Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Ranyadel    03/08/2014    1 recensioni
Sette ragazzi. Un concorso. Una villa. Un anno. Segreti e malattie. Problemi mentali e non, che possono essere risolti solo da una cosa. Un inganno, scoperto troppo tardi. Amore.
***
"Ti prego... aiutami ad uscirne. Non voglio più essere malata." Implorò Elyse piangendo. Zayn la cullò fra le braccia. "Ne uscirai, te lo prometto." Sussurrò dolce prima di darle un bacio sulla fronte.
***
"Perchè lo fai? Perchè sei arrivato a farti pestare? Perchè continui a starmi vicino, ad aiutarmi, nonostante sia una persona orribile? Nonostante abbia sempre rifiutato il tuo aiuto?" chiese lei con le lacrime agli occhi. Lui le alzò il mento con un dito. "Lo sai perchè." sussurrò prima di baciarla dolcemente.
***
"Abby, non sono più sicuro di niente, so solo che ti amo."
***
Harry sorrise, mostrando le irresistibili fossette. “Quindi è vero? Disturbo della quiete pubblica, non va bene!” disse poi con tono di sussiego. “Oh, ma smettila, tanto siamo fuori servizio!” disse Liam ridendo prima di portare una mano dietro al collo di Harry e avvicinando i loro visi fino a lasciargli un lieve bacio sulle labbra.
***
Spero di avervi incuriositi!!!!
(Copyright)
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Create your own banner at mybannermaker.com!
Make your own banner at MyBannerMaker.com!

Depressione.

“Elyse, vieni a tavola?” chiese Zayn, bussando alla porta della stanza di lei. Nessuno rispose. “Elyse?” fece di nuovo. “Lasciami sola.” Rispose la ragazza con voce rotta. Stava piangendo. Zayn, al contrario, allarmato aprì la porta. “Elyse, ma che…” fece, quando la vide. Era a terra, in una camera che era un disastro. I quadri erano stati tolti dalle pareti. I vestiti giacevano in giro per la stanza. Le lenzuola erano appallottolate ai piedi del letto. I cuscini aperti, con l’imbottitura al di fuori. Sulle tre pareti libere, erano scritte tre parole: Why? Who? Wrong? La vernice rossa era colata, ricordando in modo inquietante il sangue. E lei era in mezzo a tutto questo disastro, coperta solo da una lieve canottiera e degli shorts che lasciavano scoperti quasi tutti i tagli. Il viso era una maschera di linee nere e irregolari, che Zayn capì essere il tracciato delle lacrime sporche di trucco. Tremava, forse dal freddo, forse per qualcos’altro. “Cosa ho fatto per avere tutto questo male?” chiese Elyse, lo sguardo rivolto al soffitto, la voce roca, flebile, spenta. Spenta come i suoi occhi.

Zayn si chinò di fianco a lei. “Elyse…” fece solo. Non sapeva cosa fare, vederla in quello stato gli aveva frantumato il cuore. Avrebbe voluto reagire in qualche modo, ma non ci riuscì: fu preceduto da Gemma, che arrivò in camera e vide lo scempio. Trasalì. “Elyse, che diavolo hai fatto?!” fece. L’altra non rispose. “Zayn, puoi lasciarci da sole?” chiese la ragazza. L’altro, indeciso, si alzò, ma rimase immobile. Gemma, quindi, prese la sua mano e lo trascinò fuori dalla stanza. “Scusa.” Fece, chiudendogli la porta in faccia.

“Hai appena buttato nel water due mesi di lavoro.” Fece, sedendosi di fronte ad Elyse, che non reagì. “E non solo tuo. Di tutti. Tutto quello che abbiamo fatto, per mandare in galera quel mostro, per recuperare almeno in parte quello che avevamo perso, per tornare ad essere felici. Adesso dimmi, cos’è che non ti va bene? Cos’è che ti lascia così?”

“Guardami.”

“Sei piena di tagli, ok. E allora?”

“E allora cosa?! Non ti chiedi chi è stato? O perché l’ha fatto? O cosa ho fatto io per meritarmi questo?!”

“Sì, ma io non rimango immobile sulle stesse domande mentre la vita va avanti. Prima o poi le risposte arriveranno, anche senza cercarle.”

“E cosa dovrei fare, spiegamelo tu, che sei tanto forte!” fece Elyse, alzandosi di scatto e sputandole contro quelle parole. “Arrabbiati. Accumula questi sentimenti. Accumula tutto. Perché quando scoppierai, sarai inarrestabile.” Rispose sicura Gemma. “Io non sono come te. Non sono capace.”

“O forse non vuoi esserne capace.”

“Non ti capisco.”

“Sei fissata sul tuo dolore, troppo impegnata a commiserarti. E non ti accorgi che ogni cosa, se usata nel verso giusto, può essere un’arma al tuo arsenale.”

“Fammi un esempio.”

“Questi tagli. Ti dimostrano che sei abbastanza forte per rialzarti dopo una caduta, ma non per andare avanti. È una lezione che devi imparare in fretta, prima che arrivi qualcos’altro a buttarti giù.”

“Come posso andare avanti, così?!”

“Devi scrollarti di dosso tutto, trasforma la tristezza, la depressione, in rabbia. Dicono tutti che è un male, mentre è solo un altro coltello che puoi rivolgere contro gli altri!”

“Io non sono come te, lo ripeto!”

“E non devi esserlo! Ma devi svegliarti, adesso, subito, o non ne uscirai più! Stai affogando, ogni secondo è un po’ di ossigeno che se ne va! Devi tornare a galla prima di averne troppo poco per vivere!”

Elyse rimase in silenzio. Si guardò le braccia. “Dammi un solo motivo per cui dovrei andare avanti” disse poi. “Uno solo? Potrei scriverci un libro, di motivi per andare avanti.”

“Uno a caso.”

“Bene. Hai mai guardato Zayn negli occhi?”

“Credo che tutti noi lo abbiamo guardato negli occhi, almeno un migliaio di volte.”

“Non in quel senso. Quello di cui parli tu è vedere, non guardare. Io parlo di guardare. Scavarci dentro, rivoltarli da cima a fondo.”

“Perché mi chiedi questa cosa?”

“Perché se solo lo avessi fatto, non avresti avuto nemmeno bisogno di cercare tanto per capire che è fottutamente innamorato di te.” Disse Gemma. Elyse rimase in silenzio, di nuovo. “E se allo specchio, anziché guardare il tuo corpo, avessi guardato i tuoi occhi, avresti visto che il suo è un amore corrisposto.” Aggiunse Gemma. “Come fai a saperlo?” chiese Elyse. “Mi prendi in giro?! Non sono stupida. Scommetto quello che vuoi che state insieme.”

“Ripeto, come fai a saperlo?!”

“Perché quando vi guardate avete quella luce negli occhi, quella complicità, quel mezzo sorriso, che solo le persone innamorate hanno. Nonostante facciate finta di odiarvi a morte, nonostante il vostro punzecchiarvi, siete persi l’uno dell’altra. E non dire che mi sbaglio.” Fece Gemma. Elyse stette zitta un secondo di troppo, tanto che Gemma continuò: “Ecco il primo motivo. Sei innamorata e corrisposta. Ne vuoi altri? Possiamo andare avanti tutta la notte, anche se preferirei di no.”

“Perché no?”

“Perché di sotto c’è la cena che ci stiamo perdendo e il mio stomaco si sta alterando parecchio.” Rispose Gemma. Elyse, finalmente, ridacchiò. “Sì, accidenti, sì. Ci sono riuscita.” Esclamò Gemma. “A far cosa?”

“A farti sorridere. Ora ti sei ricordata come si fa.” Rispose lei. Elyse sorrise di nuovo. “Visto?” rincarò la dose Gemma. “Non sono i tuoi discorsi a farmi sorridere, è la tua pazzia” ribatté Elyse. “Tesoro, io non sono pazza. Sono Limited Edition.” Si vantò Gemma, alzandosi in piedi. “Certo, hanno buttato via lo stampo quando hanno visto cosa ne è venuto fuori.”

“Intendi una fumata che ha come scopo nella vita di salvare gli altri? Allora è un bene, se fossero stati tutti salvatori non ci sarebbe stato nessuno da salvare, e addio scopo nella vita.”

“Gemma, fammi un favore. Non fare figli.”

“Perché?”

“Perché tante piccole Gemme per il mondo non le reggerei proprio. Già è difficile sopportarne una.”

Gemma scoppiò a ridere. “Dillo, che mi adori.”

“E chi l’ha mai negato?” fece Elyse, alzandosi in piedi. “Visto, che la forza di alzarti in piedi ce l’hai?” chiese Gemma. Elyse la guardò male. “Mi sono alzata fisicamente, non moralmente.”

“Tesoro, nessuno lo ha mai notato, ma è la stessa identica cosa.”

Elyse sorrise, di nuovo. Abbracciò Gemma, sussurrandole all’orecchio: “Grazie.” Lei sorrise a sua volta e ricambiò l’abbraccio, non stringendo troppo per paura di farle male. “Ora lavati la faccia che sembri me dopo aver letto Colpa delle stelle.” Disse. Elyse annuì e si chiuse in bagno.

Dopo qualche minuto, si era sistemata, dandosi chili e chili di fondotinta per nascondere le cicatrici agli occhi di Chiara. Aveva ancora la sua felpa-appartamento, che adorava. Si mise un paio di pantaloni lunghi e uno di calze. Gemma era rimasta sul letto, mentre la sua espressione diventava sempre più torva ad ogni brontolio del suo stomaco. “Ti stacco a morsi un braccio se non ti muovi” la minacciò ad un certo punto. Elyse si mise a ridere e si avvicinò alla porta, ancora chiusa. “Ci sono” fece, abbassando la maniglia. La porta si aprì da sola per il peso di qualcosa, appoggiato contro di essa. Elyse si ritrasse spaventata, non se l’aspettava. Intanto, il qualcosa atterrò con un tonfo a terra, seguito da un: “Ahi!”

Era Zayn, che si era appoggiato alla porta. “Zayn, ma che ci fai lì?!” chiese Gemma. Lui si guardò attorno spaesato. “Credo di essermi addormentato qui” fece poi. Le due si guardarono e scoppiarono a ridere. “Cosa mi sono perso?” chiese Zayn. “Mi sono alzata in piedi” fece Elyse con noncuranza. Zayn la guardò malissimo, come a chiedersi cosa si fosse fumata, e questo fece ridere ancora di più Gemma ed Elyse.

Sì, ce la poteva decisamente fare.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Ranyadel