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Autore: wilgiappone33    17/08/2014    1 recensioni
E' stata una sereta totalmente normale, l'ultima notte di vacanza prima dell'inizio dell'inizio del liceo, non è successo nulla di strano...ma allora perché quando il giorno dopo ti svegli senti di essere cambiata? Quella riflessa nello specchio sei sempre tu, eppure in te c'é qualcosa di estraneo e anche il comportamento delle altre persone nei tuoi confronti è cambiato. Non capisci cosa possa essere successo, finché ti chiedi se l'incontro con quel ragazzo così misterioso, quella sera, sia stato del tutto casuale, o se invece sia successo qualcosa che ti rifiuti anche solo di immaginare. Ma è inutile, non puoi scappare da quello che sei diventata, né da tutto ciò che sta per accaderti, perché in fondo questo è solo l'inizio...
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come richiesto da Maryse, erano le dieci in punto ed Erika e Ren erano davanti all'Arena, che dalla loro visuale era solo un alto e spesso muro circolare che si stagliava contro il cielo limpido mattutino. Nelle loro tute aderenti nere, che la vampira gli aveva fatto trovare di fronte alla porta al risveglio, si avvicinarono all'imponente portone di legno dove li aspettavano Bastian e la moglie.
Da quando si era alzata Erika si stava chiedendo come fosse l'Arena, ma quello che vide quando l'uomo spalancò il portone non assomigliava a niente che fosse riuscita ad immaginare: le mura, dall'interno, sembravano ancora più possenti, decisamente più alte e massicce di quelle che delineavano il percorso, di cui si scorgevano solo i primi metri, poi una svolta secca a destra ne impediva la visione. La scena sarebbe potuta essere riassunta in due parole: mattoni e polvere. I mattoni delle pareti e la polvere giallognola che ne ricopriva ogni centimetro, compresa quella che sembrava una tribuna, una postazione per poche persone in cima al muro perimetrale, dalla quale si doveva poter scorgere tutto il percorso in modo che gli allenatori, un tempo, potessero controllare come se la stessero cavando i loro allievi. Vi si accedeva soltanto da una scalinata esterna che correva sul lato ovest della struttura, difatti Bastian e Maryse, dopo aver augurato buona fortuna ai ragazzi, uscirono chiudendosi il portone alle spalle e poco dopo presero posto, come se dovessero vedere un'opera lirica da uno dei balconcini del teatro.
Ren e Erika, rimasti soli, sapevano che ormai non potevano più tirarsi indietro, era giunto il momento. Imboccarono la strada che avevano davanti e appena girato l'angolo si ritrovarono di fronte grosse scuri che, appese a travi, dondolavano da un parte all'altra con le loro lame affilate come rasoi.
-Ossignore, sembra di stare in un videogioco!- disse Erika, anche se non ci teneva molto ad essere la nuova eroina di un colossal per play station, visto che lì non c'erano pozioni per ridarti le energie o grandi cuori rossi che ti riportavano in vita se eri moribondo. Poi però si accorse di un particolare: le scuri avevano esattamente gli stessi intarsi dell'ascia che Bastian usava per colpirla nel suo sogno.
-Ren! Guarda quei motivi: te li ricordi? Sono gli stessi che abbiamo sognato! Era questo il significato del sogno!
-Hai ragione, sono identici! Almeno ora possiamo smettere di preoccuparci anche ti quello...
-Già, ma credo che al momento fosse l'ultimo dei nostri problemi.
Detto ciò la ragazza si slanciò avanti e passò oltre le tre lame affilate senza un graffio. Probabilmente il percorso era a difficoltà crescente, dato che quelle scuri si muovevano piuttosto lentamente per le capacità di un vampiro. Ren rimase un attimo a guardarla poi la seguì, superando anche lui le lame senza battere ciglio.
Da lì il percorso continuava senza riserve: spine e spunzoni, vampe di fuoco, pali che comparivano dal nulla, frecce da schivare...all'inizio i due vampiri non erano andati male, ma più si avanzava più temibili diventava le trappole: Ren aveva una piccola ustione a una gamba mentre Erika aveva un taglio causato da una freccia sul braccio, in via di guarigione. Per il momento era un buon risultato, ma ecco di fronte a loro un nuovo pericolo, l'ennesimo ostacolo da superare: qui c'era un mix di fuoco, ceppi rotolanti alti quanto un braccio di Erika e buche nel terreno da cui Dio solo sapeva cosa sarebbe uscito. Erika partì da destra e si ritrovò subito incastrata fra un getto di fuoco e un ceppo che si stava avvicinando in modo pericolosamente veloce a lei. Per schivarli finì troppo vicino ad una buca da cui uscì una punta di ferro da mezzo metro almeno che le prese di striscio una gamba e la distrasse giusto il tempo perché si accorgesse troppo tardi dei pugnali sbucati da chissà dove che le si stavano avvicinando a velocità assurda. Era sicura che l'avrebbero colpita se non si fosse messo di mezzo Ren, anche lui comparso in attimo, che ne deviò due e prese il terzo al volo, mentre un quarto lo colpiva inevitabilmente alla spalla. Erika rimase un attimo a guardare il sangue che sgorgava dalla ferita mentre Ren si levava il pugnale dalla carne senza un gemito, anche se il suo sguardo mostrava la sua sofferenza, poi si riscosse e agguantò l'amico, riuscendo a trascinare entrambi fuori dalla zona pericolosa. Ren cadde in ginocchio con un gemito, la mano che premeva sulla ferita.
-No, no, Ren...mi dispiace tanto!- Fece Erika, inginocchiandosi a sua volta.
-Non è colpa tua, e poi sto bene, qualche minuto e smetterà di sanguinare.
-Ma non puoi andare avanti...
-Certo che posso! Forza, sbrighiamoci, non manca molto. Se ci facciamo spaventare da una cosa del genere non arriveremo mai alla fine!
Detto così si alzò barcollando e riprese a camminare, con Erika che lo seguiva a un passo di distanza. Il prossimo ostacolo non mancò ad arrivare e questa volta la vampira si fece in quattro per badare quanto meno a se stessa e in più fare il possibile per l'amico, che anche se non lo dava a vedere era dolorante. Una dozzina di trappole più tardi Erika poteva dire lo stesso di lei: vestiti strappati in vari punti, graffi più o meno leggeri su gambe, braccia, fianchi e persino uno sul viso, dal naso all'estremità dell'occhio destro. Anche Ren ora poteva vantare una caviglia leggermente distorta, vari tagli e taglietti e una ciocca di capelli in meno, souvenir dell'ennesima lama spuntata dal nulla. In compenso, però, finalmente si vedeva la fine del percorso: davanti a loro un rettilineo con gli ultimi due ostacoli, poi un portone uguale a quello da dove erano entrati. I due ragazzi si guardarono l'un l'altra per darsi coraggio e per dirsi che ce l'avevano quasi fatta, che l'incubo stava per finire. Ma non era il momento di rilassarsi: ora li aspettava un mix di tutto ciò che avevano già incontrato precedentemente, così proseguirono con prudenza ma al contempo velocità e destrezza. Schiva le frecce, aggira le scuri, abbassati per l'ariete, attenta agli spilloni...ormai si erano quasi abituati alla disposizione delle trappole, finché qualcosa non ruppe lo schema. Una specie di palla da demolizione versione piccola, ma comunque grande abbastanza da essere letale, spuntò fuori da un muro appesa a una spessa catena d'acciaio tracciando una curva rapida. Erika era troppo indietro perché venisse colpita, mentre Ren era in piena traiettoria. Mentre il ragazzo veniva tirato su da terra e sbalzato in avanti l'urlo dell'amica sovrastava ogni altro rumore, carico di disperazione e paura. Erika si lanciò in avanti, superando i vari intralci senza quasi che se ne accorgesse, dimenticandosi del dolore e dalla stanchezza, per arrivare dall'altra parte, dov'era atterrato Ren. Lui era steso a terra e non accennava a muoversi, così la ragazza si mise in ginocchio di fianco a lui e gli fece poggiare la testa sulle ginocchia, tenendo gli occhi puntati sui suoi. Lui le prese una mano e sussurrò, forzando un sorriso:
-Mi dispiace, non sono stato abbastanza rapido...ora non ce la faccio a proseguire, avrò il braccio e qualche costola rotti, dovrai cavartela da sola...
Lei cercava di ricacciare indietro le lacrime che le stavano già pungendo gli occhi.
-Va bene, ora vado e poi torno a prenderti...aspettami qui, faccio presto, tra un attimo sarai fuori.
-Certo, puoi farcela.- riuscì appena a finire la frase che dovette girarsi e sputare sangue. Allora Erika, che ormai aveva rinunciato a impedirsi di piangere, gli posò di nuovo la testa a terra e si alzò piano. Guardò di fronte a sé: l'ultimo passo da compiere per uscire finalmente da quell'Inferno. Sapeva che una volta che vi era già passato qualcuno le trappole non potevano scattare una seconda volta, perciò l'importante era arrivare dall'altra parte, poi avrebbe dovuto solamente tornare a prendere Ren senza più preoccuparsi dei possibili pericoli ad ogni passo.
Sapendo che doveva sbrigarsi incominciò a correre mentre la sua mente si costringeva a rimanere lucida e forte. Pian piano si rese conto che la paura era svanita, ora c'erano soltanto lei e quell'ultimo scoglio che le impediva di tornare a navigare in acque familiari e sicure, fuori da quel calvario. Appena cominciò a saltare, schivare e colpire i suoi occhi iniziarono a brillare rosso, riflettendo le sue emozioni forti e impetuose. Aveva la percezione di ogni muscolo del suo corpo, sapeva come muoversi e quando colpire. Non si stava semplicemente limitando ad evitare i congegni, li stava in buona parte distruggendo. Tutta la sua frustrazione si stava riversando nei suoi colpi, e non le importava più se qualcosa feriva lei: ora era lì, viva come non lo era mai stata, e non sarebbe bastato qualche graffio a fermarla. Tutti i brutti ricordi di quell'ultimo anno, tutte le volte che avrebbe voluto piangere e urlare, la rabbia e la paura, stava tirando fuori tutto e si stava finalmente sfogando. Quando arrivò dall'altra parte era in buona parte coperta di sangue, ma si sentiva finalmente libera. Guardando indietro si sorprese di quel che era riuscita a fare e un sentimento d'orgoglio la riempì, la miglior ricompensa per i suoi sforzi. Alzò lo sguardo su Bastian e Maryse, entrambi in piedi con gli occhi sgranati, poi guardò vittoriosa il portone di fronte a lei e sentì pian piano l'adrenalina scendere e le forze abbandonarla. Avrebbe voluto spalancarlo e lasciarsi cadere fuori sull'erba fresca, ma sapeva di dover fare un ultimo sforzo. Si girò e tornò indietro verso Ren che le sorrideva orgoglioso, malgrado si vedesse che solo il fatto di tenersi puntellato sui gomiti per guardarla in faccia gli costasse dolore. Lei si chinò e lo tirò su il più piano possibile, cercando di non peggiorare la sua situazione. Camminava piano, attraverso la trappola mortale che aveva affrontato poco prima, ora immobile, come se stesse ammettendo la sua sconfitta.
Quando mancavano soltanto un paio di metri all'uscita il ragazzo chiese di venir lasciato giù, perché voleva uscire di lì sui suoi piedi, così, barcollando, arrivarono insieme difronte all'imponente uscio e, mettendo insieme l'ultimo briciolo di energie, lo spalancarono e si lasciarono semplicemente cadere, uno affianco all'altra, esausti e soddisfatti, mentre il dolce oblio delle tenebre li prendeva e perdevano i sensi, consci di essere vincitori.











Buonasera lettori! ♥
Quello che vi presento oggi è, incredibile ma vero, il terzultimo capitolo della ff!
Cosa vi aspettate dal finale? Vi sono piaciute le ultime svolte prese della storia?
Potete dirmi tutto quanto in una recensione, mentre aspettate il prossimo capitolo

in arrivo sabato prossimo!  Baci a tutti e arrivederci c:

   
 
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