Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    01/08/2014    2 recensioni
Un segreto custodito per venticinque anni, un pericolo mortale che si annida nelle persone di cui più ti fidi, una realtà sconvolgente scoperta per caso.
Questa è una storia scritta a quattro mani, in notti insonni un po’ folli e colme di risate. Speriamo che vi piaccia. A noi è piaciuto scriverla e condividerla.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Segreti di famiglia di Maty66 e ChiaraBJ

Capitolo 17 
LOTTA CONTRO IL TEMPO
 

Ormai la voce di Sifer  era folle di rabbia, ma Ben doveva tentare il tutto per tutto se non voleva morire lì in quel posto senza neppure sapere se Elizabeth e Semir ce l’avevano fatta.
“Voi andate a cercare il turco e la donna, qui ci penso io” disse Luis puntando la pistola verso Ben.
Mentre quello che era stato il suo padrino, lo zio protettore, quello che  l’aveva aiutato a fronteggiare in mille occasioni il padre, stava per premere il grilletto, Ben come un toro infuriato gli andò contro a testa bassa.
Sifer rimase sorpreso dalla mossa fulminea e barcollò sotto il peso del giovane.
Ma Ben era indebolito dalle botte prese in precedenza,  non vedeva e ragionava bene dal mal di testa che aveva e l’ulteriore colpo lo aveva intontito ancor di più.
Nonostante tutto, grazie alla prestanza fisica riuscì a far cadere di mano a Sifer la pistola, ma l’uomo era anche lui fisicamente in forma e quindi assestò un calcio nelle costole a Ben che rimase ansimante a terra.
“Piccolo lurido viziato… tutti questi anni passati a tenerti la manina, a consolarti… non sai quanto mi facevi schifo, forse più di tuo padre, almeno lui aveva la decenza di capire quello che era. Invece tu… il moralista, il figlio perfetto, onesto, il poliziotto incorruttibile…” Sifer  era un fiume di rabbia mentre continuava a colpire Ben con calci sempre più forti.
Il giovane ansimava in preda a dolori lancinanti, ma la forza della disperazione lo spinse ad afferrare la gamba di Sifer che gli sferrava un altro calcio.
L’uomo perse l’equilibrio e finì a gambe all’aria mentre Ben si avventava su di lui.
“Bastardo… lo hai ucciso, hai ucciso mio padre…” sibilò mentre iniziava a prenderlo a pugni.
Ma l’emozione e la furia  erano troppe.
Non si accorse che erano finiti proprio vicino alla pistola; Luis la raccolse e poi assetò un colpo deciso alla tempia del giovane che immediatamente perse i sensi.
Sifer stava per puntare la pistola e sparare, ma poi pensò che se la polizia era lì vicino avrebbero udito lo sparo  e ritracciati subito.
No, doveva avere il tempo di scappare, o almeno tentare di scappare.
Con decisione trascinò il corpo di Ben vicino alla caldaia e poi aprì il rubinetto del gas.
Così vicino alle esalazioni non ci avrebbe messo molto a crepare lo sbirro.

 
“Semir… la prego si svegli… Semir…” Elizabeth tentava inutilmente di svegliare l’ispettore.
Era terrorizzata, dovevano tirare fuori Ben da quel posto, ma ancora non si vedeva nessuno ed i minuti passavano inesorabili.
Finalmente dopo un tempo che gli sembrò infinito vide le macchine della polizia avvicinarsi  a sirene spente.
Come una folle si alzò ed iniziò a correre verso di loro.
“Aiuto, vi prego aiutatemi…” urlò parandosi davanti.
 
“Signora De Martino si calmi…” Kim cercava di calmare la donna che invece era in preda ad un vero e proprio attacco d’ansia.
“Non mi posso calmare!! Ben è là dentro, poco fa è arrivato Sifer, lo ucciderà se non lo ha già fatto!!”
“Ha ragione commissario, bisogna entrare subito”  disse Semir con voce debole.
Finalmente grazie agli sforzi di Jenni e Dieter aveva ripreso conoscenza, ma sembrava mortalmente pallido.
“Dobbiamo aspettare la SEC, non possiamo entrare da soli.  Ha visto quanti sono?” chiese Kim avvicinandosi
“Sei, forse sette, ma commissario non possiamo aspettare, Ben è là dentro da solo, ha fatto scappare noi, ma lui non ci passava…”
“Sì, lo so Gerkan, ma ora arriva la SEC, vedrà. Lei piuttosto deve andare subito in ospedale, la faccio portare da Dieter…”
Subito Semir iniziò ad agitarsi.
“NO!! Io non me ne vado senza Ben…” disse quasi adirato e Kim non ebbe il coraggio di replicare.
Finalmente dopo un tempo che sembrava infinito comparvero sulla strada due furgoni neri dei corpi speciali di assalto.
Kim si mise subito in moto.
“Allora signori c’è bisogno di un accesso rapido. Nel sottoscala, nel locale caldaia c’è un mio agente. Forse è ferito, quindi occhio”.
Poi indossò anche lei il giubbotto antiproiettile e pistola in pugno si diresse verso la fabbrica.

 
L’accesso alla fabbrica fu rapido. Gli uomini di Sifer furono subito bloccati, ma entrando Kim si accorse immediatamente che fra di loro  non c’era Luis.
Ma non poteva pensarci ora.
Correndo si diresse, seguita da Dieter, verso le scale che portavano al seminterrato, mentre un odore fortissimo di gas si faceva sempre più penetrante.
“Ma che…” balbettò mentre si avvicinava alla porta in ferro.
“Aprite presto!” urlò
Subito un agente della SEC arrivò con un piede di porco e forzò la porta.
L’interno era saturo di gas, nonostante la finestra in alto fosse aperta.
Subito Kim scorse la figura esamine, riversa su di un fianco. Era proprio vicino alla bocchetta da cui fuoriusciva il gas.
“O mio Dio Jager!!” urlò tossendo e precipitandosi verso il giovane.
Lo rigirò e cercò di svegliarlo con un colpetto sulla guancia.
“Jager!! Ben!!” chiamò senza risultato.
Sempre tossendo si rivolse a Dieter
“Dobbiamo portarlo fuori” ansimò mentre  afferrava il corpo esanime per le braccia.
Fortunatamente Dieter era forte e grosso.
“Lo prendo io!” disse;  poi rese praticamente Ben in braccio e lo portò su per le scale.
 
“Semir cerca di stare calmo, altrimenti la ferita riprende a sanguinare!!”  Jenni cercava di tenere fermo il piccolo turco, ma lui continuava ad agitarsi come punto d una tarantola.
“Voglio andare più vicino, voglio vedere, perché non escono?”
Con un gesto di disperazione cercò di alzarsi, ma ricadde subito dopo urlando di dolore.
“Ti prego Jenni, aiutami, avviciniamoci, io devo sapere che sta  succedendo altrimenti divento pazzo” mormorò
La ragazza guardò  sia lui che Elizabeth che stava  seduta e piangeva sommessamente.
Poi con un cenno del capo lei ed Elizabeth afferrarono Semir per le braccia e si avvicinarono all’entrata della vecchia fabbrica.
Giusto in tempo per vedere Dieter che usciva con Ben svenuto fra le braccia e lo poggiava delicatamente a terra.
“Ben!!” urlò Elizabeth in preda al panico.

 
Kim si inginocchiò accanto al giovane e cercò di sentirne il respiro.
“Non sta respirando…” disse concitata mentre si toglieva la giacca e si posizionava per la rianimazione.
“Dieter avanti non stia lì, mi aiuti!!” urlò al poliziotto che subito iniziò le compressioni toraciche
“Uno, due, tre, quattro, cinque” contò Dieter mentre spingeva
“Avanti Ben forza…” lo incitò Kim mentre gli immetteva aria nei polmoni
 
Semir era stato lasciato cadere delicatamente a terra da Jenni e non riusciva altro che a pensare “Ti prego… ti prego… ti prego… respira” mentre vedeva come in un film la scena, impotente a fare alcunché.
Elizabeth stava invece immobile, come pietrificata a guardare suo figlio morente; l’unico suono che riusciva ad emettere era un lamento sordo e disperato.
“Uno, due, tre, quattro, cinque” contò ancora Dieter
“Avanti Ben non ci puoi fare questo… respira… resta con me”   Kim provò ancora una volta ad incitarlo, prima di immettere di nuovo aria, ma il giovane sembrava già in un mondo lontano.
“Dove è l’ambulanza?” urlò disperato Semir, non sapendo cosa fare.
“Sta arrivando” rispose Jenni iniziando a piangere anche lei.
I tentativi andavano avanti ed avanti e Kim iniziò a sentirsi senza fiato.
“Uno, due, tre, quattro, cinque” contò ancora Dieter mentre anche a lui scendevano le lacrime sulle guance.
Kim immise di nuovo aria.
“Commissario….” disse Dieter con occhi tristi, incapace di ricominciare le compressioni toraciche.
“Non si fermi Bonrath” gli rispose decisa Kim, ma anche lei iniziava a perdere le speranze.
Semir  si mise a singhiozzare disperato, ma Elizabeth si svegliò dal suo stupore e corse vicino a suo figlio.
“Ben, sono io sono la mamma, torna qui… torna da me, non mi puoi lasciare proprio ora che ci siamo ritrovati… ti prego non mi lasciare”  disse piangendo mentre carezzava i capelli del giovane.
“Uno, due, tre, quattro, cinque” provò ancora Bonrath.
Kim era ormai demoralizzata, ma all’improvviso il corpo di Ben ebbe un sussulto e il giovane tossendo e ansimando aprì gli occhi guardando sua madre.

 
 
 
  
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