Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Advrian    30/07/2014    4 recensioni
“Non puoi semplicemente rinunciarci e starmi lontana?” mi domanda lui, scocciato.
“No.”
“E perché no? E’ così semplice! Basta che torni da dove sei venuta” ribadisce.
“Non voglio. Non sono quel tipo di persona!” esclamo.
“Lo so, l’ho già capito” poi la sua voce diventa un sussurro “Conosco le persone come te.”
“E se conosci le persone come me, e sai come sono, perché fai di tutto per allontanarmi?” domando.
“Perché…” inizia, ma vedo i suoi occhi dubitare “…perché l’ultima volta che una persona come te mi si è avvicinata, mi ha fatto soltanto del male.”
“Quindi è questo? Hai paura che ti faccia del male?” domando ironica.
“No.”
“Allora continuo a non vedere il problema.”
“Il problema è che se ti lasciassi avvicinare, sarei sicuramente io a fartene.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti.
Eccomi qui con il primo capitolo.
Chiedo davvero scusa per il ritardo, ma tra una cosa e l'altra non ho davvero potuto postarlo.
Chiedo ancora perdono. 
Ci tenevo davvero tanto a ringraziare le 80 visualizazioni che ha avuto il prologo. GRAZIE!
Spero che vi sia piaciuto. Ringrazio anche 
Jubel e lukesguitar per le splendide recensioni ricevute!
Comunque, vi lascio al capitolo, è tutto vostro.
Vi chiedo solo di farmi sapere qualunque cosa ne pensiate attraverso una recensione!
Per me è importante che lo facciate e mi invoglia a continuare a scrivere. I vostri consigli mi sevono davvero!
Okay, mi dileguo. Baci.


Capitolo 1

“Ci deve essere un modo” continuo a supplicare Dave, in piedi davanti alla scrivania nel suo ufficio.

“No. Ognuno ha un compagno, e quello resta tale per tutta la durata del campo Jo” mi ripete lui.

Dopo la conversazione avuta con Michael, a vuoto, ho dovuto guardare gli altri mentre con le canoe facevano diverse attività sul lago. Loro in acqua, io ad aiutare gli animatori coi preparativi per il pranzo. Non dico di essermi annoiata, molti dei ragazzi che fanno parte dello staff sono simpatici, ma mi sarebbe comunque piaciuto partecipare. E’ proprio per questo che mi trovo qui, dopo di tutto. Allora, dopo un pranzo pieno di racconti su come certi ragazzi abbiano fatto ribaltare una canoa con due ragazze sopra, e di discorsi infiniti da parte di Anne su quanto si sia divertita, sono venuta subito qui da Dave, per vedere se riuscivo a trovare un modo per cambiare il mio partner nelle attività di coppia.

“Ma perché deve essere così?” domando, ancora una volta “Insomma, non è l’unico che non vorrebbe trovarsi qui, giusto? Allora perché non cambiare e metterlo in coppia con qualcun altro che la pensa al suo stesso modo?”

“Non è così che funziona Jo. Tutti dovrebbero partecipare, e questo farebbe soltanto che al posto tuo qualcun altro non possa essere partecipe alle attività di coppia” spiega lui.

“Ma a questo ipotetico ‘qualcun alto’ non darebbe fastidio! Mentre a me si” esclamo, parecchio esasperata e frustrata dalla situazione. Intanto lui si alza dalla sua sedia e afferra delle cartelle appoggiate sulla scrivania.

“Sai perché quest’anno abbiamo optato per quest’organizzazione con le coppie?” mi domanda. Faccio cenno di no con la testa. “Per far si” continua “che possiate conoscervi tra di voi e interagire con persone che, magari, sono anche poco gradite.”

“Ma lui non vuole partecipare!” dico, di nuovo. So che ripeterlo non ha senso, ma non posso fare molto altro al momento.

“Hai sentito quello che ho appena finito di dirti?” Annuisco. “Allora prova soltanto a conoscerlo e, chi può dirlo, magari col tempo parteciperà anche” dice.

“Come? E le attività?!” domando.

“Senza qualcuno che partecipi assieme a te, non puoi farle. Questo mi pare ovvio” conclude, ridacchiando un po’. Come se fosse divertente!

Lo guardo esterrefatta “Ma non l’ho scelto io!”

“Non è vero che non lo hai scelto tu” ribadisce lui, dirigendosi verso la porta “Potevi sempre pescare un altro numero. Nulla capita per caso” finisce, e poi esce.

Perfetto. Adesso si è messo anche a darmi lezioni di vita. Mi siedo, afflitta dalla situazione, constatando che alla fine non ho raggiunto davvero nulla. Se Michael non vorrà partecipare alle attività, nemmeno io potrò farlo. A meno che, ovviamente, non cambi idea. Ma non penso proprio che sia possibile questo accada.  

Mi alzo ed esco dall’ufficio di Dave per andare nella mia stanza. Abbiamo un’ora di tempo per riposare prima di iniziare con le attività di gruppo pomeridiane. Il tragitto dalla direzione ai bungalow femminili non è molto lungo, e mentre lo percorro mi ricordo il perché mi piace così tanto questo posto: la brezza estiva e gli alberi del bosco circostante al lago, i prati curati e le costruzioni dall’aspetto rustico, sono cose che ai miei occhi, danno un’aria magica a questo campeggio. E lo amo appunto per questo: la magia che scaturisce. Entrata nel bungalow vedo Anne seduta sui divanetti, intenta a parlare con delle ragazze, così decido di avvicinarmi a loro.

“Ciao” le saluto, mentre mi siedo vicino alla mia amica.
Anne mi sorride e le altre due ricambiano il saluto.
“Io sono Julie” dice la ragazza bionda.
“Io Marie” si presenta quella coi capelli rossi.
“Piacere, io sono Jo” dico ad entrambe.
“Mi piacciono i tuoi capelli” mi dice Marie.
“Grazie” le rispondo “E a me i tuoi” lei mi sorride.

“Comunque Jo, stavamo parlando di un ragazzo che Julie ha visto mentre veniva qui” mi spiega Anne. Ha un debole per tuti gli essere umani di sesso maschile. E’ una di quelle ragazze fissate con l’idea del fidanzato perfetto, il cosiddetto principe azzurro. Una sognatrice in poche parole, e questa è una delle cose che ci differenzia.

“Si” continua Julie “L’ho visto mentre rientrava nel bungalow! Era così sexy” finisce questa con un sospiro.

“Comunque, non ci hai ancora descritto com’era! Alto? Basso? Colore degli occhi?” inizia a squittire Marie.
Sto gia iniziando a pensare che questa conversazione mi annoierà a morte, fino a quando Julie… “Alto, senza dubbio. Aveva un tono di pelle chiaro, davvero pallido. E i capelli… dio quei capelli! Erano neri e viola.”

“Aspettate” dico io, e mi ritrovo tre paia di occhi puntati addosso “parlate di Michael?”

“Tu lo conosci?” esige di sapere Marie, immediatamente dopo la mia interruzione.

Perché ho dovuto aprire bocca? Parlo senza pensare, sempre, ed è un vizio che devo davvero togliermi.

“Forse” rispondo dubitante.
“Non puoi dire forse!” esclama Julie, esaltata “O conosci una persona, o non la conosci!”
“Beh, non è che lo conosco…” cerco di spiegarmi “E’ il mio compagno per le attività di coppia.”

Non l’avessi mai detto! Mi ritrovo tempestata dagli interminabili quesiti di Julie e Marie a proposito di Michael, che non si danno nemmeno il tempo tra di loro di finire una domanda prima che l’alta ne inizi a fare un’altra.

“Sapete una cosa?” dico alzandomi “In realtà non so nulla di lui, forse è meglio se vado in camera.”

Le loro espressioni mutano e assumono un’aria delusa. Davvero non riuscirò mai a comprendere come ragionano le ragazze così, ho solamente detto di non sapere nulla di lui e si rattristano. E anche se avessi saputo qualcosa, per loro non sarebbe cambiato nulla.

“Anne, vieni con me?” le domando, lei annuisce e mi raggiunge.

Prima di girarmi verso il corridoio però sento una di loro sussurrare “Almeno adesso sappiamo il suo nome”, e deve averlo sentito pure Anne, perché sul suo volto appare un sorriso buffo. Probabilmente le ragazze la divertono.

Entrata in camera, mi sdraio sul mio letto e mi copro il volto con un cuscino. Sento come se ci fosse stata una bolla a bloccare tutta le cose andate male fino ad ora e, una volta che mi sono trovata da sola con me stessa a pensarci, sia scoppiata  riversandomi tutta la frustrazione repressa addosso. Soffoco un urlo col cuscino e poi lo levo dal mio viso. Anne, seduta sul suo letto, sorride alla vista del mio gesto.

“Non erano così male dai” mi dice, pensando che il mio sfogo sia dovuto a Marie e Julie.
Mi siedo pure io, sistemandomi il cuscino dietro la schiena “Non era per loro.”
“Allora cos’è successo?” domanda.
“Il maraja è successo” le dico sbuffando.
Lei sorride “Ah giusto… Michael. Com’è?”
“E’ stronzo” affermo. Lei ride.
“No dai. Cos’è successo? A pranzo non ti ho chiesto nulla, mi dispiace” si scusa.
“Tranquilla” le rispondo “Non vuole partecipare alle attività, e senza un compagno nemmeno io posso. Per quelle di coppia almeno” spiego.
“Oddio. Quindi non hai fatto canoa oggi?” mi domanda, e il suo volte assume un’espressione confusa “Effettivamente, non ti ho vista durante i giochi.”

Anne è davvero il mio opposto, sia fisicamente che caratterialmente. Ha dei capelli lunghi, di un colore biondo platino, occhi così azzurri da eguagliare la tonalità del cielo quando è coperto dalle nuvole, ed ha una statura alquanto alta, ma non al di fuori dei limiti di una ragazza. Io invece sono davvero bassa, raggiungo a stento il metro e sessanta, il taglio scalato dei miei capelli castani sorpassa di poco le spalle e, il viso candido e privo di imperfezioni di Anne sembra prendersi beffe dei miei zigomi e del mio piccolo naso sui quali alloggiano delle stupidissime lentiggini. L’unica parte che adoro di me sono gli occhi color nocciola, ma solo perché mi ricordano il cioccolato.

“Già. Mi avevano detto di cercare Michael e convincerlo a partecipare, ma scommetto che preferirebbe rotolarsi in mezzo a del letame piuttosto che farlo” le racconto.

Lei ride di fronte alla mia pessima battuta, come se la divertisse sul serio.  La adoro anche per questo. Non cerca mai di scoraggiarmi e mi appoggia senza avere mai dubbi.

“Mi dispiace” dice calmandosi “Ma non puoi chiedere di cambiare partner?”
“Già provato. Meglio che lascio stare” le rispondo. Non voglio raccontarle del mio fallimento con Dave.
“Okay. Quindi cosa farai?” mi domanda.
“Non ne ho idea. Per adesso? Godermi questo pomeriggio con le attività di gruppo.”
“Ma domani mattina, con quelle di coppia?” continua lei.
“Non lo so Anne” le rispondo alzandomi in piedi “, vedrò domani mattina. Ci vediamo dopo” la saluto, andando verso il bagno. Ho intenzione di rilassarmi dopo tutto quello che ho dovuto passare fino ad ora. E non è nemmeno finito il primo giorno, penso.

**

Sto camminando verso il lago dove ci divideranno in squadre per il resto della durata del campeggio. Una volta arrivata sento qualcuno chiamarmi. Mi giro, e fatico qualche attimo a capire da chi provenga la voce. Quando trovo la persona, sono piacevolmente sorpresa nel constatare che è Levi, il ragazzo dai capelli rossi di questa mattina. E’ appoggiato al tronco di un albero, in disparte dalla massa di gente intorno ai ‘tavoli dello smistamento’ dove ciascuno prende una maglia col colore della squadra di cui vuol fare parte. Quando si accorge che finalmente è riuscito a catturare la mia attenzione, mi fa un cenno con la mano invitandomi a raggiungerlo. Accetto e cammino sul terriccio umido fino ad essere di fianco lui.

“Hey” mi dice, con un sorriso.
“Hey Levi… giusto?” domando.
“Giustissimo” risponde.
“Perché non sei a prendere una maglietta?” gli chiedo.
“Aspetto che un po’ di gente si allontani dal tavolo. Tanto le maglie non finiscono, e qualunque squadra mi capiti mi andrà bene” mi risponde “Tu invece?”
“La penso come te” dico sorridendogli, visto che è davvero così.

Così aspettiamo insieme che la gente  che finalmente ha ottenuto una squadra inizi ad allontanarsi dal tavolo e, una volta che questo accade, ci avviciniamo pure noi. Le magliette rimaste qui sopra ormai sono poche, ma i cartelli con i colori dove erano riposte ci sono ancora e noto che, oltre ai soliti tre colori, ci sono pure il giallo e il verde. Penso che sia perché quest’anno siamo quasi il doppio degli anni precedenti e, di conseguenza, le squadre in più servano ad avere una migliore organizzazione. Levi prende una maglia blu e mi guarda aspettando che pure io ne scelga una, così prendo pure io una maglia blu assieme ad una bandana. Lui mi sorride. Almeno un lato positivo in questa giornata c’è.
Iniziamo a dirigerci verso l’area comune, quella dove di solito si pranza: li ci verranno a consegnarci i fogli con le attività di questa settimana. Camminiamo, uno di fianco all’atra, fino ad arrivare all’area comune. Qui tutti i ragazzi sono sparpagliati in giro. Alcuni ragazzi hanno già indossato la maglietta della propria squadra, le ragazze le bandane e altre si sono messe la maglietta della squadra sopra quella che già indossavano. Io metto semplicemente la bandana sulla testa e raggiungo uno dei tanti sedili fatti di tronchi che sono disposti intorno ai tavoli. Levi mi segue e si siede di fianco a me. Aspettiamo che anche gli altri facciano lo stesso e ci ritroviamo tutti seduti, allora uno degli animatori sul palco inizia a parlare.

“Ciaao ragazzi! Benvenuti ad un nuovo anno di sane competizioni all’ultimo sangue!” esclama, con un sorriso che va da orecchio a orecchio. La sua frase mi fa ridere perché si, siamo molto competitivi.
“Adesso, prima dei fogli con le attività, faremo una cosa che anche gli anni passati è già stata fatta, solo che in maniera diversa!” continua, e al contrario dei molti volti dei ragazzi vicino a me, sono sicura che il mio non ha per nulla un’espressione curiosa o elettrizzata. Qualcosa mi dice che accadrà qualcosa più o meno similare al cambio nelle attività di coppia. “Sceglieremo a caso tra di voi i capitani di ciascuna squadra! Adesso, siccome ci sono cinque tavoli, voglio che da sinistra a destra ne occupiate uno per squadra! Partendo dai rossi, poi i blu, i gialli, i verdi e infine i bianchi! Su, alzatevi!”

Io e Levi non abbiamo bisogno di alzarci, visto che siamo già sul secondo tavolo. “Cosa ne pensi?” mi domanda, riferendosi alla scelta del capitano. “Che è uno schifo. E che non voglio essere scelta” dico. Lui ride davanti alla mia schiettezza. “Io penso che sia figo” mi dice. “Come mai?” domando, “Beh, insomma… l’attesa e l’ansia fino alla scelta. E’ figo” risponde, con un’espressione divertita. In realtà non ho capito cosa intende, ma non glielo chiedo nemmeno. Il mio istinto mi dice che non capirei comunque. Alla mia sinistra si siede una ragazza bionda, indossa una canotta bianca e ha la bandana blu della squadra.

“Ciao” la saluto. “Hey” mi risponde “Sono Aline” dice, e mi tende la mano. Le sorrido e gliela stringo “Io sono Jo.”

Il ragazzo sul palco continua col suo discorso. “Adesso passerò per i tavoli, e sceglierò uno tra di voi per squadra. A caso!” detto ciò scende dal palco e va dai rossi, intanto io prego in silenzio perché non mi scelga. “E’ così eccitante!” esclama Levi, con un sorriso fin troppo entusiasta. A me questa situazione fa contorcere lo stomaco. Nel tavolo dei rossi ha scelto un ragazzo robusto, tatuato e con dei capelli neri fin troppo corti. Allora si avvicina al nostro tavolo e “Ciao ragazzi, io sono Matt. Girerò un attimo qui se non vi spiace” e così fa il giro completo del tavolo, fermandosi a capotavola sulla mia sinistra. Poi punta gli occhi sui miei e lo vedo sorridere, merda. “Tu!” dice indicandomi, e io mi sento male, poi Levi alla mia destra domanda “Chi dei due?” e il ragazzo gli risponde “Tu che me l’hai chiesto.”

Il sollievo è tale da farmi sfuggire un sospiro, cosa che fa ridacchiare Aline e Levi. Sorrido, leggermente imbarazzata. Matt si avvicina a Levi e gli porge un foglio, ma nemmeno mi disturbo a chiedergli di farmelo leggere, non voglio saperne troppo. Non mi è mai piaciuto avere delle responsabilità, è una cosa che mi mette ansia, e io odio avere ansia. Levi inizia a parlare “Allora, ciao a tutti!” Il gruppo risponde con un ‘Ciao’ generale. “Io sono Levi e, potrete rivolgermi a me per qualunque cosa riguardi le attività di gruppo, o per qualunque dubbio in generale riguardante la squadra!” esclama. E’ davvero bravo con le parole. “Per oggi non abbiano nulla da fare. Quindi voglio che vi riposiate, in modo da essere carichi per il gioco d’inaugurazione della competizione tra le squadre… quest’anno abbiamo due nemici in più da stracciare!” esclama, riferendosi alle due squadre appena aggiunte. Parla con una convinzione tale da metterti carica soltanto con l’ascoltarlo. E’ determinato ed espansivo, traspira fiducia e voglia di aiutare. Matt non avrebbe potuto fare una scelta migliore. “Quest’ultimo…” continua “si terrà alle due di questa notte! C’è scritto qui!” esclama, e sventola il foglio sopra la testa “Per cui dobbiamo trovarci qui stesso mezz’ora prima. Avete capito tutti? Adesso, siete liberi! Non vedo l’ora di guidarvi quest’anno!” conclude, e tutti lo applaudono. Iniziamo a dileguarci, e mi offro di aiutarlo ad organizzare i preparativi per la cena assieme agli altri capitani.

**

“Mi dispiace” dico a Levi, ancora una volta “Non era mia intenzione, davvero.”
“Okay, ti perdono. Ma solo perché mi sei simpatica.”
“La ringrazio” dico, e poi faccio una piccola riverenza, tanto per sfotterlo. Lui si mette a ridere a mi spinge leggermente, facendomi barcollare. Iniziamo a ridere entrambi.
“Allora… ti piace essere stato scelto come capitano?” gli domando.
“Si, ne sono davvero entusiasta” inizia lui. Ci stiamo dirigendo ai bungalow, attraversando il piccolo cammino in mezzo al bosco che gli separa dai tavoli nell’aria comune.
“Mi piace molto il fatto di.. Ehi, cosa sta facendo quel ragazzo?” mi domanda. Il suo sguardo non è più rivolto alla strada, ma sta bensì a qualcuno in mezzo agli alberi. Fatico un attimo a trovare chi ha catturato la sua attenzione e non appena vedo dei capelli neri con delle sfumature viola, impreco mentalmente. Ancora lui! Si sta inoltrando nel bosco, facendosi passo tra gli alberi che sembrano dargli il benvenuto in mezzo a quel gioco di ombre e spiragli illuminati dal sole. “Sta andando a fumare?!” esclama Levi, e solo allora noto che ha un pacchetto di sigarette in mano.
“Aspettami qui, vado subito a chiamare qualche responsabile” mi dice, e poi inizia ad incamminarsi verso i bungalow lasciandomi indietro.
“No!” l’urlo esce ancora prima che abbia il tempo di fermarlo. Lui si volta e mi guarda confuso “Come?” mi chiede. “Me ne occupo io. Per favore. Tu solo… non chiamare nessuno. Me ne occupo io.” dopodiché lo lascio li, e inizio a farmi strada tra gli alberi in direzione di Michael. Non ho nemmeno la certezza che Levi non chiamerà nessuno e mi darà retta, e non so nemmeno perché gli ho chiesto di non farlo. Sinceramente, non so nemmeno perché sto andando a cercare Michael. Ma c’è qualcosa che mi spinge a farlo, e non ne ho capito nemmeno il motivo.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Advrian