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Autore: Neferikare    06/08/2014    2 recensioni
Bone Cold ha scelto Hanzo per evadere dal carcere in una gelida notte, ma conosce davvero tutto della persona che c'è al suo fianco?
Le sue certezze verranno messe in discussione mentre scoprirà di conoscere solo uno dei tanti volti di quello che considerava come il suo migliore amico e di essere entrato in una guerra che dura da milioni di anni.
Una guerra dalla quale non può più uscire.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante il consiglio di Ahiru ed i suoi continui sospiri di incitamento Hanzo non muoveva un muscolo: i suoi pensieri erano fissi su quello che poteva fare per permettere a Bone Cold di uscirne, se non proprio illeso, almeno vivo, così scambiò un'occhiata con lei, il cui sguardo sembrava solo dire "Cosa aspetti? Che ti invitino per iscritto ad ucciderli?", per cui non riuscì a ricavarne alcun consiglio diverso dalla morte certa per diverse centinaia di persone.
Cercò di liberare la mente da ogni altra preoccupazione che non fosse la guerra spietata e crudele come l'aveva vissuta per anni ed anni prima di quel momento, facendo riaffiorare l'istinto che aveva represso per dieci anni a quella parte: combattere era l'unica cosa da fare, doveva distruggere chiunque si fosse messo fra loro e la libertà che c'era su Iga, doveva tornarci e con lui Bone Cold.
Quando si tolse la maschera e la gettò a terra quella si dissolse come sabbia al vento ed il volto di Ahiru parve illuminarsi: -Ti sei deciso, finalmente.- gli disse sorridendo ed ottenne solo un sospiro rassegnato come risposta -Stai zitta e fai la tua parte- gli intimò severo e lei si fece di nuovo seria, come se lo temesse più dell'intero esercito di Sergent.
L'occhio sinistro era attraversato da una cicatrice obliqua che sembrava abbastanza profonda, ma non era quella che lasciava confuso il compagno: non poteva fare a meno che chiedersi il motivo per cui, mentre l'occhio destro era azzurro intenso, il sinistro fosse rosso come quelli della ragazza; non voleva farlo, ma la curiosità lo spinse a chiedere spiegazioni; Hanzo non rispose subito, e a dire la verità non avrebbe proprio voluto dovergli rispondere -Ti spiegherò tutto quando avremo finito, te lo prometto- lo liquidò velocemente -Ahiru- la chiamò e lei alzò la testa -Torna dentro la grotta e tieni con te Bone: combatti se è necessario, uccidi, fai quello che vuoi, ma proteggilo.- gli disse senza girarsi -Se gli succede qualcosa ti rispedisco nelle viscere del Monte Fuji senza preavviso, contaci pure.- concluse con tono severo –Ora andate e non uscite fino a quando la battaglia non si sarà spostata almeno di qualche centinaio di metri.- raccomandò prima di muovere i primi passi direttamente verso Sergent, che intanto aveva richiamato l’astronave madre ed aveva lasciato almeno duecento dei suoi uomini a gestire la situazione: -Non lasciategli scampo, non oggi.- gli ordinò prima di salire sulla nave.
Mentre l’altro se n’era andato Ahiru era ormai sul punto di preparasi a combattere, ma prima prese il velo che prima le copriva, più o meno, il corpo e lo strinse intorno al torace di Bone per evitare che perdesse troppo sangue -A questa ci pensiamo dopo, prima ti faccio vedere una cosa.- gli disse sorridendo e lui parve solo più confuso di prima, così decise di aspettare pazientemente.
Lei chiuse gli occhi per un attimo e tirò un profondo respiro, poi venne avvolta da delle sottili fiammelle azzurre ed argentee che poco a poco la ricoprirono completamente come un bozzolo di fiamme; quando, proprio come una farfalla ne uscì, era completamente diversa dal momento in cui ne era stata avvolta qualche secondo prima: la parte superiore del corpo aveva ancora la pelle bianco latte che faceva da sfondo a due intensi occhi rosso-dorati, mentre i capelli biondi erano intervallati da delle piccole ciocche bianche e dorate raccolti da un piccolo anello e coronati da una tiara argentata sulla quale era incastonata una gemma turchese in contrasto con due grossa corna da cervo.
Nella parte inferiore non aveva le gambe come una qualsiasi ragazza, ma il corpo di un cavallo bianco con gli zoccoli argentei e la coda che ondeggiava raccolta con una serie di anelli dorati, il che gli dava un’altezza di circa tre metri, mezzo metro più mezzo metro meno.
Ahiru lo fissò divertita e cercò di avvicinarsi, ma ad ogni passo che muoveva l’altro retrocedeva fino a quando si trovò con le spalle al muro: -Stai fermo santo cielo!- gli urlò contro irritata –Non ti voglio certo uccidere brutto idiota!- continuò mentre il suo volto si trovava a giusto un paio di centimetri da quello di Bone –Ehm- cercò di trovare le parole prendendo tempo -Non che non mi fidi eh, ma se mi lasciassi spazio per respirare sarebbe un’idea fantastica non credi anche tu?- si limitò ad osservare cauto; lei sbuffò rassegnata ed indietreggiò -E va bene, ma non scappare chiaro?- gli ordinò incrociando le braccia ed attendendo una risposta, lui allora la guardò storto –Oh certo, con un polmone collassato la mia prima preoccupazione è di andarmene beatamente mentre là fuori uno psicopatico sta per radere al suolo il pianeta e mentre qua dentro una sottospecie di cavallo mutante mi fa la predica come se fosse mia madre.- sospirò sedendosi in un angolo per riprendere fiato –Se proprio devi uccidermi fallo subito, non vorrei che passassi alla storia come “quello che mentre evadeva è morto soffocato come un principiante” ti pare? – le disse appoggiando la testa alle pareti ghiacciate della grotta arrendendosi a qualsiasi cosa sarebbe dovuta accadere.
Ahiru dondolò la testa da una parte all’altra in segno di dissenso, poi si chinò accucciandosi al suo fianco e lasciando che il freddo pungente gli attraversasse ogni parte del suo corpo, dagli zoccoli fino ai capelli: -Sei proprio un idiota- sentenziò sorridendo –Mi sorprendo che non ti sia fatto ammazzare da Hanzo per tutto questo tempo: non è che sia la persona più paziente di questo mondo per intenderci, quelli come te di solito li fa fuori ancora prima che possano rendersene conto.- continuò ridacchiando; lui la guardò stranito -Oh non temere, ci ha provato giusto prima mentre mi ricordava le sue generalità- rispose mostrandogli il taglio che la lama aveva lasciato; Ahiru stette a studiare la ferita per un po’ e sorrise –Devi averlo proprio fatto arrabbiare, ma a quanto pare lo ha fatto senza volerti uccidere, dovresti sentirti onorato di essere vivo.- gli disse; -Certamente, sono onorato di essere quasi morto due volte oggi, si vede che sono improvvisamente diventato immortale.- sentenziò tornando serio.
La ragazza lo squadrò per qualche altro secondo –Posso fare qualcosa per te, ridotto così non potresti reggere più che qualche ora. E poi se muori tu…- continuò severa -Hanzo ammazza me, non so se capisci: quindi, ti prego, non muovere un muscolo e lascia che sia io a fare il resto.- gli ordinò anche se Bone sembrava tutt’altro che entusiasta, tuttavia sapeva che aveva ragione, così la lasciò fare: gli poggiò la mano dove il laser aveva trapassato costole e polmone di netto e poi chiuse gli occhi cercando di trovare la giusta concentrazione –Farà male, ti avviso prima che ti prenda un infarto- gli disse provando a sembrare calma –Non voglio mentirti: la rigenerazione è riservata a demoni e dei, non a mortali; è la prima volta che lo faccio su qualcuno che potrebbe morire da un momento all’altro, non posso assicurarti che funzionerà.- terminò secca.
Bone non si sentiva più il torace da quando Ahiru lo aveva toccato: riusciva solo a sentire un bruciore insopportabile al polmone destro che andava peggiorando mano a mano che la ragazza insisteva; durò poco più di una trentina di secondi ,poi svanì come era arrivato senza lasciare traccia se non una piccola cicatrice rosata all’altezza della ferita.
Le sembrò sorpresa che fosse ancora vivo –Tutto bene?- chiese preoccupata, lui ci mise un po’ a rispondere -Sono ancora vivo a quanto pare, Sergent ha ancora bisogno di qualcuno che gli rovini i piani.- le disse rialzandosi in piedi e notando che il dolore ormai era sparito; anche l’altra si alzò anche se sembrava confusa
-Tu hai qualcosa di diverso dagli umani, eppure non sei nemmeno immortale: si può sapere cosa diavolo sei eh?- gli domandò curiosa; Bone le sorrise –Non credevo che un giorno avrei davvero dovuto ringraziare quel vecchio pazzo di mio padre- disse riflettendo ad alta voce –Eh? Ah sì: da quel che so sono una sorta di demone solo per una quarto, forse qualcosa di più, quel che basta per non morire proprio facilmente.- spiegò alla meglio che potè.
Ahiru allora annuì –Capisco, sembra divertente da come lo dici.- disse togliendo il ghiaccio che le si era cristallizzato sugli zoccoli; lui le si avvicinò e guardò dal basso tutta la sua maestosità –Ora che sai chi sono io, dovrei sapere io chi sei tu: sbuchi dal nulla e ti comporti come se conoscessi Hanzo da una vita, minacci di mangiarti la gente ed ora ti trasformi in un… qualcosa.- rispose lui seccato da tutto quel mistero, poi la guardò negli occhi –Chi sei tu, davvero?- domandò lasciando la ragazza basita.
Lei stette a riflettere qualche secondo che parve eterno –Spiegartelo non serve a nulla, è meglio che tu veda direttamente: non permetto a nessuno di guardare i miei ricordi e di vivere il passato, ma se tu sei qui significa che hanzo si fida di te e devo fare lo stesso anche io, che lo voglia o no.- terminò posandogli una mano sulla fronte.
Non vide più nulla, solo una serie infinita di immagini che a poco a poco diventarono sempre più nitide.

 

***


(Flashback)

 Nella foresta non risuonava di altro rumore se non quello proveniente da una giovane ragazza che correva a perdifiato fra gli alberi: il respiro irregolare la affaticava sempre di più mentre il cuore batteva all’impazzata, le gambe le tremavano ad ogni passo ed il sangue le colava sugli occhi e sulle labbra facendole salire un conato di vomito ad ogni metro; intanto sopra di lei un regolare ma non frequente battere d’ali sferzava l’aria e diradava i rami più alti impedendole di nascondersi nel fitto della distesa.
Ad un tratto il suo corpo si arrese alla fatica, così quando cadde inciampando su una radice sporgente non riuscì più nemmeno a muovere un solo muscolo come se fosse paralizzata: non voleva arrendersi, non poteva, così si sforzò di strisciare ancora per qualche metro almeno per ripararsi sotto una delle cavità del grande albero per salvarsi, ma non fece in tempo.
Una possente zampa le si parò davanti conficcandosi nel terreno umido, mentre sentì che un’altra le si posò sopra bloccandola in una gabbia di artigli lucenti ed affilati; poco dopo un corpo sinuoso serpentiforme scese sulla radura radendo al suolo decine e decina di grandi e massicci alberi dalla corteccia bianco latte e spostando enormi quantità di terra sotto di esso: due enormi ali coperte di piume oscurarono l’orizzonte ed altre due spazzarono altra terra fresca.
Alzò di poco lo sguardo e si trovò faccia a faccia con un essere che mai avrebbe pensato di incontrare: un drago gigantesco lungo decine, se non centinaia, di metri, con il corpo coperto da una spessa e morbida pelliccia bianca ed azzurra dalla quale spuntavano delle coriacee squame dorsali dorate e quattro imponenti ali coperte di piume dello stesso colore del corpo che sembravano potersi diramare in ogni direzione immaginabile, mentre la testa, perfettamente proporzionata rispetto al resto del corpo, la guardava fiera dall’alto verso il basso con due occhi azzurro zaffiro sormontati da due lunghe corna anch’esse color oro.
Era a pochi centimetri dal suo volto quando aprì le mascelle ruggendo prepotentemente e lasciando intravedere delle file di denti bianchi affilati come lame: lei non si lasciò impressionare e cercò di mantenere la calma fino a quando non richiuse la bocca e tornò a fissarla insistentemente.
La ragazza si agitava cercando di far leva sugli artigli, ma quelli non accennavano a spostarsi anche di un solo millimetro così, ormai stremata e stanca di continuare a lottare per vivere, si abbandonò lentamente ai sensi che svanivano nell’oscurità dell’incoscienza.
Si risvegliò il giorno dopo, proprio mentre il sole faceva capolino fra le nuvole rosee dell’alba ed il blu intenso della notte: era ancora confusa e debole, ma era viva.
Viva.
Si guardò intorno e capì di trovarsi in una sontuosa stanza che realizzò appartenere al tempio che si trovava nel folto della foresta, circondato solo dalla natura selvaggia e dai torrenti impetuosi; non vide nessuno ma sentì degli intensi respiri provenire dal tetto del tempio, così raccolse le forze per mettersi in piedi e salire le lunghe fila di scale che portavano al luogo più alto di tutta la valle.
Si bloccò alla fine dell’ultima rampa con un’espressione di sorpresa e paura: lo stesso dragone che l’aveva bloccata il giorno prima era davanti a lei intento a consumare un grifone, probabilmente catturato nei paraggi; appena la vide fece segno con il muso di avvicinarsi e la giovane, anche se tremante, obbedì: immaginando che quell’essere potesse utilizzare la telepatia per comunicare cercò di liberare la mente da tutto ciò che non era necessario e fece un breve inchino, lui ricambio inchinando la testa a sua volta -Prego, siediti pure- le disse indicando con la coda un cuscino poggiato a terra, poi si poggiò sulle zampe anteriori –Tu devi essere un demone, o dovrei dire il demone, che è sfuggito all’eterna prigionia nelle fauci del Fujiyama e che ora vuole chiedere la mia pietà. Perché dovrei concederti di vivere? Non vivevi forse anche prima?- domandò avvicinandosi.
Rimase in silenzio per un paio di minuti: -Non è vita quella che si passa incatenati in mezzo alla lava incandescente, non puoi dire che vivevo- si lamentò senza guardarlo –So di essere un demone, lo accetto senza lamentarmi, ma solo per questo devo essere buttata dentro un vulcano e passare lì l’eternità senza vedere altro? Non ho mai ucciso nessuno a differenza degli umani, loro si uccidono ogni giorno e sono “normali”!- gli urlò contro pentendosene subito, tuttavia il drago annuì e si allontanò per scomparire in un bagliore di luce che la accecò per un istante.
Si guardò intorno per diverso tempo per capire dove fosse finito, ma si trovò davanti solo un ragazzo poco più alto di lei: aveva i capelli lunghi e bianchi che ricadevano sulle spalle, con alcune striature azzurro-verdi e dorate che scendevano ai lati del viso e lungo la fronte, addosso aveva un’armatura argentea che lasciava intravedere il petto, mentre ai fianchi portava una spada traslucida con alcune gemme incastonate sull’impugnatura -Le tue ragioni mi sembrano più che valide, ma nessuno lascia andare in giro un demone senza provare a catturarlo- spiegò calmo per poi tendergli la mano –Accetta di stare al mio fianco e di concedermi i tuoi poteri quando sarà necessario, ed io ti offrirò la protezione ed il rispetto che meriti.- le propose senza troppi giri di parole.
-Sai anche tu come andrà a finire se non accetterai.- terminò con un sorriso tutt’altro che rincuorante.

 

***

 

Le immagini si dissolsero in meno di un secondo quando Ahiru tolse la mano dalla sua fronte: nessuno dei due sapeva bene cosa fosse opportuno dire in quella circostanza, né quali fossero le parole più adatte a descrivere l’accaduto, così restarono in silenzio per un po’.
-Quindi… quella saresti tu se non ho capito male.- asserì Bone Cold per rompere il ghiaccio e lei annuì -Per mia sfortuna sì- rispose guardando fuori dalla grotta -Hai visto solo una piccola parte del mio passato, ma almeno ora sai chi ti trovi davanti; spero di averti dato alcune delle risposte che cercavi.- disse come se glielo stesse chiedendo in modo implicito; l’altro la guardò divertito -Oh sì, mi hai detto che sei un demone, cosa che avevo già intuito da un pezzo per giunta, nient’altro.- rispose evidentemente deluso da ciò che aveva appena finito di vedere –Mi aspettavo che mi spiegassi il modo in cui hai conosciuto Hanzo, mi sembrava evidente che volessi saperlo dato che ci stavi provando con lui no?- continuò infastidito e lei si mise a ridere –Non posso credere che tu stia facendo il geloso!- ridacchiò per poi tornare, almeno minimamente, seria -Non ci stavo provando per tua informazione, o forse dovrei metterla su un altro piano: puoi anche portartelo a letto che a me non cambierebbe la vita, anzi te lo lascerei volentieri per quello che devo farci io.- terminò mettendo le braccia sui fianchi; -“Per quello che devo farci io”? Mi prendi in giro per caso?- domandò irritato –Perché a me sembra che sia lui a fare “quello che deve farci” con te, o forse mi sbaglio?- rigirò la domanda all’altra.
Lei non sapeva cosa dire, ma abbassò lo sguardo distogliendolo da Bone, che capì di aver toccato il punto debole della giovane: –Hai ragione, alla fine è lui che comanda: me lo dimentico sempre se qualcuno non me lo ricorda.- rispose cercando di nascondere l’evidente disagio con un falso sorriso –Comunque- continuò apparentemente calma –Se non hai altre domande troviamo qualcosa da fare per passare il tempo.- disse velocemente sperando di non incorrere in un'altra interruzione; -Veramente una domanda ce l’ho- intervenne –Chi era quel ragazzo?- domandò schietto e lei parve impallidire: non sapeva cosa rispondere, non poteva rispondere –Ehm… senti ci sono alcune cos…- cercò di rispondere prima che due dei soldati di Sergent entrassero nella caverna.
Subito Ahiru si impennò sulle zampe posteriori per tenerli a debita distanza prima di sguainare la spada che teneva sul fianco sinistro: -Non provare ad intervenire o giuro che taglio la testa anche a te, chiaro?- ordinò all’altro che annuì poco convinto; la spada era particolarmente affilata, di un colore argento-bianco, con un’impugnatura dorata sulla quale era erano fissate delle gemme di vario colore, dal rosso fino al verde smeraldo.
Tuttavia non ci volle molto per capire che anche i due erano armati per niente male: il primo aveva anch’esso una spada, anche se sembrava più pensante e più difficile da maneggiare, il secondo aveva con sé una sorta di fucile che Bone ricordò di avere già visto durante le sue scorribande da mercenario –E’ un cannone ad inversione fotonica, pensi di poter sopravvivere?- gli domandò Ahiru sperando in una risposta positiva –Avanti dolcezza, potrei anche disattivarti quell’arnese preistorico cosa credi? Non sono certo un principiante.- si vantò annuendo e lei sorrise –Limitati a non morire.- gli disse ridendo per poi partire alla carica.
Si fiondò al galoppo verso il soldato, che intanto aveva fatto lo stesso con la spada tesa alla sua sinistra: la stava per affondare nell’incavo del petto fra le due zampe anteriori quando la ragazza, con una frenata improvvisa, si girò sul fianco sinistro facendo leva solo su una delle due zampe e tagliò di netto il braccio del soldato che teneva l’arma; si alzò ancora una volta sulle zampe posteriori e quando scese violentemente puntò direttamente al petto: un urlo soffocato si levò quando lo zoccolo mandò in frantumi l’intera cassa toracica e, a giudicare dalla quantità di sangue, anche gli organi sotto di essa avevano fatto la stessa fine.
Sorrise soddisfatta del proprio lavoro, ma non ebbe il tempo per godere della vittoria che un colpo partì dal fucile dell’altro: per quanto potesse essere agile i laser erano veloci e la sua stazza imponente la rendeva un facile bersaglio.
Decise così di non usare la forza bruta ma di mostrare finalmente cosa poteva fare con i suoi poteri: incrociò le braccia sopra la testa e disse alcune parole indecifrabili per poi raccogliere le forze nel braccio destro, che si ricoprì parzialmente di una sorta di patina traslucida bianco-azzurra con alcune strisce nere; quando il soldato si era avvicinato abbastanza per infliggerle un colpo mortale lei posò la mano al centro del volto facendolo consumare come se fosse sciolto dall’acido e lasciando che l’effetto si estendesse al resto del corpo, ma non all’arma.
Quando terminò il lavoro prese il fucile e controllò che non fosse rimasta nemmeno una goccia di quella sostanza attaccata, poi la lanciò a Bone Cold che a stento riuscì a prenderla –Volevi rompermi il cranio?- le chiese sbuffando ma lei si limitò a ridere, poi fece un breve inchino divertita dagli applausi del nuovo compagno.
Non ebbero tempo di festeggiare che sentirono un forte tremore espandersi dal pavimento fino alle pareti della grotta, seguito da un boato assordante ed un tonfo sordo: Ahiru trottò fuori per vedere cosa stesse accadendo e rimase paralizzata e Bone decise di raggiungerla, ma ebbe la stessa reazione: -A-Ahiru… tu…- cercò di dirle mantenendo la calma –Tu mi devi una spiegazione, Hanzo mi deve una spiegazione: tutti mi dovete una dannata spiegazione!- gli urlò contro.
Era stato preoccupato per Hanzo durante tutto il tempo in cui era stato da solo in quella cavità fredda e inospitale, ed ora se lo trovava ad una ventina di metri coperto di sangue che sapeva bene non essere suo; una distesa di cadaveri si apriva davanti a lui, ognuno ucciso nei modi più disparati: chi non aveva la testa, chi era stato mutilato, chi aveva il torace aperto in due, così sembrava di essere in una macelleria non in un campo di battaglia gestito da una sola persona.
Lui sembrava indifferente, tuttavia Bone capì che c’era qualcosa di diverso, troppo diverso: sotto il sangue dei soldati si intravedeva una sostanza nera piuttosto densa colare da alcune ferite aperte, ed anche se cadeva a terra si raccoglieva in minutissime sfere come se fosse mercurio.
Non stava capendo più nulla, nulla.

__________________________ Angolino dell'autrice Sono proprio soddisfatta di come sia uscito questo capitolo :3 Spero sia piaciuto anche a voi XD Mi dispiace se non ho ancora sparso troppo sangue ma volevo approfondire la conoscenza fra Ahiru e Bone Cold: Ahiru è un personaggio di mia invenzione che, come avrete capito, è una ragazza che in realtà è un demone misterioso e spietato (ma solo quado deve U_U ) Non dico più nulla, vi lascio ai commenti :)
   
 
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