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Autore: Drosophila Melanogaster    09/08/2014    2 recensioni
-Charles ha promesso che non avrebbe mai letto i miei pensieri.- la donna soffiò irritata, sul volto di Erik si dipinse un sorriso tagliente.
-L'aveva promesso anche a me, Mystica. Ed è entrato comunque.- il sorriso si fece più largo, malizioso, insolente.
-Quindi o la nostra cavia vuole essere trovata, o vuole essere fermata.-
- Fallo. -
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Aprì gli occhi: era in una stanza ma non avrebbe saputo dire di chi la stanza fosse, in un letto, ma non sapeva come ci fosse finito. Boetius si guardò intorno cercando un qualsiasi punto di riferimento. 
Il soffitto era alto, le pareti ricoperte di carta da parati azzurra, quasi bianca, le tende, attorno all'unica finestra, erano blu con un bordino oro. Poi c'era uno specchio. 
I suoi occhi si fermarono su di esso atterriti. 
I capelli erano di fatto i suoi, castano ramato, lunghi e disordinati. Ma il resto? Il viso era pallido e proprio dove c'era il piccolo taglio, quello lasciatogli dalle provette che si erano infrante sul suo volto, da lì partivano dei segni verdi. 
Squame. 
Portò una mano sulla guancia per accertarsi di aver visto bene, ma anche il suo tocco non fu come lui si aspettava: era rigido, viscido e rigido. C'erano squame anche sulle sue dita. Verdi, viscide, le sue unghie si erano trasformate in artigli. Si alzò titubante e con passi incerti si diresse allo specchio. 
Un ringhio terribile uscì dal fondo della sua gola mentre ammirava i suoi occhi che erano più quelli di un animale, di un serpente che i suoi. Quel mostro era riuscito a renderlo come se stesso, Boetius non poteva quasi crederci, se il dolore non fosse stato così tanto, grande ed inteso avrebbe certo pensato che fosse tutto un sogno. 
Ma no, ma no era realtà: il maestro lo aveva in qualche modo tramutato in un mostro come lui, come se le sofferenze che gli aveva causato in precedenza non fossero state abbastanza. 
Le unghie si strinsero sulle squame del viso e cominciarono a sfregare e sfregare con forza sperando di potersi levare quella pelle non sua di dosso, di poter tornare come prima. Di poter tornare umano. 
A fermare quella carneficina che cominciava a tingersi di rosso, un paio di mani morbide, del colore dei lapislazzuli, e un volto scimmiesco riflesso nello specchio, poco più in alto della sua testa. 

Stringeva i pugni sentendo l'aria farsi rada nei polmoni, i bronchi bruciare terribilmente. 
Un sorriso debole si dipinse sulle labbra sottili prima che un capogiro gli facesse perdere i sensi. Charles era ancora incatenato all'immagine delle labbra del mutante così vicine ed evanescenti. Lottava perchè non sparissero dalla sua mente e allo stesso tempo provava disgusto per quello che erano diventati. 
Un prolungamento dannoso l'uno dell'altro. Frutti marciti dello stesso albero. Charles aveva messo radici nel cuore nero di Erik spaccandolo col suo candore, rendendolo spietato, alla continua ricerca del conto da saldare, del collante grigio pallido con cui legarsi. 
Tossì sangue mentre la splendida chioma fulva di Mystica entrava nel suo campo visivo. Si pulì le labbra strusciando il volto sul suo petto con occhi che supplicavano una morte veloce. Gli occhi felini della donna piangevano dolore e negavano con tutta la loro luce. 
Fu sollevato di peso, fu messo su qualcosa di duro e freddo, coperto da teli di cotone ruvido, girato sulla pancia. Poi sentì le ferite bruciare, dall'esterno Charles udiva solo strazianti grida di dolore. 
Si spinse da solo, con le braccia deboli, verso il tavolo di metallo freddo. Si portò davanti al volto del mutante, la cui bocca era distorta in una smorfia terrificante e allungò la mano tremante verso la sua, che stringeva convulsamente l'acciaio, piegandolo sotto la forza delle dita. Fissó gli occhi in quelli apatici e senza vita dell'altro, vedendo ogni scintilla del suo odio ardente spegnersi assieme al suo respiro. 
La mano di Magneto si spinse furiosa ad afferrare la sua. Lo tirò, facendolo cadere in ginocchio, tenne stretta la mano dell'altro e baciò il dorso segnato dalle vene bluastre. Continuò a baciare la sua mano, lacrime calde cadevano dal volto di Charles in una pioggia cristallina. 
Aspettava di sentirlo parlare, di vederlo alzarsi, respirare. Rimaneva ancorato dentro la sua testa, sentiva la morte spingerlo fuori. 
Ad un tratto ogni cosa fu nera. 
Nere le labbra ora ferme, appoggiate sulle sue nocche. Neri i pensieri, nere le parole. Neri gli occhi gonfi che in penombra piangevano ancora, nero il grido di Mystica, che si levava alto e disperato sopra le loro teste come un denso fumo velenoso. 
Charles non aveva forza di gridare o per ritirare la mano. Rimase immobile davanti a quello scenario di morte, la mente spezzata e il cuore incerto. Vide gli occhi metallici diventare pozzi invisibili, rivoltarsi. Alle sue orecchia arrivò il suo ultimo respiro. Era spirato su un bancone freddo, un lago di sangue. 
Quell'ultimo, rabbioso sospiro aleggiava ancora tra quelle pareti.
   
 
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