WHEN
YOUR DREAMS ALL FAIL
«When your
dreams all fail
and the ones we hail
are the worst of all
and the blood’s run stale..»
[“Quando tutti
I tuoi sogni falliscono
e le persone
che salutiamo
sono le
peggiori fra tutte
e scorre
vecchio sangue..”]
~Demons, Imagine
Dragons
«Emma e Killian stanno
arrivando. Non hanno trovato nulla
al porto e sembra che lì non ci sia ancora la neve» Robin si strinse nella giacca,
troppo leggera per
riscaldarlo davvero, mentre aria condensata uscì dalla sua bocca.
Piantò lo sguardo verso quello di David, come
se in quel posto ci fossero solo loro due, cercando di non incrociarlo
mai con
gli occhi di Marian o Regina.
Il ritorno di sua moglie
era una situazione ancora più paradossale di quella neve che stava
imbiancando
la città.
Sentì la schiena percorsa
da un brivido e si chiese se fosse stato il freddo o l’angoscia.
Ricordava ancora la scenata
della sera prima, le due donne della sua vita ad affrontarsi davanti a
lui, con
la stessa ferocia con la quale ora si evitavano accuratamente.
Sbatté le palpebre, chiuse
gli occhi per pochi secondi e fu come essere di nuovo lì, al Granny,
come
rivivere per la seconda volta tutto.
«Tu e la
Regina Cattiva..» Marian aveva
sottolineato volutamente, con disprezzo, il nome con cui Regina era
conosciuta
nella Foresta Incantata, «..se questo è
uno scherzo, non fa affatto ridere».
Gli occhi ebbero un lampo di odio, divennero più scuri
della notte e si posarono sullo sguardo confuso di suo marito.
E, per la prima volta, il principe dei ladri non seppe
giustificarsi.
Con il tempo Robin Hood aveva imparato ad usare bene
le parole, a scoccarle al pari di frecce. E, come le frecce che
scagliava dal
suo arco, anche le sue parole andavano sempre a segno.
Ma non ora.
Non ora che gli occhi di tutti i clienti del Granny erano
puntati su di lui.
Non ora che Roland osservava la scena con la bocca
aperta in una smorfia di curiosità e paura.
Non ora che Marian sosteneva con fierezza il suo
sguardo mentre Regina stringeva i pugni e si mordeva il labbro per non
rischiare di dire qualcosa di troppo avventato.
Robin lo sapeva: se solo avesse voluto, il sindaco
avrebbe risposto tono su tono a Marian, usando parole taglienti e
velate di una
sottile ironia. E invece se ne stava in silenzio, a guardare la scena,
come
tutti gli altri.
L’unica che aveva cercato di intervenire era stata
Emma: quando Leroy, con gli occhi evidentemente arrossati dal vino, si
era
avvicinato a squadrare Marian e aveva condito il tutto con una grassa
risata,
Emma lo aveva preso per il braccio e aveva cercato di allontanarlo
dalla moglie
di Hood. Ma Marian l’aveva bloccata.
«Cosa sta
succedendo?» aveva
chiesto, stringendo Roland tra le sue braccia e sorridendo impacciata e
ancora
ignara di tutto.
«Cattive
notizie per la Regina Cattiva!» aveva
risposto il nano con la voce impastata dal vino e con una nuova,
vibrante
risata.
Era stato l’inizio della fine: Marian aveva chiesto
nuove spiegazioni, Leroy non si era tirato indietro, nonostante Emma
avesse
cercato di tenergli chiusa la bocca e spingerlo via, e Marian aveva
scoperto
ogni cosa.
Regina aveva assunto un’espressione cupa e si era
chiusa nel suo silenzio mentre Robin aveva incassato tutte le accuse
della
moglie senza riuscire a controbattere.
Era un tiro al bersaglio, ma questa volta a scagliare
le frecce non era lui.
«Come hai
fatto ad innamorarti della donna che mi avrebbe ucciso? Anzi, che mi ha
ucciso!
Se Emma non mi avesse salvato la vita, cambiando il passato, io sarei
morta per
mano di Regina. E tu sicuramente questo lo sapevi! Prima che il passato
fosse
modificato sapevi che la causa della mia morte era questa strega. Come
hai
potuto anche solo pensare che nostro figlio crescesse con una donna del
genere?» Marian alzò il tono di voce e
i suoi occhi si
ridussero a due fessure.
Stava lottando per non piangere, questo Robin lo aveva
capito. Conosceva troppo bene sua moglie per non riuscire a decifrare
le
espressioni del suo viso. Provò a replicare ma Marian glielo negò.
«Credevo che
tu mi amassi. Credevo che…oh, è tutto così patetico! Ti rendi conto? Se
non
fosse stato per Emma…».
«Se non fosse
stato per Emma, a quest’ora, avrebbero tutti terminato le pessime
lasagne di
questa tavola calda e sarebbero tornati a casa senza godere di questo
stupido
teatrino!» Regina non
aveva più resistito. Si era morsa il labbro fin troppe volte e l’unico
risultato era stato attenuare il colore del rossetto, non certo la
rabbia. Era arrivato
il momento di far valere le proprie ragioni.
Diede uno sguardo a quella che tutti chiamavano
Salvatrice, quando in realtà non faceva che portare guai. Emma non osò
controbattere, ma ricambiò lo sguardo con occhi pieni di compassione.
Pietà!
Emma Swan la guardava con pietà! Dopo quello che aveva appena combinato
avrebbe
dovuto come minimo abbassare lo sguardo!
«Non ti
permetto di dire una parola di più contro la donna che mi ha salvato la
vita!» Marian fissò Regina, posando
Roland a terra e
incrociando le braccia in segno di sfida.
«Ti sbagli..» Regina tornò a
concentrarsi su Marian, occhi negli occhi, il dolore che
aumentava senza
che lei riuscisse a non darlo a vedere «..Emma non ti
ha affatto salvato la vita. Ha solo contribuito, per l’ennesima volta,
a
rovinare la mia. Non sapevo che tu fossi la moglie di Robin Hood, non
conosco
tutta la vita delle persone che ho rinchiuso nelle mie prigioni o
ho…ucciso. Ma
una cosa la so per certa: anche se Emma Swan non avesse compiuto la sua
buona
azione quotidiana, tu non saresti comunque morta per colpa mia. Robin
mi ha
sempre detto di aver perso sua moglie a causa di una malattia e a meno
che non
mi abbia mentito, ma ne dubito, l’esecuzione non è mai avvenuta» il tono di voce di Regina non
ammetteva repliche e il
suo sguardo si posò su quello dell’uomo che, solo pochi minuti prima,
considerava suo.
La sicurezza di Marian vacillò e anche lei puntò lo
sguardo verso il marito, cercando spiegazioni.
In realtà Robin si rese conto che tutti i presenti,
non solo le due donne, guardavano lui e soltanto lui. Annuì, prendendo
un lungo
respiro, poi iniziò a parlare «Ho provato a
spiegartelo dall’inizio, ma tu non hai fatto altro che interrompermi» Robin guardò Marian, cercando
di non usare un tono di
voce troppo duro «Sei confusa,
posso capirlo. L’ultimo ricordo che hai del passato è Emma che ti porta
via da
quella cella. Questo ti fa credere che se Emma non ti avesse salvato tu
saresti
morta per mano di Regina. È giusto pensarlo. Ed è anche giusto ciò che
ha fatto
Emma: probabilmente, anzi, sicuramente, io al suo posto avrei preso la
stessa
decisione. Emma non può scusarsi per aver salvato una vita..» questa volta le sue parole e
il suo sguardo erano
diretti a Regina «..quindi è
inutile darle colpe che non ha. Immagino che ci sia un motivo per cui
la
chiamano Salvatrice. E non credo che questo soprannome le sia stato
dato perché
volta le spalle alla gente che vede in difficoltà..» Robin sospirò e per qualche
secondo il suo sguardo
incrociò quello di Emma, riconoscente. «Marian, se
Emma non avesse cambiato il passato, tu saresti sopravvissuta
ugualmente a
Regina. Non sapevo che lei ti avesse imprigionata. Probabilmente non
l’avrei
mai saputo. Ma ora riesco a collegare ogni cosa. Il giorno in cui sei
sparita,
messa in cella da Regina, io ero assente dal villaggio. Sulla strada
del
ritorno sono stato fermato da alcuni briganti. Alcuni mesi prima avevo
rubato
loro tutte le ricchezze di cui si erano impossessati abusivamente, per
restituirle ai legittimi proprietari. Da allora mi avevano giurato che
l’avrei
pagata cara. E così fecero. Rimasi per un paio di giorni legato mani e
piedi
nel loro piccolo accampamento. Lì, mentre mi picchiavano e decidevano
cosa fare
di me, venni a sapere che stavano organizzando un’evasione per un loro
compagno
di sventure, rinchiuso nelle carceri della Regina. Il piano andò a buon
fine e
i briganti si vantarono di aver liberato anche altra gente da quelle
carceri,
per creare la confusione adatta a un’evasione. Dai loro discorsi capii
anche
che avevano fatto alcune razzie nel nostro villaggio. Alla fine
decisero che io
sarei morto annegato e stavano per riuscire nel loro intento se solo i
compagni
della foresta non mi avessero scovato e liberato. Quando sono tornato a
casa tu
eri lì, stesa sul pavimento, priva di conoscenza. Quando hai ripreso i
sensi
non ricordavi nulla. Farneticavi parole a caso, continuavi a ripetere
“Briganti!
Briganti!” e io ho pensato che fossero stati loro a ridurti così, anche
perché la
nostra casa era svuotata di tutto. Quello che non sapevo, e che ho
capito solo
ora, è che furono davvero i briganti a svaligiare casa nostra e a darti
quella
botta in testa che ti fece dimenticare tutto. Ma che furono proprio
loro a
farti evadere dalla prigione di Regina, per liberare il loro compagno» Robin fece una pausa e sentì
addosso tutti i dubbi di
quei giorni passati che finalmente svanivano. «Nessuno al
villaggio mi ha mai detto che tu eri stata imprigionata da Regina.
Nemmeno tu. In
quei giorni non parlavi più. E iniziavi a diventare sempre più pallida.
Quando hai
ripreso a parlare è stato per dirmi addio: una malattia ti ha fatto
morire nel
giro di un mese. Anche quando eri incinta di Roland hai rischiato di
morire. E io
ho rubato una bacchetta magica a Tremotino per guarirti. Ma lui mi
aveva
avvisato: la magia ha sempre un prezzo. E nel mio caso il prezzo è
stato non
riuscire a salvarti per la seconda volta, per la stessa malattia» la voce di Robin si ridusse
ad un rantolo «E’ stata dura senza di te.
Roland era piccolo, aveva
bisogno di te. Io avevo bisogno di te. E ti giuro, riuscire ad amare
una
seconda volta è stato dannatamente difficile. Eppure è successo. Regina
non è
il mostro che credi, Marian. Altrimenti non mi sarei mai innamorato di
lei. Regina
è cambiata…» Hood piombò
nel silenzio, così come il resto dei presenti.
Fu Marian la prima a spezzare quella situazione.
«E il tuo
amore per me, Robin? Anche quello è cambiato? Cosa intendi fare ora?».
Anche lui aveva pianto,
nel silenzio della sua stanza, mentre la domanda di Marian gli
martellava la
testa e lui non riusciva a trovare una risposta.
Poi il mattino dopo Roland
aveva visto uno strano essere nel giardino di casa e questo aveva
ricordato a
tutti, se ce ne fosse ancora stato bisogno, che in quella città non
esistevano
solo i problemi di cuore.
Si erano divisi: lui e
David da un lato, Emma e Killian dall’altro.
Poi Marian aveva insistito
ad accompagnarli. «Devo capire anche io cosa ha visto mio figlio» aveva detto.
E Regina, spinta da Henry,
si era aggiunta a quel gruppo. «Mamma, dovremmo
andare con nonno David: tu hai la magia e potresti difenderci in caso
di
pericolo!» era stata la supplica del figlio. E Regina
si era
chiesta come mai il suo piccolo principe non avesse pensato anche alla
difesa
di Emma e del pirata. La risposta era arrivata quando tutti si erano
riuniti:
Henry aveva più volte indicato Robin a Regina, scoccando sorrisetti e
occhiolini.
Suo figlio voleva che lei
fosse felice, e questo significava non lasciare mai solo Robin con
Marian!
«Eccoci. Abbiamo cercato di fare più in fretta
possibile…» la voce affannata di Emma riportò tutti alla
realtà,
scacciando pensieri e ricordi della sera prima.
«Per quanto il maggiolino sia meno veloce
della mia
Jolly Roger, posso confermare che Emma non ha staccato mai il piede
dall’acceleratore.
Dovrebbe farle una multa per eccesso di velocità, sceriffo! Ah, giusto:
Swan è
tua figlia!» Killian ammiccò a David, che lo guardò
inflessibile.
«Io farei meno battutine: nel caso non te ne
fossi
accorto, siamo circondati dalla neve!» David
allargò le braccia, indicando il terreno sotto di loro.
«Mi stai appena rinfacciando di non aver
portato con me
sciarpa e carota per addobbare qualche pupazzo? È stata tua figlia a
non darmi
il tempo di procurarmeli!» il pirata agitò scherzosamente l’uncino
verso David,
strappando una risata a Henry.
«Dovreste piantarla, tutti quanti! Mio figlio
ha visto
un mostro nel giardino e voi perdete tempo in chiacchere. Dovremmo
intervenire,
e subito» Marian tremò, senza sapere se fosse stata
colpa del
freddo o della paura.
«A breve la neve coprirà tutta Storybrooke:
bisogna avvisare
gli abitanti e cercare di capirne qualcosa in più. Al momento
brancoliamo tutti
nel buio» Regina intervenne, posando una mano sulla
spalla del
figlio.
«Ha già coperto tutta Storybrooke» la corresse Emma.
Gli occhi di tutti,
eccetto quelli di Killian, si fissarono su di lei, interrogativi.
«Quando stavamo venendo ha iniziato a nevicare
anche
nella zona del porto. E in pochissimo tempo tutte le strade erano già
imbiancate. Gli abitanti si sono chiusi in casa, abbiamo sentito
qualcuno
urlare che in questa città non si può mai stare tranquilli» spiegò Emma.
«Neve, freddo, ghiaccio: è su questo che
dobbiamo
concentrarci. Il mio libro non parla di niente del genere, ma se
raggiungiamo
Belle in biblioteca credo che potremmo fare delle ricerche e capire
qualcosa in
più. Se in una città come Storybrooke nevica in primavera, quasi
estate, dubito
che il meteo sia impazzito. Sarà opera di qualche nuovo cattivo che
vorrà chissà
cosa da chissà chi. Quindi, non ci resta che indagare!» Henry aveva ascoltato le parole di tutti
senza aprire
bocca, decidendo di intervenire al momento opportuno.
«Giusto, ragazzino! Tu e Robin potreste andare
da
Belle. Regina, tu sei il sindaco: bisognerà che parli alla città
convocando un’assemblea
o qualcosa del genere. David…cioè, papà…io e te dovremmo occuparci
della
sicurezza: la neve potrebbe scatenare incidenti o altro..» Emma sentì una sicurezza che prima non aveva
mai
avuto. Iniziava ad abituarsi alle stranezze di quella città e gestirla
era più
semplice ora.
«Io mi unisco a voi due!»
replicò Killian.
«Io accompagno Robin ed Henry» aggiunse Marian, lanciando un’occhiata
fugace a
Regina.
«Non mi piace che mi si diano ordini.
Soprattutto quando
a darli sei tu, Emma, e soprattutto dopo ciò che hai combinato. Ma in
questo
caso era ciò che stavo per fare, perciò sì, andrò al municipio per
organizzare
un incontro con i cittadini» esclamò Regina,
guardando prima Emma e poi Marian con una punta d’irritazione.
«Bene, andiamo da Belle allora..» Robin si avvicinò a Henry, evitando lo
sguardo di
Regina.
«Il primo che scopre qualcosa in più o ha dei
problemi,
contatti gli altri» aggiunse David.
«Che l’Operazione Orso Polare abbia inizio!» esclamò Henry mentre l’entusiasmo saliva
alle stelle.