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Autore: Dejanira    15/09/2008    10 recensioni
Maggio 2002, Wiltshire.
Osservando un Malfoy Manor che non è più lo stesso, Harry Potter decide di svelare il tremendo segreto che quelle mura nascondono. Una terribile fiaba vive tra quelle pareti, unici protagonisti l'amore, la disperazione e la follia.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

THE ASTERIA’S ADVENTURES IN WONDERLAND

 

 

18 febbraio 1997

 

Daphne non aveva mai capito il perché di quel coniglio bianco.

Quando quella mattina del trentuno agosto di cinque anni prima aveva accompagnato Asteria a Diagon Alley perché la ragazza doveva fare gli acquisti per Hogwarts, sua sorella era entrata al Serraglio Stregato e ne era uscita con un coniglio bianco.

Un gatto o un gufo sarebbero stati meglio di quella palla di pelo, perfino un topo sarebbe stato più utile: se non altro, con le code di topo si poteva preparare la Pozione Singhiozzante; con le code di coniglio nemmeno quella.

E, come se non bastasse, quando Daphne aveva chiesto ad Asteria se aveva già deciso come chiamarlo, lei aveva risposto: «Coniglio Bianco»

Un nome fantasioso oltre ogni dire, ma Asteria era contenta così e a distanza di cinque anni Coniglio Bianco era ancora lì, più grasso e peloso che mai, e non ci sarebbe stato da stupirsi se sua madre avesse ordinato al loro elfo domestico di cucinarlo per il prossimo cenone di Natale.

L’altra grande passione di Asteria – dopo Coniglio Bianco – erano i libri di fiabe.

Ne leggeva di tutti i tipi, sia di maghi che di babbani, anche se quest’ultime doveva leggerle lontano dagli occhi accusatori di sua madre, che l’avrebbe diseredata seduta stante se l’avesse sorpresa a sfogliare anche un solo libro di qualche ignobile babbano, motivo per il quale li nascondeva tutti dentro un grosso scatolone sotto il letto.

Per il resto, Asteria aveva solamente altre due malsane fissazioni: la prima era Morag MacDougal.

Cosa ci trovasse in quella Corvonero acida e scorbutica era un mistero per tutti, Morag per prima, che roteava gli occhi al cielo ogni qual volta si trovava quella Serpeverde quindicenne alle costole.

Tra l’altro, dal momento che la gente tendeva sempre ad evitarla, non sapeva mai come comportarsi con lei.

Inoltre Asteria sembrava aver imparato a memoria le sue abitudini.

Sveglia alle sei e mezzo del mattino, con seguente passeggiata al Lago, sgattaiolando fuori dal Dormitorio senza farsi scoprire da Gazza o dalla sua insopportabile gatta. Colazione alle otto meno venti, quando ancora c’erano pochi studenti in Sala Grande. Lezioni mattutine, pranzo veloce, salto in biblioteca, ma non tanto perché amasse particolarmente passare pomeriggi interi sui libri ma perché la biblioteca era una delle zone meno affollate di tutto il castello. Cena veloce e poi dritta alla Torre di Astronomia, dove Morag passava la maggior parte della serata.

Quel mattino Asteria si era appostata di fronte all’aula di Antiche Rune, la prima lezione della giornata di Morag. La Corvonero arrivò pochi minuti dopo, sbuffando quando vide Asteria Greengrass ad attenderla sorridente.

«Ma non hai lezioni, tu?» le domandò sgarbata, sentendosi uno straccio data l’espressione cortese e serena della Serpeverde. Era educata da far venire i nervi, accidenti.

«In effetti adesso ho Incantesimi, ma ieri sera hai dimenticato il libro di Antiche Rune nella Torre di Astronomia, ma te l’ho preso io, tranquilla. Ecco qua» fece, porgendole il mattone di settecento pagine e passa.

Morag mugugnò qualcosa che con molta fantasia sarebbe potuto passare per un grazie.

«Ci vediamo più tardi» disse poi a Morag, alle cui orecchie quel “ci vediamo più tardi” suonò come una minaccia.

Asteria si voltò per tornare indietro verso l’aula di Incantesimi, ma non essendosi accorta che qualcuno stava venendo nella sua direzione, e dato che Morag non si sprecò a dirle di fare attenzione, andò a sbattere contro qualcuno. Riuscì a mantenere l’equilibrio appoggiandosi alla parete, ma il libro che teneva in mano le cadde per terra.

Asteria alzò gli occhi azzurri sulla persona che aveva investito. Hermione Granger si era appena chinata per prendere il libro che le era caduto, dando una fugace occhiata al titolo sulla copertina: “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”.

«Tieni» le disse Hermione, ridandole in libro con espressione curiosa. Non avrebbe mai creduto che una Greengrass potesse leggere libri di autori babbani.

«Grazie» replicò subito Asteria. «E scusa se ti ho investita. Morag, a dopo» aggiunse in direzione della Corvonero, sparendo oltre l’angolo del corridoio.

Hermione e Morag rimasero a fissarsi alcuni secondi prima di entrare nell’aula, dove ognuna sedette al proprio solito posto: Morag in uno degli ultimi banchi e Hermione tra le prime file, accanto ad Hannah Abbott.

Non erano molti gli studenti che frequentavano Antiche Rune. Dei Grifondoro, oltre a Hermione, c’era solo Seamus Finnigan, che era appena arrivato e aveva preso posto accanto a Justin Finch-Fletchley. Oltre Morag MacDougal, dei Corvonero c’erano invece Lisa, Anthony e Terry Steeval, mentre gli unici Serpeverde erano Theodore Nott e Draco Malfoy.

Arrivata la professoressa Bathsheda Babbling, una donna alta e dai capelli nero-grigiastri, la lezione cominciò.

Come suo solito, Hermione iniziò a prendere appunti, seguendo con attenzione le spiegazioni della professoressa Babbling. Le lezioni di Antiche Rune, seppur tra le più difficili, erano anche tra le più interessanti e tranquille. Hannah, poi, era un’ottima compagna di banco, perlopiù silenziosa e attenta.

Sfogliando il suo dizionario delle rune, lo sguardo di Hermione si posò per un attimo su uno dei banchi dell’altra fila, quello dove Theodore Nott stava prendendo appunti in silenzio e Draco Malfoy stava consultando il suo dizionario. Tempo di un istante, e mentre Hermione tornava a voltarsi verso la professoressa Malfoy alzò lo sguardo.

Con la coda dell’occhio a Hermione parve di notare un movimento da parte di Malfoy, ma non osò spostare nuovamente lo sguardo verso di lui per accertarsene.

Non c’era niente di peggio che sentire uno sguardo fisso sulla propria schiena e non trovare la forza di voltarsi per ricambiarlo.

Era incredibile. Che aveva Malfoy da fissarla così? Si diede una sistemata al nodo della cravatta, sfogliò il dizionario delle rune e prese qualche appunto sebbene non fosse necessario.

Odiava sentirsi osservata, la rendeva tremendamente nervosa e le dava l’impressione di avere qualcosa che non andava.

Le era forse spuntata la coda? O delle ali sulla schiena? Se era tutto a posto per quale motivo Malfoy la fissava?

Concentrarsi sulla lezione fu quasi impossibile. Persino Morag, seduta due banchi dietro Hermione e Hannah, le fece arrivare sul banco un biglietto con scritto: “se la smettessi di dimenarti forse riuscirei a vedere la lavagna”.

Hermione era già abbastanza nervosa senza che ci si mettessero anche le cortesi richieste di Morag MacDougal, ma cercò ugualmente di stare ferma e tranquilla al suo posto.

Di certo la situazione non migliorò quando Hannah si accostò di più a lei per bisbigliarle qualcosa all’orecchio.

«C’è Draco Malfoy che ti fissa da quando è iniziata la lezione.»

Come se non se ne fosse accorta!

Ringraziò comunque che accanto a lei ci fosse Hannah e non qualcuno come Lavanda Brown o Calì Patil. Mentre Lavanda o Calì, a una constatazione del genere, l’avrebbero tormentata con continue occhiate curiose e risatine sommesse, la voce di Hannah era priva della minima traccia di malizia.

La lezione terminò dopo un’ora che a Hermione sembrò infinita. Prese i suoi libri, li mise nella borsa e quando finalmente si girò vide che al tavolo dei due Serpeverde era rimasto solo Theodore Nott.

Draco Malfoy era già uscito dall’aula.

 

 

Da quando quei piccoli Serpeverde avevano lanciato Caccabombe nella biblioteca, il numero di studenti che vi andava per studiare era diminuito, e, una volta tanto, Hermione non ebbe nulla da ridire. Come promesso da Madama Pince, l’odore cattivo se n’era andato del tutto, ma poteva capitare, prendendo qualche libro di Storia della Magia, di trovare le pagine ancora un po’ impregnate di quell’odore sgradevole.

Quella sera Hermione era infatti l’unica studentessa nel reparto di Storia. Ma dal momento che doveva preparare l’argomento di storia per la tesi dei M.A.G.O., era costretta a cercare quello che le serviva e a sopportare l’odore emanato da quei libri ancora impregnati della puzza delle Caccabombe.

Prese tutti i libri che le servivano e in fretta si diresse verso uno dei tavoli più lontani dal reparto di storia, e finalmente poté studiare in pace.

Tutto avvenne alcune ore dopo, quando Hermione tornò nel reparto di storia per posare i libri che aveva preso. Era vicina allo scaffale dove erano posati in ordine cronologico alcune delle edizioni più importanti della Gazzetta del Profeta, quando vide una copia caduta per terra. Si chinò a prenderla per rimetterla sugli scaffali e senza troppo interesse il suo sguardo si posò sui titoli della prima pagina. Leggendo la data scritta in piccoli caratteri su un bordo della pagina, Hermione scoprì che il giornale risaliva al 28 aprile di quattro anni prima. Il Profeta di quel giorno trattava in prima pagina dell’elezione del nuovo Ministro della Magia, ma sfogliando alcune pagine Hermione si accorse di un articolo che catturò la sua attenzione.

Parlava del suicidio di una giovane donna che si era impiccata nella camera da letto della sua villa di Bristol, dove viveva col marito e il figlio. Il nome della donna era Ariadne Nott.

Se fin dal primo momento, lesse Hermione, fu dato per scontato che quello fosse stato un suicidio, successivamente Anacletus Nott, marito di Ariadne, aveva accusato il fratello maggiore della moglie di averla indotta a suicidarsi. E il nome di quel fratello stupì Hermione ancor più di quello della donna impiccata: Nestor MacDougal.

Dunque Theodore e Morag erano parenti, rifletté la Grifondoro. Non ne aveva idea. A stento sapeva che la madre di Theodore Nott era morta anni prima, figurarsi se conosceva tutti i particolari della vicenda.

Hermione richiuse il giornale e lo posò sullo scaffale, andando verso l’uscita della biblioteca. Non le andava di sapere altro su quella faccenda, né voleva impicciarsi in quella storia.

 

 

«Non se ne parla, Turpin, scordatelo.»

«Non puoi tirarti indietro, Malfoy, Blaise Zabini mi ha assicurato che anche tu avresti dato una mano.»

«Spiegami perché dovrei essere proprio io ad aiutare Blaise a far arrivare delle casse di Firewhisky qui a scuola» borbottò Draco Malfoy, tampinato lungo il corridoio da un’irritantissima Lisa Turpin.

«Perché tu sei lo studente più sveglio e affascinante di tutta la scuola, non mi viene in mente nessuno che possa esserci più utile di te. Allora? Che ne dici?» fece Lisa, speranzosa.

Draco, che comunque parve compiaciuto di tutti quei complimenti, fissò la Turpin con cipiglio scettico.

«Cosa c’entra tutto questo? Non starai per caso cercando di comprarmi con qualche lusinga?»

Lisa spalancò la bocca, in un’espressione offesa e stupita.

«Ma certo che no!»

«Meglio così, perché quella è una mia prerogativa» ribadì Malfoy, spostando lo sguardo dal viso di Lisa alla persona che spuntò proprio in quel momento dall’angolo del corridoio. «Oh, guarda che fortuna, c’è la Granger, perché non chiedi a lei di dare una mano a Blaise?»

Hermione, che avanzava con una montagnetta di libri tra le braccia, al sentire pronunciare il suo nome alzò lo sguardo, accorgendosi di Lisa e Malfoy.

«Eh?» fece, confusa, mentre Lisa la afferrava per un gomito rischiando di farle cadere i libri per terra.

«Che idea grandiosa, Malfoy!» esclamò entusiasta Lisa, togliendo i libri di mano a Hermione, che colta alla sprovvista sussultò. «Andrete voi due ad aiutare Zabini.»

«Cosa?» disse Hermione, cercando di riprendersi i libri.

«Sta’ tranquilla, dirò a Lavanda di portarli nella tua stanza» la rassicurò Lisa. «Forza, andate, su. Zabini è vicino alla statua del Fante Decapitato, al passaggio segreto che porta dritto alla cantina dei Tre Manici di Scopa… muovetevi, forza!» li incitò, dando a entrambi una spinta sulla spalla per farli avanzare, poi si allontanò a grandi passi portandosi via i libri di Hermione, che la guardò infuriata.

«Quella è folle!» sbraitò. «Mi aveva detto… ­io le avevo detto che oltre a decorare la Sala non avrei fatto nulla!»

«Beh, io avevo detto che non avrei fatto niente di niente e basta» fece Malfoy. «Ma visto che siamo qua tanto vale andare ad aiutare Blaise, no?»

«No

«Vattene pura, allora» fece Malfoy con indifferenza. «Anzi, è meglio così. E’ decisamente meglio così» aggiunse a voce bassa, come se si stesse rivolgendo più a se stesso che a Hermione.

Lei rifletté alcuni istanti, le braccia incrociate al petto. L’idea di passare del tempo con Draco Malfoy non le andava molto a genio per il solo motivo che lui la metteva un po’ in soggezione, da un anno a quella parte. Come era successo quella mattina a lezione di Antiche Rune, le capitava di scoprire Malfoy a fissarla insistentemente, e questo la rendeva terribilmente nervosa. Anche l’idea di dare una mano a lui e Zabini a portare via le bibite dalla cantina dei Tre Manici  la rendeva assurdamente ansiosa.

«No, ho deciso» fece Hermione, prendendo il respiro e attirando l’attenzione di Malfoy. Poi, senza la minima logica, aggiunse: «vengo con te.»

Si pentì un istante dopo di aver pronunciato quelle parole. Per quanto assurda potesse essere la sua decisione di seguire Malfoy, avrebbe potuto usare una frase diversa da “vengo con te”. Avrebbe potuto dire “vengo ad aiutarvi”, “vi do una mano”, ma non vengo con te. Era quel pronome a suonare in maniera equivoca. Del resto era Blaise Zabini che Lisa le aveva chiesto di aiutare, non Malfoy.

Il ragazzo comunque non sembrò farsi troppi problemi su quel fatidico “vengo con te”; si limitò ad annuire col suo tipico fare indifferente, e insieme si avviarono verso la statua del Fante Decapitato, che si trovava in fondo al corridoio del settimo piano. Lui teneva le mani in tasca e guardava sempre dritto di fronte a sé, come se Hermione non fosse nemmeno lì con lui; la ragazza ostentava un uguale atteggiamento, anche se di tanto in tanto il suo sguardo guizzava sull’elegante profilo del Serpeverde, impassibile come una statua.

Il suo comportamento la disorientava: a volte si mostrava quasi interessato a lei, altre volte la ignorava del tutto, come se nemmeno lui avesse deciso quale delle due strade continuare a seguire.

Per Hermione quel silenzio iniziò a farsi incredibilmente pesante, così come le occhiate degli altri studenti che vedendoli camminare insieme per i corridoi voltavano il capo incuriositi. Ma mentre Draco appariva perfettamente tranquillo, Hermione, per quanto cercasse di dissimulare il nervosismo, era palesemente ansiosa.

E forse se ne accorse anche Malfoy, perché a Hermione parve che per un attimo lui la stesse fissando con la coda dell’occhio, piegando impercettibilmente le labbra in una sorta di ghigno.

Giunti di fronte al Fante Decapitato, la Grifondoro avrebbe volentieri tirato un sospiro di sollievo, ma si trattenne dal farlo. Insomma, Malfoy non la metteva in soggezione fino a quel punto.

«Dov’è il passaggio segreto?» chiese Hermione, fissando la statua da tutte le angolazioni.

Per tutta risposta, Malfoy si mise di fronte a lei dandole le spalle, poi con un veloce movimento della bacchetta fece in modo che la testa del Fante, che giaceva sulla spalla della statua in un modo che ricordava un po’ Nick-Quasi-Senza-Testa, tornasse dritta sul capo del Fante. Draco si fece indietro di alcuni passi e la statua, improvvisamente dotata di vita propria, si spostò, allontanandosi dal piedistallo sul quale fino a un attimo prima stava immobile. Fece un profondo inchinò staccandosi nuovamente la testa come fosse un cappello, permettendo così a Hermione e Draco di entrare.

«Un po’ macabro» commentò la ragazza, ma Malfoy l’afferrò per un gomito trascinandola dentro il passaggio che il Fante Decapitato aveva rivelato.

La statua tornò silenziosamente al suo posto e i due ragazzi rimasero immersi nel buio, e in quell’istante Hermione provò conforto dal contatto della mano di Draco sul suo braccio.

«Lumos» lo sentì poi sussurrare, e non appena dalla punta della bacchetta di Malfoy spuntò un raggio di luce, lui lasciò la presa e lei poté vedere meglio il luogo dove si trovavano.

Era un cunicolo stretto che scendeva, e il soffitto, notò Hermione avanzando insieme a Malfoy, era un po’ troppo basso, tanto che per camminare dovevano flettere le ginocchia, specialmente Draco che era più alto.

«Chi ha scoperto questo passaggio?» domandò Hermione, che non ricordava di averlo mai visto segnato sulla Mappa del Malandrino.

«Io, ovviamente» rispose Malfoy, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. «Ero con Pansy la notte in cui l’ho scoperto. Stavamo cercando di seminare Gazza.»

Hermione non voleva nemmeno sapere cosa ci facesse Malfoy con Pansy Parkinson in giro per i corridoi del settimo piano di notte, quindi continuò a camminare senza proferire parola.

Il percorso fu più lungo e tortuoso di quel che avrebbe creduto. E anche più scomodo. Ma dopo una decina di minuti riuscirono a giungere alla fine del cunicolo, e Draco, inginocchiandosi, aprì una botola coperta da della terra e da alcuni ciottoli. Saltò giù per primo con un balzo elegante, atterrando sul pavimento con un leggero tonfo; doveva essere un bel salto.

Hermione si sedette sul bordo della botola poggiando le mani sul pavimento per darsi la spinta, guardò appena in basso e senza rimuginarci troppo si buttò, sperando di non capitombolare per terra.

L’impatto fu anche più morbido di quel che aveva sperato. Impiegò un solo istante per comprendere di trovarsi tra le braccia di Malfoy, che l’aveva presa al volo, e ancora meno impiegò per arrossire fino alla punta dei capelli.

Si ritrovò con le braccia al collo del ragazzo, mentre le mani di Malfoy la reggevano per la vita. Il viso di Hermione era talmente vicino a quello del Serpeverde che lei poté cogliere ogni particolare di quel volto che da sempre aveva odiato: gli occhi erano di un grigio denso, le labbra sottili e piegate in un sorriso sghembo; la pelle del viso era pallida e liscia, e Hermione si chiese come sarebbe stato accarezzargli una guancia col dorso della mano.

L’unica cosa che fece fu invece poggiarli le mani sulle spalle invitandolo a lasciarla andare, cosa che Draco fece un secondo dopo.

«Grazie, ma non era necessario» disse freddamente Hermione, prendendogli i polsi e allontanandogli le mani dai suoi fianchi, visto che lui non sembrava volerlo fare da solo.

«Come sei suscettibile» commentò Malfoy, mentre Hermione si guardava intorno. «E io che pensavo di farti un favore preservando il tuo bel visino da un’umiliante caduta a faccia in giù.»

«E chi ti dice che sarei caduta?»

«Scusate se vi interrompo,» borbottò una voce da un punto imprecisato della stanza semibuia «ma dal momento che nessuno di voi due è caduto o si è fratturato qualche braccio, non è che mi dareste una mano?»

Entrambi voltarono il capo verso Blaise Zabini, quasi del tutto nascosto da una cassa di legno che gli impediva di vedere dove stava mettendo i piedi.

Hermione tirò fuori la bacchetta e fece sollevare la cassa dalle braccia di Blaise, facendola ricadere silenziosamente a terra.

«Era ora» bofonchiò Blaise.

«Un “grazie” ci sarebbe stato meglio» disse Hermione contrariata. «Ma Madama Rosmerta sa che stiamo qui?»

«A dire il vero no» rispose Blaise.

«Vorresti dire che stiamo rubando?» chiese Hermione, non sapendo più cosa aspettarsi.

«Per Merlino, certo che no» fece Zabini, osservandola.

«Come se ne avessimo bisogno» ci tenne a precisare anche Draco.

«Un vecchio amico lavora qui, è con lui che ho parlato» spiegò Zabini. «Adesso vi decidete a darmi una mano, dal momento che è per questo che siete qui? O stavate facendo una passeggiatina serale?»

«E d’accordo» sbuffò Hermione, aiutando Zabini a portare le casse di bevande su per la botola. «Ma una volta a Hogwarts dove la mettiamo tutta questa roba?»

«Nelle cucine» rispose prontamente Draco. «Gli elfi non si tireranno indietro se gli ordiniamo di tenerle nascoste per qualche settimana.»

Hermione non replicò ma assunse un’espressione imbronciata. Parlare con persone come Blaise Zabini e Draco Malfoy del C.R.E.P.A. era una battaglia persa in partenza, perché sprecare fiato?

Una volta portate tutte le casse nella galleria, Blaise salì nel cunicolo attraverso la botola e con un incantesimo di levitazione le fece galleggiare di fronte a sé, iniziando ad avanzare per la galleria.

Draco fece di nuovo per aiutare Hermione a salire, ma lei questa volta avvicinò a sé una cassa di legno vuota e vi poggiò un piede, riuscendo a salire senza l’aiuto di nessuno.

Chiusa la botola e accese le bacchette, il gruppo si avviò, Zabini in testa, Hermione al seguito e Malfoy a chiudere la fila.

Sbucarono fuori da dietro la statua del Fante, ma solo dopo che Blaise si fu assicurato che non ci fosse nessuno nel corridoio.

«E adesso che si fa?» fece Zabini pensoso, osservando tutte quelle scatole e chiedendosi come farle arrivare fino ai sotterrane passando inosservati.

«Faccio io» sospirò Hermione, e applicò qualche incantesimo agli scatoloni, che sparirono al tocco della bacchetta della ragazza.

«Incanto dell’Invisibilità?» chiese curioso Blaise.

«Non esattamente, ma è altrettanto efficace. Pensate di potercela fare da soli da qui in poi?»

«Di’, Granger, per chi ci hai preso?» fece Draco, fissandola divertito.

«Per dei Serpeverde» replicò lei.

«Che per te è sinonimo di imbecilli» terminò Zabini. «Beh, arrivederci, Granger. Se mai ti venisse in mente di tornare ad aiutarmi insieme a Draco, vedete di fare più in fretta. Odio aspettare.»

E con queste gentili parole Blaise e Malfoy se ne andarono. L’ultima cosa che la Grifondoro vide prima di avviarsi dalla parte opposta fu il volto di Malfoy, che per un istante si era voltato a guardarla.

 

 

L’ultima fissazione di Asteria Greengrass era il gioco dei se.

Gioco che Morag MacDougal trovava a dir poco assurdo.

«E se ti trovassi nel bel mezzo della Foresta Amazzonica circondata da un branco di Schiopodi Sparacoda senza la possibilità di smaterializzarti cosa faresti?» chiese Asteria, seduta sul pavimento della Torre di Astronomia a gambe incrociate, accarezzando mollemente il dorso di Coniglio Bianco, accucciato sulle sue gambe, mentre Morag se ne stava in piedi con la sua solita aria funerea.

«Perché mai dovrei trovarmi nella Foresta Amazzonica, se mi è concesso saperlo?» fece Morag, voltando il capo verso Asteria.

«Ma non è questo che importa» spiegò pazientemente la ragazza per l’ennesima volta. «Tu devi solo rispondere dicendo cosa faresti se ti trovassi in una situazione del genere.»

«Ma perché devo farmi tanti problemi per una cosa che so non accadrà mai?»

«Insomma, rispondi e basta» sbottò la Serpeverde, scuotendo la testa con aria divertita. Tutto quello che mandava in bestia la gente normale a lei invece faceva ridere. Che tipo, pensò Morag.

«Va bene» acconsentì la Corvonero. «Non farei niente. Mi lascerei prendere da quegli Schifiopodi Sparacorna.»

«Ma così moriresti!»

«No, non morirei perché io non andrò mai in giro per la Foresta Amazzonica correndo il rischio di farmi ammazzare dagli Schifiopodi.»

«Sei impossibile.»

«E tu sei una condanna» ribatté Morag.

In quell’istante entrambe sentirono dei passi risuonare per le scale che portavano alla Torre, e subito dopo Hermione Granger fu a pochi passi dalle altre due, fissando l’improbabile duo per alcuni istanti.

«Scusate, pensavo che non ci fosse nessuno» disse subito Hermione, che lì sperava di trovare un po’ di silenzio o di stare semplicemente lontana per pochi minuti dalla confusione e dal chiacchiericcio della Sala Comune di Grifondoro.

Fece per andarsene ma la voce di Asteria Greengrass la bloccò.

«Puoi rimanere, se vuoi» disse gentile, mentre Morag le lanciava un’occhiata torva della quale lei nemmeno si accorse. Già per quella Corvonero apatica e solitaria era anche troppo la presenza di Asteria, figurarsi quella di qualcun altro oltre lei!

«Oh, va bene» disse Hermione, che di certo non si era aspettata un invito a restare. I Serpeverde diventavano più strani ogni giorno che passava.

«Tu sei Hermione Granger, vero?» chiese Asteria, alzando gli occhi chiari sulla Grifondoro. «Ho sentito qualche volta mia sorella che parlava di te.»

Hermione si chiese in che termini Daphne Greengrass poteva parlare di lei.

«Non devi avere un’opinione molto positiva di me, allora» disse infatti Hermione.

«E perché mai?» fece la Serpeverde. «Secondo Daphne sei la migliore del vostro anno, e riesci a far star zitto Draco Malfoy, cosa non da poco, ha detto» continuò la ragazza, abbassando lo sguardo su Coniglio Bianco. «In ogni caso, tu cosa faresti se ti trovassi nel bel mezzo della Foresta Amazzonica circondata da un branco di Schiopodi Sparacoda senza la possibilità di smaterializzarti?»

Hermione sbatté le palpebre, Morag alzò gli occhi al cielo.

«Perché dovrei trovarmi nella Foresta Amazzonica circondata da degli Schiopodi?» chiese Hermione.

«Ehi, Condanna, te l’avevo detto io che questo gioco è da folli» disse Morag ad Asteria.

Dopo pochi minuti, giusto il tempo di spiegare a Hermione le regole del gioco, le tre erano sedute a terra in cerchio, a rispondere alle fantasiose domande di Asteria.

«E se foste impreparate a una lezione di Piton?»

«E se veniste tramutate in Lupi Mannari?»

«E se veniste costrette a cantare l’ultimo singolo delle Sorelle Stravagarie a squarciagola nella Sala Grande?»

«E morireste per amore di qualcuno?»

«Oddio, siamo sfociati nel melodrammatico» borbottò Morag.

«D’accordo, hai ragione» convenne per una volta Asteria. «Cambio la domanda: uccidereste per amore?»

«In questo momento sta’ certa che ucciderei per un po’ di silenzio» rispose subito la Corvonero.

«Morag…»

«E va bene: non lo so» rispose, finalmente un po’ più seria. «Forse» aggiunse, ponendo la domanda a se stessa.

Sarebbe stata pronta a uccidere per amore? O per vendetta?

La risposta fu immediata: sì.

Per Roger, per suo fratello, sarebbe stata pronta a uccidere. Avrebbe volentieri scagliato un’Avada Kedavra contro Lucius Malfoy, se solo in quel momento non fosse stato a marcire tra le mura di Azkaban, ma c’era una persona che aveva colpa almeno quanto Malfoy, se non di più.

C’era qualcuno che aveva ucciso Roger a poco a poco, giorno dopo giorno, istante dopo istante. E che anche adesso stava uccidendo lei, lentamente, quasi senza che lei se ne rendesse conto. Decisamente sì, per amore era pronta a uccidere.

«E tu, Hermione?» chiese Asteria. «Tu lo faresti?»

Hermione Granger alzò le spalle, indecisa.

«Non ne ho idea. Dipende» rispose. «Magari sì. Ma non so come mi comporterei in una situazione del genere» concluse, senza sapere che, purtroppo per lei, tra poche settimane avrebbe avuto la risposta, e negli anni a venire avrebbe ricevuto la conferma.

E la risposta sarebbe stata solo una: .

«Bene, continuiamo, allora» fece Asteria, contenta che finalmente fossero riuscite a entrare nello spirito del gioco. «E se domani non venisse mai?»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N/A

Hollina: un grosso grazie, come al solito ^^ Baci!

Hanon: vorrei avere anch’io un Draco Malfoy da sopportare, Hermione non si rende conto della sua fortuna. Quanto a Daphne e Theodore, sì, sono tra i pochi che Draco consideri come amici, ma per quanto possa fidarsi di loro il Draco di questa storia non si aprirebbe troppo con nessuno, è fin troppo riservato. A presto!

semplicementeme: hai visto giusto, Draco è confuso almeno quanto Hermione, qualche volta cerca di avvicinarsi a lei e poco dopo torna ad essere il solito Malfoy di sempre. E poi, Hermione a parte, Draco presto avrà anche altro di cui preoccuparsi, visto che da quando Lucius è stato portato ad Azkaban la zia Bella è più presente che mai nella vita sua e di Narcissa. Anche Asteria ha i suoi problemi, e anche se cerca in tutti i modi di essere buona e carina con tutti per far contente sia Daphne, che considera un punto di riferimento molto più dei genitori, che sua madre, non potrà continuare così per sempre, e a meno che non ci siano cambi di programma questo si vedrà meglio nel prossimo capitolo. A presto e buono studio, purtroppo tra pochi giorni anch’io sarò sommersa dai libri =.= Ciao!

piperina:ciao! E’ vero, credo di riuscire a rendere meglio personaggi come Daphne, che nel libro praticamente nemmeno compaiono, e con i quali posso quindi sbizzarrirmi come preferisco, piuttosto che altri personaggi che invece sono più presenti, e che a volte mi fanno stare a riflettere un bel po’, prima di tutti Luna che per quanto mi impegni è impossibile renderla meravigliosa come quella della Rowling. Un bacio ^^

Jhaa: Hermione, Draco, Theodore, Daphne e Morag MacDougal sono coinvolti un po’ tutti, ma questo si capirà più avanti, quando Hermione verrà catturata e portata a Malfoy Manor ^^ Spero di riuscire a postare il prossimo capitolo senza farti attendere troppo. Ciao!

Nausicaa212: grazie ^^ Mi fa piacere che ti piaccia così tanto. Baci!

 

  
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