Anime & Manga > Lupin III
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Autore: monsieur Bordeaux    18/08/2014    3 recensioni
Un prezioso carico, formato da una coppia di anfore rispettivamente d'oro e d'argento, è pronto alla partenza e Lupin ha tutte le intenzioni di compiere l'ennesima furto in grande stile. Ma su quel treno ci saranno non poche sorprese per il ladro gentiluomo, e non sto parlando del "solito" ispettore Zenigata. In una delle carrozze si trovano anche i fratelli Elric, che loro malgrado saranno coinvolti in questa strana vicenda. Per la cronaca, ho preso spunto per questa fan-fic da un videogioco di Lupin uscito per PS2.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - Un particolare controllore


Il controllore del treno rimase un po' impressionato nel vedere quell'individuo, con la giacca rossa, fermo davanti alla porta del bagno. Sembrava una persona sospetta, così gli si avvicinò per chiedergli il biglietto. Lupin si girò lentamente e, facendo un sorriso al controllore, lo salutò.
La reazione di quello strano individuo prese di sorpresa il controllore, permettendo al famoso ladro di prendere velocemente dalla tasca dei pantaloni una piccola sfera di vetro. Con un gesto rapido, Lupin gettò la sfera ai piedi del controllore, creando una piccola nube di gas soporifera che lo avvolse completamente; in pochi secondi l'uomo cadde a terra addormentato. Una volta esaurito l'effetto del gas, Lupin sollevò il corpo svenuto del controllore e lo trascinò dentro il bagno per nasconderlo.
Quando uscì dal bagno, Lupin aveva indossato la divisa del controllore. Gli andava un po' larga, ma come travestimento poteva funzionare. Indossato anche il berretto, Lupin entrò nella carrozza successiva e senza problemi attraversò il corridoio, salutando anche l'agente di polizia che incontrò durante il suo cammino. Quasi all'improvviso però gli sorse un dubbio: era sicuro che prima, in quel vagone, c'erano due poliziotti. Ora ne aveva visto solamente uno, e si stava domandando dov'era finito l'altro...

Ma Lupin non aveva tempo da perdere e decise di lasciar perdere quel dubbio, doveva continuare con la sua marcia verso la testa del treno. Come in precedenza, Lupin attraversò senza essere riconosciuto il vagone successiva, nonostante la presenza di due poliziotti.
Lupin si sentiva quasi euforico, si stava avvicinando sempre di più al suo obiettivo, il vaso della Luna. Ma la sua gioia durò poco, perché vide in lontananza il suo acerrimo nemico, l'ispettore Zenigata! Stava facendo un giro di controllo e aveva l'aria di essere molto nervoso. Lupin non poteva proseguire, sicuramente Zenigata lo avrebbe riconosciuto quasi subito, così decise di nascondersi dentro una delle cabine.
All'interno Lupin ci trovò tre persone: su un lato era seduti una ragazza dai capelli lunghi e biondi, occhi azzurri e indossava una maglietta verde chiaro e una minigonna bianca e un ragazzo, anche lui con i capelli lunghi e biondi, tenuti fermi da una treccia. Indossava una mantella rossa sopra un vestito nero. Dall'altra parte della cabina c'era una persona che indossava una curiosa armatura, che gentilmente salutò il ladro travestito da controllore. Lupin era così impacciato che preferì non fare commenti inutili e cercò di fare, il più fedelmente possibile, la parte del controllore.
«Buonasera! Avete con voi i biglietti?»
I tre ragazzi li consegnarono velocemente a Lupin, che fece finta di controllare se fossero autentici. Prima di restituirli, il ladro dalla giacca rossa diede un'occhiata ai nomi dei passeggeri: i tre ragazzi si chiamavano Winry, Edward e Alphonse.
«Sono in regola!» affermò Lupin, che nel frattempo si era voltato per vedere dov'era finito Zenigata. L'ispettore aveva superato la sua posizione, quella per Lupin era un'ottima opportunità per liberarsi di Zazà! Ma all'improvviso Winry lo chiamò, bloccando di colpo la sua fuga dal vagone.
«Mi scusi controllore!»
«Cosa vuole, signorina?» domandò Lupin, nascondendo l'agitazione sorridendo alla ragazza.
«Volevo chiederle una cosa: come mai ci sono così tanti poliziotti su questo treno? E' successo qualcosa?»
Lupin tirò un grosso sospiro di sollievo. Aveva paura che la ragazza gli domandasse qualcosa sugli orari dei treni...
«Non lo sa? Questo treno sta trasportando un importante manufatto storico, il vaso della Luna!»
«Ah sì!» esclamò Edward. «Ho letto sui giornali che quel vaso è stato ritrovato non molto tempo fa.»
«Sa dove lo tengono?» domandò Alphonse al controllore.
«Di preciso non lo so, ma ho con me una fotografia del vaso scattata qualche giorno fa. Devo averla qui da qualche parte...»
Lupin prese la foto da una tasca interna della giacca e la porse ad Alphonse, che la mostrò anche a Winry e Edward. La fotografia era stata ritagliata da un giornale e si vedeva in primo piano il vaso della Luna, realizzato completamente in argento. Alto più o meno quaranta centimetri, il vaso era caratterizzato da una serie di incisioni che si sviluppavano lungo i lati, il cui significato era ancora da svelare. Poco dopo Alphonse riconsegnò la fotografia a quel gentile controllore...
«Sembra un oggetto di grande valore...» commentò Edward.
«Per caso, sa anche il perché si chiama "vaso della Luna"?» domandò Winry al controllore, che non si rifiutò di rispondere alla ragazza.
«Perché in passato il vaso faceva coppia con un altro, detto "del Sole", fatto in oro. Si chiamano così proprio perché in antichità l'oro e l'argento simboleggiavano il Sole e la Luna.»
«Ah, capisco...»
«Ora posso farle io una domanda, signorina?»
«Certo!»
«Quel ragazzo seduto accanto a lei, è suo fratello minore?»
Edward si arrabbiò non poco per la domanda del controllore: odiava chi gli faceva notare che era basso di statura e per questo motivo Alphonse cercò di tenerlo a bada. A quel punto Lupin si congedò dai tre passeggeri e uscì dalla cabina. Ora che Zenigata non era più nei paraggi, poteva proseguire con il suo piano.

La carrozza successiva era il vagone ristorante, ed era completamente vuota. Tutti i tavoli era apparecchiati per la cena dei passeggeri, e in sottofondo si sentivano i cuochi che stavano preparando le pietanze nella cucina in fondo al vagone. Quello per Lupin era il momento giusto per prendere la radio trasmittente e contattare il suo amico pistolero.
«Mi ricevi, Jigen?»
«Forte e chiaro! Dove ti trovi in questo momento, Lupin?» domandò Jigen. La sua voce era leggermente disturbata dal vento che soffiava nel ricevitore.
«Mi trovo nel vagone ristorante. Per il momento è libero, ma tra pochi minuti si riempirà di gente... devo sbrigarmi a proseguire!»
«Pensi di passare per le cucine?»
«Meglio di no! Darei troppo nell'occhio, devo trovare un'altra strada per andare avanti... e ho già in mente quale!» affermò Lupin ridacchiando.
«Fa come vuoi! Ricordati solo che non hai molto tempo a disposizione!»
«Non ti preoccupare, mon ami! Ci risentiamo più tardi!»
«Buona fortuna, Lupin!» disse Jigen chiudendo il contatto radio.
Prima di proseguire, Lupin si liberò della divisa da controllore e la nascose sotto uno dei tavoli presenti, poi si avvicinò all'ultimo finestrino sul lato destro del vagone. Dopo aver ricontrollato che in giro non ci fosse nessuno, Lupin aprì il finestrino e si sporse in avanti, guardando verso l'alto per calcolare mentalmente la distanza tra lui e il tetto. Veloce come un fulmine, il ladro dalla giacca rossa salì sul bordo inferiore del finestrino, si girò e con un balzò si aggrappò ad una sporgenza del tetto. Come tocco finale, Lupin spinse con un piede il finestrino, chiudendolo del tutto. Così facendo, aveva eliminato una traccia del suo passaggio...

Nel frattempo Edward e Winry stavano consultando una cartina di Plomb Town. I due però iniziarono presto a litigare, perché il primo stava cercando l'albergo in cui aveva prenotato, mentre la seconda voleva a tutti i costi sapere dove si trovava il mercato artigianale. Ad un certo punto però i due si fermarono di colpo, qualcuno nel corridoio stava urlando ancora più forte: era l'ispettore Zenigata, che stava parlando con un poliziotto. Era visibilmente agitato, non riusciva a rimanere fermo. Impressionato da quell'urlo, Edward aprì la porta della cabina per capire cosa stava succedendo nel corridoio.
«E' sicuro di quello che mi ha riferito, agente?» domandò Zenigata con aria incredula.
«Certo, ispettore Zenigata! Abbiamo trovato il controllore legato dentro il bagno e senza i suoi vestiti!» rispose l'agente, quasi intimorito dall'atteggiamento di Zenigata.
«Dannato Lupin!!! Questo significa che è già passato di qui, travestito da controllore!»
«Che faccio adesso, ispettore?»
«Andiamo subito al vagone dove teniamo il vaso della Luna! Quel maledetto di Lupin non ci deve arrivare per nessun motivo!!!» affermò Zenigata mettendosi a correre verso la testa del treno, seguito a poca distanza dal poliziotto.
Quando la situazione si calmò, Alphonse domandò a suo fratello Edward il motivo di tutta quella agitazione. Alphonse e Winry rimasero di sasso davanti alla risposta di Edward: non riuscivano quasi a crederci che quel gentile controllore di prima fosse in realtà un ladro!

A tutta velocità Zenigata attraversò le carrozze, fino ad entrare nelle cucine del vagone ristorante, dove interrogò i cuochi per sapere se avevano visto il controllore o qualcuno dall'aria sospetta. Ricevuta una risposta negativa, l'ispettore tornò indietro dal poliziotto, che nel frattempo aveva trovato i vestiti del controllore sotto uno dei tavoli del vagone ristorante. Cercando di rimanere calmo, Zenigata iniziò a ragionare sul possibile percorso compiuto da Lupin, ma poco dopo venne disturbato dall'arrivo nel vagone ristorante dei fratelli Elric. Irritato, l'ispettore cercò di allontanarli.
«Per cortesia, lasciate subito questa carrozza! Non voglio civili tra i piedi!»
«Guardi che io sono dell'esercito!» ribatté Edward. Non aveva alcuna intenzione di farsi fregare da un ladro come Lupin, e poi non gli aveva perdonato quella domanda sul "fratello minore"...
«Non farmi ridere ragazzino! Sei troppo piccolo per essere dell'esercito!» commentò Zenigata. Un po' arrabbiato, Edward gli mostrò l'orologio in argento, che dimostrava senza ombra di dubbio il suo titolo di alchimista di Stato; Zenigata ci rimase di stucco.


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