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Autore: 9Pepe4    12/09/2008    10 recensioni
Bra Brief, cinque anni, pensa che i maschi (esclusi suo padre e suo fratello, s’intende) non siano altro che mocciosetti frignoni. O almeno sino a quando non dà una sonora zuccata contro Son Goten, diciotto anni…
Quando poi scopre che ha la fidanzata... Attenta a te, ragazza, non sai di cosa è capace una bambina tutto pepe e dall’irrefrenabile immaginazione!
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bra, Goten
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2 – UNA NUOVA ECCEZIONE

Qualche minuto dopo l’uscita recalcitrante della sorellina, Trunks sospirò, passandosi le mani sui jeans. Si permise un sorriso, ammirando soddisfatto le linee fitte di parole che riempivano il documento aperto sullo schermo.
Aveva finito! Non gli restava altro che stampare…
Una volta conclusa anche quell’operazione, si rammendò della promessa fatta a Bra, decidendo di andare a trovare dove si fosse cacciata la bambina. Non fu una ricerca degna di tale nome, dal momento che semplicemente la sorellina si trovava nella propria cameretta, intenta a tormentare senza sosta le orecchie di un povero peluche a forma di coniglio.
«Ehi, cucciola» si annunciò il ragazzo, affettuosamente.
Bra girò la testolina e, individuandolo, gli rivolse un sorriso smagliante, senza smettere di tormentare il peluche rosa confetto che teneva in grembo.
Trunks si avvicinò, inginocchiandosi accanto a lei. «Cosa fai a quel povero coniglione?» chiese, con una punta di pietà per il pupazzo.
«Non mi piace» rispose la bimba, con inappellabile decisione.
Trunks scrollò le spalle. «E poi sono i maschi che rompono i giocattoli…» ironizzò, ricevendo un’occhiataccia dalla sorellina.
«Io non lo sto rompendo» precisò in fretta Bra, mentre le sue guance paffute si tingevano del colore roseo dell’imbarazzo. «Lo sto solo… muovendo…»
Trunks rise davanti a quel disagio, e la bambina, indispettita, gli sbatté il coniglio contro una coscia.
«Antipatico!» stridette, imbronciata.
«Ero venuto per giocare» replicò il ragazzo, senza scomporsi, accennando ad alzarsi in piedi. «Ma se non mi vuoi…»
Finse di muovere un passo per andarsene.
Bra lo guardò preoccupata e gli si attaccò alle gambe. «No, giochiamo!» esclamò, con foga.
Trunks si permise un breve e soddisfatto sorriso. Sapeva bene che la bambina, nonostante i capricci, lo adorava, ed era sempre piacevole averne la conferma.
«A cosa?» si informò, in tono interessato.
Bra rifletté sulla domanda, arricciando appena il labbro inferiore nella fanciullesca concentrazione. «Prendimi su ad angelo!» propose infine, entusiasta.
Il ragazzo sorrise e si chinò su di lei, afferrandola saldamente sotto le ascelle. Dopodiché la sollevò verso l’alto, e la bambina si mise a ridere, spalancando le braccia.
Trunks ascoltò divertito quella risata infantile, cristallina, ma fu costretto a interrompere il gioco quando sentì lo squillo del proprio cellulare.
«Scusa, piccola» mormorò, rivolto alla sorellina, prima di posarla a terra e di prendere il telefonino dalla propria tasca.
«Pronto?» indagò, inarcando le sopracciglia.
Di risposta, gli giunse all’orecchio la familiare ed inconfondibile voce del suo migliore amico. «Ehi, Trunks».
«Ah, Goten» replicò Trunks, vagamente sorpreso. «Che succede?»
Bra osservò il proprio fratellone e strusciò un piede per terra, contrariata per l’improvvisa interruzione del divertimento.
«Ti volevo chiedere come facciamo per oggi, alla fine» continuò intanto al telefono la voce di Goten, spedita. «Ricordi che volevamo vederci?»
«Sì, giusto» rammentò Trunks, guardando la sorellina, la quale rispose con un’occhiata incredibilmente attenta. «Guarda, vieni tu a casa mia, okay?»
«D’accordo. Arriverò tra un’oretta, immagino».
«Sì, ti aspetto».
Trunks spense il cellulare, per poi riporlo nella propria tasca.
Bra seguì i suoi gesti con gli occhi azzurri. «Chi è che aspetti?» volle sapere.
«Un mio amico» rispose il ragazzo.
La bambina gonfiò le guance con un cipiglio quasi arrabbiato, quindi sbuffò con sonora disapprovazione. «Va bene» affermò infine, corrucciata. «Basta che stia lontano dai miei giochi».
Trunks rise, divertito dalla sua espressione. Bra poteva anche aver ereditato i capelli morbidi e gli occhi grandi della loro madre, ma il suo atteggiamento, per certi versi, era identico a quello di Vegeta.
Il ragazzo si abbassò a spettinarle affettuosamente i ciuffi turchini. «Sta’ tranquilla» le promise, «non ci avvicineremo ai tuoi giocattoli».
Bra parve piuttosto soddisfatta da quella garanzia, e rivolse un sorriso al fratello. Dopodiché riacciuffò il proprio coniglio peluche, andando a prendere anche una bambola ricciuta per poter organizzare un gioco più coinvolgente.
Trunks la guardò per un istante, divertito, poi si diresse di soppiatto fuori dalla porta, verso la propria stanza. Senza troppe titubanze, arraffò una rivista e si gettò sul letto, immergendosi distrattamente nella lettura.
Bra, in camera sua, prese una spazzola di plastica colorata e attaccò con determinazione i capelli della bambola. Fece una smorfia, forzando i nodi nella capigliatura del giocattolo.
Non capiva perché suo fratello, che era bravissimo e super intelligente, dovesse perdere tempo con un maschio. Insomma, non avrebbe potuto invitare un’amica, invece?
Il suono del citofono parve giocarsi delle sue riflessioni. “Ecco qua l’amico di Trunks” pensò la bambina. Decise di ignorare la faccenda e tornò ai suoi giochi.
Non si fece distrarre nemmeno dalle voci che udì in corridoio, ma quando esse svanirono si apprestò a fingere di versare il tè alla bambola con cui stava giocando. Lo fece con mille sbattimenti di ciglia e sorrisini, così come aveva visto fare a sua nonna prima che lei e il nonno si trasferissero in campagna. Perché la nonna di Bra diceva che una padrona di casa deve sempre comportarsi bene con gli ospiti.
A furia di tutta quel recitare una merenda, però, alla bambina venne una gran fame. Pertanto, con una cane peluche sotto braccio, si diresse decisa in cucina.
Scelse uno yogurt dal frigo e lo divorò tenendolo in bilico sull’orlo del tavolo, il pupazzo tra le gambe. Contro ogni aspettativa, il cucchiaio le sfuggì dalle dita, e cadde giù, rimbalzando su cagnolino e macchiando quel pelo setoso che a Bra tanto piaceva.
La bambina, poi, un po’ per istinto di non sporcarsi i pantaloni, un po’ per lo spavento, aprì le gambe, e il peluche cadde sotto il tavolo.
Non appena ebbe modo di realizzare quanto era appena successo, Bra ci rimase molto male.
Era il suo peluche preferito, l’aveva comprato assieme a sua madre e a suo padre, e di certo non ne avrebbe mai trovato uno uguale. Forse identico nell’aspetto sì, ma quello lo aveva acquistato in ricordo di un giro per botteghe con entrambi i genitori, e dubitava che papà avrebbe mai acconsentito ad entrare nuovamente con lei in un negozio di giocattoli.
Aveva una gran voglia di piangere, per la stizza e la tristezza. Ad un certo punto, poi, non si trattenne più, e i suoi occhi azzurri si riempirono di lacrime.
Mogia, la bambina scivolò sotto la tavola per riprendere il pupazzo.
Lo stava contemplando con aria sconsolata, quando udì dei passi che si avvicinavano.
Erano Trunks e il suo amico.
Bra fu profondamente indispettita dalla presenza di Goten: in quel momento avrebbe voluto che il suo fratellone fosse solo nella propria camera, così da poter essere consolata da lui.
A papà non piaceva vederla frignare, e la mamma era ancora al lavoro.
Triste, la bambina rimase sotto il tavolo.
«Ma… cos’è quest’aura?» esclamò la voce dell’amico di suo fratello. «Ehi, è di tua sorella! Viene da sotto il tavolo…»
«Goten, dai, lasciamola stare. Starà giocando per conto suo» cercò di convincerlo la voce di Trunks.
Bra strinse il peluche. Sentì il frigorifero che veniva aperto e richiuso; probabilmente i due ragazzi, giusto per fare onore al loro sangue saiyan, erano venuti a vedere di rimediare uno spuntino.
«Io torno in camera. Vieni» concluse Trunks.
Bra ascoltò i suoi passi che si allontanavano.
«Arrivo!» urlò Goten, ma si chinò comunque verso la tovaglia.
In quel momento, la bambina decise di uscire per non farsi trovare da quello che, sicuramente, era uno scemo fatto e finito.
Peccato che, proprio nel momento in cui tirò fuori la testa, Goten la sporse dentro, con il risultato di una sonora zuccata.
Non le fece molto male – infondo anche lei era una mezza saiyan. Più che altro fu quel dolore sordo mescolato alla tristezza di aver sporcato il pupazzo, fatto sta che la bambina scoppiò in lacrime, con rinnovati singulti.
Goten, resosi conto del danno compiuto, tentò di consolarla, impacciato. «Su, piccola» cercò di dirle, imbarazzato.
Non era abituato a trattare con le bambine. L’unica con cui aveva a che fare ogni tanto era Pan, e lei non faceva altro che scorazzare dietro a Goku e a fantasticare di combattimenti, e non si era mai messa a piangere davanti a lui – salvo quando era davvero molto, molto piccola. «Mi dispiace… Dai, non piangere».
La circondò con un braccio, coccolandola imbarazzato.
Bra ne fu appena consolata, e si sentì di confessare al ragazzo (che forse così stupido non era) il motivo di quel pianto improvviso.
«Io… Io stavo m-mangiando» singhiozzò, il mento che tremava pericolosamente. «E… e p-poi l’ho sporcato!»
Porse il peluche a Goten, e gli occhi del ragazzo si posarono sulla macchia, per poi allargarsi di comprensione.
«Oh… è per questo, allora. Be’, non devi preoccuparti; si può lavare».
A dimostrazione delle ultime parole, sollevò il cagnolino, si avvicinò al lavabo, prese spazzola e sapone e iniziò a sfregare. Bra lo osservava, tirando ogni tanto su con il nasino.
Infine, Goten posò il pupazzo, nuovamente immacolato, tra le braccia della bambina.
Quest’ultima degnò a stento di un’occhiata il giocattolo, dandogli giusto lo sguardo sufficiente per assicurarsi che fosse come nuovo, e si concentrò invece su Goten.
Dopotutto, ragionò, forse i maschi non erano tutti stupidi… Tanto più che quello che le stava davanti aveva dei begli occhi scuri che… che le piacevano.
Lo osservò strusciandosi una mano sulla guancia accaldata, e si scoprì affascinata da tutto il suo aspetto.
«Sorridi, forza» la incoraggiò Goten, vedendola ancora seria sebbene un tantino confortata. «Scommetto che hai un bel sorriso» azzardò quindi, accennandone uno per sé.
E Bra sorrise.
Si illuminò tutta, guance e occhi e labbra, sfoderando il più radioso dei suoi sorrisi.
«Ecco, così sei più bella» approvò Goten, sollevato.
La bimba, se possibile, sorrise ancora di più, tutta contenta.
Il ragazzo le diede una carezza un po’ impacciata sulla nuca, dopodiché si raddrizzò. «Adesso torno da tuo fratello, ma tu stai serena» le disse, incoraggiante.
Lei annuì, stringendosi al peluche. Seguì con lo sguardo il giovane che usciva dalla cucina.
In fondo, l’amico di suo fratello le piaceva.
Si alzò in piedi e corse in corridoio, avvicinandosi alla stanza di Trunks. E lì scoprì un’altra sensazione mai provata. Infatti, sebbene fosse certa di voler rivedere Goten, non si sentiva di entrare nella camera del fratello. Provava una specie di timidezza che prima, avendo sempre avuto un carattere estroverso, non aveva mai sperimentato.
Alla fine risolse d’accucciarsi davanti alla porta della stanza, in ascolto. Non capiva di cosa parlassero – Trunks quand’era con lei era sempre chiaro e simpatico, ma certe volte con i suoi amici iniziava a fare certi discorsi astrusi – ma la risata nella quale Goten scoppiava di tanto in tanto le piacque.
Si tirò in piedi e corse nella propria camera. Prese dai cassetti i giocattoli più belli, poi estrasse dall’armadio i vestiti che più le piacevano. Se li guardò un po’, cercando di farsi forza, quindi tornò dalla camera di Trunks.
Un respiro profondo, e spalancò la porta, entrando sotto gli occhi stupiti dei due ragazzi.
«Venite in camera mia?» domandò dopo qualche secondo di silenzio, fissandosi con timidezza le punte delle scarpe.
Trunks aggrottò la fronte, sorpreso tanto dal comportamento della sorellina quanto da quell’inattesa richiesta. «Come?» domandò, perplesso.
Bra alzò la testolina. «Voglio fargliela vedere» mormorò, puntando il dito contro Goten.
Trunks rimase piuttosto interdetto di fronte a quell’improvviso cambio di fronte, ma alla fine si strinse nelle spalle e acconsentì.
Così, Bra mostrò i vestiti più graziosi e i giocattoli più belli a Goten, e ogni qualvolta che lui commentava “Bello” si riempiva di felicità.
Quel maschio, di sicuro, stupido non era.




Per nightwish4ever: No, non andartene!!! ... Devi considerare ke Bra è piccola... Sì, credo proprio di aver capito che sono i maschi ^^ Ciao, torna presto a rompere (uguale sono felice quando rompi ^^) (... Nd Tu) (Non mi da fastidio Nd Io) (Lasciamo sola questa malata di mente -_-‘ Nd Tu) (TORNA PRESTO!!! Nd Io, saltellando come una povera cretina)
Per Angelo Azzurro: Sono felice che ti sia piaciuto l’inizio, spero che questo capitolo non ti deluda. Cm vedi per ora Vegeta è tranquillamente all’oscuro di ciò che prova la sua bambina...
Per Dea Nemesis: Spero che ti piaccia anke il seguito...
Per trullitrulli: Ebbene sì, Bra ci ha ripensato. Lo so, il primo capitolo era corto, ma serviva per presentare l’opinione di Bra, spero ke questo ti abbia accontentata maggiormente.
Per stezietta w: Son riuscita ad aggiornare subito ^^
Per vivvina: E perché ti scusi per il dialetto? Vabbe’... Ciao lallina, alla prossima.
Per kry333: Le risate arriveranno (piccola anticipazione ^^) Continua a seguirmi... please ^^
Un bacio,
Pepesale
  
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