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Autore: full    11/09/2008    2 recensioni
Kai e Hiromi, due ragazzi dal passato misterioso. Lei che desidera diventare un medico, lui che è costretto a mangiare esseri umani. una notte si incontreranno e si scontreranno. in seguito verranno travolti da una guerra che cambierà il loro futuro. (I personaggi principali sono loro, però ci saranno un po' tutti)
Genere: Generale, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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The sad girl with gold eyes

 

Uno dei due le intimò di tacere con la voce carica d’odio, ma questo non la smosse minimamente.

Hiromi: ero venuta qui solo per portarvi lui, non vi preoccupate, ora me ne vado. Kai, questi sono Takao e Rei, sono sicura che col tempo farete amicizia.

Takao: cosa stai farneticando? E perché lui ha addosso l’odore del sangue umano?

Hiromi: non lo so.

Rei: o non ce lo vuoi dire?

Hiromi: non lo so e basta.

Takao: come sarebbe a dire?! L’hai portato con te e ora mi vieni a dire che non sai cos’è successo?

Hiromi: questa notte è entrato in casa mia e ha cercato di ammazzarmi…

Takao: allora ti sei ripreso un po’!

Kai lo fissò negli occhi senza riconoscerlo, rimase freddo e distaccato senza saper bene cosa pensare. Takao se ne accorse e la cosa gli diede parecchio fastidio.

Takao: che cazzo gli hai fatto?

Hiromi: nulla di quello che credi.

Takao: allora perché non ci riconosce?

Hiromi abbassò la testa e sospirò lievemente, poi la rialzò mostrando loro una decisione che per la seconda volta sfoggiava ai loro occhi. Aveva schiuso le labbra, ma le parole si bloccarono tra i denti quando una ragazza dagli occhi d’oro con un collare elettronico al braccio le si mise davanti proteggendola col proprio corpo dalle balestre dei mori. Era lei, Mao, l’unica persona che avesse mai tentato di capirla.

Mao: basta, abbassate le balestre!

Rei: ma che ti salta in mente? Spostati subito!

Mao: Hiromi vattene! Non so ancora risponderti!

Ubbidì senza esitare dato che l’ordine arrivava dall’unica persona di cui sapeva di potersi davvero fidare.

Rei: ma ti è dato di volta il cervello?

Mao: Rei, cosa faresti se io fossi umana?

Ormai era lontana e non sentì la voce di lui, ma non era sicura che avesse avuto il coraggio di rispondere. Era fuori, tirò un sospiro rammaricata solo per non aver potuto parlare. Le strade ricominciarono ad affollarsi, c’era chi sorrideva, ma per lo più erano persone dalla vita monotona e il volto grigio. Solo i ricchi sorridevano. Nessuno porgeva la mano a qualcun altro. Nessuno ti guardava negli occhi. Tutti erano piegati dalla tristezza e dal lavoro, ma nessuno si ribellava. Un branco di codardi, codardi che camminavano, ma erano come morti. Passava un carrarmato ogni tanto, ma nessuno lo vedeva, nessuno ci pensava, o almeno nessuno ne era capace. Si sta bene, dicevano, una volta per non ritrovarsi con una pallottola in fronte, ora perché avevano dimenticato il passato e pensavano che quella fosse la prospettiva migliore. Ma era davvero quello il mondo perfetto tanto propagandato dal governo?

Passò una macchina nera e tutto si confuse nella mente della ragazza.

Vorkof: vieni, questo è il nostro laboratorio, sarà qui che ci aiuterai nelle ricerche…

Lo seguì finche non arrivarono in una stanza, quella dove erano imprigionati i risultati della clonazione umana e del miglioramento genetico. E li la vide, la creatura pura che erano riusciti a catturare. Era una ragazza con gli occhi d’oro, probabilmente una di quelli che loro chiamavo incroci bastardi, o, più scientificamente, chimere. Dopo qualche settimana che era lì finalmente riuscì a saperne qualcosa di più. Quella ragazza aveva le stesse caratteristiche di un vampiro in generale, ma invece che con un pipistrello sembrava incrociata con un felino, probabilmente una lince. Non parlava e aveva lo sguardo davvero triste. Nella sua stanza c’erano quattro telecamere, nei quattro angoli del soffitto, tutti puntati verso la gabbia della ragazza. Sicuramente quelli dei piani alti volevano sapere dove fossero i suoi compagni, magari le avrebbero riservato lo stesso trattamento di suo padre, o forse peggio. La cosa le dava la nausea, ma doveva convincersi che non ci poteva far nulla. Però, anche suo padre non poteva far nulla per fermare il governo, poi, ormai non sarebbe neanche stato così male, se quella doveva essere la sua vita…

Passarono altri tre mesi e la mandarono a studiare la "chimera perfetta". In realtà Hiromi si curava delle altre creature nella stanza, ma ogni tanto incrociava gli occhi pieni d’odio e tristezza di quella creatura, ma non ricambiava con nessun sentimento. Le bastarono un paio di giorni per capire che nella stanza non c’erano microfoni. Ancora un mese e le fecero vedere la analisi della chimera. Analisi del sangue, esperimenti vari e prove di comunicazione. Però c’era qualcosa di strano:la ferritina era bassa, addirittura sei quando il minimo per un essere umano è dieci, avevano segnato una carenza di ferro e una possibile anemia, però cose come MCH e MCHC erano nella norma umana, possibile che quella gentaglia non si chiedesse "magari è perché il suo corpo è diverso da quello di una persona come noi?" o forse lo facevano per prenderla in giro? In realtà non le interessava, l’unica cosa che le dava fastidio era l’idea di essere usata come un burattino. Una giorno si trovò sola nella stanza e decise di sfruttare l’occasione, tanto bastava tenere la testa chinata su qualche libro perché nessuno si accorgesse che parlava.

Hiromi: ciao…

L’altra la guardò senza muovere la testa.

Hiromi: vorrei parlarti senza che se ne accorgano, quindi non alzare il volto per favore.

Chimera: non c’è nessuno a spiarci, stupida.

Hiromi: tu non sei una chimera pipistrello come i vampiri, hanno proprio sfortuna quelli di questo laboratorio… al di là di questo, come ti chiami?

Chimera: perché dovrei rispondere?

Hiromi: perché sai benissimo che non ci perderesti nulla, e magari tu non lo sai ma potresti guadagnarci.

Chimera: Mao, mi chiamo Mao. Tu chi sei?

Hiromi: Tachibana Hiromi.

Mao: dalle mie parti con "chi sei" non s’intende il nome ma la persona in sé.

Hiromi: capisco. Allora diciamo che sono una stupida ragazzina viziata che ottiene sempre quello che desidera. Ora tocca a me, cos’avevi quando ti hanno catturata? Insomma, non penso che tu stessi benissimo per farti catturare da degli umani…

Mao: stavo benissimo. Altra domanda: come faccio a evadere da questo posto?

Hiromi: eh eh, se lo sapessi non sarei qui a chiacchierare con te. Una risposta la troverò. Da quanto tempo esistete voi… chimere come vi chiamano gli scienziati…?

Mao: non lo so, ma se mi fai uscire posso informarmi.

Hiromi: allora devo sbrigarmi a farti evadere.

La castana chiuse il fascicolo che stava sfogliando e se ne andò lasciando sola l’altra. Al momento non voleva liberarla perché le faceva comodo tenerla al laboratorio, inoltre ora aveva una questione più importante di cui occuparsi. Andò spedita lungo i corridoi che ormai conosceva fino alla scala che l’avrebbe portata nel cuore del palazzo del governo. Le strutture del laboratorio erano piuttosto rudi, due piloni e una capriata con calcestruzzo e cemento gettati alla meglio per creare i muri, ma nemmeno un millimetro d’intonaco, presto avrebbero iniziato a rovinarsi e a trasudare per l’umidità, allora sarebbero stati guai grossi, ma non per le massime cariche, loro non avevano mai problemi, né una coscienza per crearsene. Era ancora immersa nei suoi pensieri quando una bella donna seduta dietro una scrivania le chiese cosa desiderasse. Si trattava di Aiko, la segretaria di Vorkof, la quale era allo scuro di molte cose nonostante il suo lavoro, evidentemente era un po’ tonta, se non stupida.

Hiromi: vorrei parlare con Vorkof_sama se possibile.

Aiko: ha un appuntamento?

La ragazza non rispose, si limitò a mettere sulla scrivania la propria carta d’identificazione per il laboratorio.

Aiko: vi prego di aspettare qualche minuto Hiromi_san.

Hiromi: certamente, grazie.

Si sedette su una bella sedia rossa adibita all’attesa dell’uomo più importante del paese. Ora era tutto sfarzoso e perfetto, quasi pacchiano, d’altra parte l’apparenza è quello che conta veramente, no? Arrivò colui che tirava le fila, il vertice della piramide, l’intoccabile. Camminava a testa alta come se dovesse coprirsi di chissà quali onori, invece non era altro che un verme. Incrociò gli occhi dell’uomo per qualche secondo, sorridevano beffardi, sicuri di averla in pugno. Le fece cenno di seguirlo e lei lo seguì, chiuse la porta dell’ufficio dietro di sé e parlò senza salutare.

Hiromi: perché sta succedendo tutto così in fretta?

Vorkof: tutto cosa?

Hiromi: sono passati pochi mesi da quando sono in quel laboratorio eppure mi mandate già da quella ragazza. Non è un po’ strano?

Vorkof: magari, quelle chimera. non è un segreto così riservato per noi, o magari non è la cosa più importante, no?

Hiromi: pensi che io sia un’idiota? Ma cosa credi? So benissimo che quella è la cosa più importante che avete e senza di lei i vostri progetti andranno a rotoli.

Vorkof: non per niente sei la figlia di Eiji.

Hiromi: non parlare di mio padre come se non fosse successo nulla!

Vorkof: anche lui da giovane era terribilmente impertinente, comunque ora va’ ad aspettare fuori che tra poco arriva una persona che devi conoscere.

Hiromi: con permesso.

La ragazza uscì dalla stanza decisamente irritata, odiava tutto di quell’uomo, perché non lo afferrava al collo e non lo strozzava? Probabilmente era la paura di essere ammazzata prima di riuscirci e allora la sua morte non avrebbe avuto nessun valore. Passò un’interminabile decina di minuti, poi arrivò un ragazzo. Alto, occhi azzurri, pelle candida e i capelli di un rosso tanto forte da sembrare finto. Le scappò una risatina che attirò l’attenzione dell’altro, ma a lei non interessava e continuò a sorridere tra sé e sé indisturbata. Lui la guardò dall’alto al basso con aria di superiorità e uno sguardo glaciale, dopo di che entrò chiudendo la porta.

Hiromi: ma è tinto? E poi, ma come li tiene i capelli?

Aiko: ma, Hiromi_san, non sapete chi è quel ragazzo?

Hiromi: il rosso? No, non lo so…

Aiko: si tratta di Imanov Yuri, nonostante abbia solo vent’anni sta già facendo carriera nell’esercito, non è una persona da sottovalutare!

Hiromi: però è tinto.

Aiko: naaa, è di quel colore dalla prima volta che è venuto qui, poi chi si tingerebbe mai i capelli di un rosso così forte?

Cosa c’è di meglio di una donna in vena di pettegolezzi quando vuoi delle informazioni? Ad Hiromi scappò un’altra risatina pensandoci.

Hiromi: magari uno spirito ribelle, dici che non è il tipo? Ti posso dare del tu vero?

Aiko: certo! Comunque Imanov più che uno spirito ribelle è il contrario!

Hiromi: è un perfezionista??

Aiko: no, non in quel senso, il fatto è che all’inizio del regime di Vorkof_sama, fu proprio lui a reprimere i ribelli e gli oppositori!

Hiromi: ma dai, era lui a dare ordini da dietro le quinte?

Aiko: da quello che so io andava in prima fila invece! Ed era pure violento! Dici che i capelli gli si siano tinti di rosso col sangue di quella gentaglia?

Che brutta battuta, Hiromi rimase senza saper bene come rispondere, come poteva quella donna parlare a quel modo di altre persone? Fortunatamente il telefono squillò ed Aiko dovette rispondere, così non si accorse della reazione della ragazza.

Aiko: ti vogliono dentro, vai e beata te che parlerai per la seconda volta con lui!

Hiromi: beata me!

Come faceva quella donna ad ammirare un tizio del genere? D’altra parte era la sua segretaria e magari ci andava pure a letto, ma no, la aveva al massimo vent’otto anni e lui ne aveva quarantanove…

Vorkof: noto che sei soprappensiero.

Hiromi: non te ne vantare coi tuoi amici, non è stata una grande impresa scoprirlo.

Imanov la guardò malissimo mentre Vorkof rise forte rassicurandole che non sarebbe successo.

Hiromi: allora, perché mi hai chiamata?

Vorkof: per salutarti e dirti di seguire questo ragazzo, sarà lui la persona a cui dovrai ubbidire d’ora in avanti.

Hiromi: ‘kai. Allora ciao.

Yuri: arrivederci.

Uscirono dal palazzo senza scambiarsi una parola.

Yuri: sai che stai giocando col fuoco?

Hiromi: no, io gioco con qualcosa di più pericoloso. tu non sei giapponese, giusto?

Yuri: sono russo.

Hiromi: ah ecco, mi sembrava strano…

Yuri: hai qualche problema con la mia nazionalità?

Hiromi: no, è solo che qui in Giappone Yuri è un bellissimo nome… per una ragazza.

 

 

 

Yuri in giapponese significa giglio ed è un nome da femmina per esplicitare (esplicitare, che verbo complicato per il mio mezzo neurone…)

Sono un po’ in ritardo, lo so, perdonatemi… e ora vado da quei coraggiosi che recensiscono (se ce ne sono stati) ah sì, ci sono, wow, che coraggio…

X jessy16 _ eh sì, il governo non è certo d’aiuto, anzi… però per ora ti devo far aspettare con Kai che se non faccio un megaflash-back non si capisce più niente! Ti prego, abbi pazienza, un capitolo e torniamo al presente… ciaociao =SmaK=

 

X Padme86 _ mah, Hiromi non so quanto potrà aiutare Kai, si, sono io l’autrice, ma non sono sicura di come andrà avanti, per ora torno al passato. Adesso il mio mezzo neurone ha bisogno di riposo dopo questa grande fatica, quindi ti saluto! Ciao! =SmaK=

 

(angolino dei saluti e della mia quotidiana idiozia, non adatto agli stomaci delicati)

Se ho fatto un macello con la cosa dell’anemia, ditemelo pure, ma non è niente di complicato e dovrei aver scritto bene. Adesso l’unico mezzo neurone che vaga nella mia scatola cranica va a riposarsi che scrivere un capitolo per lui è una grande impresa, poi ora che l’ho offeso sarà più difficile farlo addormentare… CIAO A TUTTI I TEMERARI CHE SONO ARRIVATI FIN QUI!

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