Giugno era arrivato senza troppa fretta.
Haruka doveva decidere cosa fare della sua vita, doveva decidere anche cosa ne sarebbe stato di lui e Makoto. Lui non aveva più insistito su questo argomento, rispettava sempre quello che riguardava Haru.
Haru voleva continuare a nuotare, questo sarebbe stato l’unico modo per poter essere davvero libero … ciò di cui aveva veramente bisogno.
Makoto l’aveva finalmente capito … ovviamente.
Haru era combattuto però: non poteva permettere a Makoto di non seguire i suoi sogni, solo per poter rimanere accanto a lui. Non se lo sarebbe mai perdonato. Si, sarebbero rimasti uno accanto all’altro … ma Makoto sarebbe stato davvero felice?
Haruka desiderava solo che questi pensieri non lo tormentassero così tanto, e l’unico modo per esaudire questo desiderio era immergersi nell’acqua. Con l’arrivo dell’estate, Haruka trascorreva la maggior parte del suo tempo nella piscina della scuola, a volte allenandosi con Makoto, Nagisa e Rei, a volte per poter rimanere solo con se stesso.  Con se stesso e l’acqua. Quella maestosa e forte creatura a cui non bisognava opporre resistenza, e che era l’unica in grado di curarlo anche dal peggiore male.
In questi momenti, l’unico che poteva permettersi di “disturbare” la speciale relazione che intercorreva fra Haru e l’acqua, mentre nuotava, era Makoto.

“Haru-chan!”
“Te l’ho detto mille volte … non chiamarmi così.”

Makoto sorrise, osservandolo nel suo elemento naturale.

“Ti va di studiare insieme oggi?”
“Mh sì.”
“Perfetto. Se vuoi ti aspetto qui, così torniamo insieme.”
“V-vuoi nuotare?”
“Adesso?”
“Sì …”

Makoto era sempre più sorpreso dal suo improvviso cambiamento. Lo rendeva felice, perché si era accorto che, forse, anche per Haru lui contava molto di più nella sua vita.
Si tolse velocemente la camicia e i pantaloni, rimanendo in costume da bagno.
Haru lo guardò e scoppiò in una fragorosa risata. L’ultima volta che Makoto l’aveva visto e sentito ridere in quel modo, era stato quando lui, Nagisa, Rei e Rin gli avevano organizzato un attentato facendogli il solletico. Beh Makoto aveva avuto il privilegio di poter sentire una seconda volta quella risata, e ne era contento perché sapeva quanto fosse difficile farlo ridere … era come l’arcobaleno dopo la tempesta.

“Perché ridi?”
“Avevi il costume da bagno sotto la divisa!”
“Beh si, conoscendoti … ormai ho imparato che, ogni volta che ci troviamo in una piscina o simili, se sto con te, devo avere il costume da bagno.”
La risata di Makoto si unì a quella di Haru … era un suono sconosciuto e piacevole.


 

~~~

 

 
Avevano nuotato, così, per divertirsi e avevano anche fatto una specie di gara ovviamente in stile libero, dato che Makoto aveva deciso di approcciarsi ad uno stile nuovo. Ad Haru piaceva vederlo nuotare come lui.
Arrivati a casa, senza nemmeno cambiarsi e togliersi il costume, Haru si era legato il grembiule e si era messo a cucinare la sua specialità.

“Haru-chan … Gou ha ragione, dovresti mangiare altro oltre gli sgombri …”
“La mia dieta va bene così com’è …”
“Ok, ok … ci provavo” disse sorridendo.

Makoto l’aiutò ad apparecchiare il tavolo e insieme si sedettero per godersi lo spuntino.
Haru mangiava silenziosamente, e Makoto l’osservava sorridendo … era così che si svolgevano normalmente i loro pranzi, le loro cene ecc.

“Ci ho pensato in questi giorni …”
“Haru non devi darmi per forza una risposta adesso … lo so che non ti fa piacere parlarne.”
“No … hai ragione tu. Devo decidermi … è importante.”
“E cosa hai deciso?”
“Ho ripensato alla proposta del coach Sasabe … aveva detto che ci avrebbe lasciato un posto nella nostra piscina … per lavorare …”
“Quindi?”
“Approfittiamone …”
“Ho paura di non aver compreso bene … vuoi che lavoriamo insieme?”
“Sì … mi sembra l’unica soluzione ora come ora.”
“Oh Haru! E cosa vorresti fare?”
“Beh … potremmo allenare i bambini, formare nuove squadre per le gare di nuoto e le staffette …
come facemmo noi da piccoli …”
“SI' HARU-CHAN! SONO COSI’ FELICE!”
“Sapevo che ti avrebbe fatto piacere …”
“Haru … potremo rimanere insieme … era quello che più desideravo …”
“Già .. l’ho capito anch’io.”

Haru ritornò silenzioso come sempre, continuando a mangiare il suo riso con gli sgombri e non vide Makoto alzarsi. Sentì improvvisamente le sue braccia sulle spalle, e smise per un attimo anche di respirare.
Makoto incrociò le braccia intorno al suo collo e posò la testa sulla sua spalla.
Haru si accorse che Makoto aveva cominciato a piangere, perché sentiva il contatto della maglietta calda e bagnata sulla spalla. Si girò di scatto e lo strinse a se. Con gli occhi ancora sgranati, posò una mano fra i suoi capelli e rimasero così, in un attimo che sembrò interminabile.

“M-Makoto … perché piangi …”
“Sono felice … te lo ripeterei altre mille volte, come allora … è tutto inutile senza di te.”