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Autore: NightWatcher96    06/08/2014    8 recensioni
Quasi due anni erano trascorsi dalla nascita delle gemelline Hamani e Reiki e le cose erano leggermente cambiate... in sentimenti.
Sì perché Donnie e Mikey avevano reso chiaramente pubblica la loro relazione, dimostrando quanto forte era il loro amore e ancora una volta il sensei non aveva trovato obiezioni. I suoi figli avevano del tutto campo libero e fiducia.
E adesso, nella tana, aria differente si inalava.
La gioia dei papà Leo e Raph saliva al culmine quando la mattina le loro piccole entravano nel letto matrimoniale per accoccolarsi nel caldo protettivo; oppure vedere quei piccoli piedini compiere grandi passi. La vita era rosa e fiori... ma il male sempre in agguato...
T-Cest LxR / DxM Mprgn
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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Cinque mesi erano già passati dalla quasi fine del mondo. Tutto trascorreva nella più totale tranquillità e gioia di vivere. Gli stessi sentimenti che avvolgevano tutta la famiglia Hamato.
Finalmente era il gran giorno di poter abbracciare il piccolo Keiichi, ormai di circa 3 chili e 700 grammi!
Gli Hamato erano schiacciati contro al vetro del reparto maternità per vedere il figlioletto di Michelangelo e Donatello, entrambi raggianti. Era così piccolo e tenero con il suo cappellino azzurro che veniva voglia di coccolarlo come un grazioso peluche.
“E’ uno splendore” constatò un Mikey addolcito.
Donnie gli avvolse le braccia intorno alla vita e lo tirò in un abbraccio, per poi baciarlo affettuosamente sulle labbra.
“Grazie, amore mio” sussurrò dolcemente. “Per un bambolotto così!”.
“Chi è?” chiese ingenuamente Reiki, picchiettando la manina sul vetro.
“E’ il vostro cuginetto Keiichi” rispose Raphael, guardandola con affetto.
Non avevano raccontato alle gemelline della temporanea cecità del focoso per non spaventarle. Era una sensazione magnifica vedere di nuovo luci, colori e la sua famiglia, la cosa a cui teneva di più. Fece poi una carezza a Reiki, baciandole la testolina.
“Keiichi… mio piccolo tesoro…” mormorò piano Mikey.
Leonardo non poteva fare a meno di staccare gli occhi da quel neonato così grazioso. Erano tre anni che non aveva quella sensazione di calore nelle viscere e le parti intime, così diverso da quando lui e Raph erano in intimità.
Provava un piacere che appagava il desiderio stesso.
Ma questa sensazione era del tutto differente. Si guardò la pancia e ci poggiò su la mano.
Adesso lo sapeva.
Voleva un altro uovo e poi le gemelline erano molto eccitate del nuovo arrivato. Una cosa era certa: lui era pronto e desiderava fortemente un altro bambino.
Sorrise dolcemente e guardò Mikey: il suo cuore affondò un po’ nella tristezza. Il fratello bambino non avrebbe potuto avere altre gravidanze…
Una dottoressa salutò loro con un cenno del capo, entrando nel reparto maternità solo per spingere la piccola culla dove Keiichi era sveglio e si muoveva un po’.
“Ecco qui. Sano e ormai pronto per andare alla sua nuova casa” sorrise la donna bruna.
Mikey e tutti gli altri si avvicinarono alla culla, mentre Hanami e Reiki guardavano il cuginetto piccolo in braccio ai loro genitori. Erano così emozionati che quasi avevano timore di prenderlo in braccio per paura di ferirlo.
“Coraggio, figliolo. Keiichi vuole incontrarti”.
La tartaruga sbatté le palpebre e annuì, raccogliendo timorosamente il bambino. Suo figlio. Era così dolce, piccolo e fragile… aveva paura di tenerlo ma la mano sapiente di Splinter lo aiutò, sistemando meglio la testolina nella piegatura del braccio.
“E’ così che devi tenerlo, Michelangelo”.
Il topo era commosso visibilmente. Due lacrime calde erano impresse nei peli grigi del suo viso anziano. Era orgoglioso si diventare nonno per la seconda volta.
“Benvenuto in famiglia, Keiichi Hamato” sussurrò, baciandogli la testolina.
Mikey si morse il labbro: scoppiò a singhiozzare di felicità, cullando il neonato che schiuse debolmente gli occhi, guardando il genitore che lo aveva cresciuto in grembo per soli quattro mesi e mezzo.
Donnie gli si avvicinò, sorridendo al piccolo che, impressionato positivamente dall’altro papà, sorrise per imitazione.
“Avete mai visto un pupetto così?” stuzzicò Raphael, muovendogli il piedino.
Hanami e Reiki toccarono il pancino di Keiichi pian piano, ridacchiando ai piccoli gorgoglii incomprensibili che il bimbo fece in protesta.
Michelangelo baciò la fronte e guardò la sua famiglia… era tempo di tornare a casa…
“Chissà cosa dirà April…!”…
 
….
 
Cinque mesi senza i ragazzi. April e Casey non sapevano più cosa pensare e avevano smesso di cercare i loro amici almeno una settimana fa.
L’ultima volta che si erano sentiti era stato solo telefonicamente e da allora di tempo ne era trascorso, anche con grande rammarico della piccola Shadow che teneva costantemente il broncio.
La bambina voleva i suoi zietti preferiti più di ogni altra cosa al mondo!
“E’ incredibile” sbuffò Casey, seduto sparanzato in poltrona. “Sono cinque mesi che non si fanno vivi e alla tana è tutto vuoto! Non possono essere svaniti così nel nulla e senza un motivo!”.
April annuì, guardando Shadow che borbottava qualcosa di incomprensibile nel box, sbattendo più e più volte il suo peluche a forma di tartaruga.
Un toc-toc dietro le tende bordeaux del salotto.
I due coniugi si irridigidirono, scambiandosi degli sguardi preoccupati e Casey che era il più vicino alla finestra in questione, si alzò, brandendo una mazza da hockey dal sacco che si nascondeva dietro la poltrona beige stessa.
Con uno sguardo d’intesa a April che abbracciava al petto Shadow, l’uomo coraggioso si avvicinò cautamente e spense anche le luci per sicurezza.
Con la parte tondeggiante della mazza urtò la maniglia della finestra, per sbloccarla. Si appiattì contro la parete crema e attese. Quando vide la finestra aprirsi con estrema facilità e una figura ingobbita varcarla, non esitò a colpire il più pesantemente possibile.
Ma quello che non si aspettava era proprio che la sua mazza fu bloccata in un pugno ben allenato, seguito da un coro di risatine compiaciute.
“Accendi pure la luce, Casey. Siamo solamente noi”.
April nascose la bocca dietro la mano ed eseguì il comando, congelandosi all’istante alla vista...
“ZII!” urlò la piccola Shadow, crogiolandosi tutta.
Erano finalmente tornati e non certamente da soli. Leonardo aveva Reiki in braccio e Hanami era aggrappata a Raphael, mentre Michelangelo stringeva al petto un fagottino avvolto in una copertina bianca e Donnie portava un borsone blu contenente oggetti per neonati.
“Ragazzi!” esclamò Casey, raggiante. “Era ora che vi faceste vivi”.
“Lunga storia, amico mio” rispose Raphael, accovacciandosi per accarezzare Shadow. “E questa pulcina che dice? E’ ancora più bella, come la sua mamma”.
April arrossì e notò il faccino piccolo che Michelangelo aveva tra le braccia. Guardò Splinter che annuì come per concordare con il suo pensiero fulmineo.
“Il bambino è nato, allora?” espirò incredula.
“April, Casey e Shadow, vi presento Keiichi, il nostro piccolino” sorrise Donnie, scoprendo la copertina dal bambino sveglio e vispo.
“Ah! Ma è così adorabile!” esclamò la rossa, con nota materna.
“Lasciate che cominciamo a raccontare, però” propose bonario il sensei...
 
….
 
2 anni dopo…
 
“Credo che un’altra gravidanza ci starebbe bene” sussurrò maliziosamente Raphael, avvolgendo le braccia intorno al ventre gonfio di Leo, di quasi tre mesi.
Finalmente i due avevano dato libero sfogo ai loro desideri sessuali e adesso Leonardo aspettava un altro uovo e… sia Hanami sia Reiki l’avevano presa senza la minima gelosia.
“Raph… ma per un altro uovo dovremo aspettare due o tre anni” replicò Leonardo, gustando una cucchiaiata di yogurt alla banana.
Aveva da qualche giorno questo forte desiderio e nessuno gli diceva nulla per non farlo incazzare di brutto!
“Shhh. Intanto mi godo la tua ciccia” ridacchiò il focoso, ridendogli nell’orecchio.
“Ciccia?!”.
Leo non poteva negarlo, però. A metà gravidanza e già aveva otto chili in più rispetto alla norma. Doveva ingerire meno calorie vuote e concedersi più frutta anziché di merendine. Aveva notato che i suoi fianchi si erano allargati un bel po’ e le cosce anche, tanto da non poter entrare nei suoi jeans più larghi.
“Oh, scusatemi!” esclamò Michelangelo, entrato proprio in quel momento in cucina.
“No, figurati”.
“Cercavo Donnie. Devo dirgli una cosa. Sapete dov’è?”.
“Sì. E’ con Keiichi nel laboratorio. Pare che si stiano tenendo compagnia” rispose subito il focoso.
“Ah, grazie” annuì Mikey, andandosene, anche se prima disse qualcos’altro. “Bel pancione, Leo!”.
L’azzurro arrossì e fulminò Raph con un’occhiatina maligna. Il rosso continuava a guardarlo semplicemente.
“Visto? Non sono l’unico a dire che sei di nuovo in carne”.
“Zitto” replicò stizzito il leader, leccando il cucchiaino per grande gioia di Raph. “Perché mi guardi così?!”.
“La tua lingua. Anziché un cucchiaino perché non provi con qualcosa di meno ferroso?”.
Leo per poco non si strozzò con il poco di yogurt rimasto e sbuffò, gettando via il vasetto di plastica e sciacquando il cucchiaino. In quel momento, avvertì un solletico dalla pancia e si fermò, sorridendo.
Prese la mano di Raph e se la poggiò sull’addome ben gonfio.
“Si sta muovendo… il nostro uovo” sorrise il focoso, accarezzando dolcemente. “Dici che sarà un maschietto?”.
“Non lo so. Sai che non possiamo sapere il sesso prima della schiusa”.
Raphael annuì e lo abbracciò teneramente, sebbene la pancia gonfia li separasse un pochino.
“Ti amo”.
“Ti amo anch’io”…
 
….
 
“Ba! Ba!” gridò felicemente Keiichi, agitando le manine nel suo passeggino bianco.
“Sì, entusiasma anche a me la nuova costruzione” ridacchiò Donatello, accarezzandogli la testolina.
Il papà stava creando un uccellino meccanico per intrattenere il suo frugoletto e a quanto pare c’era riuscito alla grande! Keiichi era entrato in estasi nel vedere il finto canarino rosso, con il petto bianco e la coda blu.
Donnie lo prese in braccio, solleticandogli i piedini e gli baciò la fronte, guardandolo con affetto.
“Sei l’amore di papà”.
“Papù!” rispose il piccolo.
“Già! Papù, come mi chiami tu”.
“Questa è un’ottima rima” aggiunse una voce morbida.
Donnie si voltò e sorrise ampiamente a Michelangelo che era appena entrato con un’espressione molto dolce sul viso pallido. Era stato influenzato e solo ora era stato finalmente lasciato in pace da una febbre molto forte.
“Ba! Ba!” esclamò Keiichi, volendo essere preso in braccio dall’arancione.
“Il mio piccolo tesoro…!”.
“Come stai, Mikey?” chiese il genio, accarezzandogli una guancia.
L’arancione sospirò amaramente e mise il piccolo nel porta-infante che c’era sempre nel laboratorio e si sedette, stringendosi le magre braccia nascoste sotto un lungo maglione giallo con anelli arancioni sui bicipiti.
“Donnie… devo dirti una cosa importante…”.
“Ti ascolto”.
Il silenzio calò. Entrambi si guardavano, ma era Donnie che cercava disperatamente di indovinare l’oggetto della conversazione che, dopo un profondo respiro, Michelangelo si decise a iniziare.
“Donnie, sono incinto”.
Il viola si irrigidì sulla sedia, spalancando così tanto gli occhi da far rotolare in terra le orbite! Aveva capito bene? Il suo adorato compagno era in dolce attesa?
Ma... non poteva essere! Il dottore nel futuro aveva detto che altre gravidanze avrebbero messo a repentaglio la vita di un ipotetico feto e di Mikey stesso, a causa del suo cuore.
“E’ un mese intero. Tre settimane” continuò l’arancione, porgendogli il test di gravidanza. “Non ci volevo credere neanche io ma... invece è proprio così”.
Il genio guardò Keiichi che giocava con il ciucciotto e sorrise con occhi lucidi, inginocchiandosi accando a Mikey per cingergli lo stomaco.
“Un altro bambino... ma...”.
“Posso portare a termine questa gravidanza. Ho fatto molte analisi in tutto questo tempo e qualsiasi dottore mi ha confermato che sono guarito abbastanza. Quindi ci godiamo questo tesoro”.
“BA!BA!” esclamò Keiichi.
Il ciucciotto era caduto in terra e sorridendo, Michelangelo ebbe la forte voglia di prendere il piccolo in braccio, alzandolo in aria per sentire la sua bianca risata.
“Qualcuno sta per essere un grande fratello”.
“Gli altri già lo sanno?” domandò Donatello, raggiante più che mai.
Michelangelo negò. Solo loro due lo sapevano e questa notizia sarebbe stata una piccola sorpresa sotto l’albero. Natale era, infatti, alle porte. E tutta la tana era già ben addobbata...
 
....
 
6 mesi dopo...
 
Il pianto di un neonato si udiva dal salotto, anche se qualcuno già pensò a zittirlo amorevolmente.
“Il mio piccolo Yoshi piange?” mormorò amorevolmente Raphael, raccogliendo il tartarughino neonato fra le braccia.
Era di un colorito verde brillante, come suo padre ma aveva incredibili occhi ramati come Leonardo. Una copia perfetta del rosso, anche nel caratterino ma con la bellezza oculare del leader Hamato.
Il bimbo era nato tre mesi fa senza alcuna complicazione ed era di buona salute, tanto che era riuscito a far ingrassare Leo di una trentina di chili che stava già smaltendo.
C’entravano anche i pranzi natalizi, di capodanno e i panettoni!
“Siete due gocce d’acqua”.
Il rosso si voltò, ancora accarezzando il guscetto del piccolo con una tutina rossa e cappellino addosso: una tartaruga incinta del suo ultimo trimeste di gravidanza lo guardava con affetto.
“Ehi, Mikey” salutò.
La pancia del fratellino era molto grande e stavolta non c’erano stati alcuni aborti spontanei. La gestazione stava procedendo nel migliore dei modi, per grande gioia dei genitori arancione e viola. E del nonno, che era con Leo nel dojo per aiutarlo con gli allenamenti cancella-ciccia!
Con le mani sulla schiena, Michelangelo si avvicinò lentamente mentre i suoi passi attenti venivano seguiti dallo sguardo attento di Raphael, che gli porse il piccolo Yoshi.
“Il mio bel nipotino. Così morbido e carino” sorrise Mikey. “E sarà un grande ninja”.
Il focoso annuì e adocchiò il pancione, mentre il fratellino se lo strofinava amorevolmente, sentendo i movimenti fetali del bimbo.
“Tre mesi ancora...” mormorò Mikey, felicissimo. “Questa gravidanza non era prevista, ma ti giuro che è stata il più bel regalo di natale per quest’anno. Da quando ho partorito il mio Keiichi, mi sono messo l’anima in pace di non poter generare altri bambini... ma questo è un miracolo!”.
“Ti capisco” annuì Raph, riprendendosi Yoshi che si era addormentato.
“E’ uno splendore... chissà di che sesso sarà questo cucciolo”.
“Basterà aspettare, in effetti, no?” ridacchiò Raphael, parlando a bassa voce.
“Vero...”...
 
....
 
3 mesi dopo...
 
“Allora te ne vai...” mormorò Leonardo, a malincuore.
“Non sarà per sempre. Sono quasi alla fine del mio nono mese e questo bocciolo deve nascere assolutamente. Ecco perché vado a ricoverarmi” spiegò Mikey, la cui pancia era molto grande e gonfia.
Il piccolo Keiichi che era fra le braccia di Splinter iniziò a frignare per poi sputare il ciucciotto in terra e singhiozzare con forte grida che spaventarono anche il povero Yoshi, addormentato nel porta-infante, sorvegliato da Hanami, seduta sul divano.
“Keiichi, torneremo presto, vedrai” sussurrò Donnie, cullandolo fra le braccia.
“Papà! Papù!”.
“Tu sei il mio piccolo ninja, fai il bravo, dai” sorrise Michelangelo, strofinando il suo naso su quello del bimbo.
Ma niente. Keiichi proprio non voleva saperne di smetterla di singhiozzare e almeno Raph era riuscito a calmare Yoshi dandogli il ciucciotto in bocca!
Mikey sospirò, gemendo alla pressione del peso del pancione che gravava sulla spina dorsale; poi un’idea gli venne. Si sfilò la maschera e da consegnò a suo figlio che la strinse nel suo piccolo pugno.
“Pare che così avrà meno paura” ridacchiò il sensei.
Keiichi era rimasto totalmente stregato dal colore arancione che gli ricordava Mamma-Mikey e per sicurezza anche Donnie gli diede la sua, causando un forte ridere nel bimbo!
“Andiamo, Mikey”.
Il sensei trascrisse i simboli per il Battle Nexus e i due ninja, salutati tutti quanti, si avviarono nel portale, pronti per raggiungere il Padiglione Medico...
 
....
 
Una settimana dopo...
 
Mikey era stufo di non aver ancora partorito, nell’ultima settimana del nono mese ed era un po’ preoccupato ma tutti i suoi dottori gli aveva più volte confermato che questo ritardo era causato dal bambino che, essendo perfettamente a suo agio in una posizione perfetta, non voleva saperne di uscire dal caldo bozzolo caldo.
Donnie gli era ancora a fianco, senza mai essere tornato una volta a casa per non lasciarlo e ora, mentre si accingeva a leggergli la fine di un libro sulle gravidanze, qualcuno pensò di interrompere.
“Si può?” fece una vocina.
“Ragazzi!” esclamarono raggianti i due ninja.
Keiichi lasciò la manina di Reiki che gli voleva un gran bene e corse verso Donnie, alzando le braccine per farsi prendere in braccio, mentre Leo e tutti gli altri entravano sorridenti.
“Il mio piccolo ninja!” sorrise Michelangelo, piantandogli un bacio sulla fronte.
“Babababa!” gridò Keiichi, indicando il pancione enorme.
“No, bambino mio. Non è ancora nato”.
“Ci sta mettendo tutti in agonia, lo sai?” schernì Raphael, che aveva in braccio un tranquillo Yoshi.
“Lo so. L’attesa sta snervand...”.
Michelangelo si fermò di colpo: aveva smesso di parlare e i suoi occhi erano ben spalancati. La sua bocca si apriva e chiudeva, senza far uscire un suono e questo preoccupava parecchio gli Hamato.
Una sensazione di stretta nel basso ventre. Un’altra di umido. Poi un dolore accecante.
“DONNIE! E’ IL MOMENTO!” gridò, nelle scariche bianche di dolore.
“Chiamiamo i guaritori!” ordinò Splinter...
 
....
 
Mikey non sarebbe stato posto a un taglio cesareo, come nella prima gravidanza. No.
Lui avrebbe partorito normalmente, potendolo benissimo fare visto che aveva anche organi femminili nel suo corpo, come già sapeva, poi.
Ora era in un letto, con le gambe divaricate e Donnie al suo fianco.
“Donnie... fa un cazzo di male!” respirò.
“Tu respira semplicemente piano. E segui le direttive dei dottori”.
Michelangelo annuì per niente convinto e preferì non concentrarsi nelle mani mediche che continuavano a palpargli le parti intime, ormai dilatate abbastanza per la nascita.
“Bene, spinga!” ordinò una dottoressa.
Il dolore era così tanto che l’arancione quasi soccombeva ma doveva farcela. Aveva atteso questo angioletto per nove mesi e doveva farlo venire al mondo!
Aveva desiderato tante volte di ritrovarsi in questo momento ma adesso... quasi rimpiangeva il cesareo! Però era anche felice di sperimentare questo dolore necessario.
Mikey iniziò a spingere con tutte le forze, sentendo la pressione sempre più intensa nelle parti intime.
“Bene. Ancora. Spinga!”.
“Donnie!” si lamentò il minore, stringendogli la mano.
“Non ti lascio, amore! Tu sii forte!”.
Michelangelo ansimò per tutta risposta, inalando una forte boccata d’ossigeno per poterla usare tutta nella spinta che diede.
“Vedo la testa. Su ancora una volta!”.
“Dai, amore mio!” incitò Donnie, a malincuore per non poter aiutare meglio il compagno.
Mikey gridò a pieni polmoni, spingendo ancora più forte e... stritolando la povera mano del genio, che si ritrovò a gridare con lui!
“Ancora una volta!”.
L’arancione era troppo stanco. La sua stretta sulla mano sbiancata di Donnie si era affievolita e la testa era caduta mollemente sul cuscino.
“MIKEY!” gridò il genio, vedendo quegli occhi spenti.
Tutto si svolse molto velocemente, però. Due dottoresse cercarono di fornire una mascherina d’ossigeno al povero Mikey, pallido come un cavadere, dolorante per una fitta forte al petto.
Donnie era confuso e stordito. Il suo compagno era svenuto... ma poi un forte grido rimbombò nella sala...
“E nato!” annunciarono due dottoresse, alzando la tartarughina madida di sangue.
La misero nella vaschetta per lavarla e avvolgendola in un asciugamano la porsero a Donnie che quasi cadde per la grande felicità ma fu sostenuto dai dottori!
“E una splendida bambina sanissima. Sono quasi quattro chili”.
“B... bambina...?” mormorò una voce stanca.
Mikey aveva lottato contro il temporaneo quasi svenimento per riprendersi solo per vedere il suo fascio di gioia. E adesso sia lui sia Donnie stavano piangendo in silenzio.
La bimba singhiozzante si calmò solo quando si ritrovò sul petto di mamma Mikey e i genitori ne studiarono le caratteristiche. Aveva un colorito di un verde oliva intenso con i pettorali chiari dell’arancione e i suoi occhi, con striature bordeaux in essi.
Inoltre, aveva una piccola voglia a forma di fragola sulla fronte, che la rendeva ancora più speciale.
“Come la chiamiamo?” chiese Donnie, oroglioso.
“Reina... perché è così pura...”...
Donatello annuì sorridente e baciò il compagno sulle labbra, permettendo alla sua piccolina di stringergli l’indice nel suo minuscolo pugno...
 
Un’altra piccola si era aggiunta alla famiglia, rendendo chiaramente speciale la vecchiaia del maestro Splinter e più divertente la vita ninjesca dei nostri eroi fortunati ad aver avuto dei cuccioli da crescere.
Questo era un dono. La loro specie non sarebbe stata destinata all’estinzione e chissà... sarebbe continuata a vivere anche nel futuro, magari con figli, nipoti e pronipoti.
Per adesso, però, Leo, Raph, Don e Mikey si godevano la vita, attendendo il giorno in cui sarebbero saliti in superfice con i loro cuccioli, nelle prime pattuglie... e magari in qualche primo calci-in-culo!
 
The End


Angolo dell'Autrice

Dopo tanto tempo, un'altra storia è conclusa e anche se mi dispiace, sono contenta anche! Ma non disperatevi: non vi liberete mai di me! Muahahahah! Vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito e recensito e anche non! Siete stati magnifici, ragazzi. Sono io a ringraziare voi!
Baci!

 
  
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