Cap
1
Beatrix
arrivò all’ingresso del Campo Amrita trascinandosi
dietro Derek. Non l’avrebbe
ammesso con nessuno e neanche sotto tortura, ma l’idea che
potesse morirgli tra
le braccia come Byron la terrorizzava.
Il
figlio di Yama era sbiancato in maniera preoccupante, la fronte era
imperlata
di sudore freddo e gli occhi verdi si stringevano per il dolore.
Quando
Beatrix lo strinse con più vigore, impedendogli di scivolare
a terra, gli
sfuggì un lieve gemito.
-
Scusa. –
-
È tutto okay. – la tranquillizzò,
mentre le labbra si stiravano in una copia
sbiadita e per niente convincente del suo solito sorrisetto sghembo.
-
Sei un pessimo bugiardo, lo sai, vero? – sospirò,
percorrendo gli ultimi metri
che li separavano dal confine magico che proteggeva il Campo.
Non
appena ebbe varcato la soglia Arjuna comparve davanti a loro. Il
direttore del
Campo era un tipo particolare: alto e slanciato, con i tipici tratti
indiani e
la carnagione color del caffèlatte. L’espressione
altera e saggia, unita
all’aspetto giovanile, rendeva praticamente impossibile
stabilire con sicurezza
quale fosse la sua età. Se Beatrix e gli altri semidei non
l’avessero saputo,
non avrebbero mai creduto che quel semidio, figlio di Indra, fosse nato
millenni
prima e avesse combattuto nientemeno che al fianco di Krishna.
Alle
sue spalle venivano Enea, un figlio di Vishnu dai folti capelli biondo
scuro e
gli ipnotici occhi azzurri con il dono della preveggenza, e una ragazza
mingherlina dalla chioma scura e gli incredibili occhi azzurri, Liz
figlia di
Sarasvati.
Beatrix
rimase sorpresa dalla presenza di Enea. Di solito non era un tipo a cui
piaceva
stare in mezzo alla gente né si preoccupava particolarmente
degli altri,
tendeva a stare sempre sulle sue e non era quello che poteva essere
definito
come un ragazzo “aperto e amichevole”.
-
Enea vi ha visti arrivare. – , spiegò Arjuna, -
Per questo sapevamo che Liz
sarebbe stata d’aiuto. –
Beatrix
mollò la presa sul fianco dell’amico ormai
svenuto, controvoglia, e lo depositò
delicatamente a terra.
Liz
si avvicinò immediatamente a Derek, studiando con attenzione
meticolosa il
morso.
-
Il veleno si sta propagando velocemente, deve essere stata usata
qualche
sostanza che ne ha accelerato gli effetti. –
decretò, notando il colorito della
pelle. Solitamente il veleno del Naga portava l’epidermide ad
arrossarsi fin
quasi a ottenere una sfumatura particolarmente intensa di rosso rubino
e poi,
dopo un paio d’ore, giungeva la fase finale, quella in cui il
colore passava a
un nero verdastro.
Derek
sembrava aver saltato quella parte intermedia e la zona intorno al
morso era
tumefatta e talmente scura che persino il sangue che fuoriusciva
sembrava nero
come la pece.
-
Che significa? – domandò Beatrix, tormentandosi
nervosamente le mani.
-
Che siete arrivati appena in tempo, ma non so se i miei poteri
basteranno a
curarlo del tutto. –
La
figlia di Shiva si rabbuiò. – Meglio per te che
Derek guarisca. –
Liz
non parve dare peso alle sue parole, recuperando un paio di arnesi e
incidendo
una piccola porzione di pelle. Drenare l’infezione sembrava
la cosa migliore da
fare poiché avrebbe sicuramente contribuito a ridurre il
gonfiore. Stese le
mani sul morso, mormorando qualche rapida parola in sanscrito, una
preghiera a
Sarasvati affinchè le concedesse la lucidità e
l’abilità per salvare il ragazzo
dalla morte. Avvertì i palmi delle mani che cominciavano a
pizzicarle,
informandola come al solito che il suo potere aveva cominciato ad
attivare il
processo di guarigione.
Derek
riaprì gli occhi in quell’istante, incrociando le
sue iridi azzurre, e il
sorriso da impenitente dongiovanni ricomparve prontamente sul bel viso
dai
tratti decisi. – Guarda chi c’è: la mia
infermiera preferita. –
Liz
abbozzò un lieve sorriso e sfoderò una siringa
dall’ago abbastanza lungo.
La
baldanza di Derek venne meno per un attimo, osservando quel diabolico
strumento di tortura. – Che ci dovresti fare con
quella? –
La
ragazza scrollò le spalle. – Niente di che, devo
solo prelevare un po’ di
sangue per capire cosa ha accelerato il propagarsi del veleno.
–
-
Cioè devi piantarmi l’ago in corpo? No, grazie.
–
Sospirò,
alzando gli occhi al cielo. – Derek, non fare il bambino.
È solo una puntura. –
-
Una puntura di troppo per come la vedo io. –
borbottò il ragazzo, venendo colto
alla sprovvista da un movimento rapido di Liz.
L’ago
penetrò agevolmente nel fianco e, mentre lo stantuffo veniva
tirato
delicatamente verso l’alto, un po’ del sangue del
semidio riempì la camera di
plastica.
-
Mi hai bucato! – esclamò, indignato.
-
Certo, è a questo che di solito servono gli aghi, sai?
–
Beatrix,
attirata dall’esclamazione dell’amico, si fece
avanti e le scoccò un’occhiata
molto poco amichevole.
-
Che cosa stai combinando, Miller? –
-
Solo ciò che so fare meglio. Nulla che ti riguardi.
– ribattè, gelida, per poi
rivolgere un’ultima occhiata a Derek. – Se dovessi
avere qualche sintomo strano
fammelo sapere. –
Si
spolverò i jeans e tornò verso la zona centrale
del Campo, nella stessa
direzione in cui poco dopo il loro arrivo era sparito Enea.
Beatrix
lo studiò con attenzione, quasi volesse costringerlo ad
ammettere chissà cosa.
– Adesso stai bene? –
-
A meraviglia. Non preoccuparti, piccoletta. –
-
Bene. – decretò, prima di assestargli un vigoroso
pugno sulla spalla.
Derek
si massaggiò il punto con una strana espressione che era un
misto di sorpresa e
dolore. – Perché l’hai fatto? –
-
Perché mi hai fatta spaventare; non osare mai più
rischiare di morire, chiaro?
–
Osservò
l’espressione imbronciata e gli occhi grigi, velati da una
lieve patina di
sincera preoccupazione. Sapeva cosa doveva aver provato, vedendolo in
quello
stato, così come era perfettamente consapevole che dopo la
morte di Byron lui
era quanto di più simile a un fratello le fosse rimasto.
-
D’accordo, ma ora smettila di picchiarmi, terremoto.
–
Risero
all’unisono, dirigendosi verso i dormitori.
Il
Campo Amrita aveva una rigida gerarchia piramidale e la voce che il
loro
Subedar Major, il “Maggiore” a capo
dell’organizzazione, fosse rimasto ferito
da un Naga aveva fatto rapidamente il giro di tutti i semidei presenti.
Qualcuno avrebbe anche potuto affermare, malignamente, che non tutti
erano
contenti di vederlo nuovamente in piedi e in perfetta forma.
Tra
la folla di curiosi che aveva affollato l’atrio davanti ai
dormitori si fece
largo un ragazzo dal fisico robusto e piuttosto alto; i capelli biondi
gli
arrivavano poco sopra le spalle e gli occhi color ghiaccio brillavano
rendendo
appena un po’ meno cupa la sua espressione corrucciata. Un
lupo gli
trotterellava accanto, suo immancabile compagno ovunque andasse. Di
solito nei
dormitori non era permesso tenere animali, ma nel suo caso Arjuna aveva
chiuso
un occhio, dal momento che si trattava di un dono inviato nientemeno
che dal
Divino Brahma.
Scrutò
Beatrix dalla testa ai piedi, come se fosse alla ricerca di qualche
ferita o
menomazione che potessero essere sfuggite all’attenzione
generale. – Stai bene?
–
-
Sono tutta intera, non preoccuparti, Ra. – sorrise, alzandosi
in punta di piedi
per scoccargli un rapido bacio a fior di labbra, per poi chinarsi a
dare una
grattatina dietro le orecchie del lupo, che uggiolò felice.
Derek
osservò la scena con un sopracciglio inarcato. Il figlio di
Brahma era un tipo
a posto, nonostante fosse un po’ troppo chiuso e introverso
per i suoi gusti,
ma il suo ruolo di “fratello maggiore adottivo” gli
imponeva di non mostrarsi
troppo aperto e tollerante nei confronti di quei due. In fin dei conti
Beatrix
era ancora una ragazzina, con i suoi sedici anni appena compiuti,
perciò era
suo dovere vigilare e proteggerla da qualsiasi ragazzo le ronzasse
troppo
intorno. – Anche io sto bene, Ralof, grazie per
l’interessamento. –
-
Bè, sì … Cioè, ne sono
felice. – replicò educatamente.
-
Sentito? Derek sta bene, perciò vedete di levare le tende,
non c’è un bel
niente da vedere. – esclamò Beatrix, fulminando il
resto dei curiosi con un’occhiataccia.
La
folla si dileguò sotto il peso del suo sguardo di fuoco.
Solo un ragazzo rimase
fermo al suo posto. Era alto e magro, la carnagione scura creava un
effetto
curioso a confronto con la chioma bionda e le iridi azzurre: Samuel
Reibor,
figlio di Indra, li guardava sorridendo ironico. – Credo di
aver capito perché il
Naga non ha morso Beatrix: avrebbe rischiato di essere lui quello
intossicato
dal veleno. –
La
ragazza gli fece la linguaccia. – Veramente molto spiritoso, fulmineo. –
-
Lo so, terremoto, non
c’è bisogno che
tu me lo dica. –
Lo
abbracciò di slancio, soffocando la sua risata.
-
Comunque, sono contento che nessuno di voi due ci abbia lasciato la
pelle. –
-
Ah sì? – chiese, inarcando un sopracciglio
perfettamente curato.
-
Certo. Hai una vaga idea di quanto sia faticoso trovare due nuovi
migliori
amici al giorno d’oggi? –
Scosse
la testa, buttando indietro le onde castano ramate, e rise scoprendo i
denti
perfettamente bianchi.
Non
c’era niente da fare: Samuel riusciva sempre a farla ridere,
anche quando
diceva qualcosa che pronunciata da un’altra persona sarebbe
suonata
inappropriata o sciocca.
-
Bè, perché non lasciamo in pace i piccioncini e
ce ne andiamo a cercare qualche
ragazza? – propose Derek, intuendo dallo sguardo di Ra che
avrebbe preferito di
gran lunga starsene un po’ tranquillo con Beatrix piuttosto
che avere tutti
quegli spettatori indesiderati tra i piedi.
Gli
occhi di Samuel scintillarono malandrini, mentre si separava dalla
stretta dell’amica.
-
Questo sì che è parlare. Un paio di ragazze
carine sono proprio quello che ci
vogliono … magari anche più di un paio.
– approvò.
Rimasti
soli, Beatrix rivolse un’occhiata penetrante a Ra.
-
Eri preoccupato? –
-
Un po’, ma sapevo che saresti tornata tutta intera. La mia
ragazza è una tipa
tosta. – decretò sorridendo.
A
quelle parole abbassò lo sguardo, mentre sentiva le guance
assumere una lieve
sfumatura rossastra.
Aveva
cominciato a parlare seriamente con Ralof solo un paio di mesi prima,
quando
entrambi erano stati promossi al grado di Subedar, o Capitano se non ci
si
voleva lambiccare il cervello con il sanscrito, e aveva scoperto che
parlare
con lui era molto piacevole, malgrado non fosse esattamente il tipo di
ragazzo
che si trovava al centro dell’attenzione o chissà
che. E poi aveva quegli occhi
così chiari, che a una prima occhiata potevano sembrare
freddi, che non si
lasciavano sfuggire nessun dettaglio e sembravano capaci di leggerle
dentro.
Malgrado non le facesse piacere ammetterlo, nemmeno a se stessa, lei
aveva
davvero bisogno di un ragazzo che le stesse accanto, che si prendesse
cura di
lei. Gli Dei erano stati misericordiosi e le avevano mandato Ra.
-
Ti va di andare a fare una passeggiata nei boschi? – propose.
Avrebbe
dovuto scrivere il rapporto su ciò che era accaduto e
consegnarlo ad Arjuna, ma
per una volta le scartoffie potevano aspettare e poi lei amava quella
fitta e
umida vegetazione.
-
Certo. Tu che ne dici? – aggiunse, rivolgendo uno sguardo
interrogativo al lupo
che si era accucciato ai suoi piedi.
L’animale
abbaiò il suo assenso.
Beatrix
fece scivolare la mano in quella di Ralof e non potè
impedire alle sue labbra
di stirarsi in un sorriso quando sentì le dita chiudersi
sulle sue e ricambiare
la stretta.
Spazio autrice:
Eccoci con il
primo vero capitolo della long. Purtroppo non siamo riuscite a
presentare tutti
gli OC, ma nel prossimo capitolo (che speriamo di pubblicare
già domani)
troverete anche gli altri. Nel frattempo vorremo sapere dai ragazzi e
dalle
ragazze che hanno ideato gli OC di questo capitolo cosa ne pensano e se
sono
soddisfatti del modo in cui sono stati resi. Ovviamente invitiamo anche
tutti
gli altri a farci sapere cosa ne pensano. Alla prossima.
Baci,
Eris e Fiamma