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Autore: Callitmagic    11/08/2014    1 recensioni
“Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza.
Per ogni fine c’è un nuovo inizio.” -Il Piccolo Principe
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Questa è una semplice storia che ne racchiude tante. La Figlia Di Ecate vuole scavare nel passato, e attraverso un’impresa con i suoi amici dovrà salvarsi dalla morte. Ognuno di noi ha peccati, segreti e perdite lasciati ormai alle spalle ma che minacciano ogni giorno di tornare.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Call It Magic - La Figlia di Ecate
primo capitolo

 
La capra-leone

 

Questa è la mia prima storia, quindi spero vi piaccia. Cercherò di renderla intrigante con colpi di scena, canzoni e frasi in ogni capitolo. Alcuni capitoli sono stati modificati. Spero che la mia pazzia non v preoccupi eeee Buona Lettura!
 

Come ho fatto in breve tempo a ritrovarmi in questo casino? Me lo chiedo ancora. Facciamo un salto indietro e rivediamo tutto ciò che accadde prima.
«Avanti Meg, muoviti!» urlava mia madre da dentro la machina. Un poliziotto mi inseguiva a perdifiato mentre stringevo la borsetta appena rubata.

«Corri più veloce!» continuava a sbraitare. Spalancò il finestrino, così appena arrivai mi ci buttai dentro. Sembravo uno stupido grosso panda.

«Se ci hanno visto è colpa tua. Sei troppo lenta» disse secca mamma.
«Ho corso come sempre» sbuffai. «Mi è capitato un poliziotto agile»
«Non sei capace di fare niente! Ogni rapina, anche la più stupida, va sempre male per colpa tua!» cominciò a urlare papà.
«Non mi sembra che sia finita così male questo furto» ribbattei. «E poi non ho scelto io di fare la ladruncola di periferia. Siete voi che mi costringete»
«Altrimenti non saresti brava comunque» riprese come se non avessi parlato «Cerchiamo di tirare qualcosa di buono in te».

Con questa frase mi mise KO. Come se nei miei 16 anni di vita non abbia fatto niente. Parlavano della dislessia come una malattia mortale e contagiosa. Scossi la testa e buttai la borsa nel grembo di mia madre, infuriata.

Ecco, come vedete la mia vita non fu mai facile. I miei genitori non mi davano conto, non ascoltavano e soprattutto mentivano. 

A casa – un piccolo appartamento nel Bronx – andai nella camera. Inspirai l’aria e mi buttai sul letto, accogliendo il silenzio intorno a me. Un senso di vuoto mi coglie e per reprimerlo cominciai a guardare fuori dalla finestra della camera.
Un rete intricata di brutti palazzi, luci, strade sporche e panni stesi al vento apparivano nella mia visuale.
E poi, riflessa nel vetro, c’ero io.
Capelli castani arruffati, un cerotto sul naso, e grandi occhi…indefiniti. Beh, il colore era difficile da spiegare: una sfumatura di celeste, viola e verde. Insomma, non avevano un colore definito. Il naso allungato seguiva la forma del mio viso e labbra piccole erano contratte.
Abbassai ancora lo sguardo e intravidi il mio corpo. Diciamo normale per una ragazza che corre tutto il giorno e non si ferma un attimo.

Decisi di scendere e prendere un bicchiere di succo alla pesca. Magari, perché no, un  bel pacco di patatine. Ma mentre cammino trascinando i piedi sento le voci dei miei genitori.
Niente di strano penso Se non fosse per il fatto che non parlano mai tra di loro la sera. Guardano solo la tv e mangiano cibo spazzatura fino alle due.
Comincio a origliare, incuriosita, e sento la mamma: «Come dobbiamo fare? Non possiamo pagare più le tasse. E’ diventata troppo cara. »
«Un’altra rapina dovrebbe bastare» ammise papà «Dobbiamo solo…»
«Ma, Alfred! Verranno domani mattina…Come faremo?»
Una bestemmia esce dalla bocca di mio padre. «Maledetta borsa. Pensavo contenesse più soldi»
«Non possiamo più reggere questa adozione».

Sento uno scoppio interiore, come se mi avessero lanciato una bomba atomica addosso. E poi più niente, solo il flusso continuo dei miei pensieri.
Chiudo piano gli occhi e appoggio la testa allo stipite della porta. Ecco come la mmia vita cambiò in una sola parola sconosciuta. Adozione.
Nemmeno me ne accorgo e sono già in camera mia. Prendo lo zaino, infilando alcuni cambi –rubati- e i soldi dei miei –rubati anche quelli-. E scappo.

Dalla mia famiglia. Dalla mia vecchia vita. Da tutto ciò che apparteneva al passato. Ma ora non so dove andare. Cosa ne sarà di me? E del mio futuro? E’ troppo tardi per cambiare le scelte?
Perché tutta la tua vita è una menzogna, quando scopri di essere adottata. Si. Ho passato la vita a domandarmi cosa respingesse i miei genitori da me. Ora ho capito: ero la figlia che non avrebbero mai potuto avere, la figlia che sostituiva ogni loro sogno irraggiungibile. Riempivo il loro vuoto interiore, ma non ero mai abbastanza. Troppo invadente, troppo curiosa, troppo isolata. Troppo.
Allora feci l’unica cosa che so fare bene. Improvviso: presi un taxi, e lo portai in un luogo lontano da casa.
Pagai il taxi ed entrai nella boscaglia vicino la strada dove mi aveva fermato l’auto. Come un forte richiamo; c’era qualcosa dentro il bosco simile a una calamita. Il bosco era silenzioso e camminai lentamente, attenta a non schiacciare troppe foglie. La nebbia non permetteva un’ottima visione, e vedevo solo le sagome degli alberi.
Mi volto dietro. In lontananza, vicino un pino, giaceva una sagoma stranamente lineare. Iniziai a indietreggiare e sentii uno strano odore di bruciato e di…capra?
 
Poi la sagoma fece un salto e…
Aveva la testa di leone, il petto di capra e la coda era un orrendo serpente. Tutto ciò componeva un spaventoso mostro di media altezza (un metro e mezzo) CHE AVEVA TANTA VOGLIA DI MANGIARMI.

Filai più veloce che potei e in lontananza, oltre la verde collina, c’era una specie di fattoria. Vedendo la mia salvezza, le mie gambe furono incoraggiate a correre più veloce. Ma, distruggendo le mie speranze di salvezza, ad un certo punto sentii un calore alle spalle. Poi, vicina ormai alla porta della fattoria, SBAM!, mi ritrovai il mostro davanti.
Ecco è finita. Diversamente da come fanno i film, non potevo ammettere di aver avuto una bella vita. La mia vita ha fatto schifo, in tutti i sensi.
E ora mi ritrovo qui, cercando una via di fuga.
Presa dal panico afferro un ramoscello e glielo punto contro.
«Non muoverti, brutta bestia» gli ordino.

Ma il capra-leone sputa una palla di fuoco (si, una palla di fuoco) e mi causa una leggera ustione al braccio sinistro, dal polso al gomito.
Urlo, sperando che qualcuno nella fattoria (che poi scopro essere enorme) mi senta. Mi alzo in piedi e cerco una via per oltrepassare il mostro e muovermi verso la porta.
Illuminazione: noto un albero abbastanza alto. Se riesco a salire, faccio finta di buttarmi nell’opposta direzione della porta e velocemente mi precipito verso la fattoria. Sembra un piano stupido, ma è un’ottima soluzione rispetto alla morte.

Prendo il legnetto e filo verso l’albero. Un’altra stupida palla di fuoco viene nella mia direzione, e mi butto rotolando per la collina. Oltre ad essere giugno, il caldo del fuoco peggiora la mia sudorazione, e sembravo un pinguino nella gola di un vulcano che scappa, sudato e bruciato. Mi arrampico sull’albero e sarebbe andata anche bene se non fosse stato per il mostro che butta l’ennesima palla di fuoco e mi fa precipitare dolorante. Ecco, credo sarei morta. Chi mi aveva detto di venire qui?
Sarei morta, se non fosse per la spada che taglia la gola del capra-leone. Oltre il corpo mozzato c’è un ragazzo alto e bruno, con gli occhi color nocciola, che mi tende la mano.
«Stai bene?» chiede. «Sei…tutta bruciata» si avvicina e mi tocca i capelli con aria preoccupata. Poi quando vede l’ustione sul braccio mi fa alzare e dice «Ti porto in infermeria urgentemente, un cambio di vestiti e…»
Intanto io non smettevo di guardare il corpo del mostro, incredula «Cosa diamine era?» domando sconvolta.
«Una Chimera» dice deciso. Mi prende per il braccio buono «Andiamo dai. C’è qualcuno che ti aspetta».


 




Angolo dell'autrice
Carissimi Lettori! E' la mia ff, e il personaggio che ho creato spero non vi deluda ew.
Adoro personaggi con situazione familiari difficile (idk why HAHAHHA) e nei prossimi capitoli vedrete che al campo mezzosangue si troverà 'abbastanza' bene.
Per i primi cinque (o sei) capitoli andrò piano e presenterò i miei eroi: sette persone del tutto differenti tra loro, che combatteranno insieme contro la stessa persona.

RECENSITE IN TANTI, por favor :))
   
   
 
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