Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    18/08/2014    3 recensioni
I desideri del cuore sono quelli che maggiormente influiscono sulle nostre decisioni, spesso portandoci in direzione completamente opposta proprio per non veder sparire quel sogno.
Seguite Maya e Masumi in questo 'finale' immaginario del manga ancora incompiuto!
Ultima REVISIONE Luglio 2016.
Una nuova Dea Scarlatta sarebbe sorta dalle ceneri di quella di Chigusa Tsukikage come una fenice, che avrebbe ereditato i diritti di quell'opera meravigliosa e imparato da lei tutte quelle nozioni per portarla in scena nella prima del due gennaio.
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Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8



Finalmente il desiderio più grande del suo cuore stava per avverarsi! Quella sera avrebbe incontrato l’ammiratore delle rose scarlatte! Con Rei aveva acquistato un paio di scarpe nere e lucide, con un tacco non troppo alto e per l’acconciatura si erano infine accordate per una semplice, coi capelli tirati su e trattenuti da un kanzashi. Rei aveva insistito anche per farle comprare della biancheria nera e lei era sprofondata dalla vergogna davanti alla commessa del negozio ed era rimasta in quello stato finché non erano tornate a casa la sera precedente.

- Hai messo tutto nella borsa? - le chiese Rei che sembrava più nervosa di lei.

- Sì! - rispose quasi saltando sull’attenti. Era stata molto indecisa, ma alla fine aveva seguito il suggerimento del signor Hijiri, aveva comprato una borsa nera da viaggio non troppo grande e ci aveva messo un paio di jeans, una maglietta, una felpa e uno scialle occidentale nero ed elegante che le aveva prestato Rei oltre ad alcune cose per la cura personale.

L’idea di stare con lui tutto quel tempo, da soli, la stava mandando in panico totale. Non sapeva cosa sarebbe successo, sicuramente niente, ma le battutine di Rei non l’aiutavano e le mettevano solo agitazione. Era ossessionata dalle sue mani, dalle sue braccia che l’avvolgevano e aveva visto e rivisto nella mente tutte le volte in cui, in quei sette anni, si era trovata abbracciata a lui per i motivi più disparati.

Prese la veste della Dea Scarlatta e la mise nella scatola che aveva contenuto il suo abito nero infilandola nella borsa.

- Hai deciso allora? - la voce di Rei la fece sobbalzare.

- Sì… - mormorò con il cuore che le batteva all’impazzata.

- Sei sicura che sia la cosa giusta da fare? - la incalzò l’amica che aveva già espresso le sue rimostranze in merito.

- No, Rei! Non sono sicura! - sbottò lei scattando in piedi - Non sono sicura di niente! - balbettò - Sono impaurita, titubante, sconvolta e il cuore mi batte così forte che temo mi esca dal petto! -  

Rei si avvicinò e l’abbracciò stretta.

- Devi mantenere la calma, Maya. Sei tu che hai voluto incontrarlo, che volevi fare chiarezza sui tuoi sentimenti no? -

Maya annuì vigorosamente.

- È il tuo ammiratore, Maya, non devi temere niente da lui - le sorrise dolcemente - Sta simpatico anche a me… - aggiunse dopo un attimo alzando gli occhi al cielo.

- Oh, Rei! - ricambiò l’abbraccio e pianse silenziosamente.

- Eh no! Niente lacrime! Ora ti trucco un po’, dai rilassati - la portò in bagno e la fece sedere sullo sgabello davanti allo specchio illuminato.

Il tempo passò rapidamente, ma quando Hijiri suonò il campanello della loro casa, Maya era pronta. Almeno esteticamente.

Rei batté le mani entusiasta mentre Maya sbiancò.

- Non posso farcela, Rei… - si lamentò tremando come una foglia.

- Sì che puoi, sei bellissima, lo lascerai di stucco, vedrai! - Rei afferrò la borsetta e gliela cacciò in mano e Maya la strinse convulsamente, prese la borsa più grande e aprì la porta scendendo le scale.

Davanti al portone vide un ragazzo alto, dai capelli alle spalle, portava un paio di occhiali e le sembrava di averlo già visto poi realizzò che era lo stesso che le portava le rose. Aprì la porta e lo salutò con un sorriso.

- Buongiorno, io sono Rei… - ma il giovane la interruppe.

- So chi è lei, signorina Aoki - e le dedicò un sorriso affascinante - Io sono Hijiri - e le porse la mano.

- Mi fa piacere incontrarla ufficialmente - gli rispose sorridendo e stringendogli la mano. Poi gli porse la borsa.

- Abbia cura di lei, per favore - aggiunse facendosi seria e trattenendo la borsa che lui aveva preso.

- Non ne dubiti - annuì Hijiri guardando alle sue spalle e spalancando gli occhi.

Rei si girò e vide Maya scendere le scale, bella come una fata.

- Davvero notevole… - sussurrò lui continuando a fissarla.

- Eh sì… - annuì Rei con le mani sui fianchi, fiera della sua opera.

- Sa-salve - balbettò lei facendo un lieve inchino.

- Dai Maya rilassati, reciti davanti a centinaia di persone e ti imbarazzi per così poco! - e le dette una pacca affettuosa sulla spalla rompendo la tensione.

- Rei! - gridò irrigidendosi.

- È uno splendore signorina, prego - le disse aprendole la portiera dell’auto - Il viaggio sarà un po’ lungo, mi dispiace, si metta comoda - le sorrise amabilmente come aveva sempre fatto.

Maya lo fissò con le guance ancora arrossate.

- Potrei… Potrei sedermi con lei davanti, signor Hijiri? - gli domandò, l’idea di stare sola dietro la terrorizzava.

- Come preferisce - chiuse la portiera e andò ad aprirle l’altra facendole cenno con la mano. Maya salutò Rei con un solo sguardo impaurito e lei cercò di rassicurarla sorridendole, ma sapeva che non sarebbe servito a niente. Si sedette, Hijiri chiuse la portiera, salutò Rei con un gesto gentile della mano e partì.

- È a suo agio? - le chiese dopo qualche minuto di silenzio mentre si dirigeva alla circolare interna.

- No - rispose, lo sguardo fisso sulle ginocchia e le dita che tormentavano la borsetta. Hijiri rise e lei si voltò a guardarlo.

- Anche se io le chiedessi qualcosa, lei non mi direbbe niente, vero? - gli chiese sconsolata.

- Mi dispiace, non posso - confermò lui guardando la strada.

- Perché? - la sua espressione si indurì e le venne tanta voglia di dirgli che sapeva esattamente chi fosse il suo ammiratore!

- Perché è il mio lavoro e sono leale verso il mio datore - le rispose lui semplicemente guardandola per un attimo.

- Oh… capisco - e tornò a fissarsi le ginocchia.

- Perché invece non mi racconta della Dea Scarlatta? Sono un suo grande ammiratore, sa? - domandò dopo qualche minuto di silenzio, sapeva che parlando di teatro si sarebbe distratta.

Maya si illuminò e lui sorrise felice. Iniziò raccontandogli di come era nato tutto, di Ichiren Ozaki e della signora Tsukikage, delle parti di cui era composta l’opera, delle prove alla valle dei susini, di quelle che stavano facendo adesso in vista dello spettacolo dimostrativo. Hijiri la guardava ogni tanto, era completamente rapita e i suoi occhi brillavano fieri e pieni di vita.

Senza rendersene conto Maya parlò per quasi tre ore e rispose a tutte le sue domande, animata da un’emozione calda e contagiosa.

Siamo quasi arrivati e dopo questa notte non ti porterò più rose scarlatte, ne sono certo, e i nostri contatti si interromperanno. Non avrei mai pensato di affezionarmi così tanto a te quando il signor Masumi mi dette questo incarico… Ma appartieni a lui e niente di ciò che io potrei fare cambierebbe le cose.

Si accorse che era silenziosa e guardava fuori dal finestrino.

- Siamo quasi arrivati - mormorò facendo attenzione alla strada.

Il sole era all’orizzonte, ma al tramonto mancavano ancora due ore. Tingeva le montagne a ovest facendole somigliare a coni dorati. La vide sussultare e poteva solo immaginare quanto fosse nervosa in quel momento.

Parcheggiò la macchina all’interno del cancello che cingeva la villa a due piani e la fece scendere.

- È pronta? - le chiese in modo enigmatico. Maya sollevò lo sguardo verso la villa e poi su di lui. Era emozionata e terrorizzata e la capiva perfettamente.

- Non sarò mai pronta per lui - gli rispose in un sussurro malinconico e Hijiri si chiese cosa significassero quelle parole.

- Mi è stato chiesto di raggiungere il cameriere con il suo bagaglio, quindi non si preoccupi, ci penso io, lo troverà nella sua camera - e la lasciò sul vialetto che conduceva all’entrata.

Avrebbe voluto trattenerlo e impedirgli di andarsene, ma era così emozionata da non riuscire a comandare il suo corpo. Inspirò, espirò tutto il fiato e raggiunse la porta. Dentro sembrava tutto buio e, tremante, avvicinò il dito al campanello.



Villa Takamiya era immersa nel più assoluto silenzio. Il Presidente Takamiya e il suo vecchio amico Eisuke Hayami discutevano in giardino.

- Non sarò mai abbastanza grato a Masumi per ciò che ha fatto - esordì l’anziano imprenditore.

- Bilancia la sua irresponsabilità - mormorò Eisuke. Qualche giorno prima aveva ricevuto una telefonata di Masumi con cui lo avvisava che Shiori era tornata in sé. Ancora non aveva assorbito l’incontro avuto con Maya Kitajima. Quella ragazza gli aveva lasciato un’ombra addosso, che sembrava non volersi staccare più.

- Non ci pensiamo più, Eisuke, guardiamo al futuro invece! - suggerì Takamiya con un ampio sorriso.

- Come sta Shiori? - gli chiese realmente interessato.

- Molto meglio, esce, è andata a fare shopping con la tata stamani, sorride ed è piena di vita, come prima dell’incidente - raccontò Takamiya sempre sorridendo.

- Mi fa piacere sentirtelo dire - annuì Eisuke mostrandogli dei fogli.

- Cosa sono? -

- Un accordo - spiegò dividendoli in modo ordinato.

Takamiya alzò un sopracciglio meravigliato.

- Noi abbiamo già un accordo - gli fece notare irrigidendosi.

- C’è un fattore dell’equazione che è cambiato e temo che dovremo adeguarci - lo informò mostrandogli un planning dettagliato di alcune azioni sul mercato giapponese, europeo e americano.

- Cosa è successo? - Takamiya sapeva che era relativo al fatto che Masumi non volesse sposare Shiori, ma non capiva come Eisuke Hayami avesse ceduto alla sua richiesta. Suo figlio gli aveva sempre obbedito.

- Masumi ha minacciato di rinunciare al cognome e puoi comprendere da solo cosa questo potrebbe significare - gli rivelò sollevando lo sguardo e fissandolo. Takamiya rimase sconcertato da ciò che vi vide. Non era il solito Hayami che conosceva, era accaduto qualcosa a quell’uomo anche se non sapeva cosa.

- Ma com’è possibile?! - non riteneva Masumi Hayami capace di un’azione simile. Era stato a casa loro ogni giorno da quando Shiori aveva tentato il suicidio e aveva anche accettato di sposarla lo stesso. Cosa era cambiato dunque per voler così fermamente annullare il matrimonio?

- Non so che dirti… - sembrava stanco e sensibilmente provato - L’unica cosa di cui sono certo è che i figli non sono più quelli di una volta - fece quella battuta piena di amarezza e sorrise e Takamiya si sbalordì ancora di più. Hayami non era mai stato uno a cui piaceva scherzare.

- Ed è per questo che sono qui. Non posso perdere anche lui -  e lo disse come se avesse perduto tutto - E vorrei comunque rimediare a questo pasticcio cercando di raggiungere un accordo soddisfacente per entrambi. Inoltre sono disposto a pagarti un eventuale risarcimento per il fidanzamento annullato con Shiori -

Takamiya borbottò qualcosa sentendosi offeso per quell’ultima offerta. Eisuke era disposto a qualsiasi cosa per tenersi suo figlio e questa cosa lo disorientò più di ogni altra.

- Facciamo così, ascolterò quello che hai da dire sull’accordo, ma prima voglio sapere cos’è successo realmente a quei due giovani - gli propose facendosi serio d’un tratto.

Eisuke Hayami espirò e fece appello a tutto ciò che aveva imparato in anni di imprenditoria, di contrattazioni e battaglie.

- Non la ama - affermò fissandolo.

- Ma l’amore non è mai stato un problema per accordi come questi! - fece notare Takamiya irritato.

- Masumi manca di elasticità, non riesce ad accettare un’unione in cui sarà costretto tutta la vita ad agire in modi che non gli sono consoni - sospirò Eisuke giocando con la penna stilografica.

- C’è un’altra donna? - chiese Takamiya senza riserve.

- Sinceramente non lo so - mentì - Ma potrebbe essere. Masumi è riservato, non parla mai di sé, non ha amici, lavora e basta. Non so niente della sua vita - ammise sospirando.

- Durante i giorni in cui Shiori è stata sotto shock, tagliava a pezzi delle rose scarlatte, era ossessionata da quei fiori, tu sai cosa possa significare? - indagò dato che quella faccenda non gli era mai andata giù.

Eisuke scosse la testa tristemente.

- Potrebbero essere fiori che regala a qualcun altra… - la buttò lì e per distrarlo tirò fuori il suo unico asso - Inoltre mio figlio mi ha messo a conoscenza di alcune cose che sono accadute prima che decidesse di interrompere il fidanzamento -

- Di cosa stai parlando? - Takamiya si innervosì subito.

- Te ne parlo solo perché siamo vecchi amici ma… - fece una pausa fissandolo, poi proseguì - Shiori ha usato dei metodi poco ortodossi per allontanare un’attrice che credeva coinvolta con Masumi… -

- E lo era, coinvolta? - Takamiya si fece improvvisamente serio.

- Che io sappia no, ma con mio figlio non si può mai sapere… inoltre è molto più giovane di lui, una ragazzina - e ridacchiò.

- Chi è? - Takamiya sgranò gli occhi meravigliato.

- Maya Kitajima, l’erede della Dea Scarlatta di Chigusa Tsukikage - concluse Eisuke valutando la reazione dell’amico.

- Kitajima!? - era una ragazzina minuta anche se sul palco brillava come una stella. Non poteva credere che Masumi fosse coinvolto con lei.

- Shiori ha cercato di incastrarla in vari modi che ti risparmio, erano solo bisticci fra ragazzi, ma ha mandato un assegno per corrompere il regista Kuronuma e la Kitajima per tenerla lontana… - lasciò la frase in sospeso e lo vide sbiancare.

- Shiori… - Takamiya era paonazzo e teneva i pugni serrati.

- Non preoccuparti, è andato tutto a posto per fortuna, Masumi ha risolto, ma mi sarebbe davvero dispiaciuto se quell’evento avesse scatenato conseguenze peggiori, soprattutto tenendo conto del fatto che sto cercando di ottenere da una vita i diritti della Dea Scarlatta e che Kitajima è una delle due che potrebbe ereditarli - spiegò rendendo la voce sempre più gelida per fargli capire quanto fosse stato grave il gesto della nipote.

- Non so cosa dire, Eisuke - Takamiya sembrava in difficoltà così il vecchio Hayami indorò la pillola.

- Non so se Masumi ha una storia segreta con quella ragazzina e francamente neanche mi interessa, ma in questo momento mi sembra davvero la cosa migliore rompere questo fidanzamento. Questi bisticci infantili però non devono essere un ostacolo per noi, non trovi? - allungò i documenti del nuovo accordo. Il planning mostrava alla fine una cifra spropositata evidenziata da un cerchio rosso.

Takamiya fissò per un istante Eisuke, poi le carte, poi tornò sul vecchio amico. Gli era sembrato sincero e in quei giorni che aveva visto Masumi praticamente più di suo padre, si era reso conto che il giovane guardava Shiori senza alcun sentimento, l’aveva aiutata perché si sentiva responsabile, ma non provava niente per lei. Era davvero necessario il matrimonio? O potevano giocarsela anche da soli? Obbligandoli a sposarsi li avrebbero condannati ad una vita terribile…

- Concordo - disse gravemente sollevando il piano di investimenti.


   
 
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