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Autore: CieloNotturno    04/08/2014    3 recensioni
- Non tutti, purtroppo, in quel regno erano normali cittadini e lavoratori. Ogni cento neonate una nasceva con uno strano potere e con una vita breve da compiere. Venivano chiamate Lungivedenti. Erano una stirpe di ragazze con il dono di riuscire a vedere il futuro, un potere grandioso all’ apparenza ma letale e incontrollabile in realtà. La maggior parte di loro non riuscivano ad oltrepassare il loro quindicesimo compleanno. Questa però non è la sorte di una di loro. Non di lei. Lei era speciale e, non solo perché era una lungivedente. Il suo nome era Violetta. -
Leòn, all'età di venti anni, si ritrova all'interno del libro di favole che leggeva e che adorava da piccolo stravolgendone la trama e incontrando la ragazza che tanto aveva desiderato quand'era ancora un bambino. Violetta. E' capitato tutto per puro caso o.. il Narratore aveva già tutto scritto?
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Prologo -

 

“ Tanto tempo fa, in un regno non molto lontano, si estendevano le terre di Tromperie. Era un posto bellissimo, tutto era perfetto e la pace regnava all’interno delle mura del villaggio grazie ai coraggiosi Arditi, un gruppo di persone che mantenevano la sicurezza e la tranquillità nel paese. Erano forti, audaci e niente li spaventava. Tutti lì erano sempre amichevoli e allegri, i bambini correvano per le piazze giocando tra di loro, i panettieri rendevano l’aria inebriante del dolce profumo di pane appena sfornato che usciva dalle loro botteghe, i vecchietti camminavano mano nella mano ricordandosi con il sorriso sul volto i vecchi tempi, le fanciulle canticchiavano per le strade facendo ticchettare le scarpe sulle strade. Un regno perfetto nelle sue imperfezioni. Tutti avevano un posto da occupare nel regno di Tromperie, tutto era normale, tutti erano normali… o quasi tutti.”

 

“Dai mamma continua!” Il piccolo si dimenò da sotto le sue coperte di flanella calda, scattando seduto sul cuscino che ospitava qualche capello caduto a causa dei continui movimenti delle piccole manine,su di essi, che possedeva il bambino, che in quel momento aveva un viso a dir poco buffo. Capelli scombinati, le labbra piene e aperte lasciando trasparire un’espressione di disapprovazione e stupore allo stesso momento e le mani strette al bordo della coperte, tremanti un po’ per il freddo, un po’ per l’eccitazione che gli donava il libro che stava leggendo ad alta voce la sua mamma,

seduta sulla poltroncina proprio vicino al letto del suo bambino.

 

“È tardi amore, e domani devi andare a scuola” la poltrona gracchiò liberatasi del peso della donna alta e slanciata, dai capelli corvini e gli occhi smeraldo, proprio come il figlio. Allungò il braccio verso il comodino in legno colorato d’azzurro, come il resto della grande cameretta che avevano progettato sei anni prima, appena saputo che il neonato che portava in grembo sarebbe stato un lui, e prese un segna libro lungo quanto un righello di 20 cm con le macchinine di Cars stampate sopra, e lo infilò all’interno del libro per non perdere il segno.

 

“Ma mamma, ti prego, ancora dieci minuti” la mamma rise alla vista di suo figlio con l’espressione da cucciolo in viso, che faceva ogni volta che voleva ottenere qualcosa ma di cui lei era contraria. Ci cascava ogni volta, non riuscendo a resistere alle sue

guanciotte piene e al labbruccio tirato in su. Questa volta non avrebbe ceduto, nonostante avesse voglia di continuare a vedere gli occhi verdi di Leòn brillare ad ogni parola del libro. Si portò le braccia al petto incrociandole per fargli capire di non dover discutere. “Continueremo domani a leggere” sospirò sciogliendo le braccia e facendole cadere lungo i fianchi. “Te lo prometto” un piccolo sorriso che contagiò anche il bimbo.

“E va  bene mamma” strusciò nuovamente sotto le coperte coprendosi fin su il naso, e subito un’ondata di calore pervase il suo piccolo corpicino. Era inverno e fuori dalla finestra i fiocchetti di neve scendevano lentamente, anche loro stanchi per l’ora avanzata e si poggiavano pigramente sull’erba del loro giardino.

“Buonanotte Leòn”

Si abbassò all’altezza della fronte coperta dai capelli castani del bimbo e gli stampò un delicato bacio sopra, per poi spegnere l’abatjour sul comodino e uscire dalla stanza.

L’unica luce che illuminava la stanza dai muri azzurri era una piccola lucina notturna, a forma di stella e che era attaccata alla spina vicino alla porta.

Leòn che aveva chiuso gli occhi nel momento in cui la mamma stava uscendo dalla stanza, per poi lasciarlo solo, li aprì di scatto lasciando che i suoi smeraldi illuminassero la stanza. Scostò velocemente le coperte da dosso e corse fino al mobile dove Beatrisa, la sua mamma, aveva poggiato il libro che avrebbero dovuto continuare la sera dopo. Si alzò sulle punte tirando per l’estremità il grande contenitore di favole verso se. Dopo averlo afferrato saldamente iniziò a scavare nell’ultimo cassetto, tra tutti i suoi giochi e i numerosi pastelli sparsi per tutta l’area

circostante. Un sorriso si allargò sulle guance del bimbo e le punte della bocca sembravano quasi volessero toccare gli occhi quando sentì sotto il suo tocco il duro e freddo manico della torcia regalatagli dal cugino più grande, qualche mese prima. Chiuse tutto non curandosi di quanto disordine, ancor più di prima, avesse lasciato all’interno della cassettiera. Alzandosi in piedi corse di nuovo per sentire meno freddo fino al letto, dove si lanciò con un salto sotto le coperte verdi. Gli occhi gli brillavano d’eccitazione per il suo primo “atto di ribellione” appena compiuto e, una volta tirato il tessuto fin sopra la testa e accesa la luce fioca e gialla poggiata sul materasso, aprì il libro alla pagine segnata dal segno spiritoso che aveva scelto lui e, con un po’ di difficoltà, iniziò a leggere le righe sottostanti a quelle precedentemente lette dalla mamma.

 Non tutti, purtroppo, in quel regno erano normali cittadini e lavoratori. Ogni cento neonate una nasceva con uno strano potere e con una vita breve da compiere. Venivano chiamate Lungivedenti. Erano una stirpe di ragazze con il dono di riuscire a vedere il futuro, un potere grandioso all’apparenza ma letale e incontrollabile in realtà. Le ragazze non potevano controllare le visioni che, all’improvviso, venivano a trovarle e che accorciavano la loro vita. La maggior parte di loro non riuscivano ad oltrepassare il loro quindicesimo compleanno, portando tristezza nei cuori delle famiglie che avevano avuto la sventura di avere una figlia così. Questa però non è la sorte di una di loro. Non di lei. Lei era speciale e, non solo perché era una lungivedente. Il suo nome era Violetta.

 

Look at me

Okay sono pazza hahaha ho ancora da finire l’altra fan fiction che riesco a mandare avanti a stento e ne faccio un’altra ma avevo quest’idea da un po’ di giorni e allora ho deciso di buttarla giù. Il ragionamento è sempre lo stesso, come nell’altra storia.

Se non troverò interessamenti e/o recensioni cancellerò questa storia perché mi impegno nel fare le cose se sono apprezzate, altrimenti non c’è n’è ragione.

Per chi non conoscesse l’altra mia storia, se vi va di leggerla è questa à http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2726964&i=1

Bè grazie per aver letto il capitolo e grazie se mi lascerete qualche recensione hahaha.

Buon primo Lunedì d’Agosto a tutti! ^-^

 

Cielo <3

 

 

 

   
 
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