Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    02/08/2014    5 recensioni
Il filo rosso del destino è una leggenda popolare di origine cinese diffusa in Giappone. Secondo la tradizione ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi.
Questa FF prende spunto da questa leggenda e si articola liberamente partendo dalla fine del volume 49. Sono 17 capitoli.
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Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

Kuronuma Ryuzo



Era mercoledì, ed era il loro giorno per la prova generale. Il sito dello Shuttle X era perfetto per un regista che voleva esprimere al massimo le sue potenzialità. Spaziò ancora una volta tutt’intorno sovrapponendo allo sguardo ciò che la sua mente immaginava e che gli attori avrebbero simulato recitando le battute della Dea Scarlatta. Non avrebbe mai potuto ringraziare abbastanza la Tsukikage e, ancora non riusciva ad accettarlo, Masumi Hayami. Incredibilmente aveva rivalutato quell’uomo freddo e cinico, abbattendo un mattone dopo l’altro di quel muro eretto a seguito soprattutto di chiacchiere e brevi esperienze dirette. Hayami si era rivelato sì un affarista attento e pieno di risorse ma anche particolarmente interessato a Kitajima. Era un’attrice fuori dal comune, indubbiamente, che avrebbe sconvolto il modo attuale di fare teatro. La sua Dea Scarlatta avrebbe rotto barriere e scavato fosse, creando una leggenda e un approccio diverso alla recitazione. Ma nonostante ciò ogni volta che si erano incontrati non aveva mancato di chiedergli come andassero le cose. Solo uno stupido avrebbe interpretato quell’interesse come solo puramente lavorativo. Era a conoscenza della situazione delicata e tesa che aleggiava intorno a lui e Kitajima ed era già da un po’ di tempo che un sospetto lo assillava anche se sembrava davvero assurdo.

Scosse la testa sorridendo, picchiandosi la fronte con il copione arrotolato e ripensò ad un vecchio articolo che aveva letto sul giovane e rampante presidente Hayami che sembrava pensare solo ed esclusivamente al lavoro e alla massimizzazione del profitto delle aziende che gli aveva affidato il padre.

Conosceva Eisuke Hayami ovviamente, più freddo e cinico del figlio adottivo, legato alla vecchia scuola di imprenditoria giapponese che aveva trasformato in gigante economico quel piccolo paese che ancora oggi raramente si apriva al resto del mondo ma che esportava tutto di sé: aziende, cultura, cibo, architettura, arte. E il teatro era una delle massime espressioni dell’arte. Il cinema non lo attraeva nonostante la tecnologia e i software che ormai trasformavano un magazzino tinto di blu in un’enorme astronave aliena con due ore di lavoro su un computer. Lui preferiva l’ebbrezza delle battute senza sosta quella che il cinema, col ciak, interrompeva impedendo agli attori di immedesimarsi davvero e facilitandone il compito con il risultato che la qualità della recitazione era scadente e di poco spessore.

In quell’istante i suoi pensieri vennero interrotti da un piccolo grido e quando alzò lo sguardo sapeva già cosa avrebbe visto.

- Kitajima! - urlò esasperato. La giovane era inciampata e caduta e, nonostante l’affetto paterno che aveva iniziato a provare per lei, si domandò come potesse essere arrivata tutta intera a quell’età. Era imbranata, distratta, con la testa sempre fra le nuvole, tranne quando indossava la maschera del personaggio che doveva interpretare, allora cambiava completamente trasformandosi con una metamorfosi incredibile da bruco a farfalla in un attimo per poi tornare bruco nell’istante in cui l’immedesimazione non serviva più. Non aveva mai incontrato nessuna attrice istintiva e reattiva come lei anche se c’era ancora da risolvere il problema delle battute d’amore di Akoya.

- Sì! - rispose Maya gridando e facendo sussultare alcuni attori vicini, rialzandosi subito con il volto in fiamme. La guardò furente reprimendo l’istinto di mettersi a ridere.

- Facciamo pausa! - gridò osservando Sakurakoji che l’accompagnava zoppicando al gazebo dove c’erano caffè e cibo. Era innegabile che il ragazzo avesse rapidamente trasformato l’amore di Isshin in quello che provava per Kitajima ma sul palco non avrebbe mai funzionato se anche lei non avesse capito esattamente cosa significava amare qualcuno ed essere disposti a morire per lui. Aveva sperato che l’amore che sembrava legarla all’ammiratore di rose avrebbe potuto aiutarla ma era accaduto qualcosa che aveva incrinato la situazione sebbene lui non fosse a conoscenza dei particolari. Senza tener conto che non gli aveva mai raccontato cosa era accaduto realmente sulla nave quando aveva riportato l’assegno a Shiori Takamiya e non l’aveva trovata. Però aveva trovato Masumi Hayami.

L’idea del ‘corridoio’ che separasse il mondo umano da quello degli spiriti era un bellissimo gioco d’imitazione della grande opera di Ichiren Ozaki. Se la signora Tsukikage aveva scelto quel sito per lo spettacolo dimostrativo significava che voleva vedere attori e registi alle prese con l’improvvisazione. Un luogo dove non si potevano usare scenografie né luci, fondamentali in teatro, né altri stratagemmi necessitava chiaramente dell’immaginazione per essere utilizzato. E lui e Kitajima andavano incredibilmente d’accordo in quello. Il passaggio sopraelevato sarebbe stata la porta invalicabile per gli umani che portava al mondo degli spiriti. Ma il vecchio binario e i due marciapiedi si prestavano anche a molti altri giochi di immaginazione per le varie scene che si alternavano, la battaglia, l’arrivo della Dea, gli incontri fra Isshin e Akoya, dato che poteva essere tranquillamente un ruscello, il villaggio! Ah che cosa meravigliosa l’immaginazione e in questo caso non c’erano neanche i limiti imposti dal palcoscenico!

C’erano ancora delle cose da sistemare, la Dea Scarlatta di Kitajima non era ancora perfetta, e lei lo sapeva, la vedeva nervosa e angosciata nonostante il suo impegno non fosse calato affatto, anzi si era prodigata sempre di più, assecondando anche Sakurakoji.

Notò una macchina nel parcheggio antistante il cantiere dello Shuttle X e, riconoscendola, si avvicinò lentamente. Era sicuro che Onodera lo spiasse e lui non voleva certo essere da meno così si era affidato a due sue vecchie conoscenze che ogni tanto tornavano con delle informazioni. La settimana precedente avevano scoperto che, per una ragione sconosciuta, Utako Himekawa e sua figlia si erano rinchiuse in un magazzino della Daito Art Production. Chissà in che modo l’attrice stava istruendo la figlia. Era sicuro che lei stessa avesse ambito in tempi remoti alla Dea Scarlatta, anche se forse ci aveva creduto fino alla fine, e che quindi stesse aiutando la figlia. Adesso era proprio curioso di sapere cosa avevano da dirgli di tanto urgente per presentarsi lì in pieno giorno.



Hayami Masumi



Il vento fresco muoveva dolcemente le tende dell’ampia vetrata della suite. Era rimasto tutta la notte disteso sul letto, vestito, fissando il soffitto. Quel grande rettangolo bianco era stato come la tela vergine di un pittore, la base su cui aveva dipinto le decisioni che aveva preso.

Nel suo breve intervento a Izu, Hijiri aveva spalancato una porta che non era più riuscito a chiudere. Gli erano occorsi due giorni per accettarlo ma alla fine aveva lasciato la casa di suo padre e messo in atto i primi accorgimenti per dar vita al piano che aveva in mente. La cosa che l’aveva lasciato più stupito era stato rendersi di conto di come alcune decisioni prese nel passato, che si riferivano anche a cinque o sei anni prima, adesso confluissero tutte in quel progetto come se lui le avesse orchestrate per usarle in quel momento preciso.

Ciò che mi legava a lei era già così forte da farmi agire inconsciamente?

Si alzò dalla scrivania lanciando un’ultima occhiata alla mail che stava scrivendo. Si accese lentamente una sigaretta concedendosi una breve pausa e immancabilmente il pensiero tornò a lei. Non fu difficile immaginare i suoi occhi e la sensazione di averla fra le braccia né riuscì in alcun modo ad arginare le battute di Akoya che lei gli aveva recitato sul ponte della nave all’alba né il tocco lieve della sua mano sulla guancia.

Come ho potuto pensare che le mie responsabilità verso Shiori e ciò che è accaduto potessero in qualche modo essere maggiori di quelle verso Maya? Come ho potuto parlarle sinceramente sul ponte della nave e mentirle freddamente quando mi ha chiesto spiegazioni del matrimonio? Cosa ho fatto…!

Si passò una mano fra i capelli chiudendo gli occhi, lasciando che la sigaretta si consumasse lentamente bruciata dal lieve vento che entrava dalla finestra. Poi li riaprì di scatto, picchiò il pugno contro lo stipite della finestra cercando di arginare l’angoscia che lo pervadeva.

E’ il momento che l’affarista senza scrupoli dotato di freddezza e capacità analitica torni fuori e sfrutti appieno tutto ciò che ha imparato. Maya aspettami, a Izu ti spiegherò ogni cosa…

Un bussare lieve lo riscosse, si voltò di scatto mentre il vano della porta veniva occupato da Mizuki. Quella donna intelligente e abile era una delle sue risorse principali. Non era bravo a ringraziare ma forse ciò che le avrebbe proposto quella mattina poteva ritenersi molto simile ad un ringraziamento. Mizuki si era affezionata a Maya, l’aveva difesa più volte arrivando ad accusarlo senza temere le conseguenze e lui aveva imparato ad apprezzare questo lato schietto e determinato della segretaria.

- Signor Masumi - lo salutò lei avvicinandosi con passo lieve ed elegante fino a fermarsi davanti alla scrivania fasciata nel suo consueto e perfetto tailleur antracite e camicetta di seta bianca. Fece un lieve cenno del capo ma si accorse istantaneamente che il suo sguardo era glaciale come non gli vedeva da molto tempo. Un brivido freddo le attraversò la schiena ma si impose autocontrollo appellandosi a quella parte di lei che era sempre riuscita a fronteggiare il giovane Presidente.

Masumi raggiunse la scrivania, raccolse la carte sopra facendo spazio, aprì il primo cassetto e adagiò i fogli prelevati sul legno scuro e lucido. Poi si sedette accendendosi un’altra sigaretta.

Prima o poi dovrò smettere con questa schifezza…

- Si sieda, Mizuki - le intimò più duramente di quanto necessitasse la situazione ma in quel momento ogni parte del nuovo Masumi che aveva accettato era stata messa da parte per fare spazio a quello vecchio.

Lei obbedì anche se non gli sfuggì l’occhiata indagatrice che lei gli lanciò.

- Mi devo preoccupare? - gli chiese sorridendo appena con tono lieve ma deciso.

- Dipende - e non riuscì a trattenere un sorriso scaltro. Quella parte gli riusciva sempre bene. Ultimamente si era domandato spesso se per caso non fosse tagliato per fare l’attore…

- Dipende da cosa? - insisté lei prendendo i fogli che lui le porgeva.

- Lo legga - ordinò alzandosi nuovamente e dandole le spalle osservò uno stormo di uccelli che oscurava il cielo oltre la finestra.

Nei minuti che le occorsero per leggere rapidamente il testo, terminò la sigaretta e un attimo prima che lei esprimesse un giudizio lui la prevenne assecondando il suo istinto che l’aveva sempre guidato negli affari.

- Ci pensi - le disse voltandosi a guardarla con occhi freddi e distanti.

Mizuki lo fissò a bocca aperta, era la prima volta nella vita che le capitava di restare così sorpresa davanti a qualcuno, soprattutto al suo capo.

E’ impazzito? Cosa avrà in mente?

- C’è qualcos’altro che desidero faccia oggi, dopo aver cancellato tutti i miei impegni con la Daito, e voglio che lei ci si dedichi completamente - si chinò sulla scrivania ignorando l’espressione stupefatta della donna che, era sicuro, si sarebbe ripresa subito. Appuntò alcuni numeri su un foglio e lo spinse in avanti verso di lei.

Mizuki posò il documento che l’aveva sconvolta e prese il foglietto.

- Sono tre conti correnti intestati a me personalmente e il denaro proviene dai miei investimenti, la Daito e mio padre, né altra azienda a lui connessa, hanno niente a che vedere con quel patrimonio - spiegò lui blandamente e le avvicinò altre due liste, scritte entrambe a mano.

- La prego di acquisire tutto ciò che troverà in queste liste. L’avvocato Matsumoto la attende nella hall con tutti i contratti pronti. Utilizzi il denaro in quei tre conti correnti che le ho dato. Le tre banche hanno già una mia delega che le dà potere di disporne come da mie indicazioni - si sedette e gli sembrò di sentirsi più leggero.

Mizuki prese le due liste e le scorse rapidamente cercando di mantenere calma e autocontrollo.

- Signor Masumi ma… - represse l’istinto di restare a bocca aperta, fece guizzare lo sguardo dai suoi occhi glaciali alle liste: una conteneva nomi di persone, li conosceva quasi tutti, e la seconda indicava alcuni siti commerciali, uno ricordava di averlo visionato lei stessa circa due anni prima che poteva essere utilizzato come uffici in una nuova costruzione tecnologicamente avanzata e architettonicamente moderna ma di cui poi non avevano fatto niente.

- La prego mi spieghi cosa… - Mizuki tentò una mediazione per avere alcune informazioni ma un’occhiata al suo sguardo freddo e inamovibile la fece desistere: per ora non le avrebbe detto niente.

- Faccia ciò che le ho chiesto - la liquidò e riprese a digitare sulla tastiera del suo portatile personale, chiudendo la mail che aveva iniziato.

Mizuki si alzò, fece un lieve inchino e uscì in silenzio, lasciando però il documento che le aveva dato da leggere sulla scrivania. Masumi lo fissò interrompendosi, lo raccolse e lo mise nel primo cassetto.

Tornerà e io l'aspetterò.

Si appoggiò alla comoda sedia ed espirò tutto il fiato. Questa parte era stata facile, riguardava ciò che sapeva fare meglio, ma per quella che l’attendeva avrebbe dovuto attingere a tutte le sue risorse sia quelle che facevano parte del Masumi Hayami addestrato da Eisuke sia quelle che gli aveva fatto riscoprire Maya. Cacciò dalla mente l’immagine di lei e riprese il controllo del cuore che aveva cominciato a battere all’impazzata concentrandosi su ciò che doveva fare. Prese il cellulare, fece scorrere il pollice sulla rubrica e chiamò quel numero che raramente aveva composto nella vita. Una voce gentile gli rispose.

- Passatemelo per favore - disse con tono neutro mantenendo la calma e sentì un click secco seguito da una voce grave e profonda.

- Padre ho necessità di parlarti - disse stringendo il bracciolo della sedia con la mano libera.


Mizuki si appoggiò alla porta lasciandosi finalmente andare, lo sguardo fisso sui fogli coperti dalla sua scrittura elegante.

Ha un patrimonio personale di cui non sapevo niente! Perché tutto questo? Cosa sta architettando? Perché quello sguardo freddo e calcolatore signor Masumi? Era tempo che si era addolcito e ora è tornato di nuovo così? E’ per Shiori o per Maya signor Masumi?

Sospirò, si sistemò gli occhiali sul naso e raggiunse gli ascensori che l’avrebbero portata nella hall e all’avvocato che la stava aspettando mentre la sua mente allenata e reattiva cominciava ad intuire il progetto che poteva celarsi dietro quelle richieste all’apparenza assurde.


   
 
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