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Autore: snowvic    12/08/2014    5 recensioni
"Piper Chapman ha nove anni quando vede Alex Vause per la prima volta." Traduzione di una fanfiction già esistente, ambientata in un AU che parte dall'infanzia e arriva alle superiori. Contiene riferimenti alla serie. Enfasi sul periodo delle superiori. Due capitoli. Il link dell'originale in inglese è: https://www.fanfiction.net/s/10466597/1/young-blood.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Piper Chapman
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piper Chapman ha nove anni quando vede Alex Vause per la prima volta.

È nuova a scuola, e la signora Patterson le fa fare quella cosa orribile dove deve stare in piedi davanti a tutta la classe e presentarsi. Jessica Wedge e le sue tre migliori amiche stanno ridacchiando sotto voce, in un modo che può essere solo una presa in giro nei suoi confronti, e non si stanno neanche impegnando troppo a nasconderlo. Piper è grata di non dover essere mai stata la nuova arrivata. Essere quella che "c'è sempre stata" è già abbastanza difficile.

Alex Vause sembra sollevata quando può prendere posto nell'unico banco vuoto in classe, che purtroppo si trova proprio davanti a Jessica e le sue amiche. Non appena si toglie l'imbottita giacca blu, Piper subito capisce di cosa stanno ridendo. I vestiti della nuova arrivata sembrano vecchi e, anche se non proprio sporchi, un po' sudici e consumati dalle tarme. Sono anche abbinati in modo bizzarro, non solo nello stile ma anche nella taglia: i jeans sono troppo grandi, mentre il maglioncino troppo piccolo - le maniche superano i gomiti di soltanto pochi centimetri. Odora anche vagamente del negozio di vestiti usati della chiesa, alla quale Piper e sua madre vanno a portare gli abiti che non le entrano più.
Ovviamente anche Jessica se n'è accorta, perché, con le piante dei piedi, spinge il banco di Alex parecchi centimetri in avanti. Alex si gira, sorpresa dal movimento, e vede Jessica tapparsi le narici con una mano e sventolare l'altra per allontanare l'odore. "Puuuuu", sibila lei, abbastanza forte da farlo sentire a due file di banchi.

È del tutto esagerato. I negozi di vestiti usati non puzzano. Hanno solo odore di vecchio e polvere.

Piper si volta verso la sua amica Sarah, nel banco accanto a lei, ma Sarah sta osservando tutta la vicenda con interesse. Piper sospira e torna a guardare avanti. Sarah si esalta fin troppo quando Jessica trova qualcuno da prendere di mira, contenta di essere scesa nella classifica degli obbiettivi di Jessica.

In realtà Piper era amica di Jessica, Holly, Madison e Amy... le loro madri si conoscono tutte e organizzano sempre eventi a scuola. Ma in terza elementare, quando avevano iniziato a ricevere compiti di matematica veri, Jessica chiedeva continuamente a Piper se poteva copiarli. Piper le diceva sempre di no, quindi ora Jessica le parla a malapena, se non per chiamarla Secchiona o Perfettina.

Piper a nove anni segue le regole. Prende 100 a tutti i test di spelling e lettura accelerata, e si ricorda sempre di fare i compiti. Piper a nove anni è tranquilla e senza pretese, contenta con uno o due buoni amici... anche quando i suoi amici sembrano avere aspirazioni più alte. A Piper a nove anni non piace stravolgere le cose. Quindi, quando vede la nuova arrivata seduta da sola all'angolo di un tavolo a pranzo, non la invita a unirsi a loro anche se vorrebbe. Jessica Wedge farà la bulla in ogni caso; Piper preferirebbe non attirare l’attenzione di Jessica, preferisce non sedersi accanto al suo bersaglio.

Dopo scuola, Piper e Sarah stanno aspettando l'autobus, e Alex Vause cammina verso la stessa fermata, quando all'improvviso Jessica urla "Ehi, Porcile!"

È comprensibile che Alex non si giri a questo nome ma quasi tutti gli altri lo fanno, quindi c'è una folla a guardare quando Jessica supera Alex e le sventola un grosso sacco nero, pieno di spazzatura, sotto il naso. "Potresti portarlo a casa con te?" Alex la guarda perplessa, quindi Jessica aggiunge, "Vivi in un cassonetto, giusto?"

Le risate iniziano con Jessica ma si diffondono velocemente e spiacevolmente tra la gente. Piper sente Sarah unirsi a loro accanto a lei. Quindi guarda Alex Vause lasciar cadere il sacco come se l'avesse ustionata, si affloscia, si apre e rilascia il suo contenuto sul cemento; gli occhi di Alex si spalancano per il panico prima che Jessica alzi la voce, contenendo a malapena la gioia verso questo inaspettato colpo di scena nel suo piano. "Signor Reilly, questa ragazza ha lanciato un mucchio di spazzatura!"

Il professore di educazione fisica di turno sul bus le raggiunge di corsa, il petto di Piper si stringe per la compassione mentre lui lancia un'occhiata severa ad Alex e al caos ai suoi piedi. Potrebbe avvicinarsi, dire al signor Reilly ciò che è successo ma, prima che possa decidere, la porta del bus si apre e un altro insegnante le spinge all'interno.

Tutti hanno preso posto, le porte si sono chiuse e l'autobus si è sistemato dietro gli altri fermandosi pigramente in attesa del suo turno di lasciare il parcheggio, quando si sente bussare alla porta chiusa. Si apre cigolando, il signor Reilly dice qualcosa all'autista e qualche secondo dopo Alex sale sull'autobus trascinandosi lungo il corridoio, mentre i suoi occhi viaggiano veloci alla ricerca di un posto libero.

"Bel lavoro, Porcile", sussurra Sarah quando passa; Piper vorrebbe dirle che nessuno degli amici di Jessica può sentirla in quel momento, ma non dice nulla.

Qualche momento dopo il passaggio di Alex, Piper si volta nel suo sedile. Alex siede da sola, oltre il corridoio e due file di sedili dietro e tiene lo zaino stretto contro il petto. I suoi occhi sembrano enormi e luminosi dietro agli occhiali, sbatte spesso le palpebre e l'arcata dentale superiore è conficcata fermamente nel tremante labbro inferiore. Sembra insopportabilmente triste e sola ma, anche se c'è un sedile libero proprio accanto a lei, Piper non va a parlarle.

Piper a nove anni è un po' una codarda.
Per i mesi successivi della quarta elementare, la situazione rimase la stessa.

Alex Vause continua a essere il bersaglio preferito di Jessica, ed è difficile negare che, con lei nei paraggi, Piper riceve molti meno "Secchiona" e "Perfettina". È disgustoso guardare Sarah o persino Alison provare a unirsi a lei - è Sarah che riferisce a Jessica, con molto piacere, che la madre di Alex è stata la sua cameriera al Friendly una sera - ma Piper ne sa abbastanza da accontentarsi di quello che c'è.

Ma Piper osserva sempre.

Alex non si chiude a riccio e non scappa via. Lei risponde. Anche se i suoi sforzi sono sempre del tutto inutili e peggiorano spesso la situazione (mia madre ha tipo quattro lavori), lei litiga. Dopo il primo giorno, sembra non essere mai sull'orlo del pianto.

Alex a nove anni è piena di risposte pungenti e di una versione infantile di sdegno e indignazione. Sviluppa un aspetto esteriore sempre annoiato, l'abitudine di roteare gli occhi come se Jessica la stesse solo infastidendo e come se fosse solo uno spreco del suo tempo. È decisamente tutta scena, perché Alex a nove anni ha un grosso istinto di sopravvivenza, ma Piper non può fare altro che ammirarla. Alex a nove anni è coraggiosa.
E Alex è quella che si fa avanti e le parla, alla fine.

Piper è troppo sconvolta per andare fino in fondo con il piano "intrufolarsi nel film vietato ai minori" di Sarah, che sospira e dice che Piper stava solo cercando una scusa... come se la cosa più importante dell'aver visto suo padre con una donna che non è sicuramente sua madre, fosse che ora non aveva bisogno di infrangere una regola. Sarah va comunque a vedere il film.

Piper siede sulla panchina all'esterno, le ginocchia raccolte al petto, sentendosi sconvolta, spaventata e troppo giovane per sapere come gestire la cosa.

"Ehi, tu. Piper."

Il suo sguardo sale e vede Alex Vause camminare verso di lei, indossando gli stessi vestiti che aveva indossato a scuola il giorno prima. Sta mangiando un cono gelato di Ben and Jerry, anche se è quasi inverno. "Siamo in classe insieme."

"Uhm. Sì. Ciao."

"Cosa fai qui?"

"Stavo per, uhm, andare al cinema." Per qualche ragione l'istinto di impressionare Alex le invade la mente. "Abbiamo i biglietti per un film vietato ai minori. Per entrare di nascosto."

Alex non chiede chi è noi. Alex le ride in faccia. "Stronzate." Piper sussulta lievemente alla facilità con la quale la parolaccia lascia le labbra di Alex. "TU stai per entrare di nascosto a un film vietato ai minori?"

Piper non sa come rispondere a questo; è troppo sorpresa che Alex sappia qualcosa su di lei.

"Quando inizia il film?" Chiede Alex alla fine. Il gelato alla fragola si sta sciogliendo sui suoi guanti.

"È già iniziato."

Alex fa un ghigno. "Vedi? Non sei riuscita ad andare fino in fondo."

"No, è che..."

E, per qualche ragione, Piper dice tutto ad Alex. Di suo padre, e della donna che non è sua madre.

Alex ha uno sguardo serio mentre Piper parla, e non la interrompe neanche una volta. Quando Piper finisce di parlare, Alex sospira profondamente e dice in tono grave "Che stronzo."

Questa volta Piper non sa se sussultare per la parolaccia o per il fatto che è diretta a suo padre.

"Lo dirai a tua madre?"

Ovviamente è la stessa domanda che sta pulsando nella sua mente in quel momento. "Non lo so" dice guardando Alex speranzosa di ricevere un consiglio.

"Se fossi in lei, probabilmente vorrei saperlo," dice Alex meditando. "E so che mia madre vorrebbe saperlo. Uno dei suoi ragazzi l'ha tradita una volta, e lei gli ha detto che se mai fosse tornato gli avrebbe tagliato le palle." Piper aggrotta la fronte, sconvolta. Poi Alex aggiunge "In più, vuoi davvero andare in giro nascondendo una cosa così grande a tua madre per sempre?"

"No." A questo Piper risponde facilmente. "Hai ragione. Devo dirglielo."

Stanno in silenzio per un po'. Alex si arrende e getta il suo quasi completamente sciolto gelato in un cespuglio nelle vicinanze e si toglie i guanti. Alla fine chiede "Prendi il mio stesso autobus, giusto?"

"Sì. Cioè, mi sembra." Stupida. Come se non conoscesse tutti quelli che prendono il bus.

Alex non incrocia il suo sguardo mentre le dice con tono attentamente casuale, "Potresti sedere con me lunedì mattina. Raccontarmi come va."

"Ok. Forse."

Annuendo, Alex non insiste. "Figo." Dopo poco, dice "Devo andare. Mia madre sta per finire di lavorare. Mi dispiace per tuo padre."

"Sì, grazie."

Poi Piper osserva mentre Alex trotta di nuovo verso il Ben and Jerry.
Lunedì mattina Piper è ansiosa alla fermata dell'autobus.

Sarah le avrà tenuto il posto, come al solito. E Alex Vause starà sedendo da sola. Come al solito.

Piper è molto più a suo agio con il “come al solito”.

Però vuole raccontare a qualcuno della reazione strana di sua madre, dell'ingiustizia di Piper che viene punita e del fatto che sente ancora di star tenendo un segreto.

Non ha ancora deciso cosa farà una volta salita sul bus, il che aumenta le possibilità che andrà sul sicuro e si infilerà nel suo come al solito: sedersi vicino a Sarah e far finta di non aver mai parlato ad Alex Vause dell'infedeltà di suo padre. Ma poi vede Alex guardarla attentamente. Le fa un piccolo sorriso a labbra chiuse quando Piper la guarda. I suoi occhi sono un punto di domanda, che nascondono a malapena una speranza.

Allora Piper pensa a sua madre, che ignora informazioni preoccupanti, e la compara con se stessa, che ignora le situazioni spiacevoli. Non vuole farlo più.

Quindi attraversa velocemente il corridoio, scivola sul sedile accanto Alex Vause e dice, come se fossero nel mezzo di una conversazione, "Non gliene è neanche fregato."

E basta quello. Sono amiche.
Hanno dieci anni quando Piper va a casa di Alex.

Dopo mesi di inviti a casa di Piper dopo scuola, o per pigiama party, sua madre inizia a suggerire che è da maleducati non ricambiare.
“Perché non ti invita mai a casa sua, Piper?”

Quindi, per placare sua madre, quella settimana a scuola, quando Alex suggerisce, "Ti va un pigiama party venerdì?," Piper chiede con nonchalance se possono farlo a casa di Alex questa volta. Alex non parla per un lungo momento, aggiustandosi gli occhiali senza motivo, e alla fine borbotta che chiederà a sua madre. La mattina successiva, sull'autobus, riferisce che sua madre le ha dato il permesso ma non sembra molto felice della cosa.
Quel venerdì, Alex è insolitamente silenziosa sull'autobus durante il ritorno a casa, lo sguardo basso e le labbra contratte in una profonda smorfia, come se fosse nel mezzo di un incarico che le costa tanta fatica e non la soddisfa neanche un po’. Piper è troppo distratta perché capisca quale sia il problema, anche quando scendono dal bus lungo una strada circondata da squallidi edifici e Alex inizia guardarla preoccupata ogni pochi secondi. C'è un'espressione stranamente intensa sul viso di Alex, che rende Piper insicura di cosa dire, come se qualsiasi parola pronunciata sarà presa molto seriamente. La segue silenziosamente fino a raggiungere una palazzina a due piani, stile motel, con una fila di porte che affacciano direttamente all'esterno.

Alex fa strada sulla scala di metallo bianca, fino a una porta con la vernice scrostata e il numero sei argentato appeso dal suo centro, poi estrae una chiave dallo zaino.

La chiave provoca il primo segno di stupore in Piper. "Dov'è tua madre?"

"Lavoro." Persino quella singola sillaba è tagliente e difensiva ma Piper è troppo occupata a preoccuparsi che i suoi genitori possano scoprire che è senza la supervisione di un adulto, per registrare qualsiasi altra implicazione. Alex non la guarda mentre infila la chiave nella serratura e apre la porta.
L'appartamento è piccolo, più piccolo di quello che Piper poteva immaginare. La stanza principale comprende una poltrona reclinabile e un divano, pieno di cuscini e lenzuola, come se qualcuno lo stesse usando per dormire, una TV datata e una mensola enorme piena di dischi. Il tappeto si trasforma improvvisamente in un piccolo spiazzo di mattonelle, grande abbastanza solo per un fornello, un frigo e un lavandino. Piper riesce a vedere un bagno attaccato alla stanza principale, accanto ad una porta chiusa che potrebbe essere una camera da letto, ma questa è l'ampiezza del posto.
"Quindi... già." Le braccia di Alex sono incrociate sul petto e sta osservando Piper attentamente, i suoi occhi improvvisamente svuotati di tutta l'aggressività. Ora sembra solo nervosa, come se non riesca a evitare di vedere l'appartamento - e tutta la sua vita, in realtà - attraverso gli occhi di Piper. Piper non è sicura di dover dire qualcosa. Per un secondo riesce a sentire nella sua testa la voce di sua madre, quella voce falsa che usa quando è in compagnia, quella che usa per fare i complimenti alla nuova acconciatura di qualche sua amica dopo averla criticata poco prima che attraversasse la soglia.

Invece Piper getta il suo zaino da una parte e fissa Alex come in attesa. "Allora. Cosa vuoi fare?"

Alex la guarda sospettosa ma lentamente la sua espressione si rilassa. "Vuoi ascoltare qualcosa?"

Piper annuisce quindi vanno nella camera da letto che si rivela essere quella di Alex. È piccola, con due letti singoli uniti a farne uno, ovviamente non è rifatto, e pile di libri che occupano praticamente tutto il pavimento. Le pareti sono ricoperte con poster di band e la luce è più forte che nel resto dell'appartamento.

"Puoi sederti sul letto" Alex le dice mentre si dirige verso un mangianastri in un angolo sul pavimento. Piper stende il piumone sulle lenzuola spiegazzate prima di sedersi sul bordo del letto con cautela e osserva mentre Alex si inginocchia e preme un bottone sul mangianastri. Lamentosa musica rock invade la stanza e Alex sorride un po' mentre si lancia di peso sul letto accanto a Piper, tirandola per un braccio e facendole perdere l'equilibrio sul bordo. Si espandono sul piccolo materasso, gli occhi puntati sul soffitto pieno di macchie di umidità e stelline che si illuminano al buio, la musica che batte contro le loro costole. Piper non capisce la ragione per cui ascoltare questa musica - il tipo di canzoni pesanti e urlate che i suoi genitori saltano quando passano alla radio - ma ha paura che sembri stupido chiedere quindi rimane in silenzio, anche quando riesce a percepire lo sguardo di Alex su di lei che cerca di captare una reazione.

Quando sono finite tre canzoni, Piper osa, ma con cautela "È bella."

Il sorriso di Alex è istantaneo. "Lo so." Fa una pausa, poi aggiunge "È mio padre."

Sollevandosi sui gomiti Piper fissa Alex sorpresa. "Cosa? Canta?"

"No, è il bassista. Aspetta..." Alex salta giù dal letto e si accovaccia di nuovo sul mangianastri. Si sente lo stridio acuto della cassetta mandata avanti, e poi Alex la ferma con precisione in corrispondenza di un martellante assolo di batteria. Si tira su ma non torna sul letto, rimane lì a saltellare sul posto, guardando ansiosamente Piper.

Scioccamente, Piper muove la testa a ritmo. "Wow."

"La sua band è molto famosa. Vedi?" Alex indica il poster più grande sul muro: teschi e fuoco dietro i quattro membri del gruppo, tatuati e con vestiti di pelle, il nome "Death Maiden" in aggressive lettere rosse. Piper osserva meglio i muri: almeno un terzo dei poster è dello stesso gruppo.
"Che figata," Piper dice alla fine. Non è sicura se lo sia; non sa proprio cosa pensare. Non sa molto sui padri che fanno le rock star, padri su poster appesi al muro ma mai accennati come parte integrante della vita di Alex. Non sa niente di appartamenti piccoli e da quattro soldi, anche se le persone famose dovrebbero essere ricche. "È proprio una figata."

È la cosa giusta da dire e Alex sorride, raggiante di orgoglio. Alza leggermente le spalle. "Sì. Lo so." Soddisfatta, Alex abbassa il volume ma lascia continuare la cassetta, poi inizia a frugare sotto il letto tra i giochi da tavolo. "Vuoi giocare a qualcosa?"

Si stendono nuovamente sul letto di Alex e giocano a Indovina chi e Cluedo per le successive ore, fino a quando sentono la porta d'entrata aprirsi e, qualche secondo dopo, una donna appare sulla soglia della stanza di Alex. "Ehi, piccola."

Alex non alza lo sguardo dal gioco. "Ciao, mamma."

"E tu devi essere Piper. È bello incontrarti finalmente."

"Piacere di conoscerla, signora Vause," dice Piper nella sua voce formale. La voce di sua madre.

"Per favore, chiamami Diane."

La madre di Alex è giovane e bella. Indossa molto trucco e una maglietta accollata con una targhetta con il suo nome. "Vi ho portato qualcosa da mangiare dal ristorante. Ti piacciono i cheeseburger, Piper?"

"Sì, signora."

"Ooh, sei una di quelle educate. Potresti insegnare ad Al una cosa o due."

Alex fa un sorrisetto. "Perché? Tu non l'hai fatto."

"Non rispondere." Ma sua mamma sta sorridendo e non fa commenti sul pavimento, scavalca semplicemente le pile di libri e di cassette e inizia a frugare nell'armadio di Alex.

"Tocca a te," Alex sollecita impaziente, la sua attenzione è rivolta al gioco ma Piper è distratta dal rumore proveniente dall'armadio. Proprio lì, di fronte a loro, Diane si toglie la polo nera e la sostituisce con una maglietta bianca, poi si infila un camice blu di Wal-Mart. "Com'è andata a scuola?"

La mamma di Piper glielo chiede tutti i giorni, tutti i giorni Piper risponde bene e la discussione finisce. Alex, invece, inizia a raccontare di quanto la signora Patterson sia ipocrita e faccia favoritismi, lasciando che Jessica Wedge la faccia franca dopo aver passato bigliettini in classe; sua madre sbuffa comprensiva, insulta Jessica Wedge e chiama la signora Patterson stronza (Piper a malapena contiene il suo sussulto stavolta). Chiede a Piper di confermare la storia e chiede se davvero Jessica sia una "piccola odiosa del cazzo" come la descrive Alex. Lei conferma la descrizione con entusiasmo.

Alla fine, guarda l'orologio, borbotta cazzo a bassa voce, e dice che deve andare. "Il cibo è in cucina, forse ci sarà bisogno di scaldarlo un po'. Sarò di ritorno per le due... Alex, lascia il letto a Piper, ok? A meno che vogliate fare un fortino con le coperte. Datevi alla pazza gioia."

Bacia Alex sulla testa, fa ciao a Piper con la mano e poi sparisce di nuovo. Piper non dovrebbe decisamente essere senza la supervisione di un adulto così tardi, può solo intensamente sperare che sua madre non chiami per controllare come stia.

Prendono della Coca dal frigo, scaldano i cheeseburger e le patatine al microonde, e mangiano davanti alla vecchia TV nel salotto. Alex vorrebbe fare uno scherzo telefonico a Jessica o Holly o Madison ma Piper si rifiuta ripetutamente, finché finalmente rinuncia all'idea. Ci sono solo pochi canali alla TV e quando non c'è più niente di interessante, Alex mette su uno dei dischi della madre, non la band di suo padre questa volta, e, iperattive per colpa degli zuccheri nella bibita, entrambe ballano e suonano chitarre ad aria in giro per la stanza finché non sono sudate e senza respiro. Si siedono sul divano e giocano a carte per un po': Slap Jack, Speed e Crazy Eights. Alex cerca di insegnare poker a Piper ma lei stessa non riesce a giocarlo bene, per cui non è il migliore degli istruttori, quindi alla fine si arrendono e tornano alla TV. Alex si ferma su un film violento che Piper non avrebbe il permesso di guardare a casa sua - anche la versione censurata per la TV - e si addormentano con le teste su parti opposte del divano, i piedi intrecciati al centro.

Dopo qualche ora, Piper si sveglia con la scossa di adrenalina legata al dormire in un posto non familiare. Le ci vuole un momento per ricordarsi dove si trova e un altro momento per registrare che qualcosa l'ha svegliata: la porta d'ingresso; aprirsi e chiudersi con il rientro della mamma di Alex. Piper sigilla immediatamente gli occhi, ascoltando i passi leggeri della signora Vause attraverso il salotto, l'apertura e la chiusura del frigorifero e, per qualche minuto, il silenzioso masticare.

Alla fine, Piper avverte una coperta venirle stesa sul corpo, tirata in modo da coprire anche Alex. I passi si allontanano di nuovo; la porta della camera di Alex si chiude e lei si riaddormenta.

C’è una scatola con mezza dozzina di ciambelle ad aspettarle sul piccolo mobile della cucina, Piper e Alex ne prendono due ciascuna prima dell’apparizione della signora Vause, il trucco di ieri sbavato intorno agli occhi, le gambe scoperte sotto una maglietta, troppo grande dei Led Zeppelin. Afferra una ciambella e una Coca Cola Light e si siede davanti al divano, sul pavimento, chiedendo loro della nottata e raccontando storie sui clienti idioti di Wal-Mart.

Quando la madre di Piper la va a prendere – senza scendere dall’auto, cosa di cui sia Piper che Alex sono sollevate – la signora Vause le dice che può tornare quando vuole. D’altra parte, sua madre sta fissando l’edificio senza riuscire a nascondere il disgusto, le suggerisce che potranno fare tutti i futuri pigiama party a casa Chapman.

Molti altri pigiama party verranno fatti a casa di Alex, e andranno tutti circa come il primo, tranne per il fatto che Piper e Alex condividono il letto invece di dormire sul divano. Ci vogliono parecchi mesi prima che Alex sia completamente rilassata durante le visite di Piper, ma a lei piace l’appartamento. Le piace il cibo da asporto di Friendly, le piacciono i dischi della madre di Alex (anche se, e questo non l’ha mai rivelato, preferisce gli altri a quelli di suo padre), le piace Diane. Non c’è molto ma, quando c’è, parla con loro come se fossero un gruppo di amiche riunite per un po’ di pettegolezzi; si lamenta dei suoi colleghi e capi e le ascolta lamentarsi dei compagni di classe e dei professori.

La madre di Alex disapprova con tutte le sue forze, senza mai dirlo ad alta voce, e non le proibisce di andare a casa di Alex… semplicemente si assicura che le giornate di gioco si svolgano a casa loro più di frequente. La signora Chapman non è sgarbata con Alex, ma la sua cortesia diventa freddezza dopo quell’unica volta che ad Alex scappa un “merda” davanti a lei. Dopo quell’episodio, la madre di Piper le chiede troppo spesso se le piacerebbe invitare Alison o Sarah H. di nuovo; Piper non si scomoda a spiegarle che non è più loro amica e non le manca. Sono troppo ossessionate da ciò che Jessica e Ryan e i loro amichetti pensano; però a Piper non interessa più nessuno che abbia chiamato Alex Porcile.
Hanno undici anni quando tutte le quinte elementari devono andare in gita a Washington DC: quattro giorni, tra cui due di scuola persi, che sono una fonte di eccitazione per quasi tutto l’anno. È la prima gita in cui dormono da soli, la loro prima volta in una stanza di hotel senza adulti.
Il giorno in cui gli insegnanti consegnano finalmente i programmi, impazziscono tutti. Iniziano a formare i gruppi per le stanze, parlano di quanto cibo spazzatura porteranno sul pullman. Gli occhi di Piper scorrono veloci su tutta la classe e, sporgendosi verso Alex, sussurra, “Immagino che ciò voglia dire che dobbiamo trovare due persone che non vorremo uccidere dopo quattro giorni una stanza d’albergo.”

Alex guarda accigliata la brochure e non solleva lo sguardo mentre dice, “Tre.”

“Che?”

“Dovrai trovare tre persone con cui stare, perché io non vengo.”

“Cosa? Non dire cavolate, certo che vieni.”

“Devo già vedere questi perdenti tutti i giorni a scuola. Perché cazzo dovrei anche andare in gita con loro?” Alex ignora il verso di Piper che la riprende per la parolaccia e continua, “Sarebbero ventiquattro ore al giorno per quattro giorni. No, grazie.”

“Non sono ventiquattro ore,” la corregge Piper con fare impertinente. “Dormirai per almeno otto.”

“È ancora troppo lontano dalla mia idea di divertimento.”

Piper serra la mascella, sconvolta. È dall’inizio dell’anno che parlano di questa gita e all’improvviso ad Alex non interessa più? Apre la bocca per sottolinearlo, quando scorge Alex osservare triste la brochure e vede anche la pagina su cui si è soffermata. Quella che elenca i costi totali: l’albergo, i pasti, il pullman.

Ah.

Piper chiude la bocca. Fissa la sua brochure, l’itinerario: monumenti e musei durante il giorno, attività di intrattenimento tipo bowling o pattinaggio la sera. È tutto l’anno che aspettava questo viaggio.

Prova ad immaginare la gita senza Alex. Si vede seguire Sarah, che segue Jessica e Holly e tutte le altre piccole stronzette smorfiose. Si immagina guardare Chloe mettersi in imbarazzo per flirtare con Ryan. Immagina di venire presa in giro perché legge sul pullman, o di venire ignorata a ogni singolo museo, monumento o pasto. Immagina di pattinare da sola mentre tutti gli altri sfrecciano in gruppo.

“Probabilmente hai ragione,” dice Piper alla fine, chiudendo la brochure. “Hai visto tutte le cose stupide che faranno? Cioè vorrei proprio vederli provare a giocare a bowling.” Alex la guarda sospettosa ma non dice nulla. Lei continua, “E i musei sono troppo noiosi. Ci sono tipo dieci diversi musei, hai visto?”

Lentamente, Alex mostra un ghigno. “L’unica cosa che sarei triste di non vedere, è uno di questi idioti che sbatte il culo mentre tenta di pattinare.”
“Specialmente Jessica.”

“Oh, ma sicuramente lei pattina perfettamente. Sua madre le ha di certo pagato le lezioni private.”

“Pensi che abbia avuto tempo? Non so se lo sai, ma fa equitazione e ginnastica artistica –“

“- e danza moderna –“

“- e pittura –“

“- e lezioni di sorriso –“

“- e di acconciature moderne –“

“- e di armonica –“

“- e di decorazione di reggiseni –“

Alex si lascia scappare una risata rumorosa e la loro frequente battuta sulla vita super pianificata di Jessica termina. Piper sorride soddisfatta; di solito non è mai lei a terminare il gioco e le da un’immensa soddisfazione far ridere Alex.

Durante i giorni della gita, sei alunni rimangono in classe; la supplente li lascia guardare film tutto il giorno (non sempre educativi) e sembra non gliene freghi che giochino a carte o leggano riviste sui banchi. Piper non si pente della sua decisione.
La settimana prima dell’inizio della scuola media, Piper e Alex, che indossa short e una canottiera attillata, stanno leggendo attentamente le istruzioni sulla scatola di tinta nera, nel bagno di casa Vause.

Alex piega la testa nel lavandino mentre Piper, con guanti di plastica sulle mani, stende la tinta su tutti i capelli con attenzione. “Sicura di non volerne un po’?” chiede Alex, la voce deformata dall’essere a testa in giù.

“Sì, certo.”

“Non intendo completamente neri. Dovresti fare tipo una ciocca rossa. Sarebbe una figata.”

“I miei genitori mi ucciderebbero.”

“È il tuo motto,” dice Alex con un sospiro esasperato. Piper a dodici anni è sempre la stessa.

Ignora Alex, fermando le mani per osservare il suo lavoro. “Penso di averla messa ovunque.”

“Pensi?”

“L’ho sicuramente e senz’altro messa ovunque.”

Quindici minuti dopo, Piper le sta accanto mentre Alex inclina solo la testa sotto il soffione della doccia, l’acqua annerita che viene risucchiata dallo scarico. Sa già che i suoi capelli saranno fantastici.

Alex a dodici anni è almeno dieci centimetri più alta di tutti i ragazzi del loro anno, il che per un po’ ha permesso al soprannome Big Foot di sostituire Porcile. Presto però avrebbe iniziato a indossare veri reggiseni, mentre le altre ragazze erano ancora ai top, e i ragazzi avrebbero iniziato a fissarla.
Alex inizia le medie con capelli e unghie nere; ha anche iniziato a indossare le vecchie magliette dei gruppi della madre, tagliando via le maniche. Prende i jeans che Diane recupera da Goodwill, un’organizzazione non profit, e allarga i piccoli buchi già presenti nel tessuto. La maggior parte delle ragazze ancora non la sopporta – e la nuova moda tra ragazzi di fissarla non aiuta – ma ora c’è intimidazione, nessuno osa prendersi gioco di lei.
Piper, vestita interamente Gap e con i capelli intrecciati, a volte si sente estremamente più giovane accanto ad Alex e non ha modo di raggiungerla. Un giorno torna a casa, dopo un weekend passato da lei, con le unghie nere e sua madre sussulta alla vista dello smalto. “Piper, toglilo immediatamente. Stai cercando di essere… dark?”

Per i primi mesi di scuola media, Piper si sente la spalla più giovane e sfigata di Alex, guardandola con ammirazione mentre ignora o respinge tutti i ragazzi che le si avvicinano.

Quindi, quando Cody Lionel la bacia fuori dalla classe di musica, mentre vanno verso il parcheggio dopo la scuola, Piper è così piena di orgoglio che sta per esplodere, felice del fatto che sia accaduto più che del bacio stesso. Appena arrivata a casa, corre in camera sua a chiamare Alex, che dovrebbe già essere rientrata.

“Indovina.”

“Nemmeno ciao?”

“Non c’è tempo. Indovina.”

“Beh, ci siamo viste venti minuti fa e non eri piena di novità, quindi immagino che un tubo dell’acqua sia esploso e abbia ucciso chiunque a scuola, tranne te. Spero.”

“Uhm, macabro. E no.”

“Beh, sono andata diretta per la distruzione di massa, quindi non ho più suggerimenti. Dimmi.”

“Cody Lionel mi ha baciata,” dichiara Piper, praticamente esaltata.

L’altro capo del telefono rimane in silenzio, deludendo Piper.

“Fuori dalla classe di musica,” aggiunge.

C’è un’altra pausa e poi Alex dice, “Scusa, dovrebbe essere una cosa bella?”

La delusione inizia a scorrere lungo la spina dorsale di Piper. “Uhm, si?”

“Ok.” Il tono di voce è quello che Alex usa quando pensa che qualcuno abbia detto qualcosa di molto stupido o superficiale, Piper sta iniziando a innervosirsi. Le migliori amiche non dovrebbero strillare o essere felici per te quando dai il primo bacio? Che cavolo.

“Cody è carino,” insiste, sulla difensiva.

“Cody fa schifo. Non era quello che tirava le bretelle dei reggiseni alle ragazze tipo due mesi fa?”

“Era almeno un anno fa.”

“Oh, errore mio.” L’amarezza è evidente nella voce di Alex. È un tono di voce che Piper ha sentito molto, ma non era mai stato rivolto a lei. Le fa serrare lo stomaco. “Mi fissa ancora continuamente le tette.”

Piper stringe i denti. “Allora è quello? Sei gelosa?!”

C’è un lungo e pesante silenzio, durante il quale Piper scorre tra i suoi pensieri, arrabbiandosi ancor di più. Tutti i ragazzi fissano Alex, tutti i ragazzi flirtano costantemente con Alex e lei sembra fregarsene, come se non le piacesse neanche… e adesso non riesce a sopportare che qualcun altro riceva un po’ di attenzioni? Com’è la storia?

Piper sta per iniziare questo discorso infiammato quando la voce accesa di Alex rompe il silenzio, “Vaffanculo, Piper.”

La linea muore, con la stessa velocità della rabbia di Piper. Rimane immobile ad ascoltare il silenzio e poi il segnale di chiamata; il panico le stringe la gola come un mostro.

Richiama due volte ma Alex non risponde. E, la mattina dopo, non è vicino al suo armadietto ad aspettarla, non la guarda durante le due lezioni che seguono insieme e non sembra neanche farsi viva in mensa all’ora di pranzo. Cody Lionel passa a Piper un bigliettino chiedendole se andrà alla partita di basket quel venerdì, ma tutto quello a cui riesce a pensare è Alex che snobba tutte le attività extra curricolari. Alla fine della giornata, Piper vacilla pericolosamente al limite delle lacrime; un solo giorno senza parlare con Alex è orribile, non importa quanti bigliettini da ragazzi carini riceve.
Non appena l’ultima campanella suona, Piper balza in piedi per raggiungere l’armadietto di Alex prima di lei. Sta facendo avanti e indietro davanti ad esso quando Alex appare da dietro l’angolo. Anche da lontano, Piper la nota sospirare e ruotare gli occhi.

“Mi dispiace,” dice velocemente appena Alex è abbastanza vicina da sentirla; non vuole darle la possibilità di dire qualcosa di sarcastico. “Mi dispiace molto, ok?” Non importa che non sia completamente sicura di ciò che possa aver fatto. Piper odia quando le persone ce l’hanno con lei e, anche se è la prima volta che succede, sa già che con Alex è ancora peggio.

Alex sospira e inizia a ruotare la serratura senza rispondere. Finalmente lo sportello si apre, coprendole parzialmente il viso, e riluttante dice, “Già, dispiace anche a me,” la voce riecheggiante nell’armadietto.

Immediatamente il corpo di Piper si rilassa. “Cody non mi piace neanche. Non penso, almeno. Mi piaceva solo il fatto che volesse baciarmi.”
Parlando ancora da dentro l’armadietto, Alex risponde, “Avrei potuto dirtelo io che voleva baciarti. È ovvio.”

Piper si appoggia all’armadietto accanto ad Alex, momentaneamente grata che non la stia guardando. “Volevo solo sembrare interessante. Come te.”
Alex si immobilizza e dopo poco sporge il viso, sorridente. “Pipes. Non sarò il tipo di interessante che nasce dal limonare con i ragazzi, ma tu bacia chi ti pare. La smetterò di fare la stronza.”

Piper non sa di preciso cosa voglia dire, ma è troppo impegnata a crogiolarsi nella familiarità del sorriso di Alex, nel caldo sollievo alla fine di un litigio, per pensarci troppo.
A quattordici anni, vanno a vedere Giovani, carini e disoccupati e Alex parla incessantemente di quanto sia carina Winona Ryder. Solo allora Piper inizia a capire cosa volesse dire.

Crede.

Forse.

Non cambia niente, ma spiega con successo perché Piper ha avuto un po’ di ragazzi (delle scuole medie, ragazzi che le tengono la mano nel parcheggio, le passano bigliettini nei corridoi e occasionalmente chiamano a casa per una telefonata di venti minuti piena di silenzi imbarazzanti) e Alex no. Trascorrono ancora le nottate l’una a casa dell’altra, almeno una volta a fine settimana, ed escono più spesso da sole che con altri.

Alex a quattordici anni si trucca gli occhi di nero e indossa camicie a quadri in flanella, prese nei negozi di usato, sopra a magliette di gruppi senza maniche. Ascolta band nate prima di tutti loro e fuma le sigarette che il tizio del 7-Eleven di fronte alla scuola media le vende senza documento. Ha problemi con l’autorità e non piace alla maggior parte degli insegnanti, anche se prende voti più alti di quello che meriterebbe in base allo scarso impegno nello studio.

Piper a quattordici anni prende tutte A e non lascia mai copiare i compiti ad Alex. Gioca a tennis e si unisce al consiglio studentesco, perché i suoi genitori insistono che inizi a darsi da fare anche prima delle superiori. Fa amicizia con alcune delle ragazze della squadra di tennis, e con i compagni a lezione di matematica, ma torna sempre da Alex, che si diverte moltissimo ad approcciare Piper davanti ad altre persone parlando a raffica e dicendo parolacce come uno scaricatore di porto finché tutti gli altri non spariscono.

Si sta diffondendo la moda di organizzare feste di compleanno, che sono in realtà mini-balli, tenuti regolarmente al Club Femminile con DJ e luci stroboscopiche. Piper inizia ad essere invitata e sua madre è felicissima. Se ha un fidanzato il giorno del ballo, si tengono le mani, stanno sulla pista da ballo con le altre coppie e limonano durante i lenti. Se non ha nessuno con cui andare quando uno di questi balli si avvicina, Piper di solito li evita ed esce con Alex, che non è mai invitata.

A Piper piacciono abbastanza i suoi ragazzi, gli amici del tennis e quelli a lezione di matematica, ma sembrano tutti poco interessanti e noiosi rispetto ad Alex. Piper si sente poco interessante e noiosa rispetto ad Alex. Alex a quattordici anni è già una forza della natura, è fiamme e scintille e attira l’attenzione. Piper si è abituata ad avere gli occhi addosso mentre camminano al centro commerciale o per strada. Si è abituata al modo in cui cassieri e camerieri le parlano, come se fosse più grande di quel che è. L’Alex Vause che Piper ha incontrato, quella che trascorreva ogni secondo dolorosamente consapevole di ciò che non possedeva, si è trasformata in qualcuno a cui non frega un cazzo dei giusti vestiti, della giusta musica o dei giusti amici.

Alex a quattordici anni ha lo zaino con le toppe del gruppo di suo padre come se fossero i simboli della sua forza. La forza di Alex non è uguale a quella degli altri di terza media. Non è il forte che significa essere in cima alla piramide sociale insieme agli atleti e le cheerleader. L’essere forte di Alex è complicato e tagliente. È un essere forte che gli altri non sono ancora abbastanza maturi da capire.

Piper lo capisce, anche se non fa parte di lei, e si crogiola semplicemente nel suo bagliore, assorbendolo per associazione. Riceve dei mix della musica della mamma di Alex e la maggior parte delle mattine, prima delle lezioni, Alex la trascina nel bagno e le trucca gli occhi. Piper a quattordici anni è una studentessa da A, amata dagli insegnanti, lettrice ma carina abbastanza da non esserne ostacolata. In altre parole, è notevolmente nella media… se non per l’amicizia con Alex. Sono migliori amiche e non c’è alcun collegamento tra questo e la sua reputazione. È la sua parte misteriosa e ne va fiera.
L’estate antecedente la prima superiore sono sdraiate sul tetto dell’appartamento di Alex, è quasi mezzanotte e, mentre Piper guarda le stelle, lei fuma.

“L’ho detto a mia madre,” dice Alex improvvisamente, dal nulla, a meno che ciò che ha detto a sua madre abbia qualcosa a che fare con la mitologia di Orione, che Piper le ha appena finito di spiegare (non che Alex abbia chiesto).

“Detto cosa?”

“Del fatto che… mi piacciono solo le ragazze.”

Piper rimane un attimo in silenzio, guardando il fumo arricciarsi davanti al cielo pieno di stelle. Non si preoccupa di dirle che Alex ufficialmente non le ha ancora comunicato che “le piacciono solo le ragazze”. Chiede soltanto, “E cos’ha detto?”

“Ha detto che era gelosa e che sono fortunata, perché tutti gli uomini sono stronzi. E poi, pensandoci un attimo su, ha detto che, in realtà, anche le donne possono essere delle pazze furiose. Poi mi ha abbracciata e mi ha detto che le dispiaceva ma che sono fottuta in entrambi i casi.”

La risata di Piper è rumorosa e sincera. “Mi pare giusto.”

“Già.”

Piper mantiene gli occhi puntati verso il cielo, ma sa che Alex la sta osservando, cercando di leggerla. Conosce il peso del suo sguardo pieno di aspettativa. Succede sempre così tra loro; ad Alex non importa più di cosa pensa la maggior parte delle persone, non gliene frega un cazzo della maggior parte delle reazioni, le frega solo di quella di Piper. Quello non è scomparso e riempie di orgoglio il cuore di Piper.

Si avvicina ad Alex in modo che le loro spalle si tocchino, una pressione leggera e rassicurante, ma mantiene la sua espressione impassibile, come se questa conversazione sia solo una delle tante. Non riesce a pensare a qualcosa da dire, quindi spara, “Posso avere una sigaretta?”

Alex ride sorpresa e dice quasi balbettando, “Sei seria?”

“Sì.”

“Sicura che non compaia tuo padre non appena la sigaretta toccherà le tue labbra?”

“Zitta.”

“Sicura che non basti un minuscolo filo di fumo nei tuoi polmoni per farti sviluppare un cancro?”

“Zitta.”

Alex si siede, così da poter accendere la sigaretta a Piper, ma sta ancora ridendo da sola alle sue stupide battute e Piper la guarda male.

“Sai,” inizia Piper con grande orgoglio. “È ironico che non ti piaccia il cazzo. Visto che sei una cazzona.”

Alex inizia a ridere così di gusto che lascia cadere la sigaretta accesa sulla loro coperta, non sentendo neanche l’istintivo strillo di spavento di Piper.

“È,” riesce a farfugliare alla fine, “la migliore battuta… che tu abbia mai fatto.”

“Sono molto divertente,” dice Piper con fare arrogante. Recupera la sigaretta e la porta alle labbra ma non inspira.

“Lo sei,” risponde Alex. “Ma di solito non è intenzionale.”

Come premio riceve il dorso della mano di Piper contro il suo stomaco.

Quando alla fine scendono dal tetto ed entrano nell’edificio, Diane sta dormendo sul divano, quindi vanno nella stanza di Alex in punta di piedi e, per la prima volta, Alex sembra esitante. “Posso dormire sul pavimento…”

Guardandola in modo sarcastico, Piper risponde velocemente, “Perché? Hai bisogno di un po’ di novità dopo gli ultimi duecento o più pigiama party? Paura di cadere nella routine?”

Il viso di Alex si rilassa e si lancia di peso sul letto. “Magari sono solo stanca di te che mi rubi tutte le cazzo di coperte.”

“Cazzona.”

“Che schifo.”

Vanno a turno in bagno e si stringono nel letto come hanno fatto le altre duecento o più volte. Alex adagia gli occhiali sul comodino e afferra il walkman. Piper scosta la testa lontana da quella di Alex più che può, mentre quest’ultima si posiziona le cuffie sulle orecchie, alza il volume al massimo e schiaccia play.

Show me, show me, show me how you do that trick…

Piper sorride. I Cure sono il suo gruppo preferito tra quelli della madre di Alex – ovvero sono I meno striduli e arrabbiati – e Alex ora ha dozzine di mix contenenti per la maggior parte le loro canzoni, di solito tenuti da parte per quando c’è Piper.

Accanto a lei, Alex ha gli occhi chiusi e sta canticchiando in modo impercettibile. I suoi invece sono aperti e abituati alla familiare vista di Alex sotto le stelline che brillano al buio, le sue costellazioni personali datate persino prima della loro amicizia.

Con le scuole superiori arrivano le pagelle, le classi avanzate, più o meno cinquanta club, rispetto ai dodici delle medie e arriva la pressione.
Anche Alex inizia nelle classi avanzate, quindi ne hanno parecchie insieme, ma non durerà. Con le superiori arrivano anche meno supervisione, una scuola più grande e il fascino di saltare le lezioni è troppo.

“Che importa?” dice Alex un giorno a pranzo, dopo che Piper la rimprovera per aver saltato geometria per andare a fumare sulle gradinate del campo di baseball. “Tanto non andrò all’università.”

Piper ci arriva a scoppio ritardato. A quindici anni, in prima superiore, l’università sembra abbastanza lontana da Alex da non farla preoccupare. Per Piper invece il college è sempre stato presente, ora più che mai. “Che? Perché non vai all’università?”

Mentre la sua mascella si irrigidisce, appare negli occhi di Alex quel vecchio bagliore, quello misto di vergogna e disprezzo. “Penso che tu lo sappia, Pipes, ma il college costa un casino di soldi.”

“Ci sono le borse di studio.”

Alex si lascia sfuggire una poco attraente risata dal naso. “Sì, per i geni. Geni che fanno sport e gestiscono un sacco di merdosi club. Anche se studiassi quanto, beh, te, non otterrei una borsa di studio.”

“Va bene, allora un prestito.”

“Col cazzo. Avere debiti per la mia intera vita da adulta? No. Hai visto mia madre. Il nostro appartamento odora di fottuti debiti.” Alex nota lo sguardo sinceramente preoccupato di Piper e ruota gli occhi. “E il college non serve a tutti, sciocca. Non so neanche cosa voglio fare con la mia vita. Che cosa farai tu con la tua laurea di lusso?”

“Io… non lo so.” Non lo sa. Piper non ha mai provato interesse per una particolare carriera. È brava in molte cose e bravissima in poche. Suo padre oltretutto ha sempre fatto sembrare il nome dell’università la cosa più importante, piuttosto dell’indirizzo in se. Più in difensiva di quel che vorrebbe, Piper aggiunge, “Dio, non è che devo saperlo proprio in questo momento.”

“Ehi, calma,” gli occhi di Alex la osservano affettuosamente in quell’esasperante modo divertito. È il suo sguardo “è proprio da Piper”. “Non sono il tuo consulente professionale. O tuo padre.” Si sporge in avanti e ruba una patatina dal vassoio di Piper. “Ma ho raggiunto il mio scopo.”

“Che scopo?”

“Ti ho fatta agitare e non mi hai fatto la paternale per aver saltato la lezione.”
In ottobre, Cody Lionel, probabilmente nutrendo una cotta latente dall’inizio delle medie, le chiede di andare a vedere la partita di football un venerdì sera e, anche se non vanno insieme, – arrivano separatamente – significa sedere accanto a lui durante la partita e farsi pagare bibita e hot dog. La squadra è nota per il suo essere terribile e, prima del secondo tempo, quelli del primo anno si sono trasferiti sulle collinette presenti su entrambi i lati delle gradinate, sdraiandosi sull’erba in gruppi e guardando a malapena la partita. Cody si sdraia con la testa in grembo a Piper. Lei scopre che è piacevole passare le dita tra i suoi ricci neri, è piacevole ricevere gli sguardi invidiosi delle ragazze che non sono appartate con un ragazzo.

Dopo la partita, gli altri del primo anno del loro gruppo iniziano a chiedere passaggi ai fratelli più grandi, amici o genitori. Cody prende Piper per mano e la scorta al pick-up del padre, insieme a Tyler Fletcher (migliore amico di Cody, giocatore di basket e il più bravo nelle classi avanzate) e alla sua ragazza Lane Groft. Vengono accompagnati al Friendly, dove la maggior parte del loro gruppo si è ritrovata. Devono avvicinare tre tavoli e stanno scherzando tanto che è difficile separare il chiacchiericcio dalle risate. Piper si sente entusiasta e adulta e meravigliosamente parte di qualcosa, finché Diane Vause arriva al loro tavolo a prendere l’ordine.

Diane allarga il suo sorriso e fa l’occhiolino a Piper, ma non dice niente oltre a quello. Non sembra turbata dal vederla lì ma Piper sente improvvisamente di aver fatto qualcosa di sbagliato, anche se è chiaro di no… aveva chiesto ad Alex di venire alla partita e lei le aveva riso in faccia.
Ma comunque.

Piper si immerge nella conversazione, sentendosi all’improvviso sciocca e inspiegabilmente debole, come se fosse stata scoperta, additata come qualcuno che ha bisogno di un gruppo.

È venerdì sera e di colpo vuole essere a casa di Alex, sul suo tetto, ad ascoltare musica e guardando Alex fumare e bere vodka prima che Diane torni a casa. Vuole giocare a Slap Jack o Cluedo, vuole ballare nel salotto di Alex. Non vuole essere lì con queste persone che conosce appena.

Dopo che Diane serve i piatti di hamburger e patatine, Piper si alza impulsivamente, borbotta qualcosa riguardo al bagno e segue a gran velocità Diane attraverso il ristorante.

La raggiunge subito prima che entri in cucina. “È tutto ok, piccola?”

“Sì. Volevo solo salutarti.” Il calore raggiunge immediatamente le guance di Piper, realizzando come quello che ha detto sia suonato: come se sarebbe stato imbarazzante dirle ciao davanti agli altri.

Diane sembra non farci caso. Ride soltanto e la abbraccia. “Ciao a te. Sei stata alla partita di football?” Piper annuisce. “Ci hanno fatto il culo?”

“Già.”

“Immaginavo. Sembra che vi stiate divertendo, comunque.”

“Io…” Merda. Un nodo si sta inspiegabilmente facendo strada su fino alla gola di Piper. “Ho chiesto ad Alex se voleva venire. Ma –“

Diane ride di nuovo. “Dubito che Alex si divertirebbe a una partita di football, no? O divertirebbe.”

“Non molto, no.”

“Sono sicura che sia a casa ad affumicare l’appartamento, anche se pensa che io non lo sappia.” Quello fa apparire un sorriso sulle labbra di Piper. Il viso di Diane si ammorbidisce, lo sguardo quasi delicato. “Vai a divertirti con i tuoi amici, piccola. Ma prima dimmi che dessert ti piace… farò finta di aver sbagliato il numero nell’ordine.”

La notte successiva, Alex va a casa di Piper e suo padre le porta a noleggiare un film e a prendere la pizza. Stanno sveglie metà nottata a guardare Una pazza giornata di vacanza e Il grande freddo e a dire a Cal di lasciarle in pace. Sembra così normale che Piper inizia subito a sentirsi stupida per la sua reazione al Friendly della sera prima.

Ma Alex non ne parla, anche se sua madre deve averglielo detto, e non ha neanche molto interesse nel sentir parlare di Cody.

La situazione rimane quella per i successivi quattro mesi durante i quali Cody e Piper escono insieme. Durante quei mesi, gli amici di scuola di Piper diventano amici a tutti gli effetti e, a volte, si sente in colpa di quanto le piaccia far parte di un gruppo. Però le piace il concetto di gruppo più che le singole persone. Passa molto tempo a pensare come li vedono le altre persone, immaginando una fotografia: giovani e attraenti persone che ridono insieme, appoggiandosi a un ragazzo, un oggetto del desiderio. Qualcosa di chiuso e selettivo. Sono gli amici ricercati e presentabili che dovrebbe essere tenuta ad avere. Insieme, formano quello che è il perfetto gruppo di adolescenti.

Piper è affezionata a tutti come gruppo, non prova interesse per qualcuno in particolare, neanche Cody. Per quello ha ancora Alex. Alex è i pomeriggi dei fine settimana passati in minuscoli negozi di dischi o libri usati. Alex è i pigiama party il sabato notte, musica, film e cibo spazzatura. Alex è farsi la linguaccia o ruotare o incrociare gli occhi come due idiote quando si incontrano nei corridoi a scuola. Alex è per dire ad alta voce ciò che le passa per la testa, serio e non. Alex è colei che le chiede con calma se deve fare il culo a Cody quando lui e Piper si lasciano e lui inizia subito a uscire con Brooke Lewis. Alex è la ragione per cui a Piper non frega più di tanto di essere stata lasciata.

Alex è ancora la sua migliore amica.
Entro la fine del primo anno, anche Alex si è disfatta del suo fare da “lupo solitario più uno”. Ha persino amici a scuola, un mix eclettico di patiti del teatro e arte e fattoni. In pratica, le persone che si ritrovano sugli spalti del campo di baseball per saltare le lezioni e fumare.

A Piper non piacciono gli altri amici di Alex, come ad Alex non piacciono gli altri amici di Piper, ma è completamente diverso. Ad Alex non piacciono persone come Cody o Tyler o Lane o Brooke o Jesse perché pensa di essere superiore, in qualche modo. A Piper non piacciono gli amici di Alex perché la fanno sentire noiosa e sfigata. Le prime volte che ha approcciato Alex davanti a loro, lei l’ha sempre presentata dicendo, “Ci conosciamo dalla quarta elementare.” Come se dovesse giustificarsi.

Con il secondo anno arriva la guida, la maggior parte degli amici di Piper ricevono patenti e auto nuove per il sedicesimo compleanno. Spostare il gruppo di amici fuori da scuola è più facile che mai e improvvisamente ci sono vere uscite e veri appuntamenti (che finiscono sui sedili dietro della macchina con la mano di un ragazzo sotto la maglietta). Ci sono molti meno sabato sera liberi.

Con il secondo anno arriva anche un intenso carico di lavoro dalle classi avanzate. Piper raggiunge i sei migliori della squadra di tennis e ciò comporta allenamenti giornalieri e partite che hanno un peso. Volantini di programmi accademici estivi iniziano ad arrivare a casa e suo padre mette i più prestigiosi sul frigorifero.

In febbraio, Alex viene beccata con Liz Moony, una minuscola patita del teatro con i capelli corti tinti di blu, che gestisce le luci per i musical scolastici e odora sempre pesantemente di erba. Erano nella cabina delle luci dell’auditorium, entrambe sono mezze nude e durante l’orario scolastico. Piper lo viene a sapere tramite altre persone, persone che conoscono Alex a malapena, e la fonte le provoca disgusto e rabbia.

Alex non ha mai nominato Liz Moony. Alex non ha detto che sta frequentando qualcuno, baciando qualcuno, o facendo qualsiasi altra cosa con qualcuno. Che cavolo di migliore amicizia è?

Seriamente.

Dopo scuola, Piper guida la sua nuova (leggermente usata) auto fino all’appartamento di Alex, affronta la sua appena sospesa migliore amica, e inizia piena di indignazione. “Lo sono venuta a sapere da Josh Newburn. Neanche da Josh… l’ho sentito mentre lo raccontava a Lane. Che cavolo, Alex?”
Con le braccia incrociate sul petto, Alex alza gli occhi verso il cielo. “Porca troia, Piper. Mi hanno sputtanata davanti a tutta la scuola. Persone che neanche conosco stanno parlando degli affari miei e tutto ciò di cui ti importa è che non sei stata la prima a saperlo?”

“Ti prego, affari tuoi. Se ti fosse importato tanto di essere sputtanata non avresti scopato sul terreno scolastico.” Le labbra di Alex si arricciano, nascondendo a malapena un sorriso compiaciuto. Saggiamente non lo nega e Piper prosegue, “Dovrei essere la tua migliore amica. Non sapevo neanche avessi una ragazza.”

“Non è la mia ragazza.”

“E cos’è?”

“Eeeeh.” Alex gesticola e scrolla le spalle, indicando, a quanto pare, la complessità della sua relazione con Liz Moony.

“Hai frequentato altre ragazze?”

“Non so se userei la parola frequentare.”

Lo stomaco di Piper si contorce spiacevolmente. “Perché non sapevo niente di tutto ciò? Per quanto ne sapessi, non avevi neanche mai baciato una ragazza.” Quest’ultima frase fa ridere Alex, di gusto, indicando quanto sia lontana dalla realtà e questo fa sentire Piper ancora peggio.

“Ehi…” Alex si sforza di cancellare il divertimento dal suo volto. “Non farmi quella faccia. Sembra che abbia tirato un calcio al tuo cucciolo. Qual è il problema?”

Dio.

“Non mi dici mai niente,” insiste Piper, dalla voce traspare la sua irritabilità. Non è che non si siano viste di recente. Domenica hanno passato quasi tre ore a vagare in negozi dell’usato e libri.

“Perché, tu mi dici tutto?,” controbatte Alex, che però è ancora divertita. Non è assorbita emozionalmente dalla discussione. “Da te non ho sentito una cazzo parola su Jesse Campbell.” Il broncio di Piper si intensifica, incapace di negarlo. Alla fine, Alex sospira e dice, “Ascolta, Pipes, non fa niente. Non siamo mai state il tipo di amiche che parlano di quelle cose.”

Piper si acciglia. “Se non siamo quel tipo di amiche, è colpa tua.”

“Come sei arrivata a questa conclusione?”

“Cody Lionel. Scuola media.”

Alex si ferma un attimo, come se dovesse riesumare quel ricordo dagli angoli più oscuri della memoria, e poi sorride lievemente. “Ok, va bene. Mi assumo tutta la responsabilità. Ma a essere sinceri, se tu mi avessi ascoltata allora riguardo a Cody Lionel, Capitan Schiocca Reggiseni, avresti potuto risparmiarti di ripetere l’errore l’anno scorso. Eccoti uno spunto di riflessione.”

Ancora infelice, Piper si lascia cadere sul divano sembrando piccola e desolata. Alex, dannata lei, sembra ancora troppo divertita dall’intera cosa, ma è il tipo di divertimento che nasce solo dall’affetto. Si siede accanto a Piper e le passa un braccio confortante attorno alle spalle. “Pipes. Lo so che il giornale Seventeen suggerisce diversamente, ma gli appuntamenti e il sesso non sono la cosa più importante di cui parlare, ok? Quando qualcuno sarà davvero importante, sono sicura che te lo dirò. E tu lo dirai a me, giusto?”

“Già,” ammette Piper.

“Vedi?” Alex strofina le mani tra loro come se l’intero problema sia risolto. “Ora, vuoi una birra?”

“No, devo guidare.”

“Oooh, di lusso. Nuova domanda. Ti va di accompagnarmi da Wendy? O ovunque ci sia cibo. Sto morendo di fame, cazzo, e non c’è letteralmente niente da mangiare in questa casa.”

“Certo.”

Salgono sull’auto di Piper e Alex sorride quando capisce che c’è uno dei suoi mix nel mangianastri. Va indietro con il sedile abbastanza da poter mettere i piedi sul cruscotto, cantando insieme alla canzone.

WÈre on a rooooaddd to nowhere…

Piper rimane in silenzio, ascoltando Alex canticchiare sottovoce. Non dice mai ad alta voce ciò che la sta realmente spaventando, che qualcosa sta cambiando tra loro, che si stanno allontanando l’una dall’altra. Che non saranno capaci di fermarlo.
Piper a sedici anni è stressata. Piper a sedici anni è un fascio di nervi. Piper a sedici anni è terrorizzata.

Il suo programma scolastico, durante i primi sei mesi del terzo anno, comprende classi avanzate di tutte le materie e Piper sta finalmente imparando che non è così intelligente come pensava. È intelligente, a volte però non si sente intelligente abbastanza. Non è intelligente abbastanza da arrivarci, da farlo sembrare facile, da ricordare tutto ciò che viene detto in classe e farselo bastare. È il tipo di intelligente che dipende sia dall’abilità nello studio, sia dal QI… ed entrambe le cose la stanno deludendo. È divorata da chimica avanzata, che non riesce proprio a cogliere, e storia avanzata, che non sarebbe difficile se non fosse piena di informazioni, e inglese avanzato, che è il più facile ma richiede più lavoro, romanzi e saggi tutte le settimane, e statistica avanzata, dove è proprio persa.

Poi suo padre le regala un libro di preparazione ai test di ammissione universitari, senza notare che Piper a malapena riesce a non scoppiare in lacrime.

Crolla tutto all’inizio di ottobre. È soltanto il primo resoconto del progresso scolastico, un voto che non influenzerà minimamente la sua media o la sua posizione in generale. Non è neanche un valido pronostico del voto finale. Ci sono stati troppo pochi compiti, e il suo voto di chimica è stato silurato dall’ultimo test. Ma, anche se Piper avrebbe dovuto aspettarselo, non riesce a smettere di tremare mentre fissa la grande C.

È la sua prima C , da sempre, e il suo mantra mentale nonsignificanientenonsignificanientenonsignificaniente è sovrastato dalla consapevolezza che statistica, l’ultima lezione del giorno, molto probabilmente le riserverà la stessa sorpresa.

Forse è troppo grande per nascondersi nel bagno e piangere per un voto, quindi Piper resiste al desiderio. Piega il resoconto, lo mette nell’armadietto e va tranquillamente a pranzo.

Anche se pranzano alla stessa ora, Alex non è in mensa, il che non è strano ultimamente, ma Piper ha l’estremo bisogno di vederla. Alex è l’unica persona al modo che riesce a farla ridere quando sta di merda e Piper ne sta sentendo il bisogno, come di una droga.

Lascia la mensa, senza neanche mangiare, e si dirige verso il campo da baseball.

Riesce a distinguere Alex persino dalla distanza, in mezzo al gruppetto di fattoni vestiti di nero, e, come un’idiota, Piper le fa ciao con la mano. Alex solleva un braccio in risposta; ora la stanno fissando tutti e gli ultimi dieci metri fino alle scalinate sembrano infinitamente lunghi.

“Ehi, Pipes.” Alex sorride, ma solo a metà. Una ragazza, di cui Piper non conosce il nome, ha la testa poggiata sul grembo di Alex e, per qualche ragione, la fa incazzare.

“Ciao.” Piper si ferma davanti all’ultimo gradino, imbarazzata, desiderando essere quel tipo di persona che riesce a calarsi in mezzo al gruppo e a essere completamente a suo agio. La sua migliore amica è lì, quindi dovrebbe essere quel tipo di persona. Non è sicura se sia una mancanza da parte sua o di Alex.

Alex la osserva e inclina la testa, scrutandola come fa solitamente. “Tutto ok?”

La gratitudine invade il corpo di Piper. A volte le piccole cose aiutano, come sapere che c’è qualcuno che, con un solo sguardo, riesce a capire che c’è qualcosa che non va. Sta già un po’ meglio. “Sì. Beh, più o meno. È un po’ una giornata di merda. Ho avuto una C sul resoconto di chimica avanzata.” Piper è fiera di quanto sia riuscita a essere casuale, disinvolta, anche se sa che Alex capirà quanto sia importante per lei.

Ma la risposta provoca leggere risatine e scortesi risate fragorose dallo smorto gruppo di fattoni.

“Oh, no.” Un ragazzo con tre anelli al sopracciglio e dei dread dice banalmente. “Che tragedia.”

“Chi reciterà il tuo ruolo nell’adattamento a film?” Questa viene dalla ragazza in grembo ad Alex.

Stronza.

“Ehi, le classi avanzate sono una cosa seria,” dice Jack Sadler, un vero esibizionista, il protagonista di tutte le opere teatrali che non richiedono qualcuno di troppo mascolino. “Tutta la tua vita ne viene influenzata. Non puoi lavorare. Non puoi possedere una casa. È meglio se inizi già a chiedere il sussidio statale.”

Piper guarda Alex che le sorride con quello sguardo da “è proprio da Piper”. Non ha mai notato quanta condiscendenza contiene.

Per un secondo, Piper non riesce a respirare, è furiosa. Alex sa cosa significa per lei. Alex sa quanto è importante per lei. Piper è improvvisamente stanca di tutto. Si fa il culo e si preoccupa fino a stare male della cosa che queste persone – inclusa Alex – trovano più inutile.

“Vaffanculo,” dice all’improvviso, avvelenata. La parola è diretta a tutti ma sta fissando Alex.

Poi gira i tacchi e se ne va.

“Dai, Piper, non fare così.”

Continua a camminare.

“Piper.”

La voce di Alex è più vicina, Piper non si aspettava che la seguisse.

Spera che si sia alzata così in fretta che la testa di quella stronzetta abbia battuto contro le gradinate.

Piper è troppo grande per scappare da qualcuno e i passi di Alex sono più lunghi, quindi presto la raggiunge e tiene il passo accanto a lei. “Dai, non incazzarti. Sono dei coglioni, ma fanno così con tutti.”

“Va bene.”

“Non serve che ti arrabbi.”

“Non sono arrabbiata.”

“Perché non smetti di camminare allora?”

“Perché mi sono rotta. Non so neanche perché ci sforziamo di essere ancora amiche, quindi evitiamo.”

Nell’intensità delle sue parole, Piper supera Alex e non può fare a meno di guardarsi indietro. Si aspetta di vedere Alex ruotare gli occhi, più in segno di disgusto che divertimento stavolta, si aspetta di sentirle dire di smetterla di essere così fottutamente melodrammatica.

Invece Alex è immobile come la pietra, la sua faccia lentamente si contorce in una smorfia e i suoi occhi sembrano enormi e troppo lucidi dietro gli occhiali. Rimane lì, nella sua t-shirt dei Clash, sotto quella stupida giacca bianca in finta pelle, che lei e Piper hanno trovato l’anno prima in un negozio nello scantinato di una chiesa, ed è la prima volta che Piper pensa che Alex sia piccola.

È la prima volta, dopo anni, che Alex le ricorda la bambina di nove anni che prova con tutte le sue forze a non piangere sull’autobus.

Questo trasforma le interiora di Piper in ghiaccio e tutta la rabbia sparisce istantaneamente, ma non cambia la sua linea d’azione. Continua a camminare, ancora più desiderosa di allontanarsi. La vista le si annebbia per le lacrime, ma non sono lacrime per i sensi di colpa, commozione o rabbia. Sono lacrime di panico, tipo quello che prova un bambino che vede piangere la mamma per la prima volta… panico per aver scoperto che qualcuno che pensavi invincibile, non lo è.

Piper è troppo grande per nascondersi nei bagni della scuola a piangere per un voto, ma non è troppo grande per nascondersi nei bagni della scuola a piangere per la sua migliore amica. Quindi è quello che fa.
   
 
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