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Autore: Eris Greengrass in Wilkes    03/08/2014    4 recensioni
[Storia a OC]
L’Era del Ferro è sempre più vicina, il mondo sta per essere gettato nel caos più completo, e Brahma è stato imprigionato. Senza di lui il ciclo degli yuga verrà interrotto e la terra sarà condannata a sprofondare nel Caos più completo. Riusciranno i vostri Eroi a portarlo in salvo e a garantire il ritorno al Satya Yuga, l’Età dell’oro?
[Storia scritta a 4 mani con Fiamma Erin Gaunt]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 1

 

 

 

 

 

 

 

Beatrix arrivò all’ingresso del Campo Amrita trascinandosi dietro Derek. Non l’avrebbe ammesso con nessuno e neanche sotto tortura, ma l’idea che potesse morirgli tra le braccia come Byron la terrorizzava.

Il figlio di Yama era sbiancato in maniera preoccupante, la fronte era imperlata di sudore freddo e gli occhi verdi si stringevano per il dolore.

Quando Beatrix lo strinse con più vigore, impedendogli di scivolare a terra, gli sfuggì un lieve gemito.

- Scusa. –

- È tutto okay. – la tranquillizzò, mentre le labbra si stiravano in una copia sbiadita e per niente convincente del suo solito sorrisetto sghembo.

- Sei un pessimo bugiardo, lo sai, vero? – sospirò, percorrendo gli ultimi metri che li separavano dal confine magico che proteggeva il Campo.

Non appena ebbe varcato la soglia Arjuna comparve davanti a loro. Il direttore del Campo era un tipo particolare: alto e slanciato, con i tipici tratti indiani e la carnagione color del caffèlatte. L’espressione altera e saggia, unita all’aspetto giovanile, rendeva praticamente impossibile stabilire con sicurezza quale fosse la sua età. Se Beatrix e gli altri semidei non l’avessero saputo, non avrebbero mai creduto che quel semidio, figlio di Indra, fosse nato millenni prima e avesse combattuto nientemeno che al fianco di Krishna.

Alle sue spalle venivano Enea, un figlio di Vishnu dai folti capelli biondo scuro e gli ipnotici occhi azzurri con il dono della preveggenza, e una ragazza mingherlina dalla chioma scura e gli incredibili occhi azzurri, Liz figlia di Sarasvati.

Beatrix rimase sorpresa dalla presenza di Enea. Di solito non era un tipo a cui piaceva stare in mezzo alla gente né si preoccupava particolarmente degli altri, tendeva a stare sempre sulle sue e non era quello che poteva essere definito come un ragazzo “aperto e amichevole”.

- Enea vi ha visti arrivare. – , spiegò Arjuna, - Per questo sapevamo che Liz sarebbe stata d’aiuto. –

Beatrix mollò la presa sul fianco dell’amico ormai svenuto, controvoglia, e lo depositò delicatamente a terra.

Liz si avvicinò immediatamente a Derek, studiando con attenzione meticolosa il morso.

- Il veleno si sta propagando velocemente, deve essere stata usata qualche sostanza che ne ha accelerato gli effetti. – decretò, notando il colorito della pelle. Solitamente il veleno del Naga portava l’epidermide ad arrossarsi fin quasi a ottenere una sfumatura particolarmente intensa di rosso rubino e poi, dopo un paio d’ore, giungeva la fase finale, quella in cui il colore passava a un nero verdastro.

Derek sembrava aver saltato quella parte intermedia e la zona intorno al morso era tumefatta e talmente scura che persino il sangue che fuoriusciva sembrava nero come la pece.

- Che significa? – domandò Beatrix, tormentandosi nervosamente le mani.

- Che siete arrivati appena in tempo, ma non so se i miei poteri basteranno a curarlo del tutto. –

La figlia di Shiva si rabbuiò. – Meglio per te che Derek guarisca. –

Liz non parve dare peso alle sue parole, recuperando un paio di arnesi e incidendo una piccola porzione di pelle. Drenare l’infezione sembrava la cosa migliore da fare poiché avrebbe sicuramente contribuito a ridurre il gonfiore. Stese le mani sul morso, mormorando qualche rapida parola in sanscrito, una preghiera a Sarasvati affinchè le concedesse la lucidità e l’abilità per salvare il ragazzo dalla morte. Avvertì i palmi delle mani che cominciavano a pizzicarle, informandola come al solito che il suo potere aveva cominciato ad attivare il processo di guarigione.

Derek riaprì gli occhi in quell’istante, incrociando le sue iridi azzurre, e il sorriso da impenitente dongiovanni ricomparve prontamente sul bel viso dai tratti decisi. – Guarda chi c’è: la mia infermiera preferita. –

Liz abbozzò un lieve sorriso e sfoderò una siringa dall’ago abbastanza lungo.

La baldanza di Derek venne meno per un attimo, osservando quel diabolico strumento di tortura. – Che ci dovresti fare con quella? –

La ragazza scrollò le spalle. – Niente di che, devo solo prelevare un po’ di sangue per capire cosa ha accelerato il propagarsi del veleno. –

- Cioè devi piantarmi l’ago in corpo? No, grazie. –

Sospirò, alzando gli occhi al cielo. – Derek, non fare il bambino. È solo una puntura. –

- Una puntura di troppo per come la vedo io. – borbottò il ragazzo, venendo colto alla sprovvista da un movimento rapido di Liz.

L’ago penetrò agevolmente nel fianco e, mentre lo stantuffo veniva tirato delicatamente verso l’alto, un po’ del sangue del semidio riempì la camera di plastica.

- Mi hai bucato! – esclamò, indignato.

- Certo, è a questo che di solito servono gli aghi, sai? –

Beatrix, attirata dall’esclamazione dell’amico, si fece avanti e le scoccò un’occhiata molto poco amichevole.

- Che cosa stai combinando, Miller? –

- Solo ciò che so fare meglio. Nulla che ti riguardi. – ribattè, gelida, per poi rivolgere un’ultima occhiata a Derek. – Se dovessi avere qualche sintomo strano fammelo sapere. –

Si spolverò i jeans e tornò verso la zona centrale del Campo, nella stessa direzione in cui poco dopo il loro arrivo era sparito Enea.

Beatrix lo studiò con attenzione, quasi volesse costringerlo ad ammettere chissà cosa. – Adesso stai bene? –

- A meraviglia. Non preoccuparti, piccoletta. –

- Bene. – decretò, prima di assestargli un vigoroso pugno sulla spalla.

Derek si massaggiò il punto con una strana espressione che era un misto di sorpresa e dolore. – Perché l’hai fatto? –

- Perché mi hai fatta spaventare; non osare mai più rischiare di morire, chiaro? –

Osservò l’espressione imbronciata e gli occhi grigi, velati da una lieve patina di sincera preoccupazione. Sapeva cosa doveva aver provato, vedendolo in quello stato, così come era perfettamente consapevole che dopo la morte di Byron lui era quanto di più simile a un fratello le fosse rimasto.

- D’accordo, ma ora smettila di picchiarmi, terremoto. –

Risero all’unisono, dirigendosi verso i dormitori.

Il Campo Amrita aveva una rigida gerarchia piramidale e la voce che il loro Subedar Major, il “Maggiore” a capo dell’organizzazione, fosse rimasto ferito da un Naga aveva fatto rapidamente il giro di tutti i semidei presenti. Qualcuno avrebbe anche potuto affermare, malignamente, che non tutti erano contenti di vederlo nuovamente in piedi e in perfetta forma.

Tra la folla di curiosi che aveva affollato l’atrio davanti ai dormitori si fece largo un ragazzo dal fisico robusto e piuttosto alto; i capelli biondi gli arrivavano poco sopra le spalle e gli occhi color ghiaccio brillavano rendendo appena un po’ meno cupa la sua espressione corrucciata. Un lupo gli trotterellava accanto, suo immancabile compagno ovunque andasse. Di solito nei dormitori non era permesso tenere animali, ma nel suo caso Arjuna aveva chiuso un occhio, dal momento che si trattava di un dono inviato nientemeno che dal Divino Brahma.

Scrutò Beatrix dalla testa ai piedi, come se fosse alla ricerca di qualche ferita o menomazione che potessero essere sfuggite all’attenzione generale. – Stai bene? –

- Sono tutta intera, non preoccuparti, Ra. – sorrise, alzandosi in punta di piedi per scoccargli un rapido bacio a fior di labbra, per poi chinarsi a dare una grattatina dietro le orecchie del lupo, che uggiolò felice.

Derek osservò la scena con un sopracciglio inarcato. Il figlio di Brahma era un tipo a posto, nonostante fosse un po’ troppo chiuso e introverso per i suoi gusti, ma il suo ruolo di “fratello maggiore adottivo” gli imponeva di non mostrarsi troppo aperto e tollerante nei confronti di quei due. In fin dei conti Beatrix era ancora una ragazzina, con i suoi sedici anni appena compiuti, perciò era suo dovere vigilare e proteggerla da qualsiasi ragazzo le ronzasse troppo intorno. – Anche io sto bene, Ralof, grazie per l’interessamento. –  

- Bè, sì … Cioè, ne sono felice. – replicò educatamente.

- Sentito? Derek sta bene, perciò vedete di levare le tende, non c’è un bel niente da vedere. – esclamò Beatrix, fulminando il resto dei curiosi con un’occhiataccia.

La folla si dileguò sotto il peso del suo sguardo di fuoco. Solo un ragazzo rimase fermo al suo posto. Era alto e magro, la carnagione scura creava un effetto curioso a confronto con la chioma bionda e le iridi azzurre: Samuel Reibor, figlio di Indra, li guardava sorridendo ironico. – Credo di aver capito perché il Naga non ha morso Beatrix: avrebbe rischiato di essere lui quello intossicato dal veleno. –

La ragazza gli fece la linguaccia. – Veramente molto spiritoso, fulmineo. –

- Lo so, terremoto, non c’è bisogno che tu me lo dica. –

Lo abbracciò di slancio, soffocando la sua risata.

- Comunque, sono contento che nessuno di voi due ci abbia lasciato la pelle. –

- Ah sì? – chiese, inarcando un sopracciglio perfettamente curato.

- Certo. Hai una vaga idea di quanto sia faticoso trovare due nuovi migliori amici al giorno d’oggi? –

Scosse la testa, buttando indietro le onde castano ramate, e rise scoprendo i denti perfettamente bianchi.

Non c’era niente da fare: Samuel riusciva sempre a farla ridere, anche quando diceva qualcosa che pronunciata da un’altra persona sarebbe suonata inappropriata o sciocca.

- Bè, perché non lasciamo in pace i piccioncini e ce ne andiamo a cercare qualche ragazza? – propose Derek, intuendo dallo sguardo di Ra che avrebbe preferito di gran lunga starsene un po’ tranquillo con Beatrix piuttosto che avere tutti quegli spettatori indesiderati tra i piedi.

Gli occhi di Samuel scintillarono malandrini, mentre si separava dalla stretta dell’amica.

- Questo sì che è parlare. Un paio di ragazze carine sono proprio quello che ci vogliono … magari anche più di un paio. – approvò.

Rimasti soli, Beatrix rivolse un’occhiata penetrante a Ra.

- Eri preoccupato? –

- Un po’, ma sapevo che saresti tornata tutta intera. La mia ragazza è una tipa tosta. – decretò sorridendo.

A quelle parole abbassò lo sguardo, mentre sentiva le guance assumere una lieve sfumatura rossastra.

Aveva cominciato a parlare seriamente con Ralof solo un paio di mesi prima, quando entrambi erano stati promossi al grado di Subedar, o Capitano se non ci si voleva lambiccare il cervello con il sanscrito, e aveva scoperto che parlare con lui era molto piacevole, malgrado non fosse esattamente il tipo di ragazzo che si trovava al centro dell’attenzione o chissà che. E poi aveva quegli occhi così chiari, che a una prima occhiata potevano sembrare freddi, che non si lasciavano sfuggire nessun dettaglio e sembravano capaci di leggerle dentro. Malgrado non le facesse piacere ammetterlo, nemmeno a se stessa, lei aveva davvero bisogno di un ragazzo che le stesse accanto, che si prendesse cura di lei. Gli Dei erano stati misericordiosi e le avevano mandato Ra.

- Ti va di andare a fare una passeggiata nei boschi? – propose.

Avrebbe dovuto scrivere il rapporto su ciò che era accaduto e consegnarlo ad Arjuna, ma per una volta le scartoffie potevano aspettare e poi lei amava quella fitta e umida vegetazione.

- Certo. Tu che ne dici? – aggiunse, rivolgendo uno sguardo interrogativo al lupo che si era accucciato ai suoi piedi.

L’animale abbaiò il suo assenso.

Beatrix fece scivolare la mano in quella di Ralof e non potè impedire alle sue labbra di stirarsi in un sorriso quando sentì le dita chiudersi sulle sue e ricambiare la stretta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il primo vero capitolo della long. Purtroppo non siamo riuscite a presentare tutti gli OC, ma nel prossimo capitolo (che speriamo di pubblicare già domani) troverete anche gli altri. Nel frattempo vorremo sapere dai ragazzi e dalle ragazze che hanno ideato gli OC di questo capitolo cosa ne pensano e se sono soddisfatti del modo in cui sono stati resi. Ovviamente invitiamo anche tutti gli altri a farci sapere cosa ne pensano. Alla prossima.

Baci,

         Eris e Fiamma

  
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