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Autore: GraceMalfoy    29/07/2014    6 recensioni
[LeoXNico] [Max 10 Capitoli]
*dalla storia*
-La differenza tra spettro e demone è abissale, Valdez. – gli faccio notare con calma.
-Sempre creature dell’oscurità sono, no?
-Sì, ma di due oscurità diverse. Gli spettri vivono là sotto – dico indicando il pavimento – mentre i demoni qui dentro. – Questa volta mi indico il petto.
Genere: Fantasy, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Leo Valdez, Nico di Angelo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1
Il Bacio
 
La corteccia degli alberi non è di certo il più comodo dei giacigli che si possano trovare, direi. E allora perché me ne sto qui seduto su questo cavolo di ramo, su questo cavolo di albero, con questa cavolo di espressione e questa cavolo di paura di cadere da questa altezza?! Semplice, perché sono un cavolo di idiota!
Sono le 6, il Campo è silenzioso come mai potrebbe essere dopo la sveglia di tutti gli altri Semidei. Loro non sanno stare in silenzio, non sanno ascoltare il silenzio, sia perché non ci hanno né mai provato, sia perché non hanno nulla da trovare nel silenzio. Io invece cerco una Risposta. Non ha saputo darmela il cielo, il sole, il vento, il mare. Non hanno saputo darmela gli Dei, le rondini, i gabbiani. La musica, i libri. Nessuno ha saputo darmi una Risposta. Ma il silenzio sì. Il silenzio non è il vuoto, il nulla. Il silenzio è il posto dove vanno a finire tutte le parole mai ascoltate, le domande mai pronunciate, le storie mai scritte, le canzoni mai cantate.
Il silenzio è il posto in cui si trovano le persone che non sanno trovarsi. Io sono una di queste.
Non so come sono arrivato qui. Sono uscito dalla Cabina 13 quando erano appena le 5.10, mi sono alzato dal davanzale della finestra dove stavo seduto con le cuffie nelle orecchie, e sono uscito. Magari sarei riuscito a vedere l'alba. E l'ho vista. Mi sono arrampicato su questo albero, vicino il Pugno di Zeus, e mi sono seduto ad osservare il sole che, anche dopo tutte le cadute, prende in mano la sua luce e si alza. Fa riflettere.
Rimane il fatto che me ne sto qui come un idiota.
Apro gli occhi, che finora erano stati socchiusi. Vedo il mare da qui, ma non splende ancora come in pieno giorno o al tramonto, è più una lucentezza... timida. Tutto è timido a quest'ora.
Quando si parla con un tono di voce che poi di giorno sarebbe normale, in questi momenti sembra di aver quasi svegliato una qualche creatura meravigliosa che sta dormendo. A quest'ora il passo non è mai troppo veloce, perché sembra che correndo potresti lasciare il tempo indietro, quel tempo che è più lento di te. Il vento non è mai troppo forte, il caldo mai troppo afoso e il freddo mai troppo pungente. E' tutto timido, ma non insicuro. E' dolce, lento, forse anche un po' malinconico, ma cosa c'è di male nella malinconia? Io vivo nella malinconia.
C'è stato un periodo in cui vivevo nella rabbia, e avevo il bisogno di urlare al mondo che ancora non aveva vinto, che non ero così facile da buttar giù.
Poi è venuto un periodo in cui vivevo nella tristezza, e avevo il costante bisogno di piangere, e di essere compatito.
Ora invece sto attraversando un momento di calma piatta, il mare dopo la tempesta, il sole dopo la pioggia, il primo fiore dopo l'inverno, l'alba dopo una notte di pensieri.
Da lontano sento i primi chiacchiericci, porte aprirsi e chiudersi, piedi muoversi. E' finito il mio momento. Ah, se solo si potesse protrarre in eterno!
Scendo con cautela, perché vorrei evitare di spezzarmi l'osso del collo in una maniera così ridicola. Raggiungo il ramo più basso, spicco un salto e atterro sui miei anfibi consumati. E' appena arrivata la primavera, ma ancora non fa caldissimo, così mi stringo nel mio giubbotto da aviatore, infilo le mani delle tasche dei jeans neri e logori e cammino verso le Cabine.
Quante sono ora! Prima ce ne erano meno di una dozzina, ora invece sono tante e tutte diverse. Quando gli altri vanno ad allenarsi mi capita di starmene qui a guardare, a provare a sentirmi parte di tutte queste diversità che insieme convivono, e formano un qualcosa di meraviglioso, come una grande famiglia. Purtroppo, per quanto ci provi, non riesco.
Sto per rientrare nella mia Cabina, quando sento delle voci alle mie spalle.
- Hey, Nico!
Reclino la testa all'indietro, il pomo d’Adamo ora più visibile, socchiudendo gli occhi.
Perché?! penso. Speravo di riuscire a svignarmela in Cabina senza essere visto, ma Super-Jackson evidentemente è stato più furbo di me. Così mi giro, evidentemente scocciato.
Percy ha un braccio intorno le spalle di Annabeth e l'altro intorno a quelle di Leo. Leo. Maledizione! Perché proprio Torcia-Valdez?!
- Percy. - dico, alzando la mano destra in un saluto militare. Poi mi volto verso Annabeth e regalo un sorriso tirato, per poi spostare lo sguardo sul ragazzo alla destra di Percy.
- Valdez... - sibilo.
- Eddai, Nico, ce l'hai ancora con me per quella volta quando di ho spinto nel lago? Te l'ho già detto che mi dispiace, volevo solo scherzare!
- Bè, non amo gli scherzi. - dico avvicinandomi al trio.
- Ti unisci a noi, cuginetto? Stiamo andando a fare colazione in spiaggia. - mi domanda Percy dopo qualche secondo in cui io ho guardato Leo con aria omicida e lui per tutta risposta ha continuato a sorridere come un babbeo. Odio quel sorriso strafottente!
- No grazie! - grugnisco, declinando l'invito.
- Nicooo, dai, non fare così il depresso, la vita è bella! - esclama il figlio di Poseidone. -Ti prego, vieni, Annabeth ha preso anche il cibo blu!
Sbuffo in segno di protesta, ma alla fine spiccico un: -Va bene...-
Poco dopo mi ritrovo a camminare con un braccio di Valdez intorno alle spalle ed una crescente voglia di ammazzarlo solo per togliergli quel fottuto sorrisetto del viso.
Camminiamo fino alla spiaggia, dove altri gruppetti di semidei stanno seduti sulla sabbia a chiacchierare e mangiare.
Dai, Nico, sforzati un po'! Non essere asociale... sii più gentile... prova a sorridere... a parlare con Leo in un modo meno cattivo... penso. Poi mi correggo. No, questo è veramente troppo.
Percy ci conduce nel punto migliore della spiaggia e lì ci sediamo uno accanto all'altro, in un semicerchio rivolto verso lo specchio cristallino che è il mare. Valdez è seduto decisamente troppo vicino a me... o troppo poco... Ma che dico?!
Annabeth mi passa un muffin al pistacchio preso dalla cintura di Leo. Sa che sono quelli che amo di più, gliel'ho confidato una volta, e da allora mi offre spesso alcuni di quei deliziosi dolci.
La figlia di Atena è diventata la persona con cui mi apro di più da quando Percy è scomparso. Sia io sia lei soffrivamo terribilmente per la sua assenza, ma mentre lei ora è felicemente fidanzata con lui (ed è una cosa seria!), io l'ho dimenticato, e l'assurda cotta che avevo per lui ora mi sembra solo un lontano ricordo.
Non so per quale motivo, ma questi pensieri mi fanno voltare verso il piromane che è al mio fianco.
- Che c’è? - mi chiede con la bocca ancora strapiena e le briciole di plum-cake intorno alla bocca.
Scuoto la testa per riprendermi. Non mi ero accorto di starlo fissando imbambolato!
Però, è davvero buffo! Cerca si sorridere con ancora la sua colazione in bocca, il che lo fa somigliare ad uno scoiattolo dispettoso che ha appena fatto rifornimento di ghiande. Involontariamente sorrido e lui scoppia a ridere, sputando un po' di briciole sui miei capelli.
- Dannazione Valdez! - esclamo infastidito, cercando di togliere i suoi sputi dal mio ciuffo color dell'ebano.
Lui però continua a ridere, al che rido anche io. Maledetta risata contagiosa!
Quando ci calmiamo, ci ritroviamo a guardarci intensamente negli occhi. Che belli che sono i suoi! Mentre i miei sembrano un pozzo senza fondo, un buco nero, i suoi sono caldi e brillanti.
Capisco cosa rende bello il suo sorriso. Non ride e basta, lui ride con gli occhi.
Ad un certo punto i nostri sguardi si fanno troppo carichi, ed entrambi ci voltiamo imbarazzati, a guardare il mare.
Annabeth e Percy sono troppo occupati a bisbigliarsi all'orecchio cose dolci e ad ammirare le loro mani unite e le dita intrecciate per far caso a noi due.
Miei dei! Questo assomiglia troppo ad un appuntamento a quattro! penso, sorpreso. Ma no, non può essere, cosa farebbe pensare a tutti loro che io e Leo... Ah, maledizione!
- Oddei, adesso ricordo! - esclamo, in modo da farmi sentire da tutta la combriccola. Infatti, i tre si voltano interrogativi verso di me. – Mi dispiace ragazzi - dico facendomi perno sulla mano per alzarmi in piedi – ma avevo dimenticato di aver detto ad Holly di Demetra che sarei passato da lei. Continuate senza di me, d’accordo? Ci becchiamo più tardi!
Non so quanto sia credibile come balla, ma gli altri non sembrano avere sospetti. Forse lo è anche troppo, visto che Leo balza in piedi dicendo: -Vengo con te!
- No! – quasi urlo. Tossicchio per camuffarlo, poi riprendo con voce calma, che non ammette repliche. - No, Leo, non ti disturbare.
- Ma quale disturbo! – Mannaggia a te, Valdez! - Figurati.
- Valdez… NO.
Leo sbuffa, e un ricciolo che gli stava sulla fronte si sposta. E’ così adorabile quando si imbroncia… Nico, che diavolo stai pensando?!
Mi volto e mi dirigo con passo svelto verso le cabine. Vedo il nero bagliore della cabina 13 nella chiara luce del mattino, il più totale contrasto.
Apro la porta e mi dirigo verso il mio letto, che si trova all’angolo alla mia sinistra, per poi gettarmici sopra senza troppi complimenti. Non c’è niente da fare, il letto rimane il miglior posto per pensare, meglio ancora se dopo aver mangiato un bel muffin al pistacchio (o un cheeseburger del Mc Donald’s).
Guardo la mia camera. Il pavimento è in legno scuro, mentre le pareti sono in bianco sporco, e qua e là ecco fiorire poster dei Nirvana e degli Imagine Dragons. Attaccata al muro di fronte la porta si erige un’alta ed imponente libreria nera, per metà con scaffali stracolmi di libri, per la maggior parte di Bukowski e John Green. L’altra invece è fatta a posta per poterci riporre i miei numerosi CD. Ce ne sono a centinaia, di vecchia musica per lo più. Sulla parete destra, che ora è davanti a me, ecco una porta di legno che conduce al mio bagno personale, un piccolo spazio dalle pareti e il pavimento verde acqua, dove si trova la mia amata vasca da bagno, il secondo posto migliore per pensare. Subito dopo di lei viene il mio posto al Pugno di Zeus, anche se quello non può vantarsi di esser comodo come la gommapiuma sul quale sto steso.
Ebbene, veniamo alle faccende serie.
Leo. suggerisce la mia mente. Quel ragazzo mi farà impazzire. Ok, non posso negare che sia carino, perché cavolo, è uno schianto! Questo però al momento non c’entra nulla: non posso innamorarmi di un ragazzo visibilmente (o almeno nella maggior parte del tempo) eterosessuale.
E Percy cos’era, un unicorno?! Ok, si, è vero, mi è già successo, ma proprio per questo non voglio.
Devo trovarmi un bel ragazzo gay, ufficialmente GAY, e non un figlio di Efesto strafigo, oltre che più grande. Infatti Leo, che ha quasi due anni più di me, ora dovrebbe averne 17. Oltre che etero, anche vecchio! Nico, tu stai male…
Zeus, quanto è bello! E come sorride poi! Miei dei, il suo sorriso potrebbe stare al posto del sole, e da quello si che mi lascerei abbronzare!
Bloccare questi pensieri mi è impossibile. Sì, forse ho una cottarella per Leo Valdez, ma me la farò passare. Anche perché il ragazzo è stupido, immaturo, demente, pieno di sé, strafottente, e fottutamente odioso. Senza contare che è anche piuttosto pericoloso, specialmente per me che il fuoco lo odio. Odio lui, odio il suo sorriso, odio la sua allegria costante. Come si fa ad essere sempre felici?! Bha.
Però, che occhi che ha! Così belli, e unici, così confortanti…
-BASTA! – urlo di scatto alzandomi dal letto. Non posso più permettermi di pensare a quel piromane. Mi risiedo sulle coperte e mi prendo la testa fra le mani.
-Non è giusto, Nico. Lo sai che non è giusto. I ragazzi con le ragazze e le ragazze con i ragazzi, così detta la natura e così deve essere. – Non sono io a parlare, ma direttamente la mia coscienza. –Perché sei così sbagliato? Perché sei così fottutamente sbagliato pateticostupido… - e ad ogni parola mi colpisco con violenza la fronte con il palmo della mano. Mi prenderei a cazzotti da solo se non fosse così tanto strano. Perché, in fondo cosa c’è di normale in me? Dovrei esser morto da chissà quanti anni, dovrebbero piacermi le ragazze, dovrei riuscire a comunicare con i miei coetanei, dovrei riuscire a sentirmi parte del gruppo. E invece sono solo un maledetto errore.
-SONO SOLO UN MALEDETTO ERRORE!
-No, non lo sei.
So chi c’è alle mie spalle, e non so se esserne contento o meno. Forse devo semplicemente non provare nulla.
Leo si avvicina al mio letto e si siede affianco a me, e io non posso non poggiagli la testa sulla spalla, mentre silenziose lacrime traditrici scendono sulle mie guance e Leo mi tocca i capelli con fare rassicurante.
Ci potrei restare per sempre, così, immerso nel dolore ma aggrappato saldamente alla mano che vorrei tanto stringere in questo momento.
Il calore che il suo corpo emana è esageratamente confortante, il modo con cui mi sfiora la spalla con un braccio è semplicemente stupendo. Lui è stupendo. Lui è il mio veleno, lui è il mio antidoto. E’ una cosa complicata da pensare, ed in lui tutto è troppo semplice per non essere esageratamente complicato: noi uomini tendiamo a nascondere le nostre debolezze, i nostri segreti, le nostre emozioni, non rendendoli meno visibili, ma ribaltandoli, mostrando agli altri l’esatto contrario, finendoci per credere spesso anche noi.
Io per esempio, ho sempre mostrato verso Leo un atteggiamento crudele ed odioso, ho sempre detto di non sopportarlo, invece provo esattamente l’opposto.
Leo stesso rinchiude i suoi pensieri ed i suoi problemi una gabbia di battute stupide, di sorrisi, di finte felicità, quando chi, come me, a cui è stato insegnato a leggere prima le anime e poi i segni evidenti, le ombre prima delle luci, può vedere facilmente quanta sofferenza si celi dietro a quel sorriso.
So la storia di Leo, Annabeth me l’ha raccontata perché il ragazzo non ce la faceva a raccontarmela lui stesso, quando eravamo sull’Argo II. Fu accusato della morte della madre, ingannato da Gea, fu per anni un fuggiasco, piccolo com’era poi!
-Perché sei qui? – gli chiedo con voce tremante.
-Perché tu stai piangendo, ecco perché.
-Io? Piangendo? Quando mai! – gli dico con un mezzo sorriso asciugandomi le guance.
Leo fa scorrere velocemente lo sguardo sulla mia camera.
-Anche a te piacciono gli Imagine Dragons? – mi chiede sorpreso.
-Canzone preferita? – gli chiedo di rimando, mettendomi a sedere a game incrociate verso di lui.
-Decisamente Radioactive.
-Mmm… bella quella.
-La tua?
-Pensavo fosse ovvio. Demons.
-Ah già. Sei il nostro Principe degli Spettri tu.
-La differenza tra spettro e demone è abissale, Valdez. – gli faccio notare con calma.
-Sempre creature dell’oscurità sono, no?
-Sì, ma di due oscurità diverse. Gli spettri vivono là sotto – dico indicando il pavimento – mentre i demoni qui dentro. – Questa volta mi indico il petto.
Leo abbassa lo sguardo. E’ una cosa nuova per me, vedere Leo Valdez smetter di fare battute ed essere serio.
-Non li hai solo tu i demoni dentro, sai? – mi dice dopo un po’, con voce flebile. Poi sento le sue braccia possenti intorno al mio corpo, il suo petto contro il mio, e non posso far altro che rispondere all’abbraccio.
-Che dici, passeggiata? – gli sussurro all’orecchio. Lui si stacca da me ed annuisce.
Ci alziamo ed usciamo fuori. Ci dirigiamo verso la Collina Mezzosangue, dove il pino di Talia rimane il sovrano assoluto. Parliamo di musica, di viaggi. Leo è molto interessato dal fatto che io sia nato a Venezia.
-L’Italia è la patria di una sacco dei più grandi inventori! – mi dice. – Leonardo da Vinci per citarne uno.
-Potrei portartici un giorno. La casa che un tempo era di mia madre ora è mia, quindi…
-Sarebbe fantastico! – esclama subito Leo. Gli brillano gli occhi. –Sai, quando siamo andati a Roma, prima del tuo salvataggio, ho trovato una specie di sfera, progettata da Archimede. E’ un’invenzione fantastica, fa praticamente tutto. Può illuminarsi, cammina, ha persino la ret…
Leo si blocca, perché io mi sporgo in avanti e lo bacio di slancio. Il ragazzo si irrigidisce per la sorpesa.
Mi allontano. Leggo negli occhi di Leo tante emozioni insieme, e tra queste anche il disgusto.
-Scusa… - mormoro, per poi fuggire giù per la collina.

 
*Angolo Autrice*
 
Ragazzi, grazie per aver letto il primo capitolo della mia storia!! 
Allora, comincio col dire che io AMO questa coppia. Sono l'ammoooore!
Vi avverto, se vi aspettate una fan fiction lunghissima con 30 capitoli e passa, devo deludervi. Non ne pubblicherò decisamente più di 10.
Altra cosa, questa volta al di fuori di questa storia. Io e gli admin della mia pagina stiamo scrivendo una fan fiction a 12 mani (wow, 12!), e vi sarei grata se passaste a leggerla. Il link è http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2562288 (io scrivo i capitoli dal punto di vista di Grace).
Bene, recensite la storia e alla prossima puntata!
-Grace





 
   
 
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