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Autore: MetalheadLikeYou    01/08/2014    1 recensioni
Chi mai avrebbe voluto una bambina di nome "Inferno"?
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Con il passare del tempo io, Ville e Alexi diventammo dei buonissimi amici, tanto che ci soprannominarono il Trio.
Allu era più chiacchierone, ti scaldava il cuore e ti trascinava con se in tutto e per tutto, mentre Ville era quello più riflessivo e solitario.
.
Per quanto mi sforzassi di mostrare ed ostentare una forza e un menefreghismo che non possedevo, dentro di me soffrivo.
Stranamente, era come se Ville mi avesse portato via una parte del mio cuore.
***
In questa storia ci saranno anche altri personaggi di altre band finlandesi.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14


Tornare indietro fu estremamente bello.
Finalmente tornavo nella mia amata Helsinki, a casa con il mio ragazzo.
Avevamo chiarito, o meglio avevamo deciso di non arrenderci in questo modo stupido, senza lottare nemmeno due secondi.
I ragazzi della band erano decisamente stanchi ma felici.
Alexi aveva dormito per quasi tutto il viaggio, poggiato con la testa sulla mia spalla destra e tenendomi per mano.
Io invece rimasi a guardare fuori, accarezzando piano il braccio del mio compagno e tracciando i contorni dello stemma finlandese.

Il giorno seguente fu un riordinare casa, idee e cuore.

Tornai a lavoro decisamente felice e con la voglia di sorridere, facendo quasi commuovere Tony che aveva sfruttato la mia assenza per uscire con Marcello e rubargli un bacio.
Avevano deciso di procedere con calma, non solo perchè per tutti e due quella si stava rivelando la relazione più seria ed importante ma, anche perchè il lavoro del modello gli occupava davvero molto tempo e quello del mio amico non era certo da meno.
Tuomas venne subito a trovarmi, soprendendosi nel vedermi attiva e pimpante.
Capì subito che la situazione si era aggiustata, o stava migliorando ogni giorno, riportando me e il mio ragazzo alla realtà.

Avevamo preso in considerazione anche l'idea di trasferisci a vivere insieme, comprando o per  il momento anche affittando una casetta con tanto di sauna e giardino.
La nostra idea fu supportata da tutti con felicità.
Di tanto in tanto mi fermavo a pensare.
Mi chiedevo cosa avrebbe pensato Ville di ciò, domandandomi se avrebbe reagito bene o male.
Sospirai.
Nonostante i miei continui film mentali, mi stupii della strana quanto assurda tranquillità nelle parole del cantante, che mi abbracciò gentilmente, ripetendomi quasi come una cantilena che era contento se tra me e il suo amico le cose fossero migliorate.



Mi svegliai intorpidita e con la testa che mi faceva male, guardandomi attorno e riconoscendo l'amaro profumo del caffè provenire dalla cucina.
Mi alzai, stiracchiandomi e scendendo a piedi nudi, scoprendo un tenero biglietto, del mio ragazzo, con su scritto che con tristezza aveva dovuto lasciarmi perchè doveva recarsi alla Finnvox con Janne.
Guardai il tavolo su cui era posata una rosa e un cornetto ripieno di cioccolata.
Sorrisi come una bambina, innamorata di quei piccoli gesti che ai miei occhi lo rendevano perfetto.
Versai il caffè nella mia tazza e addentai il cornetto.
Storsi il naso schifata e corsi in bagno a vomitare quello che avevo appena mangiato, sciacquandomi la bocca e tornando in cucina per buttare quel coso che era decisamente avariato.
Dopo qualche secondo, mi chinai di nuovo sul water.
Sbuffai lanvandomi di nuovo la bocca e il viso, fissandomi allo specchio che mi rivelava una ragazza decisamente bianca come un cadavere.
Me ne tornai a letto, addormentandomi di nuovo.

Per qualche giorno, di tanto in tanto mi risentivo male.
Alexi preoccupato quanto gli altri mi disse di andar a fare duemila visite, ma lo rassicurai dicendogli che era solamente un'influenza intestinale, che sicuramente mi ero beccata in tour e che non era nulla di preoccupante.

*

"Vogliono organizzare una serie di tre live qui a Helsinki con la Local Band" - mi disse Allu aspirando dalla sua solita Lucky Strike mentre io me ne stavo bella rintanata tra le sue braccia storcendo visibilmente il naso per il cattivo odore.
"Sembra una cosa bella!" - commentai.
"Molto, ti presenterò i ragazzi".
"Quando devi andare a sentire per queste date?" - domandai incuriosita da questa novità.

Non era la prima volta che sentivo parlare di questa specie di Super gruppo, formato da diversi musicisti che si ritrovavano uniti per suonare cover di altre band e per divertirsi insieme al pubblico.

"Tra un'ora, ma non voglio".
"Perchè?" - chiesi girandomi verso di lui che mi stampò un tenero bacio sulle labbra.
"Perchè vorrei rimanere con te" - rispose ridendo, poi sbuffò e si alzò, portando via da sotto il mio naso quel orribile quanto puzzolente posacenere e andandosi a vestire.
"Quando fai così ti vorrei rapire..." - commentai seguendolo e sentendolo ridere.
"E che cosa mi faresti?" - chiese con tono basso e roco.

Alzai gli occhi al cielo.

"Possibile che pensi solo a quello?".
"Ti stavo dando libera scelta per la risposta, sei tu che pensi male".
"Ti odio!" - sbuffai incrociando le braccia al petto.
"Ti amo quando fai così" - mi disse baciandomi di nuovo e infilandosi il suo solito berretto nero.
"Io di più".
"Ah...Tony ha detto che passava a salutarti" - disse prima di richiudersi la porta alle spalle.

Vederlo andar via era sempre una sofferenza.
Avrei voluto restare con lui per un tempo infinito, anche solo abbracciati su un divano, stretta dalle sue braccia tatuate.
Sentii il citofono trillare all'impazzata, costringendomi ad alzarmi e correre ad aprire al mio stupido amico, che si presentò con una maglia rosa pastello abbinata a dei pantaloni bianchi.
Sorrisi appena per i suoi stravaganti abbinamenti e lo abbracciai, chiudendo poi la porta e girandomi verso di lui.

"Che c'è?" - domandai incuriosita dal suo sguardo.
"Mia cara, sei sicura di star bene?" - mi domandò a sua volta, osservandomi ancora e sfilandosi la sua giacchetta.
"Te l'ho detto, è l'influenza..." - alzai gli occhi al cielo per la sua troppa apprensione e mi avviai verso la cucina, seguita dal mio amico che continuava a ripetermi di non dover prendere troppo alla leggera questa banale malattia.
"Oh mio Dio, è un ciambellone all'italiana?" - chiese con gli occhi a cuoricino mentre fissava il dolce che avevo fatto quella mattina.
"Si ma non mi fa impazzire" - risposi lasciando che si servisse da solo.

Se c'erano delle cose che Tony amava, esse erano i dolci.
Amava da impazzire il cioccolato e lo zucchero tanto che, nonostante la sua fissazione per la linea perfetta, era capace di finirsi da solo una vaschetta di gelato davanti ad un film sdolcinato.
Scossi la testa divertita vedendolo abbuffarsi felice come un bambino.

"E' buonissima".
"Mah sarà che ho lo stomaco scombussolato".
"Hai ancora la nau..." - smise di parlare, girandosi verso di me e fissandomi.
"Mi fai paura, comunque si, ogni tanto la mattina, che c'è?".
"Tesoro, tu e il tuo splendido uomo avete fatto sesso in tour?".
"L'amore, abbiamo fatto l'amore...si".
"Avete usato precau....".
"No" - risposi sedendomi e portandomi una mano alla fronte, rimanendo a fissare il mio amico che smise di mangiare e mi prese la mano libera tra le sue.
"Quanto?".
"Due settimane, ma sicuramente è colpa dello stress".
"Hell, non muoverti da qui..." - mi disse alzandosi di scatto e recuperando la sua giacchetta e le chiavi della sua macchina.

Lo vidi uscire di corsa da casa senza darmi il tempo di chiedergli cosa stesse facendo o dove stesse andando.
Mi alzai, incapace di frenare i miei pensieri, andandomi a sciacquare il viso sperando che la fredda acqua mi facesse rilassare per qualche secondo.
Mi fissai allo specchio, constatando che il terrore nei miei occhi era talmente tanto da renderli rossi, come se avessi pianto.
Contai per l'ennesima volta i giorni che segnavano il mio presunto ritardo.
Quattordici
Sempre e solo quattordici.
Mi portai una mano al ventre e mi osservai di nuovo allo specchio, immaginando inevitabilmente una me con il pancione.
Spaventata da quella visione distorsi lo sguardo, trovandomi a fissare di nuovo gli occhi del mio adorato amico che teneva in mano una bustina.
Lo fissai.

"Falli".
"Io...Tony ho paura" - confessai, prendendo le due scatoline e fissando con puro terrore la scritta che indicava cosa ci fosse al loro interno.
"Non ti lascerò mai sola" - mi rassicurò lui, chiudendo la porta.

Feci quei test e scappai da quel bagno, diventato improvvisamente troppo piccolo.

"Cosa farò?" - continuavo a ripetermi come una pazza.

Tony seduto a terra, vicino alla porta del bagno mi osservava, tenendo le mani unite come era solito fare nei momenti di stress, continuando a respirare con calma e mascherando la sua emozione.
Camminai avanti e indietro.

"Hell il tempo è finito".
"Ti prego guarda tu".
"Ok..." - rispose gentilmente, alzandosi e entrando dentro, prendendo quei due test e   fissandoli con molta attenzione, girandosi poi verso di me con un'espressione talmente strana che non riuscii a decifrare.











*******
Eccomi qui.
Quante di voi sono morte leggendo questo capitolo?
Quante di voi mi stanno odiando per non aver scritto il risultato dei test?
Vi adoro, tantissimo quindi non uccidetemi.
Come sempre ringrazio chi segue e legge questa mia ff, portando infinita pazienza e in qualche modo invitandomi a continuare.
Ringrazio soprattutto Lea_love_Valo e Lilith_s.
Voi non sapete quanto mi rendete felice con i vostri commenti, mi fate sorridere sempre.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento.

Un bacione e alla prossima.




  
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