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Autore: _diana87    08/08/2014    4 recensioni
"Era una notte buia e tempestosa... strano come tutte le storie dell’orrore inizino in questo modo, vero, detective Beckett?"
{possibile alzamento di rating}
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Il rito
 
Le urla nella notte non sembrano cessare, e Rick è costretto a chiudere porte e finestre per evitare che i vicini vengano disturbati nel sonno. Kate si agita, ormai abbandona il lenzuolo e scalcia contro qualcosa di invisibile a occhio umano. Lui si avvicina e afferrandola per entrambe le braccia, ancora non riesce a tenerla ferma. Si mette a cavalcioni su di lei, bloccandole anche le gambe e le si getta addosso, petto contro petto, sentendo il suo cuore battere all’impazzata e il solito respiro affannoso e pesante.
“Va tutto bene, ci sono io qui...” dice lui singhiozzando. Alza la testa per guardarla nei suoi occhi spaventati.
Si è fatta dei graffi in volto e si è strappata altre ciocche di capelli. Dovrebbe farle tagliare i capelli a caschetto per quanto sono corti.
Con una mano le accarezza la testa, con fare amorevole, poi scende sul suo viso e la culla portandola nelle braccia di Morfeo.
Per questa notte ha finito di lottare.
Rick si siede lentamente sul bordo del letto, arriccia le labbra, e si tiene il volto tra le mani, pronto per esplodere in un pianto disperato.
Non riesce a vederla così, non ce la fa più.
Lei è sempre stata una guerriera che non si è mai arresa di fronte a niente, e ora è rilegata in un letto, a combattere contro qualcosa di più grande, che neanche loro riescono a comprendere del tutto.
Possessione di terzo grado. A questo grado, lo spirito maligno (o più spiriti) hanno preso un dominio tale della persona, da alterare orribilmente persino i suoi tratti somatici, il suo odore, la temperatura.
Scuote la testa. No, non vuole neanche pensare di vedere la sua Kate con il volto sfigurato.
Sua madre gli passa accanto, silenziosa, chiudendosi la vestaglia di seta rosa, e gli posa una mano sulla spalla, appena si siede accanto a lui. Comprensiva, lo abbraccia, e lui si lascia andare aggrappandosi alle sue braccia, lasciando qualche lacrima sul tessuto della diva.
“Mi occuperò io di Katherine adesso. Tu vai a dormire.”
Fa per opporsi, ma Martha lo blocca con il gesto della mano. “Non preoccuparti, veglierò io su di lei.”
Sua madre è un angelo. Ha rinunciato alla tournèe invernale per stargli vicino e aiutarlo in questo momento difficile.
Alexis è dovuta rientrare subito al college perché impegnata con la sessione d’esame, ma neanche Rick ha voluto avvisarla per non metterla ulteriormente in ansia. Già sa che deve studiare tanto e abbastanza, e porla in un altro stato di agitazione non frutterebbe nulla.
Si chiede se sia il caso di prendere il rosario che gli ha lasciato Don Francis e iniziare a pregare.
Ed è quello che fa.
Si reca in camera sua e prende lo coroncina argentata, stringendo il piccolo crocefisso tra le mani. Si siede in posizione si preghiera, poggiando i gomiti sul letto, e comincia a recitare la prima preghiera che ricorda.
 

Javier e Kevin alzano lo sguardo verso Rick di tanto in tanto, nascondendo i visi dietro delle apparenti cartelline. Non hanno il coraggio di chiedergli come stia Kate, ma non per vigliaccheria, semplicemente per una questione di riservatezza.
Lui sta seduto davanti a loro, occupando la postazione di Kate. Forse per sentire ancora la sua presenza, qualcosa che gli ricordi lei, e poi chiude gli occhi.
Il profumo di ciliegie non l’ha mai abbandonato.
Quando li riapre, sorprende i due detective a fissarlo.
“Avanti, potete chiedermelo.” Dice sospirando.
“Chiederti cosa?” fa Kevin, ma la sua espressione di chi finge, non abbocca. Javier gli dà un calcio da sotto la scrivania.
“Castle, cosa pensi di fare con Beckett?”
Lui preme contro la sedia, allungando le gambe.
“Niente. Sento che sta peggiorando, ma non so se rivolgermi di nuovo a Don Francis.”
“Ti accompagneremo in ogni caso.” Dice Kevin convinto.
“Sì e stavolta senza Lanie, altrimenti finisce che infilza Don Francis col bisturi!” scherza Javier.
La battuta strappa una risata a Rick, la prima dopo circa una settimana.
Il rumore dei tacchi frena gli entusiasmi.
“Insomma, siamo al mercato?” la voce apparentemente fredda e distaccata proviene da Victoria Gates.
Il capitano, sempre impeccabile nel suo completo nero con camicia beige, è in piedi davanti a loro e alle spalle di Castle, che deve voltarsi per guardarla. La donna fa segno ai suoi detective guardando i fogli sparsi sulle loro scrivanie. Come soldati, obbediscono e vanno a mettere ordine. Rick fa per togliere il disturbo, ma la Gates lo ferma.
“Signor Castle, lei può restare. A patto che non faccia danni.”
Risponde con un cenno del capo, e il capitano torna ad assumere una posizione statica, sedendosi sopra la scrivania.
“Se vuole tornare a casa, può farlo, sia chiaro.” Gli dice quasi sussurrando.
Spontaneamente, Rick si tira indietro, chiedendosi che fine abbia fatto Victoria “Iron” Gates e come mai è così gentile con lui.
Si risponde da solo, pensando che probabilmente è solo preoccupata.
Senza dire una parola, lo scrittore risponde di nuovo con cenni del capo.
Quando la donna si è allontanata, Rick si guarda intorno ed estrae dall’altro taschino della giacca il rosario datogli da Don Francis.
Luccicante, argentato, passo la mano su ogni chicco, ed è come se gli rispondesse a una sua silenziosa domanda.
 

“Signor Castle, l’avevo invitata a chiamarmi solo se c’erano peggioramenti.”
Don Francis si alza pensante dalla sua poltrona della sacrestia per appendere il materiale usato nella messa della domenica mattina, poi torna a sedersi.
Rick lo guarda torturandosi le mani.
“Ma lei è peggiorata. Si agita nella notte, si dimena, urla...”
“Ha visto segni di pirocinesi? Levitazione?”
A entrambe le domande, lo scrittore scuote la testa. Il prete corruccia la fronte in apprensione.
“Mi dispiace, allora. Non mi è ancora permesso chiedere al Vaticano il consenso.”
“E allora cosa devo fare? Convivere con lei in questo stato?”
Con uno scatto di rabbia, forse irritazione, getta a terra tutto ciò che c’è sulla scrivania del prete, e poi si alza, allontanando la sedia da sé. Si volta verso di lui che lo guarda comprensivo e Rick sente il dovere di scusarsi un’altra volta, dopo il loro ultimo incontro.
“Mi scusi, è che non ce la faccio più.” Si sfoga e le parole gli escono così, senza esitazione.
Don Francis abbozza un sorriso e allunga la mano verso di lui.
“Ha con lei la lettera? Me la dia un secondo.”
Lo scrittore gliela porge. Piegata in quattro, lui la apre lentamente, passando un dito sul ricamo delicato delle parole.
Parole che bruciano.
Percepisce il calore che emanano. Una sensazione non normale per un pezzo di carta.
Deglutisce e gliela restituisce.
“E’ opera del demonio. Di solito lo fa in diverse forme, e questa è una delle tante. Dopo aver preso possesso della sua fidanzata, ora sta minacciando lei a sfidarlo. La domanda è: è pronto a questa sfida?”
Non ha tempo di replicare perché il taschino vibra. Rick afferra il cellulare e sul display vede il numero di casa.
Rabbrividisce appena accetta la chiamata.
“Madre?”
“Richard, non so cosa sia successo, mi sono distratta un attimo e Katherine... è scomparsa!”
“Come sarebbe a dire scomparsa?”
Il tono agitato di Martha non lo aiuta.
“Sono entrata nella sua stanza ed era tutto a posto. Quando sono tornata cinque minuti dopo, il letto era vuoto e la finestra aperta. Oh, Richard, avrei dovuto essere più attenta!”
“Stai tranquilla, madre, adesso ci penso io. Hai notato qualcosa di diverso, qualcosa che manca in camera da letto?”
“Le chieda se ci sono segni profani.” Gli fa eco Don Francis, mettendosi in posizione di pensatore, con una mano sotto il mento.
Rick lo guarda e fa la domanda, senza indugiare. “Dei segni profani sul pavimento, sulla parete, puoi controllare?”
“Okay, vado...” Dall’altra parte del telefono, la sente trafugare in camera da letto, spostare qualcosa, forse la sedia, e infine la sente fermarsi. “Oddio”, esita la diva, mettendo Castle in uno stato di agitazione, “ha frantumato il servizio di porcellana!”
Una gocciolina di sudore scende dalla tempia dello scrittore.
“Madre!”
“Scusami, tesoro, continuo a cercare...” Martha riprende la ricerca, mormorando qualcosa tra sé, mentre saltella tra un abito gettato a terra e l’altro, “Mhm, non sembra mancare nulla, tranne... Richard, tesoro, ti risulta che in camera tu abbia appeso un crocefisso capovolto?”
I due si guardano nello stesso modo. Sguardo spaurito e fisso l’uno sull’altro.
“Grazie, madre. Ti richiamo dopo.”
Segue un breve momento di silenzio, in cui Don Francis prende il libretto nero che Rick gli aveva visto tirar fuori dalla cassetto della scrivania. Con sguardo serissimo, il prete guarda lo scrittore e gli chiede, “Signor Castle, ha mai assistito ad un rito di esorcismo?”
 

Lo scrittore segue il prete un po’ titubante, attraverso il cimitero.
Don Francis ogni tanto butta l’occhio su di lui, sorridendo di sottecchi.
Hanno lasciato la chiesa ovest silenziosamente, portando con loro un sole borsone, nel quale Don Francis aveva messo delle bottigliette di acqua santa, qualche crocefisso, libri di preghiere, e anche un arma ciascuno. In casi come questo, meglio essere previdenti.
“Come sa che è diretta qui, a Greenwood?” gli chiede Rick, seguendolo passo a passo.
L’aria si è rinfrescata e le chiome degli alberi si muovono tutte allo stesso ritmo, quasi come se il vento stesse sussurrando loro una danza da eseguire.
“Perché è lì che è cominciato tutto, ed è lì che deve finire. Ricorda quando dissi a lei e alla detective che in un modo o nell’altro Casey doveva morire? E che se non fossi stato io a ucciderla, ci sarebbe stato qualcun altro? Beh direi, che Beckett è stata prescelta fin dall’inizio per questo rituale macabro.”
“Noi riusciremo a fermarla?”
Il prete sospira, e alza lo sguardo appena giungono a pochi metri dalla possente struttura sacra. Si ferma, mettendo il borsone a terra ed estrae una vecchia lampada.
“Me lo auguro. A questo punto, non ho neanche chiesto il consenso del Vaticano perché sarebbe lunga da spiegare.”
Rick sorride, sentendosi una specie di avventuriero alla Indiana Jones.
L’aveva giudicato male all’inizio questo prete, ma forse perché era posseduto da un’entità che lo faceva agire diversamente. Poi quando lo aveva sentito, dentro la stanza degli interrogatori, mentre raccontava la sua storia, si era quasi commosso, capendo che in fondo, se stavano accadendo queste cose, la colpa non era la sua.
Quindi ora lo sta ammirando perché ha preso atto delle sue azioni e sta tentando di rimediare, espiando le sue colpe. Ed è a modo suo contento di aver un alleato in questa battaglia. Gli mette una mano sulla spalla, mentre Don Francis gli passa un’altra lampadina.
“Sa, inizia a piacermi questa sua cosa di infrangere le regole.”
Il prete ricambia il sorriso brevemente, poi torna severo quando nota il portone della chiesa già aperto.
“Inizierà a piacerle meno quando inizieremo il rito.”

 
Lui la vede al centro della navata.
Come riesca a considerarla così bella anche con solo la vestaglia da notte bianca è un mistero.
Di spalle, i capelli dietro la schiena si muovono al ritmo dei suoi passi, camminando sinuosamente.
“Kate.” Sussurra Rick, ammonito subito da Don Francis, che lo afferra per un braccio e lo fa accovacciare insieme a lui dietro una grossa statua all’ingresso.
“Si fermi, Castle. Dobbiamo lasciare che lei ci conduca nella cripta, solo così potremmo capire come agire senza turbarla. È un processo delicato, capisce? L’entità che dimora in lei non si è ancora rivelata del tutto, perciò sarà più complicato identificarla.”
Sgattaiolano lentamente dietro una panca, avanzando a carponi, un modo insolito, ma che diverte Rick.
Kate si ferma davanti l’altare e si volta come una bambola. I suoi movimenti sono meccanici, come guidata da qualcuno, ma allo stesso tempo, sono delicati, tipici della finezza e dell’eleganza della donna. Rick nota che ha lo sguardo abbassato, che si alza prontamente quando viene circondata da un gruppo di uomini incappucciati.
Gli occhi della detective sono neri, senza luce; solo un tunnel di oscurità senza nessuna via di uscita.
Alza la braccia, mentre qualcuno da dietro le tiene i capelli all’indietro, quindi due persone l’aiutano a indossare la tunica nera.
Don Francis ha un sussulto.
“E’ come pensavo.” Rick si volta verso di lui. “Sarà lei a compiere il rituale e uccidere Casey.”
Entrambi deglutiscono tornando ad osservare Kate.
La donna ha lo sguardo serissimo e adesso i capelli sono tenuti insieme da una lunga treccia che le attraversa la schiena. Qualche ciuffo ribelle si discosta dagli altri, colpa degli strappi che aveva provocato dalla radice.
La tunica è di almeno tre taglie più grandi della sua. Rick ricorda come Kate fosse visibilmente dimagrita in una settimana, accusando male allo stomaco e un nodo alla gola che le impediva di ingoiare e a volte, spesso, di respirare. Tutti segni che gli indicavano che lei stava peggiorando e che l’entità dentro di lei stava cercando un modo per prevelare sul suo corpo, trasformandola.
Come gli incappucciati conducono Kate attraverso le scali che conducono alla cripta, anche Don Francis e Rick si muovono in quella direzione, mantenendo una distanza di sicurezza. Il prete tira sulle spalle il grosso borsone, decidendo poi di rimetterlo a terra per estrarne qualcosa così da limitare il peso eccessivo. Afferra due croci, una per lui e una per lo scrittore, e poi qualche boccetta di acqua santa a portata di mano.
La cripta è esattamente come Don Francis la ricordava. Tremenda, orribile, con odore di morte, di sangue e acqua putrida.
Rick la osserva per la prima volta, chiedendosi se Indiana Jones provava la stessa emozione quando vide il tempio dei sacrifici umani ne Il tempio maledetto.
Restano fermi nascondendosi dietro il muro che li separa dagli incappucciati.
Riconoscono la ragazza bionda stordita, che è crocefissa e legata ai polsi e alle caviglie.
“Casey.” dice Rick, seguito da un cenno di assenso di Don Francis.
L’atmosfera è delle più angoscianti che abbiano mai visto. Non solo l’odore sta dando fastidio, ma percepiscono una forte presenza in quella cripta che li fa rabbrividire. Kate è ormai comandata come un burattino, senza l’uso della parola, ubbidendo solo agli ordini degli incappucciati, che loro le stanno passando tra le mani il coltello ricurvo per il rituale.
Casey apre gli occhi, sentendo il peso della testa che alza lentamente, prima di rendersi conto del posto in cui si trova.
“Detective Beckett, mi aiuti, la prego!” urla improvvisamente, non sapendo che la donna non può sentirla.
Kate passa una mano sulla grossa lama che riflette il suo volto. Un viso segnato da graffi, scarno, con occhi appassiti. Un’immagine distorta e ben lontana dalla Kate Beckett di cui Castle si era innamorato.
Intorno a lei, il gruppo ha iniziato a riunirsi intorno all’altare, e il resto è davanti a loro, composto, in ginocchio, e ha iniziato a invocare il loro Signore oscuro.
Senza rendersene conto, Rick stringe il braccio di Don Francis. Il prete lo guarda sentendo tutta la sua agitazione.
“Dobbiamo intervenire.”
Il prete emette un gemito impercettibile e sussulta, voltandosi all’indietro, poi richiama l’attenzione dello scrittore dandogli una leggera gomitata.
“Signor Castle, ha per caso chiamato i rinforzi?”
Quando Rick gira la testa a sua volta, si vede lo sguardo della Gates addosso, mentre impugna la pistola nel suo completo da capitano, ovvero vestita di nero con i pantaloni. Dietro di lei, Javier, Kevin e una piccola squadriglia.
Rick si sente chiamato in causa e si gratta la testa.
“Ehm, non dovevo?”
“Che sta succedendo qui?” chiede la Gates, facendosi spazio tra i due.
Forse alza un po’ troppo la voce.
Gli incappucciati fermano le loro preghiere, voltandosi tutti verso un’unica direzione. Kate anche si blocca, e per un solo istante, lei e Rick incrociano gli sguardi. Lui sussulta, ma lei resta impassibile, senza riconoscerlo.
Alza il braccio nella sua direzione e serissima come un robot grida, “Intrusi!” incitando la folla.
Mentre gli incappucciati iniziano a camminare verso di loro, guidati, con passo incerto da soldato. Estraggono un pugnale, ognuno di loro ne ha uno da sotto la tunica. La Gates fa segno ai suoi di impugnare le pistole, ma senza sparare. Vuole mettere paura, per il momento.
Uno degli incappucciati avanza davanti al gruppo, rivelando il suo volto. Lui e Don Francis incrociano gli sguardi, riconoscendosi a vicenda, e assumono un’aria di malinconia. L’uomo poi inclina la testa e agita il suo pugnale.
“Cosa volete? Non vedete che siamo nel mezzo di qualcosa?”
“Mi spiace interrompere la vostra festa, ma c’è la nostra collega lì e poi state per commettere un omicidio. Quindi sì, dobbiamo fermarvi.” Dice ironicamente la Gates, continuando a tenere la pistola fissa su di lui.
A quanto pare nessuno dei due gruppi la pensa esattamente, quindi succede l’imprevedibile. Incappucciati e polizia si scontrano, avventandosi uno contro l’altro.
“Ricordate, sparate solo se necessario!” avverte la Gates.
Non vuole una carneficina, al momento questo è l’unica cosa sensata in mezzo a quel trambusto.
Senza armi, gli agenti del Dodicesimo devono cavarsela con pugni e cazzotti. Javier e Kevin sono quelli più esperti, mentre alcuni agenti, i più giovani, cadono a terra, infilzati dai pugnali degli incappucciati, i quali, si riprendono l’arma impregnata di sangue, e ricominciano a mietere vittime. I due detective esperti si ritrovano spalla contro spalla, prendendosi un attimo per tirare fiato.
“All’accademia non era previsto questo tipo di lotta!” dice il portoricano, strappando uno sguardo d’intesa con il collega, prima di riprendere a combattere contro due incappucciati.
È un combattimento dell’assurdo, e mentre Rick è tenuto in disparte, gli sembra di assistere ad una scena di qualche film fantasy.
Vede membri di entrambe le due fazioni cadere a terra, lanciare urli lancinanti, e il tutto avviene sotto il suo sguardo silenzioso da scrittore. Quando alza gli occhi, si ricorda che c’è Kate dall’altra parte della cripta.
Ferma, ferrea, sotto il grande crocefisso, impugna ancora il coltello ricurvo tra le mani, come se attendesse un ordine per usarlo.
Qualcuno lo afferra per il braccio. Don Francis gli fa segno di muoversi attraverso la parte murata della cripta, così da raggiungere l’altare in fondo. Rick è tentato a chiudere gli occhi, ma lancia un piccolo schiamazzo quando uno degli incappucciati gli cade ferito all’indietro, proprio sotto ai suoi piedi.
Solo quando sono a pochi metri di distanza, Kate avverte le due presenze.
Gli occhi ruotano verso Rick e Don Francis, e il braccio con il coltello si sposta nella loro direzione.
Apre bocca, ma è come se la sua voce fosse stata alterata, perché ora è gutturale ed emette strani suoni.
Sopra di loro, Casey riconosce entrambi e per un attimo sospira felice, agitando le braccia nel tentativo disperato di tagliare le corde e scendere giù.
Rick guarda i polsi della giovane e non vede sangue uscire dalle vene. Quindi, Don Francis segue lo sguardo dello scrittore e gli dice di salire su qualcosa per aiutare la ragazza a scendere da lì. Rick esegue, trovando una specie di vecchia scala dietro l’altare.
Il prete tira fuori la sua croce che utilizza durante gli esorcismi e la mostra a Kate, ma l’entità che dimora in lei risponde con un gesto brusco della mano, cercando di allontanarla. I lineamenti delicati della detective ora sono contratti, e i graffi cicatrizzati sulle guance si sono aperti in due grandi fosse che occupano metà viso.
“E’ arrivata al terzo grado.” Don Francis pensa ad alta voce e dopo essersi assicurato che Rick abbia raccolto Casey, lo chiama, senza staccare gli occhi dalla detective.
Rick adagia la giovane ragazza, che sviene tra le sue braccia, in un angolo della cripta, lontano dagli occhi degli incappucciati, con la promessa di riprenderla quando tutto sarà finito.
Di nuovo, Don Francis tenta di scacciare l’avanzare minaccioso di Kate con boccette di acqua santa, i cui schizzi finiscono sul viso, ustionandolo.
“Signor Castle, riesce a tenerla ferma?”
Rick rabbrividisce nel vedere la donna in quello stato.
Ora avrà bisogno di tutta la forza di volontà che ha per stringerla tra le sue braccia. Non è mai stato particolarmente credente, ma dopo tutta questa storia, ha capito che quando la ragione va a scemare, l’unica cosa che resta è la fede.
Tira fuori il rosario che il prete gli diede e se lo lega a mo’ di bracciale intorno a una mano, poi fa segno a Don Francis di essere pronto. Colpito dal gesto, Don Francis abbozza a stento un sorriso.
Di nuovo, Kate si dimena e risponde sputando un liquido verde sul viso di Rick. Lui non demorde, quindi cerca di afferrare il corpicino esile della donna, prendendola da dietro.
“Scusami, Kate”, riesce a sussurrare, sperando che lei, lì dentro, riesca a sentirlo.
Gli afferra entrambe le braccia, portandogliele dietro, così che non abbia modo di sfuggire alla sua presa. Solo la testa ruota e lancia urli e calci alle spalle dello scrittore. Lui risponde dandogliene un altro che la fa cadere con le ginocchia a terra.
Don Francis avanza, posa a terra il borsone e tira fuori il suo libricino nero, sfogliando qualche pagina. Timoroso, alza gli occhi verso la croce e prega con gli occhi chiusi che possa andare tutto bene. È un po’ controsenso pregare in quel modo considerando la natura della situazione. Poi si rivolge a Rick.
“Okay, adesso segua attentamente le mie istruzioni. L’esorcismo si compone di sei fasi. Presenza, finzione, punto di rottura, voce, conflitto ed espulsione dell’entità. Durante il rito, non faccia e non dica niente, soprattutto non dia retta all’entità che cercherà di agitarla, insomma stia fermo.”
“Nessun problema, sono anni in polizia che mi dicono di stare in macchina e di non toccare nulla.”
Dopo un segno della croce, Don Francis pronuncia le parole di iniziazione per confermare la sua presenza e quella dell’entità.
Le parole sono talmente forti che agitano l’atmosfera circostante. Le luci delle candele che illuminano la cripta, si spengono, appena una folata di vento giunge dal di fuori, attraverso le scalette che conducono in quel posto. L’unica luce che resta è quella opaca che viene dalla scalinata. Il vento sembra sussurrare, e sia agenti sia incappucciati, smettono di combattere per guardarsi intorno. Entrambe le fazioni sembrano risvegliarsi da un incantesimo.
Don Francis non può distarsi e man mano che va avanti con le fasi, tra calci e urla dell’entità che cerca prepotentemente di confermare la sua presenza, l’atmosfera inizia a farsi più cupa. Il prete sente il cuore andargli a mille, e prega di uscirne vivo dalla vicenda, ma anche se non riuscisse, vuole salvare questa donna dalla possessione che la sta uccidendo.
Tutti si fermano ad ascoltare uno scricchiolio. La grande croce sembra muoversi e spostarsi pian piano.
Rick osserva preoccupato, ma non può dire nulla durante il rito, altrimenti non andrebbe a buon fine.
“E ora siamo al punto di rottura. Mostrati, demonio!” urla il prete, alzando tremolante il suo crocefisso verso Kate.
In risposta, riceve un urlo da parte dell’entità, che spalanca la bocca di Kate, e poi un tonfo.
Lo scrittore chiude e riapre gli occhi solo per vedere un terribile spettacolo davanti.
La grande croce è caduta su Don Francis e la parte superiore gli ha trafitto il corpo, tagliandolo a metà.
Qualcuno tra gli agenti si sente male, e qualcun altro si accascia vomitando. La Gates solleva gli occhi e per la prima volta si mette a invocare l’aiuto divino.
Rick spalanca gli occhi e quando sente venirsi meno, il corpo di Kate ne approfitta per sfuggire alla sua presa.
Ora sono l’uno di fronte l’altro.
Senza perder tempo, Rick raccoglie il libricino dal corpo spezzato di Don Francis, cerca il rito di esorcismo, e tenta di riprendere da dove è stato interrotto.
“Non riuscirai a salvarla, stupido di uno scrittore”, gli parla l’entità con quella voce gutturale, “Lei non vuole tornare, sai? Vuole raggiungere quella puttana di sua madre. Perché questa è la fine che si merita.”
Lui alza lo sguardo per sfidarlo. Sa che non è Kate a parlare, ma il demonio in lei.
“Lo vedremo.”
Punta la croce verso di lui, manifestando di nuovo la sua presenza a gran voce.
Dall’altra parte della cripta, la Gates, Ryan ed Esposito si chiedono se Castle sappia cosa stia facendo.
Con un gesto della mano, muovendo appena l’aria, la Kate posseduta getta a terra il libricino, che sfugge dalle mani di Rick come se niente fosse. Poi, possente, si avvicina a lui.
“La tua troia aveva così paura di starti vicino perché è insicura anche lei, e tu, idiota, pensi di salvarla?” segue una risata inquietante che risuona per tutta la cripta, “Coglione. Non sei un poliziotto e non sei neanche un prete! Non capisci che non puoi metterti contro di me?”
L’avanzata della Kate posseduta lo fa inciampare e cadere a terra. Strisciando all’indietro, tenta di allontanarsi muovendosi con le mani. Guarda il libricino e il borsone nero farsi sempre più lontani, mentre con la mente cerca una soluzione, anche la più stupida.
Non dia retta all’entità che cercherà di agitarla.
Poi un’idea. Certo, lo scopo dei demoni è quello di agitare le persone, di dir loro cose non vere, solo per il gusto di provocare e farli sentire degli inetti inutili.
Ma lui è Richard Castle.
Non sarà un poliziotto né un prete, questo è vero, ma ha qualcosa che questa entità non conosce.
Si alza lentamente, pieno di sé, come svegliandosi da un lungo sonno, e guarda l’essere davanti a sé, corrugato e dagli occhi neri.
“Quello che dici è vero. Ma ho qualcosa che tu non possiedi. L’amore sconfinato per la donna cui stai possedendo il corpo. E io la rivoglio perché me la devo sposare.”
Segue un’altra risata gutturale con un altro schizzo verde che fuoriesce dalla bocca. L’entità getta la testa all’indietro ridendo di gusto, poi la rimette in avanti, e si scaglia contro Rick. Lo scrittore, invece di pararsi dai graffi e dai morsi, abbraccia quel corpicino esile, e si sofferma affondando la testa sui capelli.
Sente altre malformazioni sul suo corpo, tipo piccole crepature ed ostruzioni sul ventre. È come se aveva letto, l’ultima fase della possessione. Il demone sta tentando di prendere possesso completamente del suo corpo.
Non sente più il profumo di ciliegia su di lei, ma è sicuro che la sua Kate è là dentro da qualche parte.
“Kate, svegliati, sono io, Rick! So che ci sei ancora lì dentro, e ho bisogno che tu senta la mia presenza.” Sussurra, cercando di mantenersi stretto al suo corpo. “Kate, ti amo. Ti amo. Resta con me. Ti amo.”
“Smettila, sciocco! Non può sentirti!”
“Ti amo e non smetterò mai di dirtelo.”
“Zitto, idiota! Stai zitto!”
“Ti amo.”
Quelle parole vengono pronunciate all’infinito, e sente anche i colpi contro di lui venir meno.
Sembra che l’essere abbia smesso di dimenarsi.
Le crepature sul corpo si rimpiccioliscono, i graffi sul volto tornano ad essere normali.
Intorno a loro, è tornata la luce. Le candele si sono riaccese, e il vento ha smesso di dimenarsi e far rumore.
È solo quando la sente pronunciare il suo nome  che l’afferra per la testa e la vede.
“Rick?” chiede lei confusa.
Gli occhi neri, pieni di oscurità sono scomparsi.
Lui piange per la gioia, toccandole il viso, le braccia e poi il corpo, mettendole le mani sulla vita.
“Kate, sono io, è finita.”
“Dove sono?” scuote la testa, guardandosi intorno paurosa.
Gli incappucciati sono rimasti lì, impassibili, mentre la Gates, i detective e gli agenti non sanno cosa dire, se non trattenere dei sorrisi e ringraziare il cielo. Decidono di comune accordo di raggiungere Kate e Rick, che ora le sta accarezzando i capelli, incapace di smettere di toccarla.
“Nella cripta della chiesa di Greenwood. Ti racconterò tutto quando torneremo a casa.”
“Detective, sta bene? Bentornata tra noi!” esclama la Gates in uno stato di commozione.
Kate parla lentamente, sentendo il dovere di doversi riprendere. Si tocca la gola come se sentisse ancora un blocco nel parlare.
“Ciao ragazzi, capitano. Scusate, sono un po’ frastornata. Dov’è Don Francis? E Casey?”
“Casey è svenuta, ma sta bene.”
Vede Kevin tenere tra le braccia il corpo esile di Casey, fortunatamente senza nessun graffio fisico. Inclina la testa sapendo che quello non è nient’altro che apparenza rispetto ai danni morali che avrà subito.
Non ha bisogno di sapere dov’è il prete perché guarda oltre e vede il suo corpo trafitto dalla grande croce.
“Non capite cosa avete fatto! Interrompendo il rito adesso questo posto sarà maledetto e posseduto per sempre!”
Uno degli incappucciati, proprio l’uomo che l’aveva accoltellata dando inizio alla sua possessione demoniaca, si avventa su di loro, puntando il dito contro lo scrittore.
Victoria Gates si mette in sua difesa, stupendolo, e con uno strattone gli fa fare un passo indietro.
“No, voi non capite! Siete degli psicopatici! Dei malati! Avete indotto una povera ragazza ad abortire e a farle dimenticare la gravidanza per i vostri scopi! E avete messo la detective Beckett in serio pericolo! Non c’è nessuna presenza qui! E spero che con la morte e il sacrificio di Don Francis, voi la smettiate con questo scempio.”
“Era necessario, e adesso saremo maledetti finché il portone non si chiuderà!”
In uno scatto di rabbia, forse per sfogarsi, Rick fa cadere tutto ciò che c’era sull’altare: una coppa piena di sangue, dei libri col marchio del diavolo, e altri oggetti oscuri. Kate lo guarda comprensivo e lo abbraccia. Neanche lei riesce a staccarsi da lui.
La Gates non dice nulla al gesto compulso dello scrittore, quindi torna a minacciare l’uomo incappucciato e il resto della setta davanti a loro.
“Non posso arrestarvi tutti, anche se sarebbe un guinness dei primati, ma ognuno di voi pagherà a caro prezzo questa barbarie. Chiamate la scientifica che diano una pulita a questo posto e rimuovano il corpo di Don Francis, o quel che ne resta da lì. E poi avvisate il Sindaco, che chiuda questa chiesa.” Scuote la testa guardandosi attorno, e sente un brivido, toccandosi le braccia. “Oddio, che luogo orribile, torniamo a New York.”
Prima che possano muoversi, Kate avanza verso gli incappucciati e li guarda uno ad uno minacciosa.
“Mi avete ridotta voi così. Voi e i vostri rituali. E Casey ne pagherà le conseguenze psichiche e fisiche. Spero vi resti sulla coscienza.”
Si spoglia togliendosi con rabbia, tra le lacrime, quella tunica. E ricorda cosa le è successo e cosa l’ha portata fino lì.
Guarda i palmi delle mani, ancora fasciate, e il suo corpo segnato dalla scarsa alimentazione. Ci vorrà del tempo prima che guarisca e torni ad impugnare la sua pistola.
Rick l’abbraccia, baciandola sulla testa.
“Andiamo, Kate... ora torniamo a casa...”



Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Capitolo lungo ma non potevo fare altrimenti: non potevo dividerlo, né lasciare voi povere anime in ansia per la sorte di Kate :p
Ho cercato di rendere le cose il più possibile credibili per quanto riguarda il tema trattato, ma anche nei limiti, altrimenti la storia diventava abbastanza pesante, e già lo è, dato che siamo nell'angst :p ringrazio Linda Blair e la sua faccina in "L'esorcista" e la Dark Willow di "Buffy" per l'ispirazione :3
Le cose si sono concluse, nel bene o nel male per qualcuno, e ora è tutto finito.
O quasi?
Ci si legge, se volete, martedì per il gran finale, e grazie ancora a chi ha letto, recensito o anche solo seguito sporadicamente questa storia.
D. :)
   
 
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