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Autore: _Lollipop_    07/08/2014    2 recensioni
Marzo. Un assassino sta devastando Berlino, uccidendo giovani donne brutalmente. Il detective Tom Kaulitz è deciso a fermarlo, eppure il killer è scaltro e sicuro di sé. Ma una ragazza speciale entrerà nella vita del detective, sconvolgendola, e il suo nemico non ha pietà per nessuno...
Una storia diversa dalle altre che tratta i temi principali della vita: amore e morte.
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Ciao a tutte voi che avete deciso di leggere questa mia nuova storia. Dopo anni di silenzio sono tornata con un racconto del tutto diverso dai miei soliti (sono l’autrice di due vecchie storie: “Fate? Who knows?”, con il suo sequel, e “Io sono Tom! Io sono Bill!”). Se avete letto le mie precedenti storie sappiate che questa non ha, quasi, nulla a che fare con quelle. È un racconto un po’ particolare, dove i personaggi non fanno parte dei Tokio Hotel. Spero ugualmente che vi piaccia. Questo primo capitolo è particolarmente lungo, io vi avviso. Spero non vi dispiaccia. Detto questo, ringrazio tutte voi che state per leggere e vi auguro una buona lettura. Se vorrete farmi sapere il vostro parere –positivo o negativo che sia- sarà ben accetto. A risentirci!

Sara.

«Pioggia nella notte»

Capitolo 1: La terza

L’aria gelida colpiva imperterrita tutto ciò che trovava davanti a sé. I rami e le poche foglie che stavano spuntando sugli alberi frusciavano e si muovevano convulsamente sotto la spinta del vento. Il cielo cominciava a tingersi di colori caldi che accompagnavano il sorgere del sole e si mescolavano al gelido bianco che caratterizzava il cielo di quella fredda mattina di marzo. Erano le sei e trenta quando il detective Kaulitz era stato allontanato dal calore delle sue coperte e accompagnato nella famosa Grünewald, la più grande foresta di Berlino. Il suo umore rispecchiava ciò che sentiva all’esterno: gelo. Ogni passo che compiva verso la zona della foresta circondata da un nastro giallo sembrava rimbombare nel suo cervello. Il rumore delle foglie e dei rami secchi schiacciati sotto le sue scarpe pareva quello di un tuono. Era infastidito. Faceva quel lavoro da due anni ormai, eppure ancora non si era abituato a ciò che doveva vedere. Infatti, superato il nastro giallo, si appoggiò con la schiena al grosso tronco di un albero per sorreggersi, cercando di non dare a vedere il suo disagio. Davanti a lui, al centro della zona delimitata, stava il corpo martoriato di una giovane donna dai capelli rossi; nuda. Era posizionata sulla schiena, un braccio era piegato a quarantacinque gradi con la mano che sfiorava la sua stessa guancia, come in un ultimo gesto d’affetto prima che la vita la abbandonasse. Una gamba era piegata verso sinistra, l’altra era distesa ma in modo anomalo. Era rotta. Chiuse gli occhi per pochi secondi ma quell’immagine non abbandonava la sua mente. Avrà avuto due o tre anni in più di lui, era troppo giovane. Il precipitoso arrivo del coroner alle sue spalle lo distolse dai suoi pensieri.

-Perdona il mio ritardo, Tom. Il traffico di Berlino non si smentisce mai-

Il vecchio signor Kröger era un grande uomo. Il ragazzo aveva un debole per l’anziano dottore. Era dotato di grande umanità e rispetto verso le povere persone che capitavano sul suo tavolo. Si accarezzò la bianca e curata barba e si portò una mano alla testa pelata, scuotendola.

- È la terza ragazza questo mese, poveretta- Tom scrutò l’uomo senza rispondere. Aveva pensato la stessa cosa. L’uomo si abbassò, mettendosi carponi di fianco alla giovane, e le accarezzò i lunghi capelli rosso fuoco.

-Stai tranquilla cara, lo troveremo- poi posò il pollice e l’indice sugli occhi della ragazza ancora aperti e le abbassò le palpebre.

-Dunque…-cominciò. –come puoi vedere quel mostro l’ha brutalmente picchiata. Queste penso siano rotte- indicò le costole sul lato sinistro –probabilmente è stata stuprata come le altre. Ma questo te lo dirò con precisione più tardi, arrivati allo studio… Ovviamente, questa gamba è stata rotta… Non aveva modo di scappare…- Tom notò come la mascella dell’uomo si stringeva nel proseguire l’elenco. E lui poteva benissimo capire cosa stava provando l’anziano dottore. I suoi pugni continuavano a stringersi con rabbia.

-Sai dirmi se è morta per le percosse o le ferite?- chiese alludendo ai numerosi tagli sul corpo della giovane. L’uomo scosse la testa.

-Così su due piedi, credo che la causa della morte sia il dissanguamento dovuto alle numerose ferite. Ma, come ti ho già detto, potrò esserne sicuro solo dopo- Tom si guardò in giro, cercando con lo sguardo pozze o almeno tracce di sangue. Non c’era nulla.

-Immagino che non sia stata uccisa qui. Probabilmente l’ha uccisa, ripulita e abbandonata qua- rispose ai pensieri del giovane detective riferendosi al pungente odore di ammoniaca.

-Che bastardo- gli occhi gli si strinsero con forza. Quando ti avrò tra le mani…

-Poverina. Cos’hai passato…- continuò l’uomo dalla barba bianca, accarezzandole lievemente il braccio piegato. Poi le prese la mano, stringendola tra le sue, e osservò le unghie: erano spezzate.

-Hai lottato fino alla fine. Speriamo che questo ci aiuti- il detective sospirò, amareggiato.

-L’ora della morte?- Kröger sfilò un lungo strumento dalla valigetta e lo infilò nel fegato della ragazza.

-Non è morta da molto. Tra le quattro e le cinque- Tom si passò per l’ennesima volta la mano sul volto, imprecando disgustato e pieno di rabbia. Poi si voltò verso la propria squadra.

-Coprite questa povera donna, per l’amor del cielo!-

Quando giunse il pomeriggio inoltrato, la sua squadra aveva raccolto un buon numero di informazioni, le quali però non erano particolarmente significative per l’identificazione dell’assassino. Il coroner aveva confermato la causa della morte –dissanguamento- e l’ora della morte. Ma non era riuscito a trovare niente sotto le unghie della vittima. Erano, però, riusciti a identificarla e, grazie alla sorella della giovane, avevano scoperto dove aveva passato la sera della morte: il Fox’s; una tavola calda nella periferia di Berlino, non lontano dalla stazione di polizia e dalla Grünewald. Il detective Kaulitz decise di recarsi subito sul posto, accompagnato dal suo compagno Georg. Prese la sua fidata Beretta dal cassetto della scrivania e la infilò nella fondina; non sarebbe mai uscito senza. In meno di venti minuti si trovarono davanti all’entrata della tavola calda. Coprì la pistola abbassando la giacca blu e entrò nel locale. Accogliente… Si diresse al bancone color crema, dietro al quale un uomo sulla trentina con corti capelli biondi e occhi scuri stava arrostendo dei würstel sulla piastra. Alzò il viso verso i nuovi arrivati e sorrise educatamente.

-Buongiorno, desidera?- Tom estrasse il distintivo e lo mostrò al cameriere, che lo guardò accigliato. Era sempre stato molto impaziente e i suoi modi di fare spesso apparivano sgarbati a chi non lo conosceva. Lo stesso Georg, il quale lavora con lui dal suo primo giorno, ogni tanto doveva trattenersi dal prenderlo a pugni. Ma ormai aveva imparato a conoscerlo e apprezzarlo.

-Detective Kaulitz. Lui è il mio compagno Listing. Dovremmo farle alcune domande-

- È successo qualcosa?- domandò, visibilmente preoccupato.

-Stiamo indagando sulla morte di una ragazza. Ci hanno riferito che è stata qui ieri sera-

-Io non ero di turno ieri sera, ma lei sì- indicò una cameriera, voltata di spalle, che consegnava alcuni piatti a un tavolino di quattro persone. Aveva dei bellissimi e lunghissimi capelli, neri e lisci come petrolio. –Provate a chiedere a lei- gli agenti ringraziarono l’uomo e si incamminarono verso la ragazza, tornata dietro al bancone. Tom si fermò di fronte a lei e si schiarì la voce per attirare la sua attenzione.

-Mi scusi, signorina- la cameriera alzò il viso, puntando gli occhi in quelli del detective e un docile sorriso increspò il suo volto.

-Posso aiutarvi?- Tom si sentiva come non si era mai sentito in vita sua. La sua mente sembrava annebbiata mentre il suo sguardo non riusciva a staccarsi da quei meravigliosi occhi. Boccheggiò un paio di volte, senza che dalla sua bocca fuoriuscisse il minimo suono. Non ricordava di aver mai visto un volto più bello. La pelle aveva una tendenza leggermente olivastra, i lunghi capelli corvini facevano da cornice al viso, ma erano gli occhi la parte più bella. Sembravano dipinti. Due gemme rare. Due smeraldi. Avevano una forma quasi esotica, leggermente a mandorla. Ed erano verdi. Un verde che sembrava fondersi con il grigio. Due occhi grigi, profondi come pozzi, in cui Tom avrebbe voluto volentieri affogare. Avrebbe potuto fissare quello sguardo sensuale per ore intere. Georg gli diede uno scossone, tentando di farlo rinsavire.

-Tom- sussurrò il suo compagno. La ragazza abbassò lo sguardo e le sue guance si colorarono vistosamente, ma il suo sorriso non si spense e diventò sempre più timido, come se avesse sentito i pensieri del ragazzo.

-Ehm, si…- come lei scostò lo sguardo, lui sembrò riprendersi da quella specie di incantesimo che lo legavano a quegli occhi. –Salve. Sono il detective Kaulitz. Dovremmo farle alcune domande- si sforzò di tornare serio e professionale, ma gli risultava decisamente difficile. La voce gli tremolava e sentiva che stava cominciando a sudare.

-A che proposito?- domandò preoccupata. Il suo sorriso svanì.

-Stanotte è stata uccisa una ragazza. Ci hanno detto che è stata qui ieri sera. La riconosce?- estrasse la foto della ragazza. L’immagine faceva una certa impressione, con il volto tumefatto dalle percosse. Infatti la giovane cameriera distolse lo sguardo.

-Sì. È Julia Kamm. Mio Dio, che le è successo?- Tom rimise a posto l’immagine.

-Può confermarci che era qui ieri sera?- la sua voce si addolcì insolitamente e il suo tono, nel porgere le domande, sembrava quasi cauto.

-Sì. Aveva bevuto qualche bicchiere. È rimasta qui fino alle… -chiuse gli occhi, riflettendo –circa mezzanotte e mezza. Poi è uscita e ha cominciato a camminare da sola- i suoi occhi diventarono lucidi. Tom era sicuro che se non ci fosse stato il bancone, si sarebbe avvicinato a lei, accarezzandole il meraviglioso viso.

-Come mai sei così sicura dell’ora?- lei si asciugo l’angolo esterno dell’occhio destro, fermando una lacrima solitaria che stava per solcarle la guancia.

-Perché era appena finito il servizio su canale 2 di quell’assassino… Oh mio Dio, non sarà stato lui…-

-Crediamo che sia lo stesso uomo…- lei si portò una mano alla bocca, sconvolta, mentre lui continuava a fissarla con sguardo pieno di ammirazione. La sua professionalità stava andando all’aria.

-Se le vengono in mente altre informazioni, non esiti a chiamarmi- le porse il suo biglietto da visita. Lei guardò lui, poi il bigliettino. Lo prese e lo infilò nella tasca del grembiule bianco. Fai che le venga in mente qualcosa…

Georg dovette trascinare il suo compagno fuori dal bar, non lo aveva mai visto così. Tom avrebbe voluto legarsi al bancone ed essere lasciato lì. Non stacco lo sguardò dalla esile figura finché non fu fuori dal locale e finché non raggiunse la macchina, dentro alla quale non riusciva più a vederla. Ad ogni modo, era riuscito a leggere il suo nome sulla targhetta del grembiule ed era sicuro che quel nome non se lo sarebbe mai più scordato. «Amaya…»

  
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