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Autore: _diana87    05/08/2014    3 recensioni
"Era una notte buia e tempestosa... strano come tutte le storie dell’orrore inizino in questo modo, vero, detective Beckett?"
{possibile alzamento di rating}
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessuna stagione
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Liberaci dal male
 
Tra mille film mentali, pellicole viste al cinema, fumetti letti e perché no, libri che aveva scritto, Richard Castle non si era mai trovato di fronte ad una tale situazione.
Seduto sul divano del loft, a notte fonda, tiene il computer portatile sulle gambe. L’unica luce ad illuminarlo è quella del display.
Posa il pc a fianco a lui, arrendendosi.
Si copre il volto con le mani, sfregandole su di esso, come a volersi tenere sveglio, poi resta a contemplare lo spazio del camino davanti a lui.
“Signor Castle, quello che voglio dirle è... come si può dire a una persona che è posseduta dal demonio?”
Non può crederci.
Non sta succedendo veramente.
Non a lei.
Non alla donna che ama e per la quale ha lottato anni nel tentativo di entrare nel suo mondo, capirla, abbattere quei muri.
Ogni giorno con lei è stata una sfida, ma lui l’aveva accolta volentieri, perché gli piaceva.
Amare Kate Beckett è sempre una lotta.
E anche adesso, deve far fede, di nuovo, ai suoi sentimenti sinceri per questa donna, e fare il possibile per salvarla.
Guarda l’orologio.
Sono le due del mattino. Va in cucina per prendere un bicchiere d’acqua e poi si reca da Kate, che sta dormendo nel loro letto.
Si avvicina al bordo, e la osserva dormire beatamente, respirando appena. Con il dorso della mano le sfiora la guancia. È calda.
Il suo corpo non reagisce a quel contatto, quindi sconsolato, se ne ritorna nel salottino davanti al suo computer.
Digita qualcosa sulla tastiera, serissimo, e legge i risultati del motore di ricerca. Decide di iniziare dal primo link, che apre ad una pagina dove c’è un menu a tendina sulla sinistra, e uno sfondo nero e rosso.
Le fasi della possessione demoniaca.
Infestazione.
Oppressione.
Possessione.
Clicca con il mouse sull’introduzione e con la freccette inizia a scorrere la pagina, leggendone qualche estratto.
 
Oppressione.
L'oppressione colpisce i sensi della persona, mediante allucinazioni orrende, fetori, gelo improvviso, e l'ambiente circostante: rumori, scricchiolii, levitazione di oggetti, ecc.
 
Ricorda come Kate ultimamente avesse iniziato a soffrire di sbalzi di temperatura, ma anche come l’aria del Dodicesimo, soprattutto durante l’interrogatorio di Don Francis, si raggelasse e scaldasse a intermittenza. Quando l’aveva toccata, anche prima nel letto, la pelle della donna era calda, ma in apparenza sembrava ancora la solita e tranquilla Kate.
In realtà, già l’ultima volta che la detective aveva messo piede nel cimitero, prima di venire aggredita dagli incappucciati, lei aveva avuto la sensazione di essere seguita, osservata, e addirittura credeva che il cancello esterno si sarebbe chiuso da solo non appena lei avrebbe fatto qualche altro passo in avanti.
Kate non aveva detto nulla a Rick, per evitare di preoccuparlo ulteriormente.
Ma lo scrittore è sempre stato in apprensione per lei.
Man mano che scorre la pagina, ha paura a leggere ciò che segue.
 
Possessione.
E' la forma più grave e comporta la presenza permanente del demonio in un corpo umano, anche se l’azione malefica non è continua. Si presentano manifestazioni temporanee di blocco mentale, intellettivo, affettivo. Possono sprigionarsi diverse reazioni: conoscenza di lingue ignote, forza sovrumana, conoscenza di cose occulte o dell'altrui pensiero. E' tipica l'avversione al sacro.
 
Cerca di ricordare momenti in cui Kate gli ha dato questa impressione.
Solo quando l’ha vista tranquilla al distretto, a giocherellare con quella pallina, gli ha messo una sensazione di brividi addosso.
Sapeva che era Kate Beckett, perché una parte di lei era ancora presente, ma al contempo, era consapevole che c’era qualcun altro dentro di lei, a disturbarla.
Clicca sul titolo, andando a leggere nello specifico.
 
Possessione di primo grado
Talvolta, misteriosamente, il demonio può invadere la psiche di un essere umano, prendendo il controllo del suo corpo e della sua intenzionalità. Il fenomeno dura finché non è annullato dall'esorcismo, o per periodi stabiliti a priori. In questo grado di possessione il demonio è latente, si limita ad alterare gli atteggiamenti del posseduto, le sue reazioni al sacro, gli istilla sentimenti di disperazione e depressione. 
Possessione di secondo grado
Questa possessione è più evidente: si manifestano cambi di voce, fenomeni preternaturali quali la glossolalia, la levitazione, la pirocinesi (potere di incendiare gli oggetti a distanza), l'acqua santa produce piaghe nel corpo del posseduto, che di per sé manifesta chiaramente di avere un'altra personalità. In genere per possessione diabolica si intende questa situazione intermedia. 
Possessione di terzo grado
A questo grado, lo spirito maligno (o più spiriti) hanno preso un dominio tale della persona, da alterare orribilmente persino i suoi tratti somatici, il suo odore, la temperatura. Questo è il caso più arduo, e occorrono di solito numerosi esorcismi per la liberazione definitiva.
Quando un demone diviene del tutto proprietario di un corpo (fase di possessione ultimata) inizia la vera e propria fase di necrosi, che consiste nella mutazione del corpo da mortale ad immortale. (La necrosi avviene sempre, anche nel caso di possessione tramite rituale magico/mistico).
 
Il coltello ricurvo.
Il rituale descritto da Don Francis.
Si passa una mano sul viso a mo’ di pensatore. I tasselli del puzzle iniziano a comporsi. Ora tutto sta cominciando ad avere un senso.
Quando guarda l’orologio, scopre che sono quasi le quattro del mattino, e che lui ancora non è riuscito ad addormentarsi.
Si lascia andare sulla poltrona del salottino, dopo aver chiuso il portatile, e decide di restare ancora un po’ lì, aspettando che Morfeo lo culli o gli procuri il sonno.
 

L’indomani viene svegliato dalla televisione, e non dal solito aroma di caffè. Rimasto a pancia sotto contro il morbido divano, le braccia lasciate a penzoloni, apre lentamente un occhio mettendo a fuoco l’ambiente circostante. Avvicina un braccio al mobiletto dove c’è il computer per raggiungere l’orologio: sono quasi le 9. Fa un salto buttandosi a terra, e in fretta e furia si veste per andare al Dodicesimo.
Uscito dall’ascensore, saluta gli agenti come se niente fosse.
“Ehi, Castle, ti hanno buttato giù dal letto?” gli dice Javier, dopo che Rick gli è andato involontariamente addosso.
Vorrebbe rispondere alla battutina dicendogli che ci ha indovinato in pieno, ma è ancora troppo scosso. Il portoricano intuisce dal suo abbigliamento confusionario e dallo sguardo tramortito che lo scrittore non deve aver dormito molto.
Inclina le labbra e gli dà una pacca sulla spalla per dargli conforto.
Si aggiunge Kevin, tutto incravattato e impeccabile nel suo completo, che fa segno ai due verso Kate.
La detective è fissa davanti la lavagnetta.
Capelli sciolti, camicetta bianca e pantaloni eleganti neri, uno dei suoi soliti abbigliamenti d’ufficio. Scrive, poi cancella, poi scrive di nuovo, fa il tutto in maniera confusa, presa da una strana frenesia, mescolando parole e numeri, in un senso che forse solo lei conosce.
“Non ha smesso di scriverci sopra da questa mattina.” Dice l’irlandese visibilmente preoccupato. Poi si rivolge a Rick, “Non siete venuti insieme stamattina... è per via di quello che è successo a Greenwood?”
Lo scrittore getta la giacca sulla sedia, vicino alla postazione abituale di Kate. Sconfortato, si accascia sulla sedia, passando una mano sulla fronte.
“Beckett non sta bene.” Lo dice sospirando, ma si morde subito il labbro, sapendo di aver appena detto una cosa talmente evidente da sentirsi stupido. Le mani passano a coprire gli occhi, che rivelano un lieve rossore, dovuto alle poche ore di sonno e alla preoccupazione nel vedere Kate in quello stato.
“... in questo grado di possessione il demonio è latente, si limita ad alterare gli atteggiamenti del posseduto, le sue reazioni al sacro, gli istilla sentimenti di disperazione e depressione.”
La detective fa cadere il pennarello a terra, e ottiene l’attenzione del distretto quando invece di raccoglierlo, lo scaccia via con il tacco del piede. Si mette le mani in testa, affondando le dita tra i capelli.
Lo scrittore la raggiunge, cingendola da dietro, per poi afferrare le braccia e tentare di guardarla in volto. Cos’è successo ai suoi occhi? Solo qualche giorno prima erano ricchi di speranza, di voglia di vivere e di amore, e adesso sono solo due buchi di disperazione senza illuminazione. Lei lo guarda come se non ricordasse cosa le è appena accaduto.
“Castle?”
Lui deglutisce e le tocca le mani, aprendole, per scoprire che contengono delle ciocche di capelli. I suoi lunghi capelli.
La donna spalanca gli occhi e si copre la bocca con il palmo della mano, lasciando cadere a terra quantità di ciocche.
Si guarda spaurita, poi porta le mani sulle orecchie, sentendo i rumori all’interno del distretto farsi sempre più intensi, è troppo per il suo udito. Dentro di lei, sente solo un’enorme campana che non smette di suonare. Lentamente, si mette a terra, dondolandosi avanti e indietro.
Rick segue i suoi movimenti e lo fa tenendo le mani sulla sua schiena, senza lasciarla un attimo. Poi, con una mano, va a toccarle il mento e lo alza verso di lui. Gli occhi gonfi di lacrime, che chiedono pietà, lo stanno guardando compassionevoli, prima che cambino colore. Le mani si muovono da sole e lo vanno a graffiare sulla guancia.
Lui si scansa, ma non riesce ad accudire il colpo.
Kate torna a fissarlo e gli occhi sono tornati del suo colore naturale. Si copre la bocca con entrambe le mani e guarda con orrore il male che gli ha procurato.
“Scusami, io—“ lo allontana spingendolo in avanti, e corre in bagno.
Rick si alza da terra come un cane bastonato, e poi se ne resta lì immobile senza sapere cosa dire né fare. Lo sguardo cade sulla lavagnetta bianca, coperta di segni di ogni tipo.
“Che lingua è?” chiede Kevin avvicinandosi.
Lui e Javier si sono fatti avanti con cautela, volendo lasciare prima lo scrittore e la sua musa da soli.
Sulla lavagnetta ci sono iscrizioni antiche, forse in aramaico.
Conoscenza di lingue antiche.
Rick scuote la testa, poi si volta verso i due detective.
“Dov’è il file dell’omicidio di Sally Robinson?”
Javier risponde afferrando la cartellina gialla posta sulla scrivania di Kate. Lo scrittore prende a sfogliarlo avidamente, fino a quando arriva alla descrizione del coltello ricurvo usato per uccidere la giovane. Mette a confronto lo scritto con quanto appare sulla lavagnetta e ha un’illuminazione.
Le scritte combaciano.
“Dov’è Don Francis? Ragazzi, portatemi da lui.”
“Forse dovremmo chiedere al capitano...” Javier ammonisce Kevin con un’alzata di mano.
“E’ tornato a Greenwood, dopo essersi costituito. Senza prove materiali, non era possibile incriminarlo di qualcosa. Sicuro di voler tornare in quel luogo infernale?”
Rick torna a guardare la lavagnetta e sospira.
Quelle scritte antiche, quei numeri a casaccio, quelle parole non-sense... e poi le cancellature nervose, le linee tracciate in maniera confusa. Quella di prima non era la donna che ha sempre amato. Spetta a lui salvarla, come è sempre stato fin dall’inizio di questo caso di omicidio.
Stringe i pugni, quasi facendo una promessa a se stesso che l’avrebbe salvata, ancora una volta.
Come quando erano nella cella frigorifera.
Come quando lei era stata colpita da quel proiettile.
Come sempre.
“Sì, Esposito. Voglio tornarci e trovare la bestia che ha trasformato Kate.”
“Alt, un momento!” la voce squillante di Lanie li blocca, facendoli voltare prima che possano compiere un altro passo. Il medico legale indossa il suo camicione bianco e ha ancora i bisturi in mano. Si vede che è appena uscita dall’obitorio. “Nessuno si muove da qui finché non mi spiegate qual è il vostro piano.”

 
È tornato a respirare aria di casa.
O almeno, se così può definirla.
Svuota i borsoni e rimette tutto in ordine nella sua sacrestia.
Volge lo sguardo fuori la finestra, stringendo la catenina con la croce di legno che ha legata al collo. Cos’era diventato negli ultimi anni? Un mostro agli occhi di tutti? Lui doveva essere il buon pastore che accoglie le pecorelle smarrite nel suo gregge, colui a cui far riferimento quando tutto va a rotoli, una speranza in quel tempo senza pace... invece è diventato tutt’altro.
E poi c’è quella detective, che è stata così determinata e caparbia nell’indagine. Scuote la testa pensando a cosa le è accaduto.
Ora si sente in debito con lei, e ne è colpevole.
Durante l’interrogatorio, aveva percepito il passaggio del demone interiore verso la detective, ma allora perché non l’ha avvisata?
Dovrebbe morire lui, e non lei.
È proprio vero che le cose brutte accadono sempre alle belle persone.
Una folata di vento invade il suo ufficio, e voltandosi verso la porta, vede i due detective, seguiti dallo scrittore e da un’altra persona che non è della polizia, ma il suo sguardo minaccioso la dice lunga.
“Lanie, puoi stare tranquilla, ci siamo noi qui a proteggerti, se qualcosa dovesse accadere!” Javier si pone davanti la sua fidanzata, spalancando le braccia e fa la faccia da duro.
“Ah beh, allora posso ritenermi super fortunata...” lei gli fa eco, roteando gli occhi, per stuzzicarlo.
Don Francis è preso dal panico, e come d’abitudine, punta gli occhi sui borsoni che ha appena svuotato.
“Non ci provi neanche. Non abbiamo capi d’accusa, ma credo che resistenza a pubblico ufficiale possa essere una buona scusa per sbatterlo di nuovo in cella.” Dice Kevin puntandogli la pistola addosso.
Il prete alza le mani in segno di resa.
Intimorito, mostra uno sguardo sinceramente dispiaciuto appena incrocia Rick. Lo scrittore fa segno di abbassare le armi.
“Signor Castle, mi dispiace quanto è accaduto alla signorina Beckett...”
“Ci sarà tempo per espiare le proprie colpe, piuttosto, ho bisogno del suo aiuto.”
Don Francis abbassa le braccia, sentendosi ormai al sicuro, quindi fa accomodare il gruppetto nel suo studio e invita Lanie a chiudere la porta.
“In cosa posso esserle utile?”
“Che cosa sa di esorcismo?”
Il prete sussulta, i due detective e il medico legale si reggono ai braccioli della sedia.
“Cosa? Castle, non ci avevi detto niente...”
“Cosa intendi fare?”
Rick ignora i versi e le parole di stupore di Lanie, Javier e Kevin, mostrando al prete le ricerche su internet effettuate durante la sua notte insonne. Pagine di repertori scritte da un famoso esorcista, casi di esorcismo realmente accaduti, e poi un manuale stampato in cui spiega passo dopo passo, le fasi della possessione e come effettuare il rito di liberazione. Poi poggia quella lettera misteriosa di minaccia, rimasta intatta dopo l’incendio a casa di Casey.
Don Francis corruga la fronte, intento a leggere il tutto, poi volge lo sguardo a Rick. Ha davanti a sé un uomo determinato, guidato solo dall’amore di salvare la donna che ama, e questa è una caratteristica che ha percepito fin dal primo momento in cui l’ha incontrato. Nota i tre graffi sulla guancia, adesso cicatrizzati, e inclina le labbra.
Poi getta il tutto sulla scrivania, in direzione dello scrittore.
“Senza delle prove tangibili, non posso chiedere il consenso al Vaticano per procedere con il rito.”
“Ascolti, quella lettera è una prova. Doveva bruciarsi nell’incendio, giusto? Invece è rimasta intatta. Come se lo spiega? Tocchi le parole, lo faccia! Vedrà che bruciano. E riguardo la mia fidanzata, la donna che amo più della mia stessa vita, lei è in pericolo. Sono assolutamente certo che si trovi al secondo grado della possessione.”
“Concordo, perché l’abbiamo vista entrambi mentre i suoi occhi cambiavano e le do ragione, ma se non raggiunge l’ultimo stadio della possessione, non posso fare nulla.”
Lanie si alza dalla sedia minacciosamente con il bisturi in mano puntato verso il prete.
“Stia a sentire, Kate Beckett è la mia migliore amica, e si sposerà tra qualche mese, quindi se non ci dà una mano, vede come le faccio raggiungere in men che non si dica questo ultimo stadio...”
“Lanie, whoa, chica!” dice Javier che le mette il braccio davanti per farla sedere.
Don Francis la guarda chiedendosi se sono tutti così aggressivi a New York. Visibilmente imbarazzata, il medico legale si schiarisce la voce e si ricompone accavallando le gambe sulla sedia, poi pronuncia un “Scusatemi” in modo signorile ed elegante.
Il prete e Rick si scambiano qualche sguardo.
“Capisco la vostra preoccupazione, ma capite che ci sono delle regole e non posso agire da solo.”
“Allora mi insegni come si fa.”
Don Francis è ancora una volta sorpreso dalla forza di quest’uomo comune davanti a lui. Fa un sorriso sotto i baffi ricordando che davanti ha Richard Castle, uno dei più famosi scrittori di gialli, che a quanto pare ha fegato da vendere come il protagonista della sua saga. Sì, ha appena ammesso con se stesso di aver letto qualche suo libro.
Si allunga verso di lui, tamburellando con le dita sul mattono delle ricerche che lo scrittore gli ha portato.
“Signor Castle, comprende che non è semplice. Non basta aver visto L’esorcista per compiere il rito.”
“Lei ci provi comunque.”
Ora Don Francis cerca lo sguardo dei due agenti e del medico legale. Tutti e tre però fanno un cenno del capo, forse contemporaneamente, per indicargli che deve parlare. Non c’è nessuna forza al mondo che possa impedire a Rick Castle di compiere un atto di coraggio.
Si passa la lingua sulle labbra, poi apre un cassettino della sua scrivania, posando davanti ai loro occhi un libricino nero con una croce argentata sopra. Quando lo apre, il gruppetto nota una serie di appunti e preghiere. Dà una rapida occhiata, cercando la pagina desiderata, quindi appiattisce il foglio con il pugno e torna a rivolgersi ai presenti.
“L’esorcismo è lungo e difficile, e si compone di sei fasi. Ma se non sappiamo chi è l’entità nel corpo della detective Beckett—“
“E’ posseduta dal diavolo! Non le basta questo?” urla lo scrittore, sbattendo le mani sul tavolo.
Il prete sobbalza e fa un passo indietro con la sedia. Rick si rende conto di aver forse esagerato, non era sua intenzione interromperlo in quel momento, ma non riesce a stare calmo in questa situazione. Con la mano appena alzata, si scusa con un gesto e poi si copre gli occhi lucidi.
La tensione e l’ansia sono palpabili e il movimento irrequieto delle gambe ballerine non lo aiuta. Javier e Kevin gli mettono entrambi una mano sulle spalle, comprensivi. Lanie sta per scoppiare a piangere.
Come ultimo gesto, Don Francis gli porge tra le mani uno dei suoi tanti rosari. “Si fidi di me, lasci passare qualche giorno e vediamo come va avanti la situazione. Tenetemi aggiornato.”

 
È rimasta a letto tutto il giorno da quando è tornata al distretto.
Al buio, perché la luce le dà fastidio, rilegata, sotto le coperte, si agita e si dimena di tanto in tanto. Allunga braccia e gambe urlando.
Rick non se la sente di dar retta alle sue preghiere di legarla per tenerla ferma, perché Kate ha capito che c’è qualcosa che non va in lei, e non vuole fargli del male.
“Rick”, l’aveva chiamato per nome di battesimo e questo per entrambi significava tanto, “lasciami qui a casa, non ho voglia di andare al distretto. Portami da mangiare qui accanto al comodino. Se ho fame, mangerò.”
Ma per Castle, lei è e rimane sempre Kate Beckett, la donna che ha intenzione di portare all’altare e farla diventare sua moglie.
Dopo un’altra notte insonne, la terza consecutiva, lui sul divano, lei sul letto, resta a fissarla sull’uscio della porta con le braccia incrociate. Contempla il suo corpo, rimasto lo stesso, ma sente il suo cuore sempre più distante.
Le poche e rare uscite mattiniere non sono più precedute dai baci o dal caffè. Sono solo delle scappatoie, che seguono a lunghe mattine passate in piedi di fronte alla lavagnetta, a scrivere ossessivamente, e a cancellare compulsivamente.
Stringe ancora tra le mani quella lettera di minacce trovata nell’appartamento di Casey, e in quel momento capisce che deve parlarne con qualcuno del suo contenuto.
“Tenetemi aggiornato”, gli aveva detto Don Francis. I giorni passano, e Kate non si reca neanche più al distretto. Niente sta cambiando e sembra che il demone che dimori in Kate la stia consumando lentamente, fino a farla diventare pazza, o per renderla solo un corpo che cammina senza più sentimenti.



Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Come avrete capito, i ruoli si sono ribaltati: se prima c'era Kate a sentire il dovere di fare qualcosa, adesso c'è Rick.
E' lui che fa ricerche e tenta di salvare la sua amata, consultandosi con Javi, Kevin e una grandissima Lanie.
E poi c'è Don Francis, che crede nello scrittore (ha ammesso di aver letto i suoi libri :p) ma non può muoversi senza in consenso.
Kate peggiora, e Rick la sente sempre distante e ha paura di perderla :(
Un grazie per chi segue questa storia. Siamo ai capitoli finali.
A presto :)
D.
   
 
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