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Autore: DreamWriter    11/08/2014    4 recensioni
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA. Mi scuso con tutti coloro che la seguivano, ma al momento non ho ispirazione per continuarla]
C'era una volta una città piena di magia, in un mondo in cui la magia non esiste.
Storybrooke.
Terra di principesse, pirati, regine e streghe.
Terra di uomini e donne che devono sempre scontrarsi con il cattivo di turno per mantenere il bene.
Terra di uomini e donne che devono superare i loro demoni interiori per essere felici.
Terra che ora, misteriosamente, inizia a riempirsi di neve e ghiaccio.
- «Bene. Andiamo a fare pupazzi di neve, Swan!» - [Dal I capitolo]
Capitoli:
-When the days are cold (Emma, Killian)
-When your dreams all fail (Robin, Regina, Marian, David, Emma, Killian, Henry)
-With the beast inside (Rumple, Belle, Robin, Marian, Henry || Emma, David, Killian, Walsh)
-We still are made of greed (Emma, Killian, David, Whale, Walsh || Zelena, Regina delle Nevi)
-This is my kingdom come (Henry, Robin, Marion, Belle, Rumple || Emma, Walsh, Killian, David)
*Ambientata subito dopo la 3x22*
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Elsa, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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WHEN YOUR DREAMS ALL FAIL

«When your dreams all fail
and the ones we hail
are the worst of all
and the blood’s run stale..
» 

[“Quando tutti I tuoi sogni falliscono
e le persone che salutiamo
sono le peggiori fra tutte
e scorre vecchio sangue..”] 

~Demons, Imagine Dragons

 
«Emma e Killian stanno arrivando. Non hanno trovato nulla al porto e sembra che lì non ci sia ancora la neve» Robin si strinse nella giacca, troppo leggera per riscaldarlo davvero, mentre aria condensata uscì dalla sua bocca.
Piantò lo sguardo verso quello di David, come se in quel posto ci fossero solo loro due, cercando di non incrociarlo mai con gli occhi di Marian o Regina.

Il ritorno di sua moglie era una situazione ancora più paradossale di quella neve che stava imbiancando la città.
Sentì la schiena percorsa da un brivido e si chiese se fosse stato il freddo o l’angoscia.
Ricordava ancora la scenata della sera prima, le due donne della sua vita ad affrontarsi davanti a lui, con la stessa ferocia con la quale ora si evitavano accuratamente.
Sbatté le palpebre, chiuse gli occhi per pochi secondi e fu come essere di nuovo lì, al Granny, come rivivere per la seconda volta tutto.
 

«Tu e la Regina Cattiva..» Marian aveva sottolineato volutamente, con disprezzo, il nome con cui Regina era conosciuta nella Foresta Incantata, «..se questo è uno scherzo, non fa affatto ridere».
Gli occhi ebbero un lampo di odio, divennero più scuri della notte e si posarono sullo sguardo confuso di suo marito.
E, per la prima volta, il principe dei ladri non seppe giustificarsi.
Con il tempo Robin Hood aveva imparato ad usare bene le parole, a scoccarle al pari di frecce. E, come le frecce che scagliava dal suo arco, anche le sue parole andavano sempre a segno.
Ma non ora.
Non ora che gli occhi di tutti i clienti del Granny erano puntati su di lui.
Non ora che Roland osservava la scena con la bocca aperta in una smorfia di curiosità e paura.
Non ora che Marian sosteneva con fierezza il suo sguardo mentre Regina stringeva i pugni e si mordeva il labbro per non rischiare di dire qualcosa di troppo avventato.
Robin lo sapeva: se solo avesse voluto, il sindaco avrebbe risposto tono su tono a Marian, usando parole taglienti e velate di una sottile ironia. E invece se ne stava in silenzio, a guardare la scena, come tutti gli altri.
L’unica che aveva cercato di intervenire era stata Emma: quando Leroy, con gli occhi evidentemente arrossati dal vino, si era avvicinato a squadrare Marian e aveva condito il tutto con una grassa risata, Emma lo aveva preso per il braccio e aveva cercato di allontanarlo dalla moglie di Hood. Ma Marian l’aveva bloccata.

«
Cosa sta succedendo?» aveva chiesto, stringendo Roland tra le sue braccia e sorridendo impacciata e ancora ignara di tutto.
«
Cattive notizie per la Regina Cattiva!» aveva risposto il nano con la voce impastata dal vino e con una nuova, vibrante risata.
Era stato l’inizio della fine: Marian aveva chiesto nuove spiegazioni, Leroy non si era tirato indietro, nonostante Emma avesse cercato di tenergli chiusa la bocca e spingerlo via, e Marian aveva scoperto ogni cosa.
Regina aveva assunto un’espressione cupa e si era chiusa nel suo silenzio mentre Robin aveva incassato tutte le accuse della moglie senza riuscire a controbattere.
Era un tiro al bersaglio, ma questa volta a scagliare le frecce non era lui.

«
Come hai fatto ad innamorarti della donna che mi avrebbe ucciso? Anzi, che mi ha ucciso! Se Emma non mi avesse salvato la vita, cambiando il passato, io sarei morta per mano di Regina. E tu sicuramente questo lo sapevi! Prima che il passato fosse modificato sapevi che la causa della mia morte era questa strega. Come hai potuto anche solo pensare che nostro figlio crescesse con una donna del genere?» Marian alzò il tono di voce e i suoi occhi si ridussero a due fessure.
Stava lottando per non piangere, questo Robin lo aveva capito. Conosceva troppo bene sua moglie per non riuscire a decifrare le espressioni del suo viso. Provò a replicare ma Marian glielo negò.

«
Credevo che tu mi amassi. Credevo che…oh, è tutto così patetico! Ti rendi conto? Se non fosse stato per Emma…».
«
Se non fosse stato per Emma, a quest’ora, avrebbero tutti terminato le pessime lasagne di questa tavola calda e sarebbero tornati a casa senza godere di questo stupido teatrino!» Regina non aveva più resistito. Si era morsa il labbro fin troppe volte e l’unico risultato era stato attenuare il colore del rossetto, non certo la rabbia. Era arrivato il momento di far valere le proprie ragioni.
Diede uno sguardo a quella che tutti chiamavano Salvatrice, quando in realtà non faceva che portare guai. Emma non osò controbattere, ma ricambiò lo sguardo con occhi pieni di compassione. Pietà! Emma Swan la guardava con pietà! Dopo quello che aveva appena combinato avrebbe dovuto come minimo abbassare lo sguardo!

«
Non ti permetto di dire una parola di più contro la donna che mi ha salvato la vita!» Marian fissò Regina, posando Roland a terra e incrociando le braccia in segno di sfida.
«
Ti sbagli..» Regina tornò a  concentrarsi su Marian, occhi negli occhi, il dolore che aumentava senza che lei riuscisse a non darlo a vedere «..Emma non ti ha affatto salvato la vita. Ha solo contribuito, per l’ennesima volta, a rovinare la mia. Non sapevo che tu fossi la moglie di Robin Hood, non conosco tutta la vita delle persone che ho rinchiuso nelle mie prigioni o ho…ucciso. Ma una cosa la so per certa: anche se Emma Swan non avesse compiuto la sua buona azione quotidiana, tu non saresti comunque morta per colpa mia. Robin mi ha sempre detto di aver perso sua moglie a causa di una malattia e a meno che non mi abbia mentito, ma ne dubito, l’esecuzione non è mai avvenuta» il tono di voce di Regina non ammetteva repliche e il suo sguardo si posò su quello dell’uomo che, solo pochi minuti prima, considerava suo.
La sicurezza di Marian vacillò e anche lei puntò lo sguardo verso il marito, cercando spiegazioni.
In realtà Robin si rese conto che tutti i presenti, non solo le due donne, guardavano lui e soltanto lui. Annuì, prendendo un lungo respiro, poi iniziò a parlare
«Ho provato a spiegartelo dall’inizio, ma tu non hai fatto altro che interrompermi» Robin guardò Marian, cercando di non usare un tono di voce troppo duro «Sei confusa, posso capirlo. L’ultimo ricordo che hai del passato è Emma che ti porta via da quella cella. Questo ti fa credere che se Emma non ti avesse salvato tu saresti morta per mano di Regina. È giusto pensarlo. Ed è anche giusto ciò che ha fatto Emma: probabilmente, anzi, sicuramente, io al suo posto avrei preso la stessa decisione. Emma non può scusarsi per aver salvato una vita..» questa volta le sue parole e il suo sguardo erano diretti a Regina «..quindi è inutile darle colpe che non ha. Immagino che ci sia un motivo per cui la chiamano Salvatrice. E non credo che questo soprannome le sia stato dato perché volta le spalle alla gente che vede in difficoltà..» Robin sospirò e per qualche secondo il suo sguardo incrociò quello di Emma, riconoscente. «Marian, se Emma non avesse cambiato il passato, tu saresti sopravvissuta ugualmente a Regina. Non sapevo che lei ti avesse imprigionata. Probabilmente non l’avrei mai saputo. Ma ora riesco a collegare ogni cosa. Il giorno in cui sei sparita, messa in cella da Regina, io ero assente dal villaggio. Sulla strada del ritorno sono stato fermato da alcuni briganti. Alcuni mesi prima avevo rubato loro tutte le ricchezze di cui si erano impossessati abusivamente, per restituirle ai legittimi proprietari. Da allora mi avevano giurato che l’avrei pagata cara. E così fecero. Rimasi per un paio di giorni legato mani e piedi nel loro piccolo accampamento. Lì, mentre mi picchiavano e decidevano cosa fare di me, venni a sapere che stavano organizzando un’evasione per un loro compagno di sventure, rinchiuso nelle carceri della Regina. Il piano andò a buon fine e i briganti si vantarono di aver liberato anche altra gente da quelle carceri, per creare la confusione adatta a un’evasione. Dai loro discorsi capii anche che avevano fatto alcune razzie nel nostro villaggio. Alla fine decisero che io sarei morto annegato e stavano per riuscire nel loro intento se solo i compagni della foresta non mi avessero scovato e liberato. Quando sono tornato a casa tu eri lì, stesa sul pavimento, priva di conoscenza. Quando hai ripreso i sensi non ricordavi nulla. Farneticavi parole a caso, continuavi a ripetere “Briganti! Briganti!” e io ho pensato che fossero stati loro a ridurti così, anche perché la nostra casa era svuotata di tutto. Quello che non sapevo, e che ho capito solo ora, è che furono davvero i briganti a svaligiare casa nostra e a darti quella botta in testa che ti fece dimenticare tutto. Ma che furono proprio loro a farti evadere dalla prigione di Regina, per liberare il loro compagno» Robin fece una pausa e sentì addosso tutti i dubbi di quei giorni passati che finalmente svanivano. «Nessuno al villaggio mi ha mai detto che tu eri stata imprigionata da Regina. Nemmeno tu. In quei giorni non parlavi più. E iniziavi a diventare sempre più pallida. Quando hai ripreso a parlare è stato per dirmi addio: una malattia ti ha fatto morire nel giro di un mese. Anche quando eri incinta di Roland hai rischiato di morire. E io ho rubato una bacchetta magica a Tremotino per guarirti. Ma lui mi aveva avvisato: la magia ha sempre un prezzo. E nel mio caso il prezzo è stato non riuscire a salvarti per la seconda volta, per la stessa malattia» la voce di Robin si ridusse ad un rantolo «E’ stata dura senza di te. Roland era piccolo, aveva bisogno di te. Io avevo bisogno di te. E ti giuro, riuscire ad amare una seconda volta è stato dannatamente difficile. Eppure è successo. Regina non è il mostro che credi, Marian. Altrimenti non mi sarei mai innamorato di lei. Regina è cambiata…» Hood piombò nel silenzio, così come il resto dei presenti.
Fu Marian la prima a spezzare quella situazione.

«
E il tuo amore per me, Robin? Anche quello è cambiato? Cosa intendi fare ora?».

 Non c’erano state altre parole quella sera, dopo quella domanda. Robin era andato via senza rispondere, sistemandosi in una stanza del Granny’s e lasciando casa libera a Marian e Roland. Regina era andata via in lacrime, così come la moglie del principe dei ladri.
Anche lui aveva pianto, nel silenzio della sua stanza, mentre la domanda di Marian gli martellava la testa e lui non riusciva a trovare una risposta.
Poi il mattino dopo Roland aveva visto uno strano essere nel giardino di casa e questo aveva ricordato a tutti, se ce ne fosse ancora stato bisogno, che in quella città non esistevano solo i problemi di cuore.
Si erano divisi: lui e David da un lato, Emma e Killian dall’altro.
Poi Marian aveva insistito ad accompagnarli.
«Devo capire anche io cosa ha visto mio figlio» aveva detto.
E Regina, spinta da Henry, si era aggiunta a quel gruppo.
«Mamma, dovremmo andare con nonno David: tu hai la magia e potresti difenderci in caso di pericolo!» era stata la supplica del figlio. E Regina si era chiesta come mai il suo piccolo principe non avesse pensato anche alla difesa di Emma e del pirata. La risposta era arrivata quando tutti si erano riuniti: Henry aveva più volte indicato Robin a Regina, scoccando sorrisetti e occhiolini.
Suo figlio voleva che lei fosse felice, e questo significava non lasciare mai solo Robin con Marian!

«Eccoci. Abbiamo cercato di fare più in fretta possibile…» la voce affannata di Emma riportò tutti alla realtà, scacciando pensieri e ricordi della sera prima.
«Per quanto il maggiolino sia meno veloce della mia Jolly Roger, posso confermare che Emma non ha staccato mai il piede dall’acceleratore. Dovrebbe farle una multa per eccesso di velocità, sceriffo! Ah, giusto: Swan è tua figlia!» Killian ammiccò a David, che lo guardò inflessibile.
«Io farei meno battutine: nel caso non te ne fossi accorto, siamo circondati dalla neve!» David allargò le braccia, indicando il terreno sotto di loro.
«Mi stai appena rinfacciando di non aver portato con me sciarpa e carota per addobbare qualche pupazzo? È stata tua figlia a non darmi il tempo di procurarmeli!» il pirata agitò scherzosamente l’uncino verso David, strappando una risata a Henry.
«Dovreste piantarla, tutti quanti! Mio figlio ha visto un mostro nel giardino e voi perdete tempo in chiacchere. Dovremmo intervenire, e subito» Marian tremò, senza sapere se fosse stata colpa del freddo o della paura.
«A breve la neve coprirà tutta Storybrooke: bisogna avvisare gli abitanti e cercare di capirne qualcosa in più. Al momento brancoliamo tutti nel buio» Regina intervenne, posando una mano sulla spalla del figlio.
«Ha già coperto tutta Storybrooke» la corresse Emma.
Gli occhi di tutti, eccetto quelli di Killian, si fissarono su di lei, interrogativi.

«Quando stavamo venendo ha iniziato a nevicare anche nella zona del porto. E in pochissimo tempo tutte le strade erano già imbiancate. Gli abitanti si sono chiusi in casa, abbiamo sentito qualcuno urlare che in questa città non si può mai stare tranquilli» spiegò Emma.
«Neve, freddo, ghiaccio: è su questo che dobbiamo concentrarci. Il mio libro non parla di niente del genere, ma se raggiungiamo Belle in biblioteca credo che potremmo fare delle ricerche e capire qualcosa in più. Se in una città come Storybrooke nevica in primavera, quasi estate, dubito che il meteo sia impazzito. Sarà opera di qualche nuovo cattivo che vorrà chissà cosa da chissà chi. Quindi, non ci resta che indagare!» Henry aveva ascoltato le parole di tutti senza aprire bocca, decidendo di intervenire al momento opportuno.
«Giusto, ragazzino! Tu e Robin potreste andare da Belle. Regina, tu sei il sindaco: bisognerà che parli alla città convocando un’assemblea o qualcosa del genere. David…cioè, papà…io e te dovremmo occuparci della sicurezza: la neve potrebbe scatenare incidenti o altro..» Emma sentì una sicurezza che prima non aveva mai avuto. Iniziava ad abituarsi alle stranezze di quella città e gestirla era più semplice ora.
«Io mi unisco a voi due!» replicò Killian.
«Io accompagno Robin ed Henry» aggiunse Marian, lanciando un’occhiata fugace a Regina.
«Non mi piace che mi si diano ordini. Soprattutto quando a darli sei tu, Emma, e soprattutto dopo ciò che hai combinato. Ma in questo caso era ciò che stavo per fare, perciò sì, andrò al municipio per organizzare un incontro con i cittadini» esclamò Regina, guardando prima Emma e poi Marian con una punta d’irritazione.
«Bene, andiamo da Belle allora..» Robin si avvicinò a Henry, evitando lo sguardo di Regina.
«Il primo che scopre qualcosa in più o ha dei problemi, contatti gli altri» aggiunse David.
«Che l’Operazione Orso Polare abbia inizio!» esclamò Henry mentre l’entusiasmo saliva alle stelle.

   
 
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