Devono essere affascinanti, quindi...»

Aveva risposto lei con espressione sognante. Lui aveva deglutito.

Dopodiché, Farfalà si era ricordata una domanda che forse aveva voluto fare prima:

«E i capelli? I capelli li avete, voi Oscuri? Oppure non ne avete bisogno?»

Forse lei aveva pensato che, in quanto vivessero perennemente nell'oscurità, i membri del Popolo dell'Ombra non necessitassero della protezione dal sole dei capelli. Invece gli avevano eccome, e si dava il caso che Blumiere, da ragazzo, presentasse anche un bel ciuffo spettinato*.

«Oh, sì che gli abbiamo. Il sole è dannoso per noi, quindi presentiamo una folta... capigliatura»

Farfalà aveva spostato la mano tra i capelli dell'amato, scompigliandoglieli leggermente. Quasi d'istinto, Blumiere aveva fatto la stessa cosa a lei.

«Dannoso...»

Aveva ripetuto incerta. Lui si era quindi espresso meglio:

«Cioè, in realtà non è dannoso nel vero senso della parola, solo che... siamo molto più sensibili alla luce del sole di quanto lo siate voi Umani. Potremmo vivere tranquillamente alla luce, almeno credo, ma ci muoviamo meglio nelle tenebre, ecco tutto»

Dannoso” era il termine che spesso la gente della sua città utilizzava per descrivere la luce più forte di quella di una candela, ma Blumiere non aveva messo molto tempo a capire che quelle che si diffondevano in giro erano solo imprecisioni dovute all'ignoranza.

«E poi, chi lo sa? Forse servono ad attirare le ragazze»

Aveva scherzato ridacchiando.

Farfalà non aveva parlato per diversi minuti, e a rompere il silenzio era stato solo il dolce frusciare delle foglie degli alberi e lo scrosciare continuo del fiume che andava a gettarsi nel laghetto poco lontano.

«La tua bocca...»

Aveva poi ripreso lei facendo scivolare la mano destra verso il basso, gesto che Blumiere era riuscito ad intercettare ed a bloccare in tempo.

«Non ti piacerebbe sapere com'è fatta»

Si era lasciato sfuggire lui con un gemito. Lei aveva assunto un'espressione accigliata:

«Ma cosa dici? Voglio sapere tutto di te, Blumiere»

Lui non era tipo da opporsi all'amata, quindi si era dovuto arrendere, tenendo comunque la mano di lei ben lontana dalle sue... “labbra”.

«La parte esterna è... seghettata – spiegare che forma avesse la sua bocca non era stato affatto facile – e le labbra non... sono... labbra»

Lei aveva ridacchiato:

«Che intendi?»

E di nuovo aveva tentato di allungare il braccio verso il suo viso. Lui si era ritirato di colpo, scostandosi appena in tempo.

«La mia bocca non assomiglia neanche lontanamente a quella degli Umani – “probabilmente è la parte più inquietante dopo gli occhi” – In poche parole, la pelle che mi copre i denti è spessa e rigida come... il resto della mia cute...»

«Quindi non le hai, le labbra – aveva tagliato corto lei – E dovevi farci tutte queste storie per dirmelo?»

Aveva concluso ridendo. Ma lui non aveva accennato neanche un mezzo sorriso.

«...ed ha anche una forma a zig-zag...»

Farfalà non aveva capito, quindi era riuscita ad eludere il “blocco” di lui riuscendo infine a tastare la bocca dell'Oscuro. Il suo indice aveva seguito la linea spezzata che andava a creare le “labbra” di Blumiere, e la ragazza aveva compreso a pieno quello che intendeva lui.

«La parte superiore forma una specie di figura... che ricorda tre zanne»

Aveva concluso lei infine dopo aver tastato per bene il viso del fidanzato.

«Non sono zanne»

Blumiere era stato brusco, scostando nuovamente la mano di lei dal suo volto.

Le vere zanne stanno dentro la bocca, ma non ti piacerebbe per niente che te le descrivessi...”

Per fortuna, lei non aveva fatto altre domande riguardanti il volto del giovane Oscuro, eccetto per un piccolo commento appena dopo aver ritirato il braccio:

«Eppure baci così bene...»

Era stato appena un sussurro, che i sensi da Oscuro del giovane erano comunque riusciti a captare. Appena aveva afferrato il senso di quella frase, era cambiato di colore dal blu al rosso, anche se Farfalà non se n'era accorta.

Dopodiché, aveva continuato per tutta la sera a chiedergli come fosse fatto il corpo in generale degli Oscuri, ed era rimasta incerta quando lui le aveva parlato della “coda” immateriale che aveva al posto degli arti inferiori, ma si era convinta che con tutte le spiegazioni possibili non avrebbe mai capito per certo quello che Blumiere intendeva.

Questo era rimasto sollevato dall'idea che Farfalà non si fosse presa un colpo dopo che lui le aveva spiegato com'era fatto, ma in cuor suo sapeva che se Farfalà avesse visto realmente cos'era l'Oscuro, sarebbe rimasta altamente disgustata.


Mentre ripensava a quell'episodio, meccanicamente il Conte aveva risposto a tutte le domande che l'altra gli aveva fatto. Quel “gioco” era andato avanti per parecchio tempo quando erano ragazzi, mentre nel momento in cui si erano ricongiunti Farfalà sembrava aver perso quella sua piccola mania. Ed invece quella sera, senza preavviso, il gioco era ricominciato.

«Blumiere – il suo tono adesso era più tranquillo, ma continuava a mostrare una punta di agitazione – dimmi, di che colore è la tua pelle?»

«Blu»

«Blu come?»

Lui rimase per qualche secondo senza dire nulla, poi rispose:

«Blu zaffiro»

«E che tipo di blu è lo zaffiro?»

Insistette lei, preoccupata.

«È blu come il cielo? Come i miei occhi?»

«No, è blu come il mare. Come l'oceano profondo...»

Lei sospirò piano, e il Lord se ne accorse.

«Non... lo hai mai visto, il mare?»

Lei rispose scuotendo lentamente il capo, ancora appoggiato sul petto di lui.

Poi la stretta che lei aveva riservato all'amato era lentamente andata a sciogliersi, e la Lady era nuovamente sprofondata nel mondo dei sogni.

In quel preciso istante, Blumiere fu colto da un terribile pensiero. Era giusto che Farfalà dormisse abbracciata a lui senza sapere cos'era di preciso? Un ribrezzo tremendo per se stesso lo mandò quasi nel panico. Immaginò come sarebbe stato se in quel momento lei si fosse svegliata di colpo con la capacità di vedere e si fosse resa conto che cosa stava abbracciando. Blumiere si ritrasse di scatto, scivolando via dal suo abbraccio, quasi istintivamente, con un'espressione tutt'altro che tranquilla sul volto.

Tutta colpa di Rosanne. Se quest'oggi non mi avesse messo nel capo tutti quei dubbi, ora avrei l'animo in pace come al solito”

Guardò tristemente il volto rilassato di Farfalà, chiedendosi se lei a volte provasse un po' di timore nell'immaginare la sua faccia. Se lo faceva, non lo dava minimamente a vedere. Lui, al contrario, si lasciava sfuggire troppo spesso le sue paure, mettendo a disagio la moglie stessa, talvolta.

Si domandò un attimo se Rosanne avesse sconvolto anche i pensieri dell'amata, ripensando al “gioco”. Sì, sicuramente doveva essere stato così. La giovane donna che se n'era andata di pomeriggio aveva lasciato dietro di se una scia di dubbi e malesseri. Blumiere cercò di scacciare tutti quei pensieri, abbandonandosi alle braccia del sonno.


Il mattino seguente Farfalà fu svegliata dal profumo di cioccolata calda che aleggiava nella stanza. Si stiracchiò, mettendosi seduta e massaggiandosi il braccio sul quale aveva dormito.

«Blumiere?»

Chiese. La risposta le arrivò da poco lontano. Con tutta probabilità il suo sposo se ne stava seduto sul fondo del letto con un vassoio d'argento tra le mani, come tutte le domeniche. E come tutte le domeniche, lei commentò un:

«Non dovevi...»

Per poi smentirsi e accettare la colazione servitale direttamente in camera, cominciando a rimpinzarsi avidamente.

«Come sono?»

Lei accennò un “buoni” tra un boccone e l'altro.

«Ho fatto un salto in paese. E ho preso le paste appena sfornate... ah, e poi lì accanto c'è anche della cioccolata calda»

Come se quella precisazione fosse stata essenziale. La prima cosa che aveva fatto lei dopo essersi avvicinata il vassoio era stata quella di riempirsi le narici di quella profumatissima aroma.

«Ehy, non vorrai strozzarti spero!»

Farfalà si fermò con la brioche a metà strada tra il vassoio e la sua bocca, piegando la testa da una parte.

«Ho solo fame»

«Sei agitata»

Ribatté lui con tono rigido.

Non è vero” avrebbe voluto dire lei, ma non poteva contraddire il marito dal momento che questo aveva ragione. Certo, l'idea che Blumiere capisse il suo stato d'animo solo da gesti insignificanti come quello di mangiare con una certa foga poteva mettere a disagio – nessun segreto poteva rimanere tale con lui nei paraggi, neanche i propri sentimenti erano pienamente schermati – eppure a Farfalà non dispiaceva affatto che lui capisse quello che la turbava con tanta facilità. Di solito gli uomini si portavano addosso la diceria di “non saper capire le donne”... ah, be', Blumiere non era un “uomo” nel pieno senso della parola, in fondo. Non era un Umano. Ma a lei andava più che bene; era molto più che un dolce marito, per l'Umana. Blumiere non solo compensava a pieno quella parte di vuoto che la natura lasciava incompleta negli esseri destinati a formare delle coppie, ma la sua natura di Oscuro lo rendeva anche oltremodo sensibile. Insomma, il tipo di compagno che serviva a lei. E Farfalà era allo stesso modo la compagna perfetta per lui. Sicuramente erano destinati a stare assieme. Lei ne era certa.

Dopo essersi abbandonata a questa catena di riflessioni, ritornò in se quando si sentì toccare una spalla dalla mano di lui.

«Non so perché ho questo malessere addosso... probabilmente non è nulla»

Ma spesso Blumiere era cocciuto quanto premuroso, e non si arrese:

«Se c'è qualcosa che non va, dimmelo!»

«Non devi preoccuparti»

Rosanne, accidenti alla sua lingua biforcuta. Perché deve avermi riempito la testa di... dubbi?”

Aveva continuato a punzecchiarla per tutto il tempo che Blumiere aveva impiegato per cercare le fasciature e la crema per la sua mano scottata, deridendola per la sua scelta in amore.

«Blumiere è un mostro, cugina, lo sai bene! Eppure ci stai insieme lo stesso»

Le aveva detto. Farfalà l'aveva ignorata, ma il mattino successivo quella frase aveva continuato a roderle dentro.

Chissà se in fondo ha ragione, se Blumiere è davvero così orrido come sostiene... no, non può essere! E comunque, io lo amo con tutto il cuore, non potrebbe importarmene nulla”

Si stava ripetendo in quel momento. Ma nonostante tutto, quel pensiero le rimase addosso.


Quando Farfalà ebbe abbandonato la camera, Blumiere si diresse con il cuore in gola verso il comodino dalla sua parte di letto. Sperando che la moglie non andasse a frugare tra le sue cose, fece scivolare la lettera nell'ultimo cassetto. L'avrebbe consegnata a Farfalà, certo, ma non subito. Non se la sentiva proprio. Prima doveva abituarsi all'idea. Pochi giorni, si disse, e avrebbe recapitato la lettera all'amata. Sarebbe bastato qualche giorno, però, per far sparire tutte le sue paure?


Quella mattina si era svegliato presto, molto prima dell'altra, ed aveva deciso quindi di andare in paese alla pasticceria per cercare di acquietare l'amaro che aveva dentro. Naturalmente, avrebbe preso delle paste per Farfalà – le sue preferite – e sarebbe tornato in tempo prima che si svegliasse. Poteva sembrare impossibile, ma Blumiere era solitamente abbastanza rapido in queste cose. Dopo essere sgattaiolato fuori dal letto senza fare il minimo rumore, si era messo addosso uno dei suoi abiti più semplici per poi uscire velocemente dall'abitazione. Dopo una ventina di minuti, era giunto in paese e si era diretto nella pasticceria del giorno prima. Si era guardato in giro per accertarsi che per qualche arcano motivo non ci fosse nuovamente Rosanne nei paraggi, ma per sua fortuna la cugina senza scrupoli della moglie se n'era effettivamente andata. Nonostante fosse venuto lì per mangiare qualche pasticcino, il suo stomaco aveva continuato a rimanere sigillato, e quindi il Conte si era concesso appena una tazza di caffè al bar. Quando era entrato in pasticceria, aveva sentito su di se almeno una mezza dozzina di sguardi, ma li aveva ignorati come meglio poteva. Mentre ritornava a casa – più in fretta, per non rischiare che le paste si raffreddassero – era stato intercettato da un esile postino in bicicletta.

«Il marito di Lady Farfalà?»

Aveva domandato con tono piatto, sgradevole.

«Sì, sono io. Posta per lei?»

Il postino aveva consegnato la lettera al Lord, per poi continuare a pedalare nel senso opposto a quello di Blumiere. Questo aveva dato una fugace occhiata al timbro impresso sulla busta, e si era sentito gelare il sangue quando aveva compreso quale fosse il significato di tale lettera.


Commento

Hum, per prima cosa, chiedo perdono per la mia incoerenza. Avevo detto chiaramente “due”capitoli”,è vero, eppure adesso sono slittata a tre. Con il prossimo la “one-shot allungata” si concluderà, o almeno spero ;).

Allora, com'è? Ancora sembra una storia strana, lo so, ma non temete per questo. Nel frattempo, come sta venendo? Come potete notare, mi sto allenando nello stile romantico che certamente non mancherà nella terza storia di Luce&Oscurità (ho quasi finito la prima!), ma non sono ancora brava. Poi... cosa importante: descrivere seriamente Blumiere non è affatto semplice. Probabilmente tra un po' cambierò avatar, ma per il frattempo se guardate l'immagine che ho sull'account di EFP vi farete un'idea di come io sostengo sia fatto Blumiere (molto simile al suo alter ego malvagio, ma con un ché di più buono). Dal momento che disegno spesso su Blumiere e Farfalà, eccovi il link del mio sito di Deviantart, che potete visitare tranquillamente :)

http://debbygattathebest.deviantart.com/

Ora vi lascio. Concluderò a breve e riprenderò a scrivere le altre storie (Luigi Cacciafantasmi, Luce&Oscurità: La Profezia delle Tenebre, e PokéMario)

Grazie per aver letto, vi aspetto all'ultimo capitolo :)

  
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