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Autore: Strega_Mogana    01/08/2014    1 recensioni
La pioggia é sempre stata lo sfondo della loro storia. O, per lo meno, degli eventi più importanti della loro storia.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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VOLUME II
Tuoni che fanno vibrare mente e cuore


Undici mesi prima


La pioggia è sempre stata lo sfondo della loro storia. O, per lo meno, dei momenti più importanti della loro storia.
Quando si è presentata ad Hogwarts per una ricerca imposta dal suo nuovo superiore al Ministero, era una giornata grigia identica alle altre giornate grigie che l'avevano preceduta.
La vita scolastica senza la minaccia di una guerra, senza Maghi Oscuri che cercavano di tornare in vita e senza Silente che, come una fastidioso grillo parlante con la barba, gli ricordava ogni giorno che la pace che stavano vivendo era solo un'effimera illusione, era estremamente noiosa e monotona. L'esplosione di un paio di cacche bombe nello sgabuzzino di Gazza, e la relativa severa punizione per i due studenti che volevano solo divertirsi, è stato il fatto più interessante ed eccitante di quegli ultimi anni scolastici.
Il Preside ha pensato di andarsene dalla scuola, da quella vita insipida. Di trovarsi una nuova strada.
Si sente bloccato in un limbo grigio come il cielo che lo sovrastava giorno dopo giorno. E il suo cuore piange come la pioggia che bagna il mondo in quei giorni.
Ma non sa cosa fare fuori da quelle mura. Non sa come affrontare quel mondo che gli ha solo fatto del male. Così rimane in quell'ufficio che non sente suo nonostante siano passati anni dalla fine della guerra, resta fermo cercando di sopravvivere, osservando il mondo che continua a scorrere fuori dalla finestra.
Lei si è presentata nel suo ufficio con addosso un completo Babbano blu scuro e un ingombrante ombrello rosso che dissemina gocce grosse come Galeoni sul pavimento di pietra. Si è sempre rifiutato di collegare il camino della presidenza con la Metropolvere per paura di ritrovarsi un piagnucolante Potter tra i piedi che balbetta le sue patetiche scuse sulla sua incapacità di andare oltre le apparenze.
Ci ha provato diverse volte negli ultimi anni, ma lui è bravo a non restare solo con Potter per più di un minuto e quando il ragazzino con addosso quella ridicola divisa da Auror inizia lo stesso identico discorso sulla fiducia e sulla sua stupidità, lui gli volta le spalle e se ne va lontano.
Ma, nonostante tutto, Potter e i suoi amici fastidiosi non hanno mai smesso di parlargli, di invitarlo a vivere i loro momenti felici, di festeggiare compleanni, matrimoni perfino l'anniversario della Grande Battaglia. Battaglia che lui ha perso quando non è morto in quella Stamberga fatiscente.
Il Preside torna con la mente nel proprio ufficio e la guarda con lo stesso interesse con cui fissa i vermi per la pozione antibrufoli, poi apre la Gazzetta e si rifugia dietro gli inutili articoli, mentre la fastidiosa presenza inizia a blaterare su chissà quale ricerca per l'Ufficio della restrizione delle Creature Magiche. Vuole il permesso di utilizzare la biblioteca del castello, una delle migliori, se non la migliore, la più rifornita dell'intera Inghilterra.
Il mago è indeciso se mandarla via con qualche brusca parola, quella che ora non è più una ragazzina è stata una seccatura da studentessa e non vuole avere di nuovo la SoTutto tra i piedi. Ma la noia e il grigiume di quell’inutile vita post guerra prende il sopravvento.
La SoTutto è una ventata di novità e stuzzicarla è un modo come un altro per smuovere la monotonia e per vendicarsi di tutte le volte che ha aperto la sua saccente bocca senza il permesso o per la sua irritante mano che saettava verso l'alto ancora prima che finisse di parlare.
E poi non poteva perdere l'occasione di tormentare una Grifondoro.
Minerva ha, cocciutamente, deciso di ignorare le sue frecciatine sulla Coppa delle Case vinta per tre anni di fila dai Serpeverde.
E la squadra di Quidditch di quest'anno è disastrosa.
Sente che ha un disperato bisogno di svago. Di qualunque genere.
Inizia così il suo piano senza sapere che, presto, sarebbe stato vittima del suo stesso stupido, infantile gioco.
Si diventa stupidi quando non si ha un Mago Oscuro da spiare e colpe vecchie di anni da espiare.
Quando la sua voce irritante finisce di invadere l’ufficio ripiega con esasperante lentezza il giornale, legge in quello sguardo nocciola l'impazienza di una risposta.
- Ad un paio di condizioni, Granger. - ha detto con calma. Estenuante, irritante calma.
Hermione ha incrociato le braccia appena sotto i seni e gli ha lanciato uno sguardo di sfida.
E' stato più facile di quanto avesse immaginato e il suo ego sta già sorridendo vittorioso, forse le nubi grigie vengono spazzate via da una ventata frizzante dal profumo di vendetta.
- Quali?
- Le verrà assegnata una stanza al terzo piano, vicino alle camere della professoressa McGranitt. Non ha il permesso di entrare e uscire dalla scuola come vuole, se resta ad Hogwarts dopo che il portone principale si sarà chiuso non potrà andarsene fino al giorno dopo. - ha aperto la bocca per replicare, ma lui ha sollevato un sopracciglio intimandole silenziosamente di restare muta, le sue condizioni non sono ancora finite e, soprattutto, non sono trattabili – Non voglio vederla amoreggiare con Wealsey nei corridoi e neppure in qualunque altro posto in questo castello... o del parco. - ha aggiunto in fretta reduce da tutte le coppiette che ha scovato dietro i cespugli durante un ballo, o una festa o in qualsiasi altra occasione in cui degli adolescenti sentono il bisogno di dare sfogo ai loro ormoni.
- Questo non è un problema.
L'altro sopracciglio ha raggiunto il compagno alle vertiginose altezze, ma lei non ha dato altre spiegazioni. Con gli anni il mago ha imparato che ci sono ben poche certezze nella vita; una di queste era quella che la Granger e Weasley si sarebbero, prima o poi, sposati. Magari figliando come conigli seguendo le strade già tracciate da Molly Weasley.
Invece si è sbagliato.
Non si è mai troppo vecchi per imparare.
- Bene, ma che sia Weasley o il fidanzatino successivo non voglio nessuno qui. - è stato il suo unico commento sulla questione – Non voglio neppure che Potter o la giovane Weasley girino per Hogwarts in cerca di vecchi ricordi. Questa è sempre una scuola, Granger, e non voglio che il Ragazzo che è sopravvissuto venga qui alla ricerca di ammiratori.
- Harry non cerca ammiratori! - ha risposto lei agguerrita ed irritante come solo una Grifondoro saccente può essere.
Il mago prende la Gazzetta del Profeta e gliela sbatte davanti al volto. Una fotografia animata di Potter, in prima pagina, che saluta dagli spalti dell’ultima partita delle Holyhead Harpies la fa arrossire come una scolaretta impacciata alla sua prima interrogazione.
E' divertente.
La vedetta ha un buon odore, è simile ad quello dell'erba appena bagnata dalla pioggia.
- Quello… quello è stato un caso.
- Certo. – risponde per nulla convinto il mago – Queste sono le condizioni, Granger. Ha capito?
- Va bene. – ribatte lei alzandosi dalla sedia – Posso iniziare questo week end.
Non le da la soddisfazione di ricevere il suo consenso, torna alle sue carte senza degnarla di uno sguardo.
- Un’ultima cosa.
Lei si blocca sulla soglia, la porta già aperta.
- Cosa? – domanda scocciata.
- Non voglio convegni nelle cucine sulla liberazione degli Elfi Domestici o su qualsiasi altra creatura magica presente dentro i confini della scuola.
- Ma…
Lui ha alzato lo sguardo dalle carte lanciandole una delle tue famose occhiatacce. Si è zittita subito, ricordandosi dei tempi in cui li separava un banco e un calderone fumante con all'interno una pozione che non bolliva come lui avrebbe voluto.
Hermione non replica, si limita ad annuire con un lieve moto di stizza prima di uscire dall'ufficio chiudendosi la porta alle spalle.
Qualche minuto dopo il Preside lascia perdere le carte, si alza e va alla finestra. La pioggia scende incessante con il suo fragoroso rumore, il cielo è cupo, invaso da nuvole grigie e nere, la tomba di Silente si vede dalla finestra, unico punto bianco in quella giornata grigia.
Unico punto bianco nella sua vita grigia.
Il ritratto del vecchio amico è vuoto come capita spesso nell'ultimo periodo, ha imparato a farci l'abitudine. In fin dei conti una copia resta pur sempre una copia, Silente è laggiù sotto quel masso bianco bagnato dalla pioggia e un dipinto non potrà mai colmare quel vuoto che lui ha creato sulla Torre.
Fissa il suo riflesso sul vetro bagnato, apre la finestra lasciando che l'aria fredda invada l'ufficio circolare. Alcune gocce gli bagnano il volto spigoloso. Al naso gli arriva l'odore di terra ed erba bagnata.
Sorride. La vendetta ha proprio un buon odore.

* * * *


Tre mesi dopo


La ricerca di Hermione la tiene più impegnata di quanto lui abbia immaginato. La vede poco, scende in Sala Grande solo quando la maggior parte degli studenti è già andata via. Sta tutto il tempo in biblioteca sommersa da vecchi libri, pergamene e boccette di inchiostro.
Parla con qualche professore, ma per la maggior parte del tempo se ne sta sola, in silenzio.
Le fa un po’ pena.
Lui è più adatto a quel tipo di vita. Lei, invece, ha mille opportunità da vivere, ma non sembra interessata.
Il mago si è ritrovato a fissarla più del necessario pensando che non è la ragazzina irritante e saccente che ha conosciuto dietro i banchi. Non è più la studentessa che vuole dimostrare le sue capacità... certo vuole ancora primeggiare, essere la prima della classe, ma c'è qualcosa nel suo sguardo che non ha nulla a che fare con la SoTutto che si divertiva a tormentare durante l'anno scolastico.
Una sera, durante un veloce acquazzone, dove l'acqua picchia furiosa sui vetri unita la vento freddo che fa ondeggiare le chiome degli alberi nella Foresta Proibita con tale violenza che sembra che li voglia sradicare dal terreno gelato, la trova in biblioteca a fissare un punto imprecisato. La piuma abbandonata su un figlio di pergamena immacolato, la punta della dita sporche di inchiostro, gli occhi rossi per lo sforzo di leggere pagine stinte alla debole luce del lume appoggiato sul tavolo antico.
Le si siede accanto incuriosito da quella nuova donna che non conosce, forse solo annoiato dalla vita.
All'inizio non sembra accorgersi della sua presenza, ma dopo qualche secondo punta il dito verso uno scaffale buio.
- In quello scaffale ho trovato il libro su Nicolas Flamel.- dice la strega con un sussurro prima di spostare di nuovo il dito su un altro scaffale, questa volta più lontano dal loro tavolo – Lì ho trovato le informazioni sul Basilisco. Lì, invece, ho consultato tutti i libri di legge magica per aiutare Hagrid e Fierobecco. In quell'angolo io e Ron cercavamo di aiutare Harry con la seconda prova del Torneo Tra Maghi, prima che Fred venisse a chiamarci per portarci dalla McGranitt e addormentarci sul fondale del Lago Nero. In quel punto Viktor mi ha invitato al Ballo del Ceppo. In quello scaffale ho trovato la base dell'incantesimo che ho utilizzato per modificare i galeoni per l'Esercito di Silente e in quel punto... - fa un debole sorriso e si volta a guadarlo – in quel preciso punto ho cercato informazioni sul Principe Mezzosangue.
La fissa in silenzio osservando ogni scaffale e sedia che indica, per poi incrociare il suo sguardo nocciola e qualcosa si rompe dentro di lui.
Un tuono rimbomba nel suo animo e nel suo cuore.
- Le va di cenare con me una sera?
Il mago con quel passato oscuro che fa paura sgrana impercettibilmente gli occhi udendo la sua stessa voce porre l'insolita domanda.
La strega sorride, questa volta senza arrossire come una scolaretta imbarazzata. E' bella.
- Mi farebbe molto piacere, Preside Piton.

* * * *


Tre mesi dopo



Inizia così. Una cena dopo l'altra.
A volte nelle sue stanze. A volte in quelle di lei. Cenano nelle cucine del castello, in silenzio oppure parlano di cose stupide, a volte di cose più serie e che fanno male.
Hanno parlato della guerra, di quello che ha lasciato dentro di loro e di quello che si è presa senza chiedere il permesso lasciando un enorme cratere a volte incolmabile.
La fine dell'anno scolastico si avvicina in fretta. Tre mesi per lui sembrano troppo corti.
Fuori imperversa un temporale primaverile, uno di quelli con i tuoni così forti da far vibrare le spesse mura di pietra.
Percorrono il corridoio del terzo piano, mancano pochi metri alla porta della camera di Hermione.
E' già un po' che il mago sente quel tumulto nel suo animo, proprio all’altezza di quel cuore che sembrava volesse battere solo per una strega dagli occhi verdi e i capelli color del fuoco. Sa benissimo quello che sta provando, sono sentimenti conosciuti, ma in qualche modo sempre spaventosi e imprevedibili.
Nonostante quello che ha passato è ancora incapace di gestire certe emozioni e probabilmente non ne sarà mai in grado.
Arrivati alla porta della stanza un tuono rimbomba sopra le loro teste.
Hermione sussulta spaventata, ha da sempre paura dei temporali, specialmente di quelli troppo forti.
Si è appoggiata alla porta e lui la fissa indeciso se lasciare le cose come stanno oppure se fare quel salto nel buio che potrebbe cambiare la vita ad entrambi.
Potrebbe ricevere un bacio oppure uno schiaffo.
Un fulmine attraversa il cielo scuro illuminando il corridoio, Hermione lancia un gridolino spaventata e una leggera imprecazione veramente poco femminile.
Lui sorride.
- Scusa. - sussurra lei passandosi una mano sugli occhi – Questi temporali mi spaventano a morte.
E lì, in quel corridoio popolato da armature opacizzate dal tempo, tra vecchi arazzi polverosi e quadri addormentarti ha deciso di fare quel salto nel buio. Lei è spaventata dai tuoni, la pioggia forte crea una bella musica di sottofondo.
Si china sul suo volto.
E' già pronto allo schiaffo, può già sentire la guancia bruciare e la pelle arrossarsi. Invece arrivarono le sue labbra morbide e le mani appoggiate al suo torace in un tocco delicato che lo fa rabbrividire di piacere.
Severus si sposta subito. E' stato un bacio delicato, semplice, infantile. Di quelli che si scambiano i bambini piccoli quando non sanno quello che stanno facendo. E forse entrambi si sentono come dei bambini piccoli.
Si guardano negli occhi. Le strega sorride. Il mago trattiene il fiato.
- Avevi…- inizia a dire lei guardandolo negli occhi scuri come le profondità marine – avevi detto che non dovevo amoreggiare nei corridoi.
Anche lui sorride, ora.
- Questo non è amoreggiare.
Un lampo illumina di nuovo il corridoio in penombra, il Preside l'afferra in vita e l'avvicina il più possibile al suo corpo.
Si avventa sulle sue labbra come se non ci fosse un domani, come se tutto dovesse finire con la pioggia.
Hermione allaccia le braccia intorno al suo collo e sembra creata apposta per essere abbracciata e baciata da lui. Un perfetto incastro di corpi, labbra e lingue illuminati dalla luce accecante dei lampi.
Si separano per prendere ossigeno, quello che serve per il prossimo intenso bacio. - Questo è amoreggiare. – le sussurra all’orecchio, mentre una mano risale verso la curva del seno, sfiorandolo appena.
La porta della camera di lei si apre alle loro spalle, entrano e non c'è più tempo di tornare indietro.
L'amplesso è quasi violento, i vestiti vengono strappati, la pelle morsa e graffiata. Non c'è tempo di essere delicati e di trattenersi. Entra in lei con frenesia ed intensità così come si scatena il temporale fori dal quelle mura antiche.
I tuoni coprono le urla di piacere, la luce dei lampi illumina i corpi intrecciati tra le lenzuola candide.
Il resto non ha importanza.
Il primo a svegliarsi la mattina successiva è il mago.
Gli ci vuole qualche istante per rendersi conto che non è la consueta luce della sua camera e altrettanti secondi per ricordarsi che il soffitto che sta fissando non è quello della sua camera.
Si volta verso la strega con un lieve sorriso che gli increspa le labbra sottili e pallide.
Hermione dorme ancora, una mano sotto il cuscino, una abbandonata a pochi centimetri da lui come se l'avesse cercato durante il sonno.
I capelli cespugliosi le coprono parte del viso, il mago allunga una mano e la libera dai ricci osservandone il volto delicato e rilassato. Si avvicina e posa un tenero bacio sulla punta del naso. Scende dal letto facendo il meno rumore possibile.
Non vuole andarsene, ma ha bisogno di qualche minuto per ragionare lucidamente a quello che è successo. Ne è felice, ma sa che il mondo reale fuori da quelle mura secolari non è così facile. E, probabilmente, non sarà così felice per loro.
Si avvicina alla finestra della camera, ha una bella vista sul Lago Nero. Il sole brilla sull'erba ancora bagnata dalla pioggia, i fili d'erba sembrano ricoperti di cristallo liquido. Il cielo è terso, tinto dai tenui colori pastello della prima mattina.
La bufera ha lasciato il posto alla calma e alle luci della mattina.
Severus sorride, osserva il sole che sorge lentamente illuminando le acque calme del lago che brillano formando un'opalescente arcobaleno che sfiora appena lo specchio d'acqua.
Il mondo è sereno dopo la tempesta.
Proprio come il suo animo.
- Buongiorno. - dice lei alle sue spalle, la voce è ancora impastata dal sonno, ma non riesce a nascondere come vorrebbe la sorpresa di vederlo ancora nella stanza.
Il mago si volta e il sorriso gli illumina il volto.
- Buongiorno.
   
 
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