Riuscii
a togliermi quel
maledetto arpione solo alla fine della rampa di scale, con un urlo
liberatorio,
giusto in tempo per prendermi e un’occhiataccia:
“Vuoi stare zitto?!” “Scusa,
mi ero tolto un forchettone dalla spalla… pezzo
di…” mi fece segno di tacere,
mentre ci avvicinavamo ad una stanza con la porta spalancata. Si
sentiva un
uomo intonare una specie di cantilena, tipo una delle mie, accompagnato
da uno
strumento che non riuscii a riconoscere. All’improvviso la
voce non si sentì
più e venne sostituita da una musica assordante. Ancor prima
di affacciarsi
all’interno, esclamò un poderoso
“Vaffanculo” e prima ancora che io potessi
chiedere spiegazioni, entrò nella stanza, prendendo a calci
un ulteriore
cadavere, un ragazzetto sui 13 anni, sgozzato. Si avvicinò
ad un grosso stereo da
dove veniva la musica e, dopo aver schiacciato qualche tasto, la musica
si
spense ed estrasse un cd: “Lo sapevo” sorrise:
“ Iron Maiden. Lo prendo io, con
tutto rispetto” guardò il ragazzino senza vita:
“Ma penso che a te non serva
più” si mise quell’affare in tasca e poi
si voltò per uscire: “Non pensavo ti
piacesse quel tipo di musica” gli dissi, mentre si
avvicinava. Mi guardò e
notai un’espressione molto amareggiata nei suoi occhi:
“Non hai mai saputo
molto di me…” iniziò a scendere le
scale, ma io non mi mossi: “Sono una persona
diversa da quando lavoravamo insieme” urlai:
“Cinque anni sotto terra mi hanno
dato il tempo di riflettere” Mi affacciai sulle scale e lo
vidi fermo agli
ultimi due gradini che mi osservava perplesso: “Oh, ma che
bello” disse, poi
aggiunse, urlando e sparendo dalla mia visuale: “E chi se ne
frega”. Quando lo
raggiunsi, stava mettendosi una giacca: “Poi non è
vero che non so niente di
te. In cinque anni ho perso un po’ di
memoria…” “No, non hai la memoria breve,
semplicemente non ti sei mai interessato alle abitudini altrui e questa
è
un’altra cosa che non ho mai sopportato di te”
Afferrai una statuetta da una
mensola accanto a me e gliela lanciai in testa, colpendolo in pieno:
“E sei
anche permaloso” aggiunse senza voltarsi: “E tu sei
un imbecille di prima
categoria” questo bastò a farlo fermare:
“Perché?” “Perché
questa gente la
potevi uccidere più velocemente, senza usare il
coltello… un’arma così stupida
e antiquata…” sfoderò il coltello e si
avvicinò talmente tanto che potei
sentire il suo fiato caldo sulla faccia. Mi mise la lama davanti agli
occhi e
riuscivo a vedere i miei stessi occhi riflessi sul grigio lucido:
“siamo in
pieno centro città” disse: “un
esplosivo, o l’ingresso in casa urlando avrebbe
attirato l’attenzione prima che finissi il lavoro. Il
coltello no…” passò il
dito sul filo della lama: “Il coltello è un amico
muto che non ti tradisce
mai”.
Un
movimento veloce e ripose
l’arma nel fodero, tornando verso la porta:
“un’altra cosa che non mi è mai
piaciuta di te” disse, già in giardino:
“è la tua mancanza di tattica. Addio”
“ohi, ohi fermo là!” uscì
dalla casa, ma lui non si fermò: “Volevo proporti
una
cosa. Ascoltami” sbuffò, ma questa volta si
fermò e si voltò a guardarmi:
“Muoviti” “Vendichiamoci”
trattenne a stento una risata: “Scusa?”
“Siamo morti
entrambi e nessuno ci ha mai cercati né aiutati”
“Me ne sono andato proprio per
evitare di dare spiegazioni” “Ciò non
toglie che ci siamo fatti un culo tanto
per l’organizzazione e, una volta morti, nessuno ci ha
più considerati” vedevo
che questo discorso non lo attirava più di tanto,
così giocai la mia ultima
carta: “Pensa ai tuoi soldi” il suo sguardo si fece
più recettivo: “Quanti ricercati
hai eliminato e quanti soldi guadagnato? Quanto ti è rimasto
materialmente?”
Alzò
lo sguardo, capivo che
stava riflettendo, poi mi fece cenno di seguirlo. Fu in quel momento
che notai
un grosso cane immobile accanto alla casa, sdraiato sopra una specie di
osso-giocattolo: “Anche il cane?” “No, mi
piacciono i cani. Per questo
nell’esca c’era solo del sonnifero” si
avvicinò alla bestia e gli passò la mano
sulla testa: “Andiamo a prendere i miei soldi e a cercarti
dei vestiti nuovi.
Quella camicia che hai è orrenda…”
“L’ho fregata in un cortile”
“è orrenda lo
stesso. Devi cambiarla e anche quei pantaloni, sono luridi”
ci allontanammo
lungo la strada, incrociando di tanto in tanto qualche sconosciuto
“ E poi?”
alzò le spalle: “andiamo a riprenderci i miei
soldi” “E basta?” “E se ci
rimane
tempo la testa del nostro ex capo, se ne hai voglia”
“ovvio” “Bene. Andiamo”
Fine
Un ringraziamento speciale a tutti
coloro che hanno
letto questo mini racconto, a quelli che lo leggeranno e un abbraccio a
tutti
coloro ai quali è piaciuto^^. ah, un'ultima cosa: il titolo, da dove viene? non ho avuto il tempo di citarla, ma è proprio la canzone che il ragazzino stava ascoltando prima di venire sgozzato, Dance of Death, dall'omonimo grande album, ovviamente degli Iron Maiden.