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Autore: LetShizueGo    08/08/2014    1 recensioni
“Devi parlare con il mio amico Gates, è colpa sua se non stiamo mangiando! Diglielo tu Diana che si deve dare una mossa, a me butta addosso le sue t-shirt fradice,” disse il batterista alla bambina, perchè quella voce era di una piccola mocciosetta piena di capelli e vestita di tessuto svolazzante, che gli era saltata addosso. Lo guardai curioso ma lui era il solito Jimmy, che si mise a ridere quando la piccola a cui fin a quel momento non avevo dato alcuna importanza iniziò a prendermi a pugni per attirare la mia attenzione.
“Signor Gates, io ho fameee!”
Mi abbassai passando una mano sulla testa della bambina, rassicurandola che presto avrebbe mangiato. Era piccola e fragile, piccola e bella. Aveva i capelli neri lunghi e mossi, in parte legati con delle trecce in modo tale che non le andassero sul viso e gli occhi grandi, anzi enormi, E sorrideva come sorrideva...
“Tranquilla piccola, adesso scendiamo a mangiare.”
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Two souls entwine


 

Ci eravamo dati appuntamento al pontile, nonostante facesse un caldo infernale alle undici -ora dell'appuntamento- e subito mi resi conto che era stata una pessima idea.
La prima cosa che feci quando arrivai fu cercare un posto all'ombra, dove non crepassi di caldo e potessi quindi accendermi una sigaretta senza che mi salisse la nausea. Non ci volle molto a trovarlo, anche se quel posto era gremito di gente, a cui però interessava andare a mare e prendere il sole in spiaggia. Ci volle ancora meno perché Jimmy e Leana entrassero nel mio campo visivo; puntuali, che emozione!

Avevano entrambi gli occhiali da sole addosso e parlottavano sorridenti, mano nella mano. Erano il ritratto della felicità in quei momenti e mi faceva male ammetterlo, perché avevo sempre considerato Leana la donna più sbagliata per il mio migliore amico. Invece quando vedevo quelle scenette dovevo ricredermi, perché mai avevo visto Jimmy così felice e con così poco. Era tanto felice con Leana quanto io non lo ero in quei giorni con Chelle. Eravamo sull'orlo di una nuova crisi e questa volta dovevo ammettere che era solo ed esclusivamente colpa mia, perché non riuscivo a smettere di vedere quel video ogni volta che la casa era silenziosa o a ricordare i profumi e i sapori che avevo scoperto in quelle notti o, peggio ancora, alla sua risata armoniosa e forse troppo alta.
Ma non ebbi tempo di perdermi ulteriormente nel compianto verso me stesso, solitamente pratica a me molto cara, poiché Leana mi aveva visto e aveva iniziato ad urlarmi di raggiungerli che erano già in ritardo.
Ma si può sapere a che vi servo?” chiesi non appena li raggiunsi. Lo avevo già chiesto al telefono, quando Jimmy mi aveva chiamato, ma non avevo ricevuto risposta allora, quindi speravo di riceverla in quel momento visto che eravamo tutti presenti e, a dispetto delle parole di Leana, anche puntuali.
Devi aiutarmi a scegliere un vestito per Selene! Oggi è il suo compleanno,” esclamò allegramente la ragazza dai capelli tinti di un colore non facilmente definibile e io istintivamente alzai il sopracciglio sinistro.
Sei l'unico che conosce i suoi gusti, ormai vi vedete da mesi,” mi chiarì Jimmy dandomi una pacca sulla spalla e facendomi segno di incamminarci.
Se lo dite voi...”
E così quel giorno era il compleanno di Selene ed io non lo sapevo, come non sapevo da dove veniva, come si chiamava, perché aveva deciso di darsi ai sex tape e perché le servivano tutti quei soldi. Mi resi conto che dopo quasi sette mesi di assidua “frequentazione”, se così vogliamo chiamarla, non sapevo praticamente nulla di quella ragazza misteriosa, nonostante le notti passate a parlare di qualsiasi cosa. Sorrisi a ripensare come -dopo il primo mese in cui scappava via una volta finito- aveva imparato a fermarsi pian piano sempre di più, a interessarsi alla band anche se non le piaceva molto il metalcore, ad aiutarmi quando avevo problemi con Michelle, a parlare dei Sex Pistols e dei Misfits, i suoi gruppi preferiti. Eppure mai le era scappato qualcosa di sé. Eppure ora Jimmy mi diceva che ero l'unico a conoscere i suoi gusti, con una sicurezza che faceva impressione, come qualcuno che sapesse il fatto suo.
Io invece non ne ero affatto sicuro.
Ma lei non odia il giorno del suo compleanno?” chiesi subito dopo a Leana, dopo che il flash di una conversazione con Sellie mi balenò per la testa. “Lo reputa un giorno come un altro e non ha mai voluto neanche gli auguri da quel che mi ha detto, è convinta che non bisogna festeggiare un anno in meno di vita.”
A dirlo ad alta voce suonava non solo stupido, ma anche molto triste se si pensava che a dirlo era una ragazza diciannovenne con la vita davanti.
Pensa questo solo perché è convinta che nessuno tenga a lei,” mi spiegò la ragazza abbassando la voce, come se fosse un segreto di stato. La sua attenzione, però fu subito distratta da una delle tante vetrine che coloravano la strada.
Entriamo lì!” esclamò saltellante e trascinando me e il suo ragazzo dentro per poi lasciarci all'ingresso mentre lei si immergeva nel caos di vestiti e accessori, raccomandandomi di muovere il culo e dare uno sguardo in giro anche io.
Mi ero ridotto a prendere ordini da Leana! Mi sentivo spogliato della mia virilità...
Con Michelle come va?” mi chiese dopo qualche secondo di silenzio Jim, spostando lo sguardo verso gli stand pieni di tessuti di tutte le forme e di tutti i colori, lasciandomi la privacy di abbassare la testa ed arrossire.
Non è cambiato molto dall'ultima volta, sta ancora da Val,” gli risposi passandomi una mano fra i capelli disordinati, prendendo poi le gommine dalla tasca e mangiandone una.
Jimmy si fece d'un tratto pensieroso, ma durò pochi istanti: due minuti dopo eravamo in giro per il negozio a cercare il regalo per Selene.
Secondo te posso chiamarla stasera per vederci?” chiesi di punto in bianco al mio amico mentre rimettevo al suo posto un vestito blu elettrico troppo pacchiano per lei.
Lui annuì distrattamente guardando il cartellino ad una borsa larga di pelle nera, solo per poi rivolgersi a me con sguardo serio.“Non dovresti prima chiarire con Michelle?”
Vero, aveva ragione, ma in quel momento non volevo chiarire con Michelle, volevo vedere Selene.
Quando mai faccio quello che andrebbe fatto?”
Bri, non ti ci affezionare a Selene, lei non vuole alcun legame, finiresti per farti male.”
Lo so e non me ne frega un cazzo, avrei voluto rispondergli ma non ero pronto ad ammettere ad alta voce che Michelle ormai non mi bastava più e che l'avrei volentieri scaricata ad un cenno della bionda dagli occhi ambrati.
Ma ti pare? Jimmy caro, voler scopare e affetto sono due universi ben separati nella mia vita,” commentai con la mia solita aria da sbruffone, spostando lo sguardo solo per adocchiare un vestito nero a balze, corto sul ginocchio, che alternava la stoffa al pizzo.
Era perfetto.
Leana, muoviti e vieni qua!”

Ero seduto su una delle tante panchine e osservavo Pinkly che rincorreva la palla e Diana che rincorreva Pinkly mentre io fumavo una sigaretta. Avevo molto da pensare, fra le mani quella scatolina nera che conteneva i due puntali che le avevo regalato sei anni prima, rigorosamente chiusa, che riportava alla luce tutti quei ricordi che per primi ho voluto seppellire e dimenticare e che invece adesso erano riemersi tutti e avevano affollato la mia testa.
“Die, è Pinkly che deve inseguire la palla, non tu,” le dissi non appena vidi la bambina superare il mio cagnolino e posizionarsi vicino la palla, aspettando che la palla di pelo bianco arrivasse a prenderla.
“Ma Brian, è divertente!” esclamò venendomi incontro subito dopo che Pinkly aveva afferrato la palla con i suoi denti, sedendosi poi sulla panchina al mio fianco, salendo con non poca difficoltà.
L'aiutai a sistemarsi con un sorriso, lasciandole un pizzicotto sulla guancia poiché sapevo che si sarebbe innervosita. Infatti i suoi piccoli pugni non tardarono ad arrivare sul mio braccio.
Quando si stancò di picchiare un uomo che non reagiva alle sue provocazioni, si stese senza chiedere il permesso, posando la testa sulle mie gambe e chiudendo gli occhi, facendosi ancora più piccola, se possibile.
La osservai mentre lei si riposava, spostandole una ciocca ribelle uscita dalla coda di capelli folti e ondulati, probabilmente ingestibili. Era tutta la madre, se non fosse per i capelli e gli occhi poco più scuri: stesso taglio degli occhi, così grandi da far impressione, stesso sorriso e stessi zigomi alti.
Sellie...
"Come mai la tua mamma parla sempre di me?"
Le parole uscirono naturalmente, non mi resi subito conto che stavo usando la bambina per soddisfare la mia curiosità, per soddisfare la mia vana speranza di chiarire una volta per tutte con quella ragazza ormai donna, mettendo tutte le carte in tavola, scoperte possibilmente. Mi sentivo un po' subdolo però, che cazzo!
"Dice che hai una band, che hai avuto il coraggio di inseguire i tuoi sogni anche se il percorso era tortuoso. Lei avrebbe voluto avere il tuo stesso coraggio! Mi ripete sempre che devo essere forte e testarda come te!" rispose la bambina aprendo gli occhi e spostandoli fino a quando il suo riflesso non entrò nei miei, specchiandosi curiosa e sorridente.
"Anche la tua mamma è una tosta, sai? Sono sicuro che neanche io ce l'avrei fatta a vivere con tutti i problemi che ha avuto, invece lei non solo tiene testa alle difficoltà ma ha cresciuto anche una bellissima bimba!"
La vidi arrossire appena e nascondere il visino paffuto fra le mani prima di alzarsi e rimettersi seduta, cercando di accarezzare Pinkly che si era accucciato ai miei piedi.
"E il tuo papà?"
Mi resi conto che avevo sbagliato la domanda quando vidi la reazione che scatenò nella bambina prima di avere la risposta. Gli occhi le si erano d'un tratto inumiditi e lo sguardo spento, fissava i piedini che si agitavano in aria senza essere guidati da una volontà precisa.
"Non lo vedo mai perché lavora lontano, e poi con la mamma non si parlano," rispose la piccola scendendo dalla panchina e giocando con Pinkly che subito si mise sull'attenti non appena la bimba prese la pallina da terra per giocare.
“Ma c'è zio Jimmy che mi vuole bene e mi coccola, quindi sono contenta,” concluse poi sorridendo ampiamente al solo pensiero del mio migliore amico, a cui era evidentemente molto affezionata. Mi dispiaceva un po' che i genitori non andassero d'accordo, un figlio ne risente sempre della mancanza dell'uno o dell'altro, soprattutto se così piccoli.
“Brian posso giocare ancora con Pinkly?”
“Ma certo Die.”
E la vidi allontanarsi con il cagnolino che scodinzolava dietro di lei. Quella scena mi strappò un sorriso, poi però mi ripersi nuovamente nei miei pensieri e istintivamente la mia mano andò alla scatolina che conteneva i puntali, l'aprii e continuai a fissarla, sentii gli occhi pizzicare ma non ci feci caso, perso in quei fottutissimi ricordi che facevano sanguinare l'anima.

Appena uscito dal negozio avevo chiamato la ragazza oggetto dei miei pensieri ed eravamo rimasti che ci saremmo visti in serata dopo cena, in uno dei tanti locali di Huntington Beach dove si passava inosservati e soprattutto che fossero poco affollati.
Non avevo sentito per nulla Michelle, inutile dire che non mi ero fatto sentire neanche io. Avevo avuto la giornata piena ed in quel momento pensavo solo ad aspettare Selene al tavolo del lounge bar dalle luci soffuse e il mobilio viola. In sottofondo c'era Clapton e qualcosa del classico glam degli anni ottanta.
Non mi soffermai molto sulla chitarra di “Wonderful tonight” che cantava sofficemente al io orecchio, perchè subito il mio sguardo fu catturato da un gruppeto di gente vicino all'ingresso che osservava e parlottava sommessamente. Sorrisi con un angolo della bocca quando mi resi conto che ad attirare quegli sguardi era la mia piccola dea, con i capelli biondi e mossi legati su un lato in modo tale che tutti gi ricadessero sulla spalla destra, gli occhi truccati di nero e le labbra amaranto come sempre, il vestito nero che le aveva regalato Leana e delle decoltè nere con tacco quattordici e plateau metallizzati.
La perfezione fatta ragazza.
Scusa il ritardo, mi hai colto di sorpresa con quella chiamata oggi,” mi disse non appena fu abbastanza vicina. Mi ero alzato per salutarla e la vidi sorridere ampiamente, con gli occhi che sarebbero bastati ad illuminare la penombra del locale per l'emozione che emanavano, un'emozione che probabilmente il pensiero di Leana e Jimmy aveva contribuito a creare.
Allora, come mai il locale?” chiese sedendosi di fianco a me piuttosto che di fronte, bevendo un sorso della birra che avevo ordinato nell'attesa del suo arrivo.
Ho pensato che offrirti da bere sia il minimo visto tutto quello che hai fatto per me in questi mesi,” le risposi sorridendo e facendo un cenno al cameriere perché venisse a prendere la sua ordinazione. Avrei voluto darle un bacio sulla guancia che era appena arrossita, ma mi frenai. Sapevo bene la sua politica, non volevo che i miei sentimenti le rovinassero la serata.
Prese un Dry Martini con doppia oliva, io ordinai del semplice whiskey, facendo un altro cenno la cameriere che Selene sembrò vedere ma fece finta di nulla, dopo avermi lanciato un'occhiata sospettosa pensando non l'avessi vista.
Mi sono già accordato sul pagamento, semplice. Non voglio che poi rompi le palle su chi e cosa deve pagare,” la informai riprendendomi la birra e finendola in un unico sorso.
Non passo molto tempo che il cameriere portò la nostra ordinazione al tavolo e mi gustai il cambio di espressione di Sellie.
Aveva spalancato gli occhi e la bocca, prima di richiudere quest'ultima in uno scatto, coprendosela con una mano pallida, mentre vidi gli occhi inumidirsi appena. La luce debole di quell'unica candelina le illuminava il viso solo in parte, lasciando il resto nell'ombra.
Brian.. che-”
Hai mai espresso il desiderio di compleanno?” le chiesi bloccandola sul nascere e incitandola a spegnere la candelina così da poter mangiare il piccolo dolce su cui era stata posizionata. Sorrise appena per poi chiudere gli occhi e soffiare sulla candelina, che si spense al primo colpo, proprio quando il mio cuore aveva perso un battito, rendendomi conto che la sua mano fredda stava stringendo forte la mia. Non capii perché lo stesse facendo, se era perché fosse felice o perché aveva paura delle sue stesse emozioni, fatto sta che quando riaprì gli occhi e si rese conto di aver stretto la mia mano si ritirò di scatto, come se si fosse scottata.
Aveva il capo chino sul dolce alla crema e sulla candelina ormai spenta, li fissava con esitazione, persa nei suoi pensieri, con le sue mani che si stringevano una all'altra e si muovevano nervosamente.
E' la prima volta che spengo le candeline, sai Brian?” se ne uscì lei prendendo quella posizionata sul dolce e rigirandosela fra le dita, sporcandosi anche con la glassa colorata e portandosi il dito alle labbra per pulirlo.
Ma non sarà la prima che scarti un regalo, di questo ne sono sicuro! Finiamo qui che poi ti devo dare una cosa.”
Accennò un sorriso e le ci volle un po' per tornare normale, ma alla fine riuscimmo a passare una bella serata in quel locale. Parlammo di compleanni e non compleanni, mi spiegò che non aveva mai avuto qualcuno con cui festeggiare poiché non aveva mai avuto una vera famiglia; fu la prima informazione che si lasciò sfuggire sul suo passato e che io subito immagazzinai per non perderla. Riuscii anche a farmi concedere un ballo e fu forse il migliore ballo della mia vita. Riuscii a sentire il suo respiro caldo coccolare il mio collo mentre le sue esili braccia avvolgevano le mie spalle e si lasciava trasportare dalla musica ovattata del locale. Inutile dire che il mio cuore perse qualche battito strada facendo e che spesso mi ritrovavo a inebriarmi del profumo all'albicocca dei suoi capelli.
Ma ogni cosa è destinata a finire e quando la musica cessò entrambi uscimmo dal locale a fumare una sigaretta. Ci poggiammo alla mia macchina e Selene tirò fuuori l'accendino dalla tasca posteriore del mio jeans per accendersi la sua Lucky Strike e accendere poi la mia Marlboro.
Lei ha sempre odiato quelle sigarette che io invece amavo.
Pronta a scartare il regalo?” le chiesi ammiccando per poi prendere il sacchetto argentato in macchina mentre espiravo il fumo che aveva già viaggiato e fatto danni nei miei polmoni.
E' l'ultima cosa di cui capii qualcosa quella sera, perchè poi il mio cervello andò in tilt.
Non mi resi conto della sorpresa nei suoi occhi, non mi resi conto delle lacrime che le avevano solcato il viso mentre stava dicendo “ma sono bellissimi”, non mi resi conto delle ore passate in macchina sotto casa mia e delle sue gote rosse.
Tanto meno mi resi conto di quando, combattuta, alla fine cedette ai suoi sentimenti e mi baciò, un bacio delicato ma travolgente e al sapore di lampone. Non mi resi conto di come ricambiai subito quel bacio e, dopo un po', ci ritrovammo in camera mia, non a fare sesso, ma ad amarci per la prima volta.
Sono sicuro che quella sera ci siamo amati.
Anche se al mattino dopo il mio letto era vuoto e lei sparita nel nulla.
A nulla valsero le mie telefonate, lei mi aveva abbandonato non appena un legame si era creato.

“Dai Diana, è ora di tornare a casa!” la chiamai dopo aver chiuso di scatto la scatola e infilandola nella tasca dei jeans, cercando di ricacciare nel dimenticatoio quella scena che delle tante era la peggiore.
Dopo sei anni ancora non sapevo perché, proprio nel momento in cui ci eravamo trovati, era scappata. Non che io mi sarei comportato diversamente al suo posto, ma io tenevo alla mia libertà, lei invece che cosa cercava che non poteva avere stando al mio fianco?
Non appena Diana mi raggiunse ci avviammo alla macchina e mi assicurai che Pinkly fosse a suo agio nel trasportino e Diana ben legata al sedile o poi dovevo sentirmi le urla della madre su quanto io fossi irresponsabile.
Il viaggio fu tranquillo, scoprii che Diana era una nostra fan sfegatata perché “lo zio Jimmy è un figo e quindi anche la sua band è figa” e scoprii anche che sua madre non le faceva mancare nulla, qualsiasi cosa Diana volesse, Selene -o Nancy che dir si voglia- gliela regalava.
Quando alla fine, dopo una ventina di minuti di viaggio, mi ritrovai davanti la porta dell'appartamento di Selene mi prese il panico. Sarei scappato volentieri se non avessi dovuto riconsegnare la piccola e mi sembrava inopportuno lasciarla sola sulla porta di casa.
I secondi che intercorsero fra il suono del campanello e l'apertura della porta furono lunghi ore, meno silenziosi visto che Pinkly abbaiava a ripetizione. Ne sentii comunque il peso, tutto questo senza sapere che ad aspettarmi c'era un'altra sorpresa che mi avrebbe fatto ulteriormente male.
Fanculo, Jimmy mi aveva avvertito!
“Micheal!”

   
 
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