Nonostante il consiglio di Ahiru ed i suoi continui
sospiri di
incitamento Hanzo non muoveva un muscolo: i suoi pensieri erano fissi
su quello
che poteva fare per permettere a Bone Cold di uscirne, se non proprio
illeso,
almeno vivo, così scambiò un'occhiata con lei, il
cui sguardo sembrava solo
dire "Cosa aspetti? Che ti invitino per iscritto ad
ucciderli?", per
cui non riuscì a ricavarne alcun consiglio diverso dalla
morte certa per
diverse centinaia di persone.
Cercò di liberare la mente da ogni altra preoccupazione che
non fosse
la guerra spietata e crudele come l'aveva vissuta per anni ed anni
prima di
quel momento, facendo riaffiorare l'istinto che aveva represso per
dieci anni a
quella parte: combattere era l'unica cosa da fare, doveva distruggere
chiunque
si fosse messo fra loro e la libertà che c'era su Iga,
doveva tornarci e con
lui Bone Cold.
Quando si tolse la maschera e la gettò a terra quella si
dissolse come
sabbia al vento ed il volto di Ahiru parve illuminarsi: -Ti sei deciso,
finalmente.- gli disse sorridendo ed ottenne solo un sospiro rassegnato
come
risposta -Stai zitta e fai la tua parte- gli intimò severo e
lei si fece di
nuovo seria, come se lo temesse più dell'intero esercito di
Sergent.
L'occhio sinistro era attraversato da una cicatrice obliqua che
sembrava abbastanza profonda, ma non era quella che lasciava confuso il
compagno: non poteva fare a meno che chiedersi il motivo per cui,
mentre
l'occhio destro era azzurro intenso, il sinistro fosse rosso come
quelli della
ragazza; non voleva farlo, ma la curiosità lo spinse a
chiedere spiegazioni; Hanzo
non rispose subito, e a dire la verità non avrebbe proprio
voluto dovergli
rispondere -Ti spiegherò tutto quando avremo finito, te lo
prometto- lo liquidò
velocemente -Ahiru- la chiamò e lei alzò la testa
-Torna dentro la grotta e
tieni con te Bone: combatti se è necessario, uccidi, fai
quello che vuoi, ma
proteggilo.- gli disse senza girarsi -Se gli succede qualcosa ti
rispedisco
nelle viscere del Monte Fuji senza preavviso, contaci pure.- concluse
con tono
severo –Ora andate e non uscite fino a quando la battaglia
non si sarà spostata
almeno di qualche centinaio di metri.- raccomandò prima di
muovere i primi
passi direttamente verso Sergent, che intanto aveva richiamato
l’astronave
madre ed aveva lasciato almeno duecento dei suoi uomini a gestire la
situazione: -Non lasciategli scampo, non oggi.- gli ordinò
prima di salire
sulla nave.
Mentre l’altro se n’era andato Ahiru era ormai sul
punto di preparasi
a combattere, ma prima prese il velo che prima le copriva,
più o meno, il corpo
e lo strinse intorno al torace di Bone per evitare che perdesse troppo
sangue -A
questa ci pensiamo dopo, prima ti faccio vedere una cosa.- gli disse
sorridendo
e lui parve solo più confuso di prima, così
decise di aspettare pazientemente.
Lei chiuse gli occhi per un attimo e tirò un profondo
respiro, poi
venne avvolta da delle sottili fiammelle azzurre ed argentee che poco a
poco la
ricoprirono completamente come un bozzolo di fiamme; quando, proprio
come una
farfalla ne uscì, era completamente diversa dal momento in
cui ne era stata
avvolta qualche secondo prima: la parte superiore del corpo aveva
ancora la pelle
bianco latte che faceva da sfondo a due intensi occhi rosso-dorati,
mentre i
capelli biondi erano intervallati da delle piccole ciocche bianche e
dorate raccolti
da un piccolo anello e coronati da una tiara argentata sulla quale era
incastonata una gemma turchese in contrasto con due grossa corna da
cervo.
Nella parte inferiore non aveva le gambe come una qualsiasi ragazza,
ma il corpo di un cavallo bianco con gli zoccoli argentei e la coda che
ondeggiava raccolta con una serie di anelli dorati, il che gli dava
un’altezza
di circa tre metri, mezzo metro più mezzo metro meno.
Ahiru lo fissò divertita e cercò di avvicinarsi,
ma ad ogni passo che
muoveva l’altro retrocedeva fino a quando si trovò
con le spalle al muro: -Stai
fermo santo cielo!- gli urlò contro irritata –Non
ti voglio certo uccidere
brutto idiota!- continuò mentre il suo volto si trovava a
giusto un paio di
centimetri da quello di Bone –Ehm- cercò di
trovare le parole prendendo tempo
-Non che non mi fidi eh, ma se mi lasciassi spazio per respirare
sarebbe
un’idea fantastica non credi anche tu?- si limitò
ad osservare cauto; lei
sbuffò rassegnata ed indietreggiò
Ahiru dondolò la testa da una parte all’altra in
segno di dissenso,
poi si chinò accucciandosi al suo fianco e lasciando che il
freddo pungente gli
attraversasse ogni parte del suo corpo, dagli zoccoli fino ai capelli:
La ragazza lo squadrò per qualche altro secondo
–Posso fare qualcosa
per te, ridotto così non potresti reggere più che
qualche ora. E poi se muori
tu…- continuò severa -Hanzo ammazza me, non so se
capisci: quindi, ti prego,
non muovere un muscolo e lascia che sia io a fare il resto.- gli
ordinò anche
se Bone sembrava tutt’altro che entusiasta, tuttavia sapeva
che aveva ragione,
così la lasciò fare: gli poggiò la
mano dove il laser aveva trapassato costole
e polmone di netto e poi chiuse gli occhi cercando di trovare la giusta
concentrazione
Bone non si sentiva più il torace da quando Ahiru lo aveva
toccato:
riusciva solo a sentire un bruciore insopportabile al polmone destro
che andava
peggiorando mano a mano che la ragazza insisteva; durò poco
più di una trentina
di secondi ,poi svanì come era arrivato senza lasciare
traccia se non una
piccola cicatrice rosata all’altezza della ferita.
Le sembrò sorpresa che fosse ancora vivo –Tutto
bene?- chiese
preoccupata, lui ci mise un po’ a rispondere
-Tu hai qualcosa di diverso dagli umani, eppure non sei nemmeno
immortale: si può sapere cosa diavolo sei eh?- gli
domandò curiosa; Bone le
sorrise –Non credevo che un giorno avrei davvero dovuto
ringraziare quel vecchio
pazzo di mio padre- disse riflettendo ad alta voce –Eh? Ah
sì: da quel che so
sono una sorta di demone solo per una quarto, forse qualcosa di
più, quel che
basta per non morire proprio facilmente.- spiegò alla meglio
che potè.
Ahiru allora annuì –Capisco, sembra divertente da
come lo dici.- disse
togliendo il ghiaccio che le si era cristallizzato sugli zoccoli; lui
le si
avvicinò e guardò dal basso tutta la sua
maestosità –Ora che sai chi sono io,
dovrei sapere io chi sei tu: sbuchi dal nulla e ti comporti come se
conoscessi
Hanzo da una vita, minacci di mangiarti la gente ed ora ti trasformi in
un…
qualcosa.- rispose lui seccato da tutto quel mistero, poi la
guardò negli occhi
–Chi sei tu, davvero?- domandò lasciando la
ragazza basita.
Lei stette a riflettere qualche secondo che parve eterno
–Spiegartelo
non serve a nulla, è meglio che tu veda direttamente: non
permetto a nessuno di
guardare i miei ricordi e di vivere il passato, ma se tu sei qui
significa che hanzo si fida di te e devo fare lo stesso anche io, che lo voglia o no.- terminò
posandogli una mano
sulla fronte.
Non vide più nulla, solo una serie infinita di immagini che
a poco a
poco diventarono sempre più nitide.
(Flashback)
Ad un tratto il suo corpo si arrese alla fatica, così quando
cadde
inciampando su una radice sporgente non riuscì
più nemmeno a muovere un solo
muscolo come se fosse paralizzata: non voleva arrendersi, non poteva,
così si
sforzò di strisciare ancora per qualche metro almeno per
ripararsi sotto una
delle cavità del grande albero per salvarsi, ma non fece in
tempo.
Una possente zampa le si parò davanti conficcandosi nel
terreno umido,
mentre sentì che un’altra le si posò
sopra bloccandola in una gabbia di artigli
lucenti ed affilati; poco dopo un corpo sinuoso serpentiforme scese
sulla
radura radendo al suolo decine e decina di grandi e massicci alberi
dalla
corteccia bianco latte e spostando enormi quantità di terra
sotto di esso: due
enormi ali coperte di piume oscurarono l’orizzonte ed altre
due spazzarono
altra terra fresca.
Alzò di poco lo sguardo e si trovò faccia a
faccia con un essere che
mai avrebbe pensato di incontrare: un drago gigantesco lungo decine, se
non
centinaia, di metri, con il corpo coperto da una spessa e morbida
pelliccia
bianca ed azzurra dalla quale spuntavano delle coriacee squame dorsali
dorate e
quattro imponenti ali coperte di piume dello stesso colore del corpo
che
sembravano potersi diramare in ogni direzione immaginabile, mentre la
testa,
perfettamente proporzionata rispetto al resto del corpo, la guardava
fiera dall’alto
verso il basso con due occhi azzurro zaffiro sormontati da due lunghe
corna
anch’esse color oro.
Era a pochi centimetri dal suo volto quando aprì le mascelle
ruggendo
prepotentemente e lasciando intravedere delle file di denti bianchi
affilati
come lame: lei non si lasciò impressionare e
cercò di mantenere la calma fino a
quando non richiuse la bocca e tornò a fissarla
insistentemente.
La ragazza si agitava cercando di far leva sugli artigli, ma quelli
non accennavano a spostarsi anche di un solo millimetro
così, ormai stremata e
stanca di continuare a lottare per vivere, si abbandonò
lentamente ai sensi che
svanivano nell’oscurità dell’incoscienza.
Si risvegliò il giorno dopo, proprio mentre il sole faceva
capolino
fra le nuvole rosee dell’alba ed il blu intenso della notte:
era ancora confusa
e debole, ma era viva.
Viva.
Si guardò intorno e capì di trovarsi in una
sontuosa stanza che
realizzò appartenere al tempio che si trovava nel folto
della foresta,
circondato solo dalla natura selvaggia e dai torrenti impetuosi; non
vide
nessuno ma sentì degli intensi respiri provenire dal tetto
del tempio, così
raccolse le forze per mettersi in piedi e salire le lunghe fila di
scale che
portavano al luogo più alto di tutta la valle.
Si bloccò alla fine dell’ultima rampa con
un’espressione di sorpresa e
paura: lo stesso dragone che l’aveva bloccata il giorno prima
era davanti a lei
intento a consumare un grifone, probabilmente catturato nei paraggi;
appena la
vide fece segno con il muso di avvicinarsi e la giovane, anche se
tremante,
obbedì: immaginando che quell’essere potesse
utilizzare la telepatia per
comunicare cercò di liberare la mente da tutto
ciò che non era necessario e
fece un breve inchino, lui ricambio inchinando la testa a sua volta
-Prego,
siediti pure- le disse indicando con la coda un cuscino poggiato a
terra, poi
si poggiò sulle zampe anteriori –Tu devi essere un
demone, o dovrei dire il
demone, che è sfuggito all’eterna prigionia nelle
fauci del Fujiyama e che ora
vuole chiedere la mia pietà. Perché dovrei
concederti di vivere? Non vivevi
forse anche prima?- domandò avvicinandosi.
Rimase in silenzio per un paio di minuti: -Non è vita quella
che si passa
incatenati in mezzo alla lava incandescente, non puoi dire che vivevo-
si
lamentò senza guardarlo –So di essere un demone,
lo accetto senza lamentarmi,
ma solo per questo devo essere buttata dentro un vulcano e passare
lì
l’eternità senza vedere altro? Non ho mai ucciso
nessuno a differenza degli
umani, loro si uccidono ogni giorno e sono
“normali”!- gli urlò contro
pentendosene subito, tuttavia il drago annuì e si
allontanò per scomparire in
un bagliore di luce che la accecò per un istante.
Si guardò intorno per diverso tempo per capire dove fosse
finito, ma
si trovò davanti solo un ragazzo poco più alto di
lei: aveva i capelli lunghi e
bianchi che ricadevano sulle spalle, con alcune striature azzurro-verdi
e
dorate che scendevano ai lati del viso e lungo la fronte, addosso aveva
un’armatura argentea che lasciava intravedere il petto,
mentre ai fianchi
portava una spada traslucida con alcune gemme incastonate
sull’impugnatura -Le
tue ragioni mi sembrano più che valide, ma nessuno lascia
andare in giro un
demone senza provare a catturarlo- spiegò calmo per poi
tendergli la mano
–Accetta di stare al mio fianco e di concedermi i tuoi poteri
quando sarà
necessario, ed io ti offrirò la protezione ed il rispetto
che meriti.- le
propose senza troppi giri di parole.
-Sai anche tu come andrà a finire se non accetterai.-
terminò con un
sorriso tutt’altro che rincuorante.
***
Le immagini si dissolsero in meno di un secondo
quando Ahiru tolse la
mano dalla sua fronte: nessuno dei due sapeva bene cosa fosse opportuno
dire in
quella circostanza, né quali fossero le parole
più adatte a descrivere
l’accaduto, così restarono in silenzio per un
po’.
-Quindi… quella saresti tu se non ho capito male.-
asserì Bone Cold
per rompere il ghiaccio e lei annuì -Per mia sfortuna
sì- rispose guardando
fuori dalla grotta -Hai visto solo una piccola parte del mio passato,
ma almeno
ora sai chi ti trovi davanti; spero di averti dato alcune delle
risposte che
cercavi.- disse come se glielo stesse chiedendo in modo implicito;
l’altro la
guardò divertito -Oh sì, mi hai detto che sei un
demone, cosa che avevo già
intuito da un pezzo per giunta, nient’altro.- rispose
evidentemente deluso da
ciò che aveva appena finito di vedere –Mi
aspettavo che mi spiegassi il modo in
cui hai conosciuto Hanzo, mi sembrava evidente che volessi saperlo dato
che ci
stavi provando con lui no?- continuò infastidito e lei si
mise a ridere –Non
posso credere che tu stia facendo il geloso!- ridacchiò per
poi tornare, almeno
minimamente, seria -Non ci stavo provando per tua informazione, o forse
dovrei
metterla su un altro piano: puoi anche portartelo a letto che a me non
cambierebbe la vita, anzi te lo lascerei volentieri per quello che devo
farci
io.- terminò mettendo le braccia sui fianchi;
-“Per quello che devo farci io”?
Mi prendi in giro per caso?- domandò irritato
–Perché a me sembra che sia lui a
fare “quello che deve farci” con te, o forse mi
sbaglio?- rigirò la domanda
all’altra.
Lei non sapeva cosa dire, ma abbassò lo sguardo
distogliendolo da
Bone, che capì di aver toccato il punto debole della
giovane: –Hai ragione,
alla fine è lui che comanda: me lo dimentico sempre se
qualcuno non me lo
ricorda.- rispose cercando di nascondere l’evidente disagio
con un falso
sorriso –Comunque- continuò apparentemente calma
–Se non hai altre domande
troviamo qualcosa da fare per passare il tempo.- disse velocemente
sperando di
non incorrere in un'altra interruzione; -Veramente una domanda ce
l’ho-
intervenne –Chi era quel ragazzo?- domandò
schietto e lei parve impallidire:
non sapeva cosa rispondere, non poteva rispondere
–Ehm… senti ci sono alcune
cos…- cercò di rispondere prima che due dei
soldati di Sergent entrassero nella
caverna.
Subito Ahiru si impennò sulle zampe posteriori per tenerli a
debita
distanza prima di sguainare la spada che teneva sul fianco sinistro:
-Non
provare ad intervenire o giuro che taglio la testa anche a te, chiaro?-
ordinò
all’altro che annuì poco convinto; la spada era
particolarmente affilata, di un
colore argento-bianco, con un’impugnatura dorata sulla quale
era erano fissate
delle gemme di vario colore, dal rosso fino al verde smeraldo.
Tuttavia non ci volle molto per capire che anche i due erano armati
per niente male: il primo aveva anch’esso una spada, anche se
sembrava più
pensante e più difficile da maneggiare, il secondo aveva con
sé una sorta di
fucile che Bone ricordò di avere già visto
durante le sue scorribande da
mercenario –E’ un cannone ad inversione fotonica,
pensi di poter sopravvivere?-
gli domandò Ahiru sperando in una risposta positiva
Si fiondò al galoppo verso il soldato, che intanto aveva
fatto lo
stesso con la spada tesa alla sua sinistra: la stava per affondare
nell’incavo
del petto fra le due zampe anteriori quando la ragazza, con una frenata
improvvisa, si girò sul fianco sinistro facendo leva solo su
una delle due
zampe e tagliò di netto il braccio del soldato che teneva
l’arma; si alzò
ancora una volta sulle zampe posteriori e quando scese violentemente
puntò
direttamente al petto: un urlo soffocato si levò quando lo
zoccolo mandò in
frantumi l’intera cassa toracica e, a giudicare dalla
quantità di sangue, anche
gli organi sotto di essa avevano fatto la stessa fine.
Sorrise soddisfatta del proprio lavoro, ma non ebbe il tempo per
godere della vittoria che un colpo partì dal fucile
dell’altro: per quanto
potesse essere agile i laser erano veloci e la sua stazza imponente la
rendeva
un facile bersaglio.
Decise così di non usare la forza bruta ma di mostrare
finalmente cosa
poteva fare con i suoi poteri: incrociò le braccia sopra la
testa e disse
alcune parole indecifrabili per poi raccogliere le forze nel braccio
destro,
che si ricoprì parzialmente di una sorta di patina
traslucida bianco-azzurra
con alcune strisce nere; quando il soldato si era avvicinato abbastanza
per
infliggerle un colpo mortale lei posò la mano al centro del
volto facendolo
consumare come se fosse sciolto dall’acido e lasciando che
l’effetto si estendesse
al resto del corpo, ma non all’arma.
Quando terminò il lavoro prese il fucile e
controllò che non fosse
rimasta nemmeno una goccia di quella sostanza attaccata, poi la
lanciò a Bone
Cold che a stento riuscì a prenderla –Volevi
rompermi il cranio?- le chiese
sbuffando ma lei si limitò a ridere, poi fece un breve
inchino divertita dagli
applausi del nuovo compagno.
Non ebbero tempo di festeggiare che sentirono un forte tremore
espandersi
dal pavimento fino alle pareti della grotta, seguito da un boato
assordante ed
un tonfo sordo: Ahiru trottò fuori per vedere cosa stesse
accadendo e rimase
paralizzata e Bone decise di raggiungerla, ma ebbe la stessa reazione:
Era stato preoccupato per Hanzo durante tutto il tempo in cui era
stato da solo in quella cavità fredda e inospitale, ed ora
se lo trovava ad una
ventina di metri coperto di sangue che sapeva bene non essere suo; una
distesa di
cadaveri si apriva davanti a lui, ognuno ucciso nei modi più
disparati: chi non
aveva la testa, chi era stato mutilato, chi aveva il torace aperto in
due, così
sembrava di essere in una macelleria non in un campo di battaglia
gestito da
una sola persona.
Lui sembrava indifferente, tuttavia Bone capì che
c’era qualcosa di diverso,
troppo diverso: sotto il sangue dei soldati si intravedeva una sostanza
nera
piuttosto densa colare da alcune ferite aperte, ed anche se cadeva a
terra si
raccoglieva in minutissime sfere come se fosse mercurio.
Non stava capendo più nulla, nulla.