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Autore: Lauretta Koizumi Reid    30/07/2014    3 recensioni
C’è qualcosa che mi fa impazzire più del freddo. Più dei topi o dell’oscurità, più delle urla e dei pianti di Peeta, delle botte e delle domande delle guardie e dei carcerieri. Ed è una semplice domanda: perché sono viva? Perché non mi uccidono e basta? Non servo a nessuno, sanno che non collaborerò, non hanno nulla per farmi davvero del male. Sono un fantoccio rotto e inutile in una cella. Ma forse è questa la mia punizione... la vita. Nonostante tutto.
Johanna Mason, Distretto 7. Prigioniera di Capitol City per un tempo che ella non può contare. In un luogo terrificante. Che forse, però, si può immaginare.
Genere: Dark, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Johanna Mason, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Peeta…
- Oh, Johanna. Sei tu davvero? Io…io pensavo che ti avessero uccisa.
- No, sono viva. Come te. – rispondo, alzando la voce più del dovuto. Non mi importa se ci sentono e ci impediscono di parlare. Voglio scambiare due parole. Devo farlo.
- Ho sentito tante tue urla, Johanna…. che cosa ti hanno fatto? – chiede, con il solito tono gentile, velato però di un’ombra che non riesco a definire. Tristezza? Paura? Stanchezza?

- Io… io… non importa. Tu… hai qualcosa da dirmi?
- Mi hanno intervistato di nuovo, l’altroieri. Di fianco a Snow. Perché… Johanna… Katniss è viva. Credo siano tutti vivi.
Cado sulle ginocchia che avevo tenuto ben flesse quando mi sono accucciata vicino al muro. Il freddo di questa cella oggi è così insopportabile che faccio anche fatica a parlare.
- Dimmi tutto quello che sai , Peeta. Se ce la fai. 

Peeta inizia a raccontare, con questa sua nuova e strana voce roca e profonda. Katniss è viva, e si manifesta con dei passaggi abusivi in televisione. Hanno mostrato delle scene in cui lotta, in un distretto. Ma non sa quale. Non gliel’hanno riferito. Sa solo che c’era di mezzo un ospedale e che Capitol City ha perduto alcune forze militari. Sono attacchi via etere che vanno sempre più intensificandosi. E Peeta è stato richiamato di nuovo quale portavoce di Capitol City e del cessate il fuoco. Tutto questo è linfa vitale per me. Il fatto che il pass-pro abbia funzionato è un qualcosa che non avrei mai pensato di sentire. Ci fu menzionato da Plutarch in quella prima riunione famosa, ma ero più che scettica all’idea che si sarebbe andato così avanti nella rivoluzione da realizzarli. Wow.
- Inoltre mi hanno fatto aggiungere un messaggio speciale per Katniss – dice, e noto che la voce si sfuma quando pronuncia il suo nome – dicendole di stare bene attenta. Non deve fidarsi delle persone che la stanno sfruttando. Lei non è una paladina della giustizia. Non si deve fidare.
Annuisco, prima di capire cosa è sottinteso in quella frase.

- Peeta… sanno che sono al 13?

La sua risposta è definitiva e senza dubbio.

- Sì.

Rabbridivisco. E non per il gelo.

- …ma se ho capito bene, non lo attaccano. Hanno troppa paura delle conseguenze di un eventuale contaminazione nucleare per tutta Panem. Dovrebbero usare bombe che attacchino in profondità… e nessuno può sapere cosa c’è lì sotto… a parte gli abitanti. Per ora stanno ad aspettare.
- Meno male.
- Meno male un accidente, Johanna.

Questa sua affermazione mi dà un’altra scarica di brividi. Non è ironico.
- Peeta?
- Sono stanco, Johanna. Stanco da morire. Scatenino pure la guerra, non m’importa. Se la sono voluta loro. E Katniss dà loro retta. Perché non vengono qui? Perché non moriamo tutti? Eh? Eh? Spiegamelo.

- Peeta, calmati! – esclamo io, perché sento battere i suoi pugni sul pavimento.

- Siamo vittime innocenti. E Katniss sta con loro. Sì, sì, molto carini Katniss e Gale che combattono per salvare l’ospedale. Che bella cosa. E noi qui, Johanna, a morire…

Mi sta spaventando. Anzi, di più. Mi sta terrorizzando. Parla in modo affettato e robotico, non mi sembra lui.

- Devo andare a mangiare. Devo andare alla porta che c’è da mangiare. – afferma con questo tono da robot – la pagheranno. La pagheranno.
- No, Peeta, ferma! Non andare! Resta con me! – esclamo, battendo di nuovo il mio pugno logorato.

Segue un lungo momento di silenzio, in cui penso che se ne sia andato. Poi lo sento bisbigliare qualcosa.
- Come? – gli rispondo di rimando.
- Ok, Johanna. Va bene. Sì. – mormora, con la voce solita.

- Peeta… - vorrei tanto chiedergli “cosa ti hanno fatto?”, la domanda che ogni tanto mi ossessiona, ma vengo chiamata da un voce tonante.

- Mason!

Mi alzo tremando da capo a piedi. Ne sono successe troppe, oggi. Ho sentito troppe cose e vissuto altrettante. Non sto proprio ferma sulle gambe, quindi arrivo di fronte alla porta a sbarre gattonando. Un uomo, in divisa blu e bianca, mi guarda dall’alto. 





Suspence! ;) Il prossimo arriverà presto! Nel frattempo, pubblicizzo senza pietà 
la storia di usagainst_theworld http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1898741&i=1 che è sempre lì che vi aspetta.
 

 
  
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