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Autore: Iaiasdream    17/08/2014    2 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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16° capitolo: PENSIERI E AZIONI
 




<< No dico, ma ti rendi conto? Io non riesco ancora a crederci! Questa è la prima volta che faccio una cosa così, e specialmente con te! >> esclama Rosalya continuando ad ondeggiare sopra di me.
<< Rosa, per favore sta un po’ ferma >> la prego esausta << lo capisco che sei troppo euforica, ma se continui a muoverti come una forsennata, non riuscirò mai a infilarlo, si è incastrato! >>
<< Oh, no, Rea! perché mi dici così? Maledizione a me e a tutte le mie voglie! Che vergogna, e pensare che tra pochi giorni dovrò sposarmi >> dice mettendosi le mani sul viso e dando sfogo a un falso pianto. Intanto io, inginocchiata sotto di lei, sento che sto per perdere ogni minima forza che mi è rimasta, mi manca l’aria, sto sudando e impreco come una pazza nella mente mentre cerco disperatamente di infilare quel maledetto ago nella stoffa di raso che compone la sottogonna dell’abito da sposa.
Indovinate un po’?
Dopo essere ritornata a casa, già preoccupata per la rivelazione che mi ha fatto Erich, ricevo una sua chiamata; piange disperatamente, dicendo che si è misurata l’abito per farlo vedere a Kim, e mentre ha infilato la sottogonna, questa si è andata a incastrare tra i ganci del corsetto e si è strappata. Subito è entrata in panico, e ce n’è voluto di tempo perché Kim e io la convincessimo a non chiamare la sala ricevimenti, intenta ad annullare tutto.
Per fortuna, anni fa Violet, mi insegnò ad usare ago e filo, così mi sono messa a disposizione per aggiustargliela. Naturalmente, di dosso, non sono riuscita a sfilargliela, e adesso, dopo due ore, sono ancora aggrovigliata a lei in una strana posizione, ad assorbire le sconce battute di Kim, che spaparacchiata sul divano, consuma una busta di patatine e ride mentre ci guarda.
<< Ah-ah! Sembrate proprio due attrici di film hard tra lesbiche… ah-ah! Wow, ma che posizione è quella? Non sono sicura di averla mai vista sul libro del Kamasutra >> mugugna con la bocca piena.
<< Perché, tu avresti letto il Kamasutra? >> chiedo, continuando il mio lavoro.
<< Mia, cara! È stato un genio del sesso come me a scriverlo, come arei potuto non leggerlo?... a proposito di genio del sesso… >> continua lasciando la busta delle patatine sul tavolo e alzandosi dal divano << ci sono novità Rea? >>. Sento quella domanda fatta a brucia pelo, e fermo in tempo le dita prima che queste infilzino l’ago nella carne della bambola argentata.
<< C-che dici? >> balbetto smarrita senza voltarmi.
<< Avanti Rea, conosciamo bene la tua situazione, con noi puoi sfogarti! >> risponde Rosa al posto di Kim. Accenno un sorriso malinconico e riprendo il mio lavoro.
<< Cosa volete che vi dica? Ci sono momenti in cui mi rende la vita difficile e altri in cui si comporta da indifferente… sono arrivata al punto di non sapere cosa gli passi per la mente, anche se a dire il vero, non l’ho mai saputo >>
<< E Armin? >> chiede Rosa.
Sbuffo un sorriso << Gli voglio bene, ma devo essere sincera, per lui non provo ciò che invece provo per Cass. In più abbiamo litigato proprio questo pomeriggio. >>
<< Perché? >> è Kim.
<< La solita storia, sua madre. Con la differenza che questa volta si intrufola anche in casa mia per fare il lavaggio del cervello al figlio >>
<< Non sarà mica per quel fatto… >> mormora Rosa, forse senza essersene resa conto, perché non riesce a terminare la frase, che Kim la interrompe, lanciandole un’occhiataccia.
<< Che succede? >> chiedo incuriosita, guardando prima una e poi l’altra, le quali cercano disperatamente di non incrociare il mio sguardo. << Ehi, parlate… ormai ci siete dentro e non mi va di sapere che anche voi mi nascondete segreti >>, continuo lasciando penzolare il filo con l’ago sulla stoffa, per alzarmi, incrociare le braccia al petto, e aspettare che parlino. << Allora? >>
<< Oh, al diavolo Kim! >> esclama Rosa sollevando la stoffa con fare nervoso << Rea è nostra amica, e deve sapere! >>
<< Sì ma non siamo sicure di ciò che ha visto e sentito >>
<< Di cosa state parlando? >> intervengo nervosa.
<< Rea… >> riprende La bambola argentata << come ha detto Kim, non c’è certezza, ma questa notizia viene da fonte sicura. Il giorno in cui avesti la febbre, il tuo cellulare squillava instancabilmente. A rispondere fu sempre Armin, ma chi chiamava chiudeva dopo aver sentito il “pronto” del tuo ragazzo. Io sapevo che era Castiel, perché ore prima aveva chiamato me chiedendo di te, e fui convinta che anche Armin lo capì, ma non parlò, lo vidi solo incupirsi.
Il secondo giorno di malattia, ricevetti una chiamata di Lys. Mi disse che a scuola aveva visto e sentito una cosa al quanto strana, Armin si era presentato e… >>
<< E, cosa? >> chiedo tremante sentendomi pervadere dall’ansia.
<< Cercava Castiel, voleva parlargli >> è Kim a continuare e io prontamente le volgo lo sguardo << ma al suo posto trovò una Melody alquanto desiderosa di parlargli in privato >>
Guardo Kim, smarrita. Cosa intendono dire con queste cose? Deglutisco a fatica, e riprendo fiato.
<< Co-cos’ ha sentito Lys? >> chiedo con voce rauca, seguita da un lieve colpo di tosse.
<< Non riuscì a sentire bene, Rea… ma capì che in mezzo a questa storia centrava tua suocera >> risponde Kim poggiando una mano sulla mia spalla, dandomi dei colpetti. << Fa attenzione Rea >> sussurra infine.
Sorrido, facendo capire che non devono preoccuparsi, ma dentro di me rodo, impreco, scalpito dalla voglia di sapere cosa stanno tramando e per quale motivo Armin si trova in mezzo.
Faccio l’indifferente, avvicinandomi un’altra volta a Rosa, per finire il lavoro.
<< Comunque ho una novità sul preside >> riprende dopo un po’ Kim, sprofondando sul divano.
<< Chi? Castiel? >> chiede Rosalya.
<< Sapete cosa ha fatto? Ha vietato alla moglie di mettere piede in questo paese >> risponde Kim tutto d’un fiato. Fermo il mio lavoro, ma non voglio far intendere di essere desiderosa del perché. Infondo ho ancora nella mente le parole precedenti.
<< Il motivo non si sa bene >> dice la bruna rispondendo a una domanda non fatta.
<< E chi te l’ha detto? >> chiede ancora Rosa.
<< Lysandro >>
<< E perché l’avrebbe detto a te? >> chiede Rosa stizzita.
<< Perché in quel momento mi trovavo io >>
“Chissà cosa sarà successo tra quei due?” questo pensiero mi passa per la mente come una folata di vento, e mentre ritorno a rimuginare, il ricordo della frase letta sul movimento delle labbra di Erich ritorna a pervadere i miei pensieri.
“No, non può averlo detto? Ho avuto solo un miraggio, non ha detto assolutamente così” ma subito un brivido mi percorre la schiena facendomi sentire freddo. “E se invece è come ho immaginato? No, non può succedere anche questo adesso”. sbuffo infastidita, fermando l’ultimo punto, staccando il filo e rialzarmi, dicendo << Ho finito >>.
Rosa si guarda allo specchio ringraziandomi gioiosa, io non ci faccio caso. Come un automa, mi dirigo vicino il divano, prendo la borsa e la giacca e salutando me ne vado. Le sento dirmi qualcosa ma non mi fermo, e continuo a incamminarmi verso casa.
Vi trovo Etienne da solo mentre gioca all’x-box.
<< Ciao mamma! >> esclama senza distogliere lo sguardo dalla tv.
<< Etienne, dov’è tuo padre? >> chiedo guardandomi intorno.
<< è uscito >>
<< Cosa?! >> esclamo irritata << Ti ha lasciato qui da solo? >>
Etienne non risponde, sentendo la mia voce alterata, si accinge solo a spegnere la consolle.
<< Mamma… >> dice dopo un po’ avvicinandosi << so che quando non ci siete, non devo aprire a nessuno, quindi non arrabbiarti con papà >>
Accenno un sorriso forzato accarezzandogli i capelli.
<< Non è questo il punto Etienne, lo so che tu sei un bambino intelligente, ma lo sconsiderato è tuo padre >> rispondo prendendo il cellulare dalla borsa, componendo velocemente il suo numero.
Tu… tu… tu… non risponde, e dopo altri due “Tu”, scatta la segreteria. Capisco al volo che mi ha chiuso la chiamata. Ma perché?
Sbuffo scaraventando scocciata il cellulare sul divano.
<< Mamma, ho fame >> dice ad un tratto Etienne dirigendosi in cucina.
<< Arrivo piccolo >>. Decido di non pensarci. Raggiungo mio figlio, e inizio a preparare la cena.
Mangiamo soli, Armin non è ancora arrivato, e quando ho deciso di richiamarlo, questa volta il telefono è risultato spento. Dire che sono irritata è troppo poco. Mille mal pensieri si affollano nella mia mente, per di più dopo aver sentito il ragionamento delle mie amiche.
Dov’è? Con chi è? Che diavolo starà facendo?
Posso dare un significato a queste domande: gelosia. Ma, maledizione! Non posso essere gelosa, non dopo aver ammesso di amare Cass e non lui!
Sono una spudorata egoista. Voglio un mondo di bene ad Armin, e non ammetto il pensiero che forse mi sta tradendo.
Scuoto la testa, come per scacciare via quell’assurdo pensiero. Vedo Etienne sbadigliare e alzandomi, lo prendo in braccio salendo le scale per portarlo in camera sua. Si addormenta in un battibaleno. Gli stampo un bacio sulla fronte ed esco ritornando al piano di sotto.
Mi siedo sul divano in soggiorno e prendo il cellulare. Mi accorgo che c’è un messaggio. Castiel. Lo apro velocemente, ansiosa di sapere cosa dice.
“Ehi, Rosa mi ha detto che hai litigato con Armin”.
Merdaccia! E menomale che potevo sfogarmi!
“Non ha niente a che fare con te!” rispondo.
“Tutto ciò che ti riguarda ha a che fare con me” scrive lui, dopo un po’.
“Va al diavolo” invio, sorridendo, rendendomi conto che è ritornato quello di prima.
“Perché non vieni fuori?”
Scatto dal divano continuando a leggere quelle parole. << Questo ragazzo è davvero pazzo! >> esclamo dirigendomi verso l’uscita.
Lo trovo appoggiato di spalle al cancello.
<< Che diavolo ci fai qui a quest’ora? >> chiedo sottovoce avvicinandomi. Lui si gira sfoggiando quel meraviglioso sorriso che mi ha sempre fatto sciogliere.
<< E tu perché sei uscita? >>
<< Perché devi sempre farmi domande a cui non so rispondere? >> chiedo irritata, pregando che Erich non gli abbia detto niente.
Lui sbuffa un sorriso << Perché non mi fai entrare? >> chiede con voce sensuale.
<< Ma come fai a chiedermi questo con tanta naturalezza? Non te ne frega niente di Armin? >>
<< C’è? >>
“Ah, adesso lo chiedi?”. Scuoto la testa abbassando lo sguardo.
<< Meglio, così abbiamo tempo per parlare >>
“Oh Dio!” << P-parlare di cosa? >> chiedo cercando di non fargli capire il mio stato d’ansia.
<< Apri il cancello e te lo dico >> risponde lui fissandomi negli occhi.
Esito, poi sbuffando mi avvicino al cancello aprendolo << Ah, Castiel sei davvero… >> vengo interrotta dalla sua presa, mi avvicina a se prendendomi il viso tra le mani e baciandomi intensamente. Dapprima, presa alla sprovvista, cerco di respingerlo, preoccupata dall’eventuale arrivo di Armin, ma poi, quel tanto amato e atteso calore, mi rende sua succube, sottomettendomi in un niente.
È lui a distaccarsi da me, e mi guarda con i suoi occhi penetranti.
<< Non ce la facevo più. Oggi non ti ho toccata per niente, e poco fa credevo di impazzire. Che cosa mi hai fatto? >> sibila sulle mie labbra.
<< Non possiamo Castiel >>
Mi interrompe un’altra volta, spingendomi verso le sbarre del cancello e catturando un’altra volta le mie labbra accompagnando però le sue mani che iniziano ad esplorare il mio corpo.
<< Voglio fare l’amore con te >> sussurra poggiando le labbra sull’orecchio, risvegliando così in me, la voglia assopita.
<< Ca-Castiel… >> dico tra gli ansimi, concentrandomi su quelle dita che si intrufolano sotto i miei slip.
Non appena, però, riesco a trovare un barlume di lucidità, lo spingo fuggendo in casa, chiudendomi la porta alle spalle.
Il mio cuore batte all’impazzata, mentre scivolo per terra, sentendomi venir meno. Passo una mano sulla fronte madida, mi copro gli occhi, e cerco disperatamente di calmare il respiro.
Dopo un po’ mi alzo, avvicinandomi alla finestra, notando che non c’è più. Tiro un sospiro di sollievo e mi stendo sul divano.
Cerco di liberare la mente da tutti i pensieri e quando ci riesco, mi dirigo fra le braccia di Morfeo.






Baka Time: salve a tutti, come potrete ben notare, il finale di questo capitolo, manca di Suspence. Premetto che questo non doveva finire così, nel senso che la scena con Castiel non ci doveva essere, ma ho deciso di lasciare l'altra scena per la prossima volta. Una motivazione non c'è, anche perchè non saprei come giustificarmi, dato che le idee non sono già pronte ma mi vengono in mente man mano che scrivo.
Spero il capitolo sia stato di vostro gradimento. Mi raccomando, sempre se volete, fatemelo sapere. un bacio a tutte, alla prossima! ^^
   
 
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