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Autore: Christa Mason    08/08/2014    1 recensioni
Rose e John Smith, la copia per metà umana del Dottore. Questa la loro vita insieme.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 10 (human), Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Caro Dottore,
Le cose stanno andando bene, e continuerò a lavorare nel negozio di dischi. Sam, il proprietario, è uno di quelli che non riescono a fare a meno di farti ridere continuamente, pur senza essere invadenti, e credo che sia stato proprio la sua presenza a convincermi del fatto che quello sarebbe stato un ottimo luogo dove passare le mie giornate senza sentirmi inutile.
John ed io abbiamo fatto l’amore anche questa notte. Per lunghi attimi non ho pensato a niente, se non all’amore dell’uomo che mi cingeva. Son scoppiata a ridere quando m’ha abbracciata sotto le lenzuola, per la sua innocente dolcezza. Avere John dentro di me, le mie dita intrecciarsi con le sue, finché i nostri gemiti non si confondono con i nostri sorrisi: non posso che chiamarlo amore. E, consumata l’ultima spinta, si è lasciato cadere al mio fianco, scatenando quel poco romantico cigolio delle molle del materasso. Ci siamo osservati, consapevoli che anche il materasso, come il nostro divano, non sarebbe mai stato sostituito. Amo John perché ha qualcosa di te, ma non ti nascondo che temo il momento in cui di te non riconoscerò più nulla in John. Perché tolti quei fremiti di passione, io mi rendo immediatamente conto di non amarlo, o meglio: di amarlo solo in quanto tuo surrogato. Come faccio a non immaginare come sarebbe stato farsi da toccare da te, sul tuo Tardis, ai confini del modo, ai confini del tempo?
Io amo l’uomo senza età che mi ha scelta come compagna tra tutti gli esseri viventi di ogni epoca, io amo te, e ti desidero perché non ho mai potuto averti, amo l’uomo che non mi ha mai sfiorata come un uomo, ma che alla fine di ogni cosa mi ha detto che mi amava. John continua a perdere i suoi ricordi, i tuoi ricordi, o li confonde con cose che ha letto, ed io non so cosa rispondere quando mi chiede, con i quegli occhi profondi e tristi e una copia del Riccardo III in mano, se abbiamo mai conosciuto Shakespeare.
“Io non… credo.”
“Lo so, sarebbe assurdo. Ogni tanto ho queste fantasie che confondo…”
“Non c’è niente di male a immaginare di incontrare Shakespeare.”
“Ma non è possibile averlo incontrato, giusto?”
Ha provato a vedere se riusciva a farsi assumere in una biblioteca la settimana scorsa, ma a quanto pare bisogna vincere una specie di concorso pubblico, o qualcosa del genere.
“Non è che si può semplicemente diventare un bibliotecario così… bisogna fare tutta una serie di…”, queste e altre chiacchiere sono state rifilate a John da parte di una rotonda signora radicata sulla sua sedia.
“Ma non sarò mai in grado di fare niente.” mi ha detto tornando a casa.
“Lo sai che non è così.”
“É per quello che sta succedendo alla mia testa. Mi viene da pensare a queste cose, queste cose che non sono mai accadute.”
“Forse non è come…”
“Ricordo un ordine di suore, o qualcosa del genere, con la faccia da gatto. E ciò non è che possibile!”
John scoppiò a piangere, con lo sguardo rassegnato di un uomo razionale che non possono integrarsi con una sola realtà, men che meno con questa. Non avrei mai avuto un giusta risposta.
“Ho letto che dimenticare…” aveva cominciato a dire, rispondendo al mio silenzio. “…. e usare delle fantasie per riempire ciò che manca è una malattia…”
“Lo so ma…”
“E non c’è cura, è una variante dell’Alzheimer. E sta capitando a me.”
Credo volesse dire di essere incredibilmente giovane perché sintomi del genere si manifestassero, ma non poteva ricordare quanti anni avesse. Probabilmente si sentiva molto vecchio, così vecchio da non poter essere ancora vivo: un’altra di quelle cose impossibili.
“Sono incinta.” ho risposto, non sapendo cos’altro dire.
Rose.

  
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